Alfredo Binda dominatore oltre che vincitore

Alfredo Binda dominatore oltre che vincitore / concorrenti del Giro d'Italia sono giunti ad Ascoli Piceno Alfredo Binda dominatore oltre che vincitore La quarta vittoria del campione <del mondo - Demuysère, attardato da foratura nei pressi del traguardo, è minacciato in classifica da Piemontesi - Folco al comando degli isolati - Oggi giorno di sosta (Dai nostri inviati speciali) — a Ascoli Piceno, 18 notte. Il Giro segue il suo regolare sviluppo che, se non si dovesse sempre tener presente anello che la sorte potrebbe fare, si può ormai definire fatale in pura linea sportiva e tecnica. Non solo il risultato, via tutto lo svolgimento della tappa è intonato alla atmosfera che si è venula creando a Roma con il ritiro di Guerra e alle ferree leggi dettate dalla situazione delle squadre e degli uomini fiiù autorevoli e rappresentativi. Di questa situazione vi ho già ampia mente parlato giorni sono e non starò certo -a ripètermi, nella speranza che mi abbiate seguito nell'illustrazione della gara a mano a mano che essa cambiava fisionomia. Mi limiterò quindi a riassumerla per farvi parte delle considerazioni che la Chieti-Ascolì mi suggerisce. Binda, chiuso in impenetrabile difesa, si limita a rafforzare le basi della sua posizione con i minuti che gli fanno guadagnare le vittorie in volata e con quelli che si propone di guadagnare nelle salite della VdineBassano e della Bolzano-Milano. Dispone di una squadra che ora è tutta ai suoi ordini e che costituisce una guardia del corpo così serrata e compatta da far perdere la voglia a chiunque di attaccarlo fuori dei casi iti cui la fortuna lo tradisse. Continua a sfoggiare una sicurezza e una regolarità che danno sigla e tono alla marcia di classe. I Gli uomini di rincalzo Demuysère morde il freno, vorrebbe fare, tentare, rischiare, ma sa di essere solo in questa idea e finisce di adattarsi a stare in agguato in attesa del momento buono per cercare dì portarsi avanti e in difesa contro la minaccia che alle spalle gli agita Piemontesi. Nel frattempo adopera Loncke per impedire a Binda di vincere in volata e di allontanarsi troppo da lui. Piemontesi, che deve considerare un sogno troppo difficilmente realizzabile quello della « maglia rosa », è, per ora almeno, tutto preso dall'inseguimento di Demuysère, più pronto cioè ad allearsi a Binda contro il belga piuttosto che con questo contro il leader della classifica. Contemporaneamente sta in guardia con una , Ztattacchi che Jeff è sempre pronto, come abbiamo detto ieri%a portargli per vederselo più lontana alle svolle.Non dico che Bovet e Grandi, con i loro compagni, siano rassegnati a far da comparse, ma capirete die è ben difficile per loro prendere iniziative che contrastino con i piani dei tre uomini in testa alla classifica. .Nel raccontarvi come si è svolta questa tappa voi vedrete lo sviluppo dei temi che vi ho esposto. A Chieti abbiamo perso Canardo, uno dei tre spagnoli che potevano, per l'onore del lóro ciclismo (si può fare una graziosa eccezione per Trueba) risparmiarsi questo viaggio in Italia. Partiti in anticipo di'un quarto d'ora, i corridori hanno dovuto fare al rovescio la strada che ieri ci aveva condotti dal fondo di valle Pescara alla mèta. Gli otto chilometri che erano stati di dura ascesa e che avevano visto il finale delia Foggia-Chieti, furono di precipitosa discesa e videro un inizio fatto di audacia e di giochi di equilibrio che scombussolò senz'altro il plotone dei partiti. Giunti sul piano, assistemmo ad un gioco inaspettato fatto da Firpo e da Demuysère. Il belga cominciò a dimenarsi in scatti su scatti, e nei momenti in cui egli con ■sedeva tregua, l'italiano faceva eco alla sua musica. Era forse questa la giornata in cui si sarebbe scatenata ■}a furia del « Leone delle Fiandre » ? ■Tutto lo lasciava pensare. Ma Macchi, Canazza e Stoepel, subodorato Tumore del più pericoloso avversario del loro capo, eran sempre pronti a rispondere ai colpi, e avevano anche la collaborazione di Piemontesi, che forse il belga sperava di avere dalla parte sua. Quando questi si convinse che la sorpresa non era più possibile e che nessuno (che le mosse di Firpo erano più imo scherzo che una cosa seria) era disposto a dargli mano, sritirò in buon ordine e anche di buon umore, col gesto di chi vuol far capire... di aver capito... Un incidente a Bertoni Così la fiammata soffocò nell'atmosfera morta e sotto le prime gocce di pioggia. Fummo presto a Pescara e Firpo e Grandi presero inmano le redini del gruppo, conducendolo non più che al buon trotto. Questa prima fase ci disse che Demuysère, consapevole di non potere imporsi di forza, aveva una gran vogliadi tentare la sorpresa, e ci disse un che che nessuno pensava di seguirlo su questa strada. Salimmo tranquillamente sino a Spoltore, dove Figueras fece per la prima volta parlare di se vincendo il traguardo. Continuando con Dell'Arsina nello siati ciò, lo spagnolo affrontò decisamente ta discesa fangósa di Cappelle (dove Macchi ruzzolò senza farsi malee prese più di duecento metri al gruppo. Naturalmente, quando si fu inpiano, il vantaggio sfumò. Per csigenze stradali deviammo verso Loreto Aprutino, sulla cui salita tirarono Bertoni ed anche Cipriani; quest'ultimo si prese il premio di traguardo. Sotto la pioggia che, dopouna breve sosta, batteva più fortesostituirono, fecero vittime. La garascorreva sempre abbastanza tiratama senza scosse, senza manifestarel'ombra di un'inirJativa, se si toglie•un'insolita ed inattesa attività defk nero-bianchi » di Dei. Furono essidi prima, Gremo e Bertoni^ ci fecero salire sino a Penne, ma nè loro, nè Olmo, Facciani e Cornea, che poi l infatti, che provocarono, forse a so- lo scopo di dimostrazione, la fase cheun certo colore doveva dare alla giornata, fi lungo Cornez, che sìnoras'era sempre accontentato di rimanere nella mediocrità e anche meno (e ciò mi stupiva perchè nella Parigi-Nizza mi aveva fatto un'altra im pressione) fu con Facciani e Olmol'autore del disgregamento del grup-po che resisteva compatto dopo piùdì cinquanta chilometri di corsa. Accelerando violentemente in di-scesa il francese e i due italiani ri-masero soli con Piemontesi, Moretti,Grandi, Binda, Gremo, Geycr, De-muysère e Bovet. Fra gli staccati eraanche Bertoni, caduto. Nell'urto, lamacchina del « bianco-celeste » cbbcalcuni raggi rotti, ma Bertoni continuò egualmente per un buon tratto, finché fu costretto a cambiar ruota. Questo duplice incidente fu lacausa di una lunga assenza del buon Remo dal gruppo che, passato il Baricella, saliva sull'altro versante condotto da Grandi. In gruppo compatto Per parecchio non vedemmo dietro di noi alcun inseguitore, poi rispuntò Cipriani, e, dopo di lui, Lanche. Magnifica impressione ini fece questo belga nell'inseguimento in salita per la freschezza e scioltezza della pedalata, nello stesso tempo potente. Non so se questo bell'atleta ha i mezzi per le grandi salite, ma è cerio.che egli ha quelli dell'agile e corretto arrampicatore. Cipriani, Moretti e Grandi non impedirono che riprendessero anche Erba, Folco e Rovida, poi Stoepel e Teani e, a brevi intervalli, Altenburger, Vietto, Macchi, Rimoldi, Romanatti, Zucchinì, Giuntela, Orecchia, Bidot, Morelli, Sella, Zanzi e infineBertóni, dopo il suo lungo insegai-mento. La qualità di alcuni di questi uomini che risalivano dalle retrovie, dimostrava che all'avanguardia non si era soverchiamente impegnati. E chi avrebbe dovuto assumersun più severo incaricol Coti quale scopo, con quale risultato? La figura ai Binda dominava, quella di Demuysère era alla posta del colpomancino della sorte alla « magliaroso», quella di Piemontesi altrettanto nei riguardi di Demuysère. La corsa era soggiogata da questi piani infrangìbili. Vedremo poi come uno \ai essi riuscì. . a Germii o o e a u o a a ? o o a e e a e e o a i n - gnano, quota più alta della giornatae discesi al ponte sul Vomano. A Teramo seguivamo 32 corridori ed assistemmo alla volata di Zucchinì che in città vinse il traguardo. Sulla salita della Traversa continuò al comando Grandi, ma non-tanto energicamente da impedire a Olmo e Facciani, che avevano forato, e a Loncke, che era caduto, dì ricongiunr gersi prima di passare sotto Civitella del Tronto. Piemontesi contro Demuysère Gremo e Orecchia condussero fino in cima. Sull'altipiano forò Erba, e allora fu Folco a dare il « la » della fase finale, vorticosa e travolgenteIl torinese compiva miracoli nella visione della « maglia bianca ». Infine fu una foratura di Demuysère a compire l'opera disgregatrice. Piemontesi, a vedere Demuysère fermofece come un salto con la sua macchina, e continuò a precipizio, mettendo per un po' nei pasticci anche Binda, die però sì riprese subito. Fra Piemontesi e Macchi gli ultimi diecchilometri furono letteralmente divorati. La corsa aveva preso fuoco all'improvviso solo per merito della sorte, l'alleata che ognuno cerca e nella quale solo tutti sperano per demolire gli avversari diretti. Folco era contro Erba, Piemontesi contro Demuysère. Senza queste due forature, più di trenta uomini sarebbero stati classificati con lo stesso tempoLe posizioni di Comando per la volata furono assunte da Macchi e Binda, l'uno nell'interesse dell'altroPiemontesi, che non aveva attorno a sè nessuno dei suoi, dovette accontentarsi di seguire la ruota di Bindac Cornez passò quarto all'ingressdella pista del campo sportivo in cugli ascolani fecero una calorosissima accoglienza ai corridori. Dietro Cornez erano Bertoni e Cipriani. Questposizioni non cambiarono fino alla curva dopo la campana, e all'uscita Binda scattò mettendo da parte Macchi, che aveva terminato il suo compito. Binda sul rettilineo opposto era lanciato in modo da impedire qualsiasi sorpresa da parte di Piemontesi e di Cornez; entrò in curva con due macchine di vantaggio, ma nen compiere il giro a ruota Ubera (la - sopraelevazione era insufficiente a - permettere la piena velocità) fu av- vicinato da Piemontesi, che lo attac- cò decisamente all'uscita, riuscenda [soltanto a ridurre il distacco a tro e - quarti di macchina. Cornez non fu minaccioso. Olmo e Cipriani, mapiazzati, furono preceduti da Macchi, che non aveva inoliato, e Bertoni. Troppo arretrato Loncke all'ingresso, per poter risalire nella piccola pista tante posizioni. Folco, chè tutt'altro che una nullità in volata-[tenne il primo posto degli isolati) Demuysère giunse coti l'29" di ri- tardo, salvando così per sedici sen,condì il secondo posto in classifica- n passivo del belga e il passaggi-\della « maglia bianca » da Erba, ch-\la perde per la seconda volta, a Fol-1co, che per la prima la conquista-\sono, col minuto di vantaggio cho1 Binda aggiunge al suo attivo, le rie slittarne di questa tdppa, disputatad ottima media, ma modesta Mesuoi aspetti agonistici. Ma, vi ripeto, non si può pretendere di più da'una gara il cui percorso non offriva'.spunti di lotta a fondo e da uomine'.che hanno ma segnato la loro tattice di attesa. Pur iti questo grigiore, meiìritano vivo elogio uomini come Gran^di, Gremo, Bertoni, Eacciani, che fuo è i rano i più volonterosi animatori della giornata; Demuysère, che tentò l'impossibile per impostare la corsa su di un terreno più brillante; Pie- montasi e Folco, che tutto osarono al momento in cui ciò era necessario. Di Binda sarà detto tutto quando a ito riaffermato l'impressione di as GIUSEPPE AMBROSINI. solwta sicurezza che egli ha lasciato in ogni momento, e il giudizio di totJico finissimo e di finalista velocissimo. Domani riposeremo ad Ascoli, lieta e fiera dell'onore di essere stata ancora scelta a tappa del Giro, prìma dì iniziare la fatica delle tre tapve consecutive clic culmineranno con U'attesissima Bologna-Ferrara a eronomeiro.