L'Italia aderisce all'iniziativa degli Stati Uniti

L'Italia aderisce all'iniziativa degli Stati Uniti L'Italia aderisce all'iniziativa degli Stati Uniti La risposta de! Re al messaggio di Roosevelt Vasta ripercussione del conciliante discorso di Hitler Roma, 18 notte. L'«Agenzia Stefani » comunica: S. M. il Re ha risposto direttamenta al Presidente Roosevelt ringraziando pel nobile messaggio ricevuto ed esprimendo la sua più viva simpatia. L'Ambasciatore d'Italia a Washington ha avuto incarico di far pervenire al Governo degli Stati Uniti d'America, a nome del Coverro Italiano, la seguente comunicazione: « Governo Italiano aderisce nel modo più cordiale iniziativa Presidente Roosevelt. Esso ne valuta ed apprezza pienamente le alte finalità e la vasta portata. Mai come in questo momento è stata necessaria la cooperazione volonterosa di quanti hanno a cuore la pace ed il benessere del mondo, nè è apparsa cosi indispensabile una valutazione equa e serena degli avvenimenti e dei diritti di tutti gli Stati senza distinzione. « Il Governo Italiano è pronto ad unirsi al Governo Americano etl agli altri Governi per giungere nel modo più sollecito ed efficace alla realizzazione della iniziativa americana ». fisctsDclsNgrsrtdGudepaestntatcdILa pronta, immediata adesione del Governo italiano alla iniziativa contenuta nel Messaggio del Presidente degli Stati Uniti, sta a dimostrare ancora una volta la volontà di pace e di collaborazione del nostro Paese. Sono anni che non lesiniamo davvero il nostro appoggio verso tutte quelle proposte che mirino a riportare un po' d'ordine e di tranquillità nell'Europa e nel mondo; anche quando queste proposte si presterebbero a delle osservazioni 0 a delle riserve su particolari problemi, abbiamo sempre preferito assumere atteggiamenti e responsabilità totalitarie in modo che la nostra linea di condotta non possa essere sfruttata da quanti hanno prescelto quale metodo diplomatico i temporeggiamenti, i rinvìi, i cavilli. Così è avvenuto due mesi or sono per il progetto di disarmo presentato da MacDonald; così avviene ora per la iniziativa di Roosevelt che quel progetto integra e rende di più pronta attuabilità. Tale buona volontà, sempre coerente a sè stessa, ci dà il diritto di snerare che non si tratti più, come tante volte purtroppo si è verificato, di pure aifermazioni platoniche; il momento stringe; il discorso del Cancelliere della Germania ha eliminato un'incertezza che, sia pure infondatamente, aveva trovato del credito; bisogna passare senza indugi agli atti. E mentre a Ginevra dovrebbe essere finalmente approvato un piano di disarmo equo ed effettivo, noi ci auguriamo che cada ogni residua opposizione al Patto Mussolini che, ripetiamo, fu e rimane la chiave di- volta per migliorare ad un tempo la situazione politica e la situazione economica, legate insieme da un fattore basilare, la fiducia. Il momento internazionale nella discussione alla Camera Roma, 18 notte. La Camera ha ripreso oggi le sue sedute approvando vari disegni di legge e Iniziando l'esame del bilancio del Ministero degli Esteri. L'aula è già assai affollata in tutti 1 settori quando, alle 16, il Presidente GIURIATI apre la seduta. Al banco del Governo notiamo i Ministri Ercole, Sirianni, De Francìsci, De Bono, Gazzera, Acerbo, e i Sottosegretari Rossoni, Suvich, Biagi, Asqulni, Lessona, Manaresi, Russo, Albertlni, Leoni e Romano. Molto pubblico in tutte le tribune. Approvato il verbale della seduta precedente, dopo alcune comunicazioni del Presidente si approvano senza discussione vari disegni di legge fra cui quello contenente le varianti al testo unico delle leggi sull'ordinamento del Corpo reali equipaggi marittimi, e sullo stato giurìdico dei sottufficiali della R. Marina. Sul disegno di legge concernente agevolazioni tributarie per gli acquisti di I beni immobili effettuati da istituti di! credito parla l'onorevole BRUCHI, il quale rileva che il provvedimento prova ancora una volta la cura del Governo fascista per alleviare le conseguenze della depressione economica. Esso integra la legge sul credito fondiario adattandola alle nuove necessità che si sono andate formando. Osserva tuttavia che la disposizione dell'art. ■ 4, che nega le agevolazioni se il valore dei beni superi di un quinto il credito, potrebbe quasi infirmare il beneficio della legge stessa data la tendenza degli uffici del registro ad esagerare i valori. Il disegno legge viene quindi approvato. Politica rettilinea Viene quindi in discussione il disegno legge sullo stato di previsione della spesa del Ministero degli Affari Esteri per l'esercizio finanziario dal 1. luglio 1933 al 30 giugno 1934. FERA premette che la politica esteri. rtall'TtnUa HpsntlHf» una gua propria g fisionomia solo con l'avvento del Fascismo e il decennio trascorso dimostra che essa può ben dirsi una vera politica di continuità. Se interruzioni vi sono state In questa politica, la responsabilità non può risalire all'Italia, avendo sempre il Duce risposto alle minaccio e provocazioni altrui (coma la distruzione dei leoni veneti in Dalmazia) con aito esempio di serenità. (Approvazioni). Nessuna Nazione ha contribuito più dell'Italia fascista ad assicurare la giusta pace. (Vive approvazioni). Ricorda cha il Duce fu 11 primo a riconoscere il fondamento della richiesta della Germania per la parità giù ridica. Tale tesi fini con l'imporsi a tutti, cosicché la Germania potò riprendere il suo posto alla Conferenza di Ginevra. Ma l'avvenimento più notevole degli ultimi tempi è costituito dal progetto d'intesa fra le quattro grandi Potenze europee indirizzato dal Duco all'Europa e al mondo, progetto che fu subito accolto da MacDonald. E nessuna sede era certo più adatta di Roma per questa ripresa di una politica chiarificatrice in un momento in cui nubi minacciose si addensavano negli ambienti ginevrini. Il Duce ha reso così un altro immenso servizio ai supremi interessi dell'Italia e del mondo. E l'Italia fascista è lieta di ossociare al nome del Duce in questa grande opera di pace il nome di MacDonald. Il Governo tedesco approvò subito il Piano Mussolini, definito da Hitler generoso e lungimirante. Anche il Capo del Governo francese rese omaggio alla lealtà di Mussolini e di MacDonald, ma è venuto ormai il momento di passare ai fatti concreti e la Francia dovrebbe persuadersi che il Piano Mussolini costituisce anche per essa la garanzia di una pace durato ra. La collaborazione delle quattro grandi Potenze risponde del resto pienamente al concetto che ha informato il Patto della Società delle Nazioni, che è basato sopra una graduatoria delle Potenze di cui solo le maggiori hanno un seggio permanente nel Consiglio. Il Piano Mussolini mira dunque non già a svalutare la Società delle Nazioni, ma ad integrarne l'opera sostituendo, nei rapporti internazionali la fiducia alla paura. Venendo all'esame dei problemi del disarmo e della- sicurezza, ricorda che l'Italia, a Ginevra, ha aderito al prò getto MacDonald e a quello americano. La verità è che la Conferenza del disarmo deve adottare il sistema delle intese fra le Potenze ideato dal Ducè se vuol giungere ad una positiva conclusione. H grande popolo della repubblica stellata ha manifestato testé tutta la sua simpatia per un riassetto europeo. E' a sperare quindi che in materia di debiti e riparazioni intervenga con la adesione dell'America il colpo di spugna auspicato dal Duce per chiudere la tragica contabilità della guerra. (Approvazioni). Ma la pace economica e la pace politica per durare devono avere una base, la giustizia, che fu sacrificata a Versaglia. Oggi i popoli, vittime di ingiustizie, sono stanchi e vogliono riconquistare la propria indipendenza. L'Europa deve dunque decidere se ciò debba avvenire con la guerra o con la revisione legale e pacifica prevista dal Piano Mussolini nello spirito della Società dello Nazioni. La revisione non ha altro scopo che di instaurare in Europa una politica di amicizia, non già lo scopo di disporre dei beni altrui, come è stato affermato proprio in quelle Nazioni che dalla guerra hanno tratto guadagni senza sacrifici quali gli Stati della Piccola Intesa (approimzioni). MiSSrlXlrfcstDlmporsi a;P«mn I tanza, il quale dimostra il desiderio' del usdègdL'Italia è rimasta, come sempre, se-! rena di fronte allo manifestazioni del-j la Piccola Intesa. Ma la Società delle Nazioni non può disinteressarsene se| vuole veramente tutelare la pace europea. Conclude affermando che l'Italia ha oggi una sua voce e volontà possente come non mai. Il popolo è stretto intorno ai segni del Littorio, ponendosi fuori dell'atmosfera politica dell'Europa, per stringersi intorno al Duce. Con questo auspicio si inizia il secondo decennio del regime fascista (vivissimi, generali e reiterati applausi). La parola di Roma COSELSCHI. Da oltre dieci anni Mussolini è l'infaticabile propugnatore della giustizia e della pace in Europa .e nel mondo. Ricorda come la volontà di pace dell'Italia si sia manifestata in una serie di accordi internazionali clie hanno dimostrato al mondo la perfetta lealtà della politica italiana ed il sincero desiderio della nazione italiana di liquidare tutte le pendenze della guerra. La revisione è concepita dalla politica estera di Mussolini non come ur.a imposizione o spogliazione violenta, ma come il risultato di nuovi accordi e di nuove sistemazioni liberamente prese e concordate: le reciproche posizioni devono essere rivedute nell'ambito della collaborazione europea. Quando il Duce parlò di revisionismo, subito precisò che lo concepiva nell'orbita della Società delle Nazioni, cioè in un con sesso nel quale ogni Nazione, con parità di diritti e di doveri, avrebbe modo di comporre il proprio interesse con l'interesse degli altri. Un simile temperamento è stato nuovamente e nettamente ripreso nel Patto a Quattro proposto dal Capo del Governo. Il messaggio che Franklin Roose velt ha lanciato ai Capi di sessanta Stati è un documento di somma iinpor- ! Presidente di mobilitare tutte le forze in un estremo tentativo per assicurare la pace del mondo. Esso costituince una sostanziale adesione al punto di vista del Duce in materia di disarmo. (Vive approvazioni)'. La viva impressione che suscitò in tutto il mondo la notizia dell'incontro a Roma del Premier inglese col Capo del Governo italiano, il senso di profondo sollievo che generalmente l'accolse, dimostrano che Roma è divenuta ormai di pernio della politica ricostruttrice e pacificatrice dell'Europa e del mondo. Non si deve dimenticare che, mentre l'Europa discute, il Giappone è alle porta di Pechino e forse si prepara in un secondo tempo a battere alle porte di Vladivostock. Bisogna avere il. senso della solidarietà europea. Non vi ha dubbio pertanto che, stac- catasi la Russia dall'Europa e divenuta!stato asiatico, le sole Potenze che siltrovano nel grado di sviluppo voluto Iper realizzare i primi fondamenti del-1 l'unità europea sono appunto le quattro igrandi Potenze contemplate nel Piano! Mussolini (vivissimi reiterati applausi).'A questo punto assume la presidenza il Vicepresidente BUTTAFUOCHI che Sì. la^TPo^?ìar, .ai1l°™1r<^r0,.e MA*1®- j SCA DI SERRACAPRIOLA, il quale ricorda come il Gran Consiglio nel- la sessione di primavera dell anno XI, riaffermando la politica di pace del- ' l'Italia e la necessita di adottare le direttive italiane sul disarmo, abbia riaffermato anche la nuova realtà storica creata dal Fascismo. Concludendo afferma che bisogna es-1 sor fieri dell'entusiasmo suscitato in tutto il mondo dall'appello lanciato dal Duce per la pace del mondo attraverso la collaborazione delle quattro grandi Potenze occidentali nella formula: « giustizia e disarmo ». Le folle innumerevoli di tutti i Paesi salutano cosi nel Duce l'apostolo di una nuova idea universale. (Vivi applausi). Il PRESIDENTE rinvia a domani il seguito della discussione. Votati a scrutinio segreto i disegni di legge esaminati, alle 19.45 la seduta è tolta. La discussione del Bilancio degli Esteri continuerà nella seduta di domani. La Germania ha steso la mano Chi la respingerà ? Berlino, 18 notte. I giornali sono pieni dell'eco suscitata nel discorso del Cancelliere in tutto il mondo, nelle varie gradazioni che vanno dall'« entusiasmo » espresso dal Presidente Roosevelt al rappresentante del Wotf Bureau con speciale riguardo, almeno, alle accoglienze fatte al proprio progetto, fino agli esitanti commenti di Francia e alle riserve di taluni giornali inglesi. Comprensione e latitudini Fra i due estremi tutti i giornali sono concordi nell'esprimere il compiacimento per l'assoluto amichevole consenso destato dal discorso nell'opinione pubblica italiana. « Si può dire — scrive la Nachtausrjabe — che all'ingrosso a mano a mano che cresce la distanza da Berlino cresce ainohe la comprensione per il discorso del Cancelliere. In America i diplomatici e anche i semplici cittadini che finora erano anche essi sotto la suggestione della càmipagma di diffamazione contro la Germania nazionale spacciata per guerralolà sono stati i primi — ad eccezione ai capisce dell'Italia amica — a comprendere come questa Germania nazionale costituisca anzi la più forte garanzia per la pace mondiale. A Londra anche presso i diplomatici si mescolano già polo della strada si è anche qui convinto d'un colpo della sincera volontà di pace delia Germania. A Parigi, si capisce, i burattinai che tengono le fila della politica di potenza e della atmosfera ginevrina più che altrove hanno potuto esercitare la laro influenza sui giornali dove hanno le mani in pasta e cosi ricompaiono colà i meschini punti di vista che il Presidente degli Stati Uniti appena ieri nel suo messaggio ha cosi fortemente staffilati. In Italia si è avuta la più completa comprensione non solo por la manifestazione unanime del popò-' lo tedesco ma anche per le dichiarazioni politiche del Cancelliere in tutti i particolari. In quanto agli Stati minori e vassalli essi sono evidentemente imbarazzati, incerti a quanto pare già un poco se sia meglio per caso ! fidarsi della volontà di pace della Gerj mania anziché continuare con le sov venzoni francesi per gii armamenti». | Delineata questa gradazione dì im- pressioni altrui che figura in tutta la stampa, la domanda ohe tutti i giornali si pongono è ora che cosa faranno gli altri, che cosa si farà a Ginevra, in definitiva che cosa farà la Francia. «La parola è ora al mondo — continua a scrivere la stessa Nachtausgabe. — Le prime manifestazioni e i primi accenni itonostrano che la lotta non è certo terminata di colpo col discorso del Cancelliere. In Germania del resto non ci si aspettava nè ci si aspetta diversamente. Al più, forse a Parigi, per tema che Roosevelt e MacDonald non siano ora più disposti ad associarsi alla, campagna contro la Germania, si cambiorà un poco tattica e non è difficile prevedere che al Quai d'Orsay nelle prossime 24 ore si dichiarerà di essere in massima d'accordo con parecchio del discorso del Cancelliere ma che la Francia ha bisogno prima dell'arbitrato poi della sicurezza e di altro ancora per poter disarmare. Nel caso più favorevole si passerà dunque dal tentativo ora fallito di accollare alla Germania la responsabilità di un fallimento della conferenza e del rifiuto della Francia di disarmare all'antico metodo del signor Briand di impedire il disarmo con la domanda di sicurezza». A buon conto i giornali tirano la linea del totale a tutti questi commenti, ricevanolo in definitiva che « il mondo ormai, — cosi scrive, ad esempio, il Bórsen Zeitung — sa chi desidera la pace e chi non la desidera, perchè vuol far profitto e guadagno dall'inquietudine e dalla mancanza di pace a danno di tutti. Se il Governo francese a Ginevra assumesse prossimamente una condotta consimile a quella della stampa da esso e dall'industria degli armamenti ispirata, non vi sarebbe più dubbio sull'attribuzione delle responsabilità in caso di fallimento della Conferenza ». . della nuova Germania ». « Presto si vedrà — scrive YAngriff !— se anche dall'altra parte si manifelsterà la medesima buona volontà che Ila Germania ha dimostrato. E se così 1 sarà, allora la Conferenza del disarmo ipotrà abbastanza rapidamente giunge!re a risultati favorevoli, aprendo cosi La prova del fuoco Questa nota, che dopo il discorso dei Cancelliere Hitler una cosa è per lo meno ormai ferma e sicura ed è appunto da che parte stiano i veri amici della pace e da che parte starebbero in ogni caso i responsabili di una rottura delle trattative del disarmo, è il rilievo generale che tutta la stampa tedesca accantona da questo discorso di Hitler che definisce^ « la professione di pace io. via a un proficuo lavoro della Con- ferenza economica d'i Londra ■>,. E la Kreuz Zeitung: « Chi adesso non afferrasse la mano stessa del Capo del popolo tedesco, sa rebbe colpevole di tutte le catastrofi ohe con certezza colpirebbero una Eu cato della manifestazione unanime del ropa discorde », Lo stesso commento si trova diffuso in tutti i giornali i quali concordemente fanno consistere in asso il signifi Reichstag, manifestazione della quale rilevano il valore, dato anche il fatto 'dalla adesione dei socialdemocratici, cioè della irriducibile opposizione alla rivoluzione nazionale. E molti di essi, come la Vossische Zeituwi, mettono in rilievo le concessioni fatte dal Cancel liere Hitler nei punti essenziali del suo discorso, come, ad «sempio, la trasformazione dell'attuale sistema di difesa secondo il Piano MacDonald a patto della parità qualitativa, la trasformazione delle istituzioni militari gradatamente a misura dell'effettivo disarmo degli altri, la concessione di un periodo di trapasso di 5 anni a condizione che dopo un tale periodo abbia luogo l'effettiva parità di diritti, la rinunzia alle armi di aggressione a patto che entro un certo periodo le distruggano anche gli altri e una convenzione internazionale ne proibisca l'impiego, e infine l'eventuale controllo internazionale generale sulle formazioni private a patto che gli altri vi si sottopongano. A lume di logica, tutta la stampa tedesca giudica che, dopo il discorso di Hitler, le condizioni fino a ieri disperate della Conferenza del disarmo, dovrebbero ora essere migliorate e dovrebbe esservi la possibilità di richiamare in vita la Conferenza moribonda. « La buona fine della conferenza — scrive ad esempio il Bórsen Gurier certo con un po' di fretta — è ormai in vista, se gli altri non l'impediranno ». Situazione mutata A proposito della prosecuzione della conferenza, il fatto che l'Ambasciatore Nadolny la cui partenza per Ginevra era stata annunciata per oggi l'ha rimandata, ha dato occasione a una parte della stampa francese all'interessata supposizione che l'ambasciatore abbia ritardata la partenza per ricevere nuove istruzioni dal Governo del Reich. À questa interpretazione risponde una comunicazione ufficiosa che appare più o meno variata in tutti i giornali. Essa precisa anzitutto che questa affermazione è assolutamente insussistente. « Non è il caso di parlare — scrive ed asempio la Deutsrh Allf/emeine Zeitung — di nuove istruzioni. Non vi sono altre istruzioni che quelle del discorso del Cancelliere le quali sono sta te abbastanza chiare. SI tratta soltanto nei rispettivi dicasteri di tradurre per così dire nel linguaggio della conferenza le direttive espresse dal Can celliere nel suo discorso. Se si vuole infatti che le tesi di Hitler si affermino pienamente in tutti i particolari, ognuna di esse deve essere approfondita e ridotta a forma di emendamento o di proposta ».4 La comunicazione ufficiosa continua dicendo che col discorso del Cancellie-re la conferenza di Ginevra dovrebbe ora essere sollevata dalla bassa almo- siera in cui era caduta in un livello su-periore e più obiettivo. « H successo della conferenza - dl-ce — che prima del discorso di Hitler pareva compromesso dovrebbe ora es-sere possibile. La riserva del nostri av versarl che tutto sta ora nel vedere se alle parole la Germania faccia seguire i fatti, non regge. La Germania veramente non ha bisogno di provare le sue intenzioni coi fatti : è proprio agli altri che tocca di trarre le conseguenze e passare finalmente dalla fraseologia alla azione. Specialrnente a tale riguardo, la conferenza economica di Londra, dovrebbe ammonire tutti sulla necessità di affrontare rapidamente le premesse pratiche di una intesa. Da qui al 12 giugno c'è tempo di venire ad una conclusione. E' ora questione soltanto di buona volontà. Altre difficoltà non esistono. Perciò, conclude la comunicazione ufficiosa, anche il Ministro degli Esteri barone von Neurath non ha bisogno nemmeno di andare a Ginevra. La situazione è completamente chiarita dal discorso di Hitler ». G. P.