La edizioni dell'Ariosto

La edizioni dell'Ariosto La edizioni dell'Ariosto Questo centenario dell'Ariosto (il quarto della morte) è cominciato bene; dico con alcune cose serie, fra cui questa : gli Annali delle, edizioni oriostee, compilati da due ferraresi, Giuseppe Agnelli e Giuseppe Ravennani, ariostisti pazienti e di vaglia. -Non regaliamo elogi; che l'Agnelli e il Rayegnani si siano conquistati questo titolo lo dimostra la loro fatica, e l'acume che vi han posto. Si tratta ài due grossi volumi, corredati da più di cento tavole, in cui sono state descritte alcune centinaia di edizioni ariostee, se non tutte assolutamente, almeno tutte quelle ch'era umanamente possibile rintracciare, o delle quali si potesse avere comunque notizia. Ma si tratta d'un lavoro bibliografico, e la bibliografia è la scienza dei frontespizi — dirà, se esiste ancora, il solito esteta ritardatario, cioè colui che è sempre pronto a bearsi della lettura del suo autore, anche su un testo scorretto o approssimativo. E' la scienza dei frontespizi; ma guai a fermarsi ai frontespizi. E' il modo migliore per riuscire bibliògrafi di scarso conto, o di nessuno. In realtà, descrivere un'edizione sul serio vuol dire anzitutto conoscere tutti i testi, e conoscerli vuol dire compararli; e compararli vuol dire toccare questioni linguistiche, avere della lingua un concetto storico, ecc.; essere, cioè, buoni filologi, e buoni critici di letteratura. Sembrerebbe, guardando dall'esterno, che la bibliografia sia il primo gradino per la conoscenza d'un autore; di fatto l'interesse bibliografico non si desta se non dopo una conoscenza diretta dei testi, dopo che s'è preso amóre all'arte e alla vita d'uno scrittore. Sicché di edizioni ariostee, come di qualunque altro poeta, non si ragiona bene che dopo il frontespizio ; e non, certo, appena dopo il frontespizio. In che stato era la bibliografia ariostea prima di questi Annali} Lo dicono brevemente e limpidamente i due compilatori nella prefazione; stava maluccio. Si sa che la scienza — o se non volete chiamarla tale — la curiosità bibliografica è nata tardi; è suppergiù del secolo dei lumi. Ma prima di farsi adulta, dovette passare ancora un secolo, o quasi ; e per crescere, dovè andare a scuola dal metodo storico. Scienza dunque recente; e non è perciò meraviglia che anche per l'Ariosto si sia dovuto attendere tanto. Ma per l'Ariosto sebbene la sua poesia sia stata, come dicono l'Agnelli e il Ravegnani, «for tunata in ogni campo» (e noi aggiungeremmo, dopo una prima scorsa a questi due volumi, in ogni tempo), per l'Ariosto s'è dovuto attendere ancora di più ; anzi fino ad oggi, pur tenendo in giusto conto quello che s'è fatto prima. Pochi i nomi da ricordare ;e anzitutto il Quadrio •'e il Crescimbeni chcsi limitarono' a dare indicazioni « ma quanto mai «schematiche e spesse volte anche incerte» sulle nnncipali edizioni del Furioso e delle opere minori; poi venne lo Zeno (Pier Antonio) che compilò un « Catalogo di tutte le edizioni del Furioso » (un tutto alquanto relativo, notano l'Agnelli ( il Ravegnani), e più oltre il Mazzucchelli e il Baruffaldi. Ma questi cataloghi settecenteschi «nulialtro so no che semplici e nudi elenchi d stampatori, di date e di formati, sfuggendo così a quella giusta metodologia, che oggi la scienza o l'arte bibliografica pretende ». Con l'otto cento, si va un po' meglio; e ricorrono i nomi del Tosi, del Melzi, del Panizzi, del Guidi, e del Ferrazzi, e specialmente di questi ultimi due ; il primo con gli «Annali dell'Orlando Furioso », usciti nel '61 a Bologna, il secondo col manuale della « Bibliografia ariostesca» uscito vent'anni dopo. Ma i due compilatori d'oggi han dovuto rivedere spesso le bucce tanto al Guidi che al Ferrazzi, per concludere che mancava « un'opera bibliografica, nonostante i contributi talora notevoli dei bibliografi del Settecento e dell'Ottocento, dedicata non solo allo studio del poema maggiore, ma pure a quello di tutte le opere ariostee, dalle satire all'£rbolato, dalle lettere alle traduzioni ». Quest'opera dunque ci han data il Ravegnani e l'Agnelli ; e non poteva uscire in un'occasione migliore. pzszld5mp Chiara la disposizione della materia. Si sa che si cominciò tardi, dopo due secoli dacché usci il Furioso, a pubblicare insieme tutte le opere dell'Ariosto. Perciò la prima sezione bibliografica di questi Annali s'apre con l'edizione dell'Orlandini, uscita nel 1730; seguono le descrizioni delle altre edizioni fino al 1857; dopo, di edizioni complete non se ne sono più fatte. Nello stesso '57 uscirono, staccate, le opere minori, a cura del Polidori, e l'ultima edizione è quella curata dal'Fatini, nel 1915. Ma la curiosità del lettore andrà specialmente alla seconda sezione in cui sono descritte le edizioni del Furioso. E' noto che la prima edizione è del 1516, la cosidetta editio prittceps uscita dai torcili di Mazocco dal Bondeno, sotto gli orchi di Lodovico. E' l'edizione dedicata al cardinal Ippolito, e ne restano sette esemplari. Vivente l'Ariosto, di edizioni del Furioso ne furono fatte 18, compresa quella del '32, in cui i canti da quaranta furon portati a quarantasei. E questa è l'edizione che gli ariostisti darebbero un occhio per averla ; è l'edizione in cui l'Ariosto depose il frutto di tutte le sue fatiche t>er abbellire e perfezionare il poema. Fatica durata per sedici anni ; « nè, come scrisse il Giraldi, passò mai dì, per tutto quel tempo, ch'egli non vi fosse intorno e con la penna e col pensiero; poscia, ridottolo al termine dell'accre: scimenti e della correzione che a lui parve convenevole, lo portò a molti Giuseppe Agnelli - giuseppe ravegnani, Annali delle Edizioni Ariostee, con CXIV tavole fuori testa Due volumi.. Zanichelli edlt, Bologna. L 150. begli et eccellenti ingegni d'Italia per averne il loro giudizio, e finalmente, avuti tanti pareri nella città e fuori, a quelli si appigliò che migliori gli parvero ». Ferrara, di queste 18 edizioni fatte vivente il poeta, non possiede che l'ultima e la prima; l'edizione princeps e_—■ per così dire — la berfecta. Nè si può affermare che del gran numero — in tutto, dal 1510 ad oggi sono la bella cifra di 512 —_ la città del poeta ne abbia moltissime; sparse in tutto il mondo, e in molte biblioteche italiane, in proporzione ne ha anzi poche. E perciò ci sembra giusta la proposta che l'Agnelli fa nella premessa: cioè, se è impossibile che le biblioteche straniere cedano le loro edizioni alla città di Ferrara, sarebbe desiderabile, perchè sommamente utile agli studiosi dell'Ariosto e per altre molte ragioni, che le biblioteche italiane « cedessero in omaggio a Ferrara, per la sua Biblioteca Ariostea, le edizioni che essa non possiede ». Con signorile discrezione, l'Agnelli si li¬ mita a esprimere tale desiderio con una domanda, quasi incredulo che possa essere accolta. Ma se lo fosse ? Ci permettiamo di dire che non sarebbe soltanto una cosa bellissima. Ferrara ha tutto perchè possa pretendere a tale privilegio ; e il giorno ch'esso venisse sancito, non sarebbe soltanto un giorno di festa per gli ariostisti. E' proprio il caso di dire con Orazio : Hoc est in votis.. #*# Il primo volume degli Annali è tutto dedicatorie descrizioni delle edizioni del Furioso. Quanto cammino dalla prima all'ultima edizione del poema : cammino di annotatori e di filologi, di lettori e di critici, per quattro secoli. Se ne potrebbe fare un elenco da non finire. Questo cammino hanno ripercorso passo passo, con attenzione e precisione infinite, i due ariostisti ferraresi, il vecchio e placido e arguto Aimelli, l'animoso, paziente e piovine Ravegnani. E chi sa che lungo sospiro di sollievo, giunti al termine della loro fatica. Ma non erano che a metà del cammino : c'era da mettere insieme schede per un altro grosso volume. E questo secondo volume s'apre con la descrizione delle opere minori : le satire, le rime, le rime e satire insieme, le commedie, le commedie e satire insieme, le poesie latine, l'Erbolato, il Conto dei contadini, le lettere. Tante voci, tante sezioni. E poi gli adattamenti e le operette connesse alla materia del Furioso, e infine le traduzioni e gli adattamenti dialettali e le traduzioni straniere. Una selva, una miniera, un labirinto, dove il buon ariostista non finirebbe mai di frugare. Riguardo alle traduzioni in dialetto, può esser curioso notare che del Furioso non ne esiste alcuna in napoletano, mentre per la Gerusalemme liberata ce n'e più d'una; e che tutte le traduzioni sono in dialetti settentrionali e il più meridionale è quello bolognese. Vuol dire che il popolo di mezza Italia, se non più, ha gustato la Gerusalemme più del Furioso? Sarebbe forse supposizione arrischiata, e comunque da comprovare coi fatti. Interessante sarebbe poi seguire, attraverso le traduzioni straniere, la fortuna dell'Ariosto in tutta Europa, e vedere in quali epoche il gusto per la poesia ariostesca è stato all'estero più vivo. Questi Annali riusciranno utili anche per una simile ricerca; come per tante altre che l'intelligente ariostista volesse compiere, allargando l'indagine sulla guida approntata dai nostri due amici ferraresi. S'è detto in principio che questo centenario è cominciato bene; verranno — è fatale — anche le cose discutibili, e frettolose. Ma gli studi ariostei sono da anni impiantati in Italia su basi critiche e biografiche cosi_ solide che nessuna confusione tra il buono e il mediocre sarà possibile. Non di tutti i nostri grandi poeti — messer Lodovico — si potrebbe dire lo stesso : godine dunque, com'è nel tuo diritto. 0. TITTA ROSA.