I Sovrani inaugurano a Villa Medici il nuovo Museo e l'Esposizione annuale

I Sovrani inaugurano a Villa Medici il nuovo Museo e l'Esposizione annuale I Sovrani inaugurano a Villa Medici il nuovo Museo e l'Esposizione annuale Roma, 20 notte. (D. A.) L'Esposizione che si è inaugurata stamattina nel locali di Villa Medici, alla presenza delle LL. MM. il Re e la Regina d'Italia, è l'ultima che sarà tenuta sotto la saggia direzione di Denis Puech. Saggia direzione, ho detto, e aggiungerò amministrativamente riorganizzatrice. Perchè quando l'egregio artista venne a Roma, subito dopo a guerra, si trovò dinanzi ad alcuni urgentissimi problemi che bisognava risolvere senza indugio. La sanguinosa bufera che aveva sconvolto l'Europa non era stata senza lasciare le sue tracce anche uei calmi recessi della Accademia francese di Villa Medici. Durante quattro anni essa era rimasta senza successione e il direttore d'allora — che era Albert Besnard — si era trovato alla testa di una istituzione abbandonata, dove solo qualche studentessa si aggirava per i taciti viali del parco mediceo. E per di più, anch'egli doveva esser più intimamente percosso dalla guerra nella persona di uno dei suoi figli caduto combattendo valorosamente nelle trincee fangose della Somme. Inoltre il nuovo regolamento che apriva le porte dell'Accademia alle donne e permetteva agli uomini di convivere nel recinto della villa con le loro mogli, aveva portato quei gravi turbamen. ti quali si possono Immaginare in un Istituto che da 400 anni ormai viveva la sua vita senza scosse, senza cambiamenti. Una mente direttiva Denis Puech si trovò dunque dinanzi a problemi nuovi e, quel che è peggio, con un'amministrazione assai imbrogliata che lo svalutamento monetario del dopo guerra e la necessità di nuovi provvedimenti doveva rendere imbrogliatissima. Bisogna dire che egli, pazientemente e tenacemente, con quella pazienza e quella tenacia che sono virtù della sua razza auvergnate, riuscì in poco tempo a riassestare ogni cosa e a provvedere al futuro buon andamento della istituzione. Riuscì anche a qualche cosa di meglio e di più: a far riconoscere cioè ente autonomo l'Accademia e a darle la figura giuridica di un organismo di utilità pubblica. Il qual riconoscimento era importante per molte ragioni e, prima di tutte, permetteva all'Accademia di accettare doni e di ricevere eredità, due fatti che non mancarono di portar subito conseguenze preziose. Per di più, sottraendo l'Istituto dalla diretta ingerenza del Ministero francese della Istruzione Pubblica, toglieva il pericolo che i terreni della villa potessero un bel giorno essere adibiti ad altri scopi che non fossero quelli a cui Napoleone li aveva destinati quando, or sono più di cento anni fa, aveva acquistato il bel parco romano per trasferirvi e rinnovarvi l'allora languente istituzione. Come si vede, il duplice quinquennio dell'amministrazione Puech è stato fecondissimo di risultati eccellenti. Donde alla fine del duro lavoro egli potrà vantarsi di trasmettere al suo successore un organismo perfettamente riassestato e in floridissime condizioni finanziarie. Per noi, poi, che lo avemmo amico e che potemmo seguire da vicino 1 suoi taciti e non lievi sforzi di riordinamento, la sua partenza da Roma sarà accolta con il dispiacere con cui si vede allontanarsi una persona che ci fu cara. E siccome nel campo artistico, nel campo letterario, nel campo musicale, e in quello delle semplici consuetudini mondane questi amici sono assai numerosi, egli potrà dire di non lasciare dietro di sè che rimpianti. Il che per uno straniero in terra straniera è il più alto degli elogi. Del resto, sia detto di passaggio, straniero in terra straniera solo figurativamente, giacché sono ormai quattro secoli che il direttore di Villa Medici ha acquistato il diritto di cittadinanza romana con i titoli più nobili che un uomo possa desiderare: quelli dati dall'arte e dalla bellezza. La Mostra degli allievi Rivolto così il doveroso saluto all'egregio scultore, che fu anche lui studente nella villa dove ora è direttore, passiamo a visitare la piccola Mostra degli allievi. Ma anche per questa io potrei ripetere le stesse parole che dissi ieri per quella degli artisti inglesi. A forza di combattere contro tutte le Accademie, si è venuti creando la più rigida delle Accademie e la meno feconda anche perchè stende il suo internazionalismo bolscevico su tutte le Nazioni e su tutte le razze. Dopo aver gridato sdegnosamente contro la moda, sì è giunti a creare un figurino unico a cui tutti si sono sottomessi senza protesta. Dopo aver reclamato fieramente tutte le libertà, si è piegato il collo alla implacabile unificazione delle forme e dei colori. La Miinchner Becession ha ormai fatto strada e la Germania, vinta sui campi di battaglia, forum victorem cepit in quelli dell'arte. Questa uniformità « standardizzata » durerà ancora a lungo? O si possono vedere i primi se.gni di una prossima- ribellione? Io cre¬ dninepasèilpRscpmevgsdf—mvtaTzdgf do di sì e spero di sì, anche perchè è nella natura degli artisti e dei giovani l doversi continuamente rinnovare per non morire. Fra coloro che più si fanno notare d ammirare è nella Mostra odierna il pittore Yves Brayer. Questo giovane artista è dei pochissimi stranieri che appiano vedere la nuova Roma quale è, non soltanto nei suoi edifici e nel suo ncremento urbanistico, ma anche nela vita quotidiana dei suoi pittori. Dopo la città romantica di Hebert e di Regner, non credo che vi sia stato nessun altro artista che ne abbia saputo cogliere gli aspetti mutevoli con più profondo carattere. I suoi soldati, i suoi militi, i suoi balilla, i suoi gentiluomini e i suoi popolani sono resi con una vivacità di atteggiamenti e con una singolarità di espressione che fanno dei suoi quadri e dei suoi disegni un vero documento per l'avvenire. Quest'anno, fra le altre cose, ha un grande quadro — il galoppatoio di Villa Borghese — magnifica tela piena di colore e di movimento che si stacca nettamente'dalle tele scolastiche a cui slamo purtroppo abituati. Notevoli anche i quadri di Tondu, trattati con una bella larghezza di tecnica ed un sicuro sentimento di colore, e quelli del Giels che ha fra gli altri un assai interessante « gruppo familiare », pieno di carattere e di forza. Nella scultura è da notarsi la Venere di Joffre, di schietto sapore arcaico, la ■£ giovanetta con le trecce » di Bizette Luidet, ed il bassorilievo del Leygue. Fra i medaglisti, il bellissimo saggio della signorina Guzman, che sa unire con tanta sapienza la tradizione ellenica ad un sentimento tutto moderno 2 nazionale. Nell'architettura il Carlier presenta alcuni saggi fatti sull'abitazione greco-romana del Palatino, e sul la Cattedrale francese di Famagosta, mentre il Dengler ci dà le sue ricostruzioni egizie di Tebe e di Phile. I Sovrani si sono intrattenuti nelle singole sale accompagnati dal Direttore Puech che ha presentato loro i nuovi allievi, e dall'Ambasciatore di Francia, signor De Jouvenel. Dopo di che, sono passati nel salone dei ricevimenti, dove ■la signorina Valdambrini del Teatro dell'Opera ha squisitamente cantato due bellissime romanze dì Tony Aubin, su parole di Paolo Verlaine. Dopo di che sono passati ad inaugurare il nuovo Museo, che il Puech ha organizzato nei locali dell'antica arancera. Ma di questo, che riassume in sè la storia e la gloria dell'Accademia, bisognerà parlare più particolarmente un'altra volta.

Persone citate: Albert Besnard, De Jouvenel, Denis Puech, Guzman, Hebert, Paolo Verlaine, Regner, Tony Aubin, Valdambrini, Yves Brayer

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Italia, Roma