Serata nel salotto di Antinea

Serata nel salotto di Antinea VAGABONDAGGI SAHARIANI Serata nel salotto di Antinea (D A. *» NOSTRO IXVIAT O)- TAMANRASSET, maggio, La ragazza targuia mi segui finsulla riva dell'ned quaternario, chescorre vicino all'accampamento deinomadi tuareg. Una pesante cintura di bronzo e d'argento, legata molto in basso sulla tunica bianco-blu, la ostacolava nel camminare. Ne nasceva, ad ogni passo, la stessa ondulazione di anche delle lascive danzatrici d'Oriente. Ma il suo volto impassibile ignorava la provocazione.A qualche metro dall'ued, ella si fermò e, dopo una breve esitazione, mi disse qualcosa in tamaseq, uno degli innumerevoli dialetti berberi. Tradotte, ecco quel che significano presso a poco le sue parole: — E naturalmente, dopo, mi sposerai! D'istinto, mi affrettai a dir di no con il capo. Certe espressioni mimiche restano uguali sotto tutti i cieli e lungo tutte le latitudini. La targuia comprese e, con gesto brusco, fece per andarsene, lo non mi mossi e forse è per questo che ella subito si arrestò e, tornando sui proprii passi: Oramai, — aggiunse — la mia immagine si è già riflessa nell'acqua e, domani, i tuareg la vedranno. E' meglio restare! E restò. Si chiamava Rahri. L'avevo conosciuta nel salotto di Dossine, l'autentica Antinea déll'Hoggar. Il nostro incontro sulla rima dell'ued rap presentò la logica conclusione d'una aerata mondano-poetica, particola^ mente interessante. II codice mondano A questo punto, lettori miei, una lunga spiegazione s'impone per capire le cose. Anzitutto, è bene ricordare che i tuareg, pur essendo musulmani, non posseggono nulla in comune con gli altri popoli seguaci di Maometto. Hanno lingua, costumi, usanze, vestiti diversi. Diversi pure sono i riti d'amore; riti strani ed originali al punto da sorprendere un europeo anche blasé. Presso questi primitivi, i rapporti fra i sessi raggiungono le delicate cime d'una galanteria, che sembra caricaturare la nostra. Tra le vallate déll'Hoggar e un salotto europeo esistono abissi, eppure la vita che si conduce nelle prime fa pensare, sia pure ironicamente, ai nostri ricevimenti di galaLe signore e le signorine tuareg della buona società non hanno forse i loro giorni e le loro ore di ricevimento f E non offrono spesso serate musicali, poetiche, danzanti? Coteste cerimonie, quaggiù, schiamano ahaal e, durante il loro svolgersi, succede un po' di tutto: si recitano versi, si fa della musicasi intrecciano flirt, si combinano appuntamenti. Precisamente, come nesalotti delle aristocratiche signore europee. E niente disordini ed eccessive licenze! Un codice mondanopreciso e discreto, fissa l'etichettadetermina le precedenze, e regola persino l'abbigliamento. Per le signore, infatti, sono obbligatori i Takolmi, sandali di cuoio e il sodhari, specie di collezione numismatica, ogni patacca della quale serve ad indicare il nome di un adoratore. Il sodhari di Dossine segna la cifra record: 142. Per gli «ominè prescritto il litham. Guai se un targuì assiste all'ahaal senza veloSarebbe come se il barone X si recasse al thè della marchesa Z. in maniche di camicia. Per i guerrieriinfine, la grande uniforme è di rigore: spada, lancia e scudo. Tali indumenti bellici non mancano di donare all'ahaal targui l'ospet io di grottesche parodie delle provenzali corti d'amore. Il richiamo mi sembra esatto. Alle corti d'amore, le fanciulle suonavano il liutonel deserto, le loro emule fanno ielicatamente gemere Z'arnzad, -violino primitivo ad una corda sola. L« regine del bel dire e del dotto sapere » recitavano sonetti e ballatele tuareg declamano poemi di lorcomposizione o ascoltano i guerrieri raccontare in versi le proprie vere o bene inventate prodezze. I cavalieri medioevali facevano purcosì. La donna, la guerra, la musica Il tout-Hoggar partecipa, stasera, aB'ahaal indetto da Antinea neproprio salotto, una specie di anfiteatro delimitato da una bassa dunrocciosa. Appena il tramonto cadegli invitati cominciano ad affluire Un posto d'onore mi è riservato ',%w*09 di Pomne^ tra m core <J ^fanciulle sedute per terra, attorno\sie'ad un largo cerchio vuoto, la palee\stra dei ludi poetici. Dietro, vengoi'no i giovani guerrieri, gli sposi no- , . i , o . o E o i , i o i a a ' a ^ a i i, e n i e n e a. g si o : a, ei e co, a, a bo ue oa ni n velli, mentre dalla duna rocciosa pendono, come dal loggione, di un teatro, i vecchi e le vecchie. — El ahaal n' d fatik. L'ahaal incomincia. La funzione di maestro delle cerimonie o di speaker, se preferite questa brutta parola di moda, è riservata al muezzin. Egli comincia recitando una lunga preghiera con voce monotona, sempre uguale, senza arrestarsi un secondo, nè facendo altro movimento oltre quello di colpire ad intervalli regolari, il tobol, tamburo, per scandire il ritmo della melopea e risvegliare i sonnacchiosi spiriti del bene. Segue un'ardente poesia di guerra: «— O Tuna, o Tlkna, o Sabi! L'uomo dal cannone è arrivato, Ha stabilito il suo campo nella [vallata, E ora abita le pieghe stesse dei [nostri vestiti. O Tuna, o Tikna, a Sabi! L'uomo dal cannone è arrivato E' il rezzù è finito! ». La voce del cantore, appassionata e rauca, ripete l'ultima strofa e gli astanti la riprendono in coro, dondolando tristamente la testa. «Il rezzù è finito! Rezzi Bukh! ». La donna, la guerra, la musica: queste tre cose sintetizzano, diffatti, il mondo sentimentale dei tuareg. E, nell'esaltazione della donna, della guerra, e della musica, si riassume il programma deB'ahaal, Per ore ed ore, io vedo figure umane sorgere e rientrare nell'ombra come i grani d'un rosario spinti da mano invisibile. Gli occhi chiusi, la bocca aperta, e vibrante, le donne raggiungono il centro del cerchio con passi impercettibili, frementi, continui, cedendo ad un irresistibile magnetismo. Gli uomini, al contrario, vi balzano dentro di scatto. La larga tunica dalle pieghe vaste come ali, dà loro l'aspetto di strambi uccelli notturni. Questi esseri che fanno, una volta soli dinnanzi alla moltitudine attenta? Una cosa molto semplice: declamano le proprie composizioni poetiche. Le donne le recitano con voce uguale, un po' acuta, mantenendo un'attitudine statuaria-: ginocchio in avanti, torso dritto, testa un po' reclinata all'indietro e, sulle labbra, un perpetuo sorriso. Maggiormente tumultuosa è la declamazione degli uomini. Essi recitano con le labbra e con le mani. Le loro dita lunghe \e fini tagliano l'aria, vi tracciano dei gesti netti, la solcano con morbide carezze ed evocano, insieme alla voce, gli avvenimenti cantati da queste poesie, la cui inspirazione, infinitamente più primitiva di quella dei trovatori provenzali, le rende più profonde e semplici, più vicine alla spontaneità della vergine nature- umana. Canzoni d'amore Osservate! A volta, i versi sprizzano dall'anima con la rapidità di uno scoppio di risa; a volta, con la lentezza d'una lacrima che, scivo landò giù dalle gote, vi si sofferma un attimo, quasi volesse riposarsi d'un dolore troppo profondo. Che cosa raccontano queste poe georguso mesulun« CQPgumzoinmmstisopasclanamstbi«PISNoctrlelaEpzezal'tesicezastsdddv e? Un po di tutto: si tratta, inguerra cete-enerale, di storie di ranti una vittoria, il coraggio d'un uerriero, di entusiastiche lodi vero il mehari, l'amico fedele; di laenti ispirati aR'amzad, dal dolce uono che culla e addormenta nelle nghe*-.tappe di sole: — Io adoro gli atti dell'Altissimo, Che ha dato un'anima al violino. Quando esso canta, gli uomini [tacciano, Tirandosi il velo sugli occhi, Per nascondere la propria emozione »Chi declama è Seggu, un giovane uerriero, dalla voce carezzevole come i suoi occhi di velluto. La canone sfiora gli astanti, li blandisce n una scintillante euforia e fa dimenticare a ciascuno quello che realente egli è: un povero nomade, detinato a viaggiare sempre sotto un ole implacabile, in mezzo ad un aese morto. Ma le canzoni d'amare ben prestcuoteranno la folla degli astanta faranno vibrare. « — Il cuore ohe tu ami e che non [ti ama, 10 lo vedo. Qualunque cosa tu faccia per [arrivare a lui E' vana. 11 tuo tormento è grande, Io lo comprendo. E' come se tu precipitassi dalla [vetta della Kudia Lentamente, Lentamente in fondo alla vallata»Canta Rahri, la bellissima, ed Afan, che le succede, continua: «— Quello che ci sorregge nella [Battaglia, Sono i capelli neri, Cadenti sulle spalle delle nostre [donne. I loro volti soavi, Per cui dobbiamo ringraziare il • [cielo, E i loro neri occhi languenti ». Tihit e Mussa, due giovani innamorati, si scambiano un dialogo trofe alternate, che manda in visbilio gli uditori. Dice l'uomo: «—Io guardo in cielo la stella [della sera, Pensando nella mia anima a Tihit. Io non ho mai visto ciglio più bello Sull'orlo d'una palpebra, Nè sopracciglio come quello di [Tihit ». E la ragazza risponde: « — ;Jo guardo in cielo la stella del [mattino,Pensando nella mia anima a Mussa. Io non ho mai visto cavaliere più [eleganteSulla gobba d'un mehari, Nè uomo più valoroso di Mussa ». La magìa di Dossine L'incantesimo ora luccica negcchi di tutti. Le attitudini si sonrasformate: guizzi nervosi solcane fronti in contrazioni subitaneeampi violenti accendono le pupilleEppure, il tema- delle romanze è semplicemente quello di tutte le romane da che mondo è mondo: belleza della donna amata, tormento de'amante che arde, spasimo dell'aesa, delizia dei baci. Come mai, dunque, tanto fuoco? Gli è che, al di là di ogni precisignificato, la poesia traduce e riacende il vecchio desiderio d'ebbreza dionisiaca, di comunione panteta, che la razza possiede, che si riveglia in queste feste e che la pdrona di casu, Dossine, si incaricdi portare al parossismo, avanzando, a sua volta, in mezzo al cerchvuoto. Virtuosa de/r'amzad, ieri com n n o , faa i o o ; . o zriaa o e'. oggi, tale primato rende Dossine, malgrado gli anni, la donna più corteggiata ed ammirata déll'Hoggar. Le conferisce, anche, in supplemento la funzione di vedette in questi trattenimenti. La notte è discesa e le note leggere del suo violino salgono nello spazio nero. L'armonia si sviluppa sovra un tema molto semplice, rotto, di tanto in tanto, da arresti bruschi o prolungato da una successione di toni rapidi, l'ultimo dei quali, d'una dolcezza infinita, si spegne in un murmurc Le dita di Dossine volteggiano come ali e creano una sonora magìa, che afferra gli ascoltatori, li imprigiona, ne agita il corpo con profonde onde ritmiche. L'ipnosi è creata! Attorno, non vi sono che ranghi di donne, fiori umani, fatti soltanto, come i fiori, per l'innocente e grave funzione dell'amore; e ranghi di uomini, uomini bruciati del deserto, attratti dalla fatale Antinea nel cerchio del suo magnetismo e vibranti della sua stessa febbre. Adesso, tutti, uomini e donne, cantano in sordina, precipitatamente, con uno strano ansito gutturale, esaltati come se avessero fiutato una dròga. L'atri Incomincia J'asri. L'asri, con parole nostre, significa stato di liberi costumi ed è quello, in cui vivono, allegramente, le ragazze tuareg da marito. Non scandalizzatevi! All'Hoggar, quello che per noi è virtù costituisce peccato e, principalmente, l'innocenza. D'altra parte, tracce del matriarcato sono nettissime. I bambini appartengono, infatti, alla tribù della madre e non hanno eredità o diritti se non quelli trasmessi loro per via materna. Il parente più prossimo, il vero capo della famiglia, è lo zio materno e i grandi capi, morendo, trasmettono il potere non al proprio figlio, bensì a quello della sorella primogenita. Quindi, niente legge salica e neppure la successione quale avviene presso la società musulmana, dove la poligamia è in onore. Presso i tuareg, esiste, a ben considerare le cose, la poliandria. Nella pratica, per lo meno, essa trova una applicazione intensiva. Le ragazze, come ho detto, sono libere dei loro affetti e del loro corpo e si conservano virtuose anche se ne dispongono con una disinvoltura che le belle cortigiane di Mitilene non avrebbero sconfessato. La loro libera vita amorosa comincia appena esse sono in età di assistere aZZ'ahaal, cioè quando diventano nubili e dura fino al matrimonio, che avviene il più tardi possibile. Non è detto però che, sposate, esse rinunzino due avventure galanti. Divorziano con facilità, per semplice capriccio, unicamente per avere il diritto di accogliere un altro sposò sotto la tenda e aggiungere una nuova patacca al sodhari, la collezione numismatica, che pende loro dal collo. Con gli europei, domanderete curiosi, queste donne sono ugualmente generose? Dio mio, se quanto è capitato con Rahri fa testo, dovrei rispondervi di sì. PAOLO ZAPPA.

Persone citate: Mussa, Sabi