Il volto militare della Mostra della Rivoluzione

Il volto militare della Mostra della Rivoluzione Il volto militare della Mostra della Rivoluzione 11 clima e lo spirito della Mostra della Rivoluzione fascista posseggono tale singolare ed eloquente marzialità, che sarebbe doloroso se le suggestive sale dovessero chiudersi senza essere prima visitate attentamente da tutti gli Ufficiali dell'Ejercito italiano : la visita gioverebbe alla loro educazione spirituale e tecnica. Se la forza intima di ogni istituzione militare poia sopra « lo spi¬ rito » é sopra « il morale » e se, in conseguenza, allo « spirito » ed al « morale » debbono essere volte le cure intelligenti, continue e delicatissime degli organizzatori, fin dal tsmpo di pace, la Mostra della Rivoluzione presenta un'occasione eccellente per offrire allo spirito militare italiano un alimento vigoroso e incomparabile: non tanto perchè essa documenta ed illustra i piani e gli atti di una strategia e di una tattica modernissime, di natura squisita mente militare, ma perchè essa offre la viva, palpitante sensazione di quanto supremamente valga in clima di guerra — il clima della Rivoluzio ne era clima di guerra — la presen za e l'azione di comando di un grande Capo, e perchè nulla esalta e mol tiplica le forze di un esercito, quan to la cortezza di poter contare, in caso di guerra, sulla eccezionale ventura di essere comandati da un Capitano di genio". Certifica la Mostra della Rivolu zione le. origini militari del Pasci amo, nato dall'interventismo battagliero di Mussolini negli anni della neutralità. Vi furono due specie di interventismo : uno esclusivamente politico, calcolatore, limitato; uno prevalentemente militare, idealista, lungimirante; Mussolini fu il banditore di questo secondo tipo di inter ventiamo, cui la guerra appariva so prattutto quale fattore di un fenomeno di palingenesi individuale e nazionale, capace di rigenerare l'anima e le fòrze degli Italiani e dell'Italia. « La guerra deve rivelare l'Italia agli Italiani. Deve anzitutto sfidare l'ignobile leggenda che gli Italiani non si battono, deve cancellare le vergogne di Lissa e di Custoza, deve dimostrare al mondo che l'Italia è capace di fare una guerra, una grande guerra ». Quali parole potrebbero risuonare più profondamente nel cuore di un soldato ed ammonirlo più sagacemente sul significato e sull'importanza che l'intervento, voluto da Mussolini, ha avuto per l'Esercito italiano? La Mostra, dopo la guerra, dove Mussolini pagò grosso tributo personale di sacrificio e di sangue, rievoca i tempi che prepararono e resero necessaria la Rivoluzione: i foschi anni degli scioperi a ripetizione, dello sfacelo di ogni istituzione pubblica, dei cortei operai che aggredivano e bastonavano gli Ufficiali per le vie, dopo che gli Ufficiali erano stati disarmati dal compiacente Governo, appunto perchè potessero venire vilipesi e percossi impunemente ; e gli Ufficiali, riandando quel periodo, se hanno buona memoria, possono anche ricordare come essi, allora, non venissero rimproverati o puniti se si lasciavano bastonare o insultare in pubblico, ma venissero rimproverati e puniti se osavano reagire. Fu quella l'epoca in cui centinaia e migliaia di Ufficiali, sentito il bisogno di provvedere da se stessi alla tutela della propria dignità ed ala difesa del patrimonio morale conquistato combattendo, abbandonarono il servizio attivo per la posizione ausiliaria, venendo subito accolti cordialmente in quello squadrismo che già sorgeva vigoroso sotto l'ardente guida di Mussolini e alimentandolo di sane energie. L'Esercito per¬ dette così parecchie delle sue più bel-e figure di guerrieri, molti dei quali oggi, fortunatamente, sono rientrati nel quadro delle forze armate sotto a divisa della Milizia; e la Mostra vale cosi anche ad illuminare le più S infimenticabili ragioni senti- S™™?*? rTT^10 ^se forze armate dell'Italia Fascista. Ma l'animo di un soldato è sopra-tutto preso dalla visione di ciò chedi schiettamente militare rivelò lantera condotta della Rivoluzione. Genialmente militare fu la preparazione. Uscito da una guerra dove si era vista la più paradossale elefantiasi dei mezzi tecnici, Mussolini prepara la lotta per annientare i governi del dopoguerra e assumere ;.l potere, allestendosi delle forze pronrie « capaci di agire sul terreno (iela violenza, sia per attaccare sia per difendersi » ; ma, per questa sua prozia organizzazione militare di combattimento, Egli trascura ogni esigenza tecnica provvedendo, invece ad armarne potentemente lo spirito, l'eemento fondamentale di successo in qualsiasi conflitto armato. Così i primi colpi, vibrati per saggiare ed indebolire le forze nemiche, battono tutti esclusivamente obbiettivi morali. I capi della demagogia postbellica ven postbellica vengono presi sotto l'azione precisa, violenta e implacabile della penna e della parola mussoliniana; la loro autorità ne esce fatta a brani. Colpiti, essi tentano reagire con le masse operaie ai loro ordini, ed ecco il periodo degli scioperi, delle imboscate, degli eccidi. Ogni reazione viene punita in modo fulmineo, aperto, clamoroso, dalle squadre di azione fasciste; l'esempio, fattore militare d'orMcRt re militare dorine puramente morale, produce il uo effetto e il tentativo di mettere n moto una parte del popolo contro l Fascismo, viene stroncato rapidamente. Rimane, ultima ratio, l'Esercitohe i Governi del tempo hanno trasurato, disgustato e avvilito, e che ormai trascorre la sua esistenza in ervizio di ordine pubblico. Ma Mussolini già domina il cuore degiovani Ufficiali reduci dalla guera, di quelli che dovrebbero comandare effettivamente i reparti ditesi in cordone nelle vie e sulle iazze per soffocare la insorgente Rivoluzione fascista ; Egli ne ha conuistato l'animo difendendo a spada ratta il prestigio dell'Esercito, neiiorni in cui alla Camera dei deputa-i entrava il disertore Misiano, elet- l to con la protezione deGoverno. I giovani Ufficiali ssentono attirati verso Mussolini e verso il Fascismo da una solidarietà istintiva e invincibile perchè nel Fascismo e nel Creatore di esso vedono impersonati gli ideali per cui essi hanno fatto la guerra. Mussolini scrive: «La guerra è stata « rivoluzionaria » nel senso che ha liquidato, tra fiumi di sangue, il secolo delia democrazia, il secolo del numero, della maggioranza, della quantità ». Gli Ufficiali, reduci dalla trincea e dagli orrori della guerra della quantità, in queste parole si sentono qapiti, in queste parole sentono fremere tutte le loro speranze per l'avvenire militare d'Italia. Lo stato d'animo dei giovani Ufficiali in quel tempo è stato reso molto acutamente da Gioacchino Volpe là dove scrive : « Di fronte ad ordini di repressione a oltranza, i più avrebbero obbedito, magari rivolgendo poi le armi contro sè stessi, come in varie occasioni si era detto da Ufficiali, nel corso del 1922 ». E realmente soltanto un «professionista», un « tecnico », di quelli che ancora non erano riusciti a liberarsi dai pregiudizi e dagli errori praticati in guerra e come certamente non ne mancavano, avrebbe potuto pensare a ingaggiare una lotta vittoriosa contro la insurrezione fascista con reparti dove i plotoni, le compagnie, i battaglioni erano comandati da Ufficiali che appartenevano virualmente, con la parte migliore della loro personalità, al Capo di questa Rivoluzione. L'azione di Mussolini ontinua in profondità e empre nel campo spi- 1 rituale; Egli stringe i tempi, il suo piano strategico è già in pieno svol Igimento: a Udine con poche nette I parole sgombra il terreno della pre giudiziale monarchica, abbattendo così l'ultima trincea difensiva del Go verno. Inflne, con quella geniale mos. \** <=he è l'adunata di Napoli, la com-!plcssai delicatissima preparazione -, militare pei- l'atto, decisivo del con- Slitto è compiuta; Mussolini dichia-' ra : « Oggi senza colpo ferire, abbiamo conquistato l'animo vibrante di Napoli, l'anima ardente di tutto il Mezzogiorno d'Italia ». Non essendo « un tecnico » Egli sa che questa conquista gli sarà più utile del possesso di tutti i forti, di tutti gli arsenali e di tutte le fabbriche di armi d'Italia. Ed è sempre per questa ragione che l'atto conclusivo, la marcia concentrica delle tre colonne di attacco che puntano su Roma, viene compiuta da Camicie Nere non certo abbondantemente, nè modernamente armate. Ma Mussolini, condottiero nato per una guerra di movimento (la guerra di posizione, in tutti i tempi, è sempre stata l'alibi dei generali incapaci) sa di aver preparato la vittoria per effetto di manovra; la Marcia su Roma gli dà ragione. Questa grande operazione militare, che è la Rivoluzione fascista, non va guardata semplicemente nell'episodio delle tre colonne di camicie nere di Santa Marinella, di Monterotondo-Mentana e di Tivoli ; va guardata nel quadro dell'azione svolta in tutta Italia ; si vedrà allora quali sottili, sorprendenti analogie presenti l'operazione con la più grandiosa e geniale concezione napoleonica, la manovra di Ulma, all'inizio della campagna del 1805; ad Ulma, Napoleone, avendo potuto impostare liberamente il suo piano e svolgerlo integralmente, conseguì la vittoria senza combattere vale a dire conseguì la vittoria più perfetta che un grande Generale pos sa ottenere. Il generale austriaco Mack poteva, teoricamente, dare battaglia dinanzi ad Ulma, ma pratica mente egli era già vinto ed era vin to, soprattutto, dal prestigio della manovra napoleonica : situazione mi''tare identica a quella in cui venne a trovarsi il Governo Facta nell'ottobre 1922. Ha scritto l'Ardant du Picq : « Non per la lotta, ma per la vittoria combatte l'uomo ed egli procura in tutt modi di sopprimere la prima e dassicurare la seconda ». Mussolini aveva preparato con meravigliosa forza e chiaroveggenza la soluzione incruenta della lotta, ma Egli, nel suo temperamento di Capoera pronto a qualsiasi evento e lo dimostra durante la Marcia su Roma allorchè, pur guidandone e regoandone personalmente ogni mossaEgli si stabilisce a Milano; le tre colonne in marcia su Roma, nel caso nverosimile di efficace resistenza armata del Governo, sarebbero divenute evento secondario: la grande riserva militare della Marcia su Roma, il serbatoio della Rivoluzioneerano altrove e, al centro del territorio dove la riserva era dislocata e dove poteva essere fulmineamente raccolta e lanciata per l'eventuale lotta decisiva, risiedeva il Capo. Dice infatti Mussolini, accennandocon la consueta patriottica discrezione, alla certezza della Sua vittoria in qualsiasi eventualità: « Noi avevamo in mano la Valle del Po, nella quale vengono sempre decisi i destind'Italia ». La Mostra della Rivoluzione Fascista altro non è che la documentazione inoppugnabile e suggestiva delle qualità militari del Capo che la Rivoluzione ha creata. Ciò interessa supremamente l'Esercito; per questo sono utilissime le riviste militari passate dal Duce a cavallo, dove l'Esercito viene preso nel fascino sovrumano di marzialità sprigionantesi dalla sua figura; per questo è bene che tutti gli Ufficiali italiani visitino la Mostra della Rivoluzione Fascista. GIACOMO CARBONI. MUSSOLINI COMBATTENTE JL DUCE PASSA IN RIVISTA LE FORZE ARMATE