Scenoplastica e bozzetti alla Mostra di Firenze

Scenoplastica e bozzetti alla Mostra di Firenze Scenoplastica e bozzetti alla Mostra di Firenze Le idee di Bragaglia - L'inscenatura dette opere antiche e moderne - DalI5«Amleto» aEl'«Aida» • Fantocci e atmosfere , n e , e a e l a r r e i l o a i n e e e. i a i e a a, tamEp ue euuto ma i e au ri, a oo. di SI ne o o o e to ae. a ao, FIRENZE, maggio. |è Mentre si polemizza intorno allei dscenografie che architetti e pittori iUvanno apprestando ai melodrammi ! mottocenteschi, rievocati al Politeama fiorentino durante questo musicale maggio, ecco aperta, nella sede della Mostra interregionale di pittura, una Mostra di scenografia, che è pur destinata a destare opposte osservazioni e commenti. Ricordato il nome dell'organizzatore, Anton Giulio Bragaglia, no apparirà subito chiaro ì'orlentamento e il carattere. Cinematografo e teatro ctarfpsvacQuesto battagliero propugnatore deli1*li teatro teatrale» si rifa agli antichi!*per convalidare la sua tesi che il finelldella rappresentazione teatrale dtbba 10essere il diletto, ma si distacca dal-!sle tradizioni, allorché, notati i lno. | qdernl mezzi della rappresentazione scenica, afferma che teatro è ambien- dmète, atmosfera, movimento, estrinsecazione dell'azione, realizzazione visiva, esterlorazlone, che la messa in azione fa il teatro, che il problema del personaggio è un problema visivo, e perfino che U solo spettacolo visivo può far teatro, ma non la parola sola.' Al trionfo del teatro occorre, egli pensa, il rinnovamento di quel prestigio che la meccanica teatrale godette al tempo degli architetti scenografi e macchinisti. Ma codesti architetti dovrebbero essere i collaboratori, insieme con gli attrezzisti e con gli at- ilpescdlfugMmqsddtori, di un solo direttore incaricato t,^^I0_^F_*ra_°L»^°! ™ "'fplizzatone scenica adatta a una deter minata opera teatrale. E questa realizzazione non può non tener conto, oggi, della rivoluzione che il cinematografo ha operato nella sensibilità del pubblico. Apparati ricchissimi, varietà di scene grandiose, alternativa di paesaggi diversi, luci suggestive sono gli elementi ai quali lo spettatore di oggi non sa rinunciare. E anche per questa parte il Bragaglia convalida la sua tesi col ricordo della complicazione propria del teatro medioevale, allorché la scena simultanea assai eccitava la fantasia del pubblico e molto chiedeva all'attenzione. Smanioso di novità, e sovente ribelle e paradossale e anarchico, il Bragaglia invoca un componimento nuovo, nascente dai nuovi macchinismi. Questa indifferenza, sia sdegno o disattenzione, pel teatro del passato, fa si che Bragaglia o non si preoccupi di realizzare scene per opere teatrali concepite con estetiche diverso da quella che si dice modernissima, o esperimentl soltanto su pochissime opere antiche i suol punti di vista e la sua pratica. Accennando al teatro di Pirandello, Il Bragaglia ha detto" che non si può rappresentare nello stile geometrico e col colore estremista l'ambiente, per esemplo, d'una persona pirandelliana che viva presso un affittacamere di provincia, senza annullare l'essenza di quella persona. E ha pur giudicato impropria, traditrice del carattere romantico, straniera all'epoca e al luogo del poema, l'edizione futurista di Giulietta e Romeo. Ricordando Wagner, che non accolse il suggerimento, datogli da Boeklin, di abolire la ribalta, tanto luminosa da rendere mostruose le scene e gli attori, il Bragaglia pensa che si dovesse non abolirla, ma farne un uso ragionevole, poiché qualsiasi antico mezzo può talvolta riescire opportuno. Si può, egli dice, inscenare modernamente un'opera d'altri tempi; occorre che la potenza, la sostanza stessa di essa suggerisca quegli adattamenti dei mezzi nuovi agli usi antichi, che meglio giovino a realizzare l'atmosfera propria di quell'opera. Egli nota anche, per la necessità degli adattamenti, che l'opera musicale è più favorita di quella drammatica, l'esecuzione essendo guidata dalle minuziose istruzioni fissate nel testo e dalla stabilità dei mezzi strumentali. E per queste considerazioni il Bragaglia può ottenere, crediamo, moltissimi consensi. setScene specifiche 0 generiche Se il Bragaglia appare incurante o sdegnoso di inscenare opere antiche, coloro che egli ha scelto come degni di partecipare a questa Mostra sembrano invece desiderosi di fornire sce- nografie non generiche ma determina- te. Una tale determinazione importa che l'osservatore ne sia informato. Voi comprendete quanto sia stato penoso, oscuro e quasi inutile il visitare la Mostra senza la guida di un catalogo, come è capitato a me stesso, nei primi giorni dopo la vernice. Un'altra volta, munito d'uno schedario, la visita mi è riuscita più proficua, benché alla numerazione scritta nel fogli non corrispondesse alcuna enumerazione delle cose esposte. Sarà questa 0 quella?Tragedia o commedia? Polche davantia certe sintesi, oggi alla moda, si correil rischio di scambiare la notte con il giorno e il carcere con la reggia o la stazione ferroviaria. I lavori del Bragaglia, dicevo, raramente si riferiscono a opere determinate. Tre plastici rievocano il Pélleas et Melisando di Maeterlinck. Il castello è 11 tema fondamentale. Un edificio angoloso e freddo s'alza alto sul plano, circondato da merli, In un'atmosfera grigia e rosea. Lo scordo di una sala, che è tutta un desiderio di luce appena illuminato dal verde splenente attraverso una linestretta breve, Un altro plastico realizza suggestivamente « la morte del dottor Faust », on tre ampie porte bifore che limiano nei tre lati la scena; un'atmosfea scura, con trasparenze rosse nel ondo; nel mezzo una scrivania e una oltrona, accanto un'alta lampada penta; a terra alcuni lambicchi di etro, rilucono rlvorberando il rosso ridnfil'imBchstdarerchitetti teatrali indicavano sempliemente Atrio, Fortezza, Carcere, Sa* rteSia- »«?J U Bragaglia accenna Bol**0 B^\et}V^ ^T.TÒt^ leV* arcli trilobati), o Scena tragica 0 . Complesso plastico scenica La 11 el o il settecento fastosi e minuziosi, qua la linearità, non sempre essenziael fondo; sensazione di silenzio e di immorte. La maggior parte degli scenari p dunque generica. Come gli antichi ;tie, nuda, ma con attributi semplici e| propizii a una certa immaginazione, e una colorazione unica o molteplice e empre a toni decisi. Per il difetto del atalogo non ho potuto riconoscere la destinazione d'una scena, vivace nelle inee e nei colori: l'alba, due vele nel ondo, dietro un molo, rustiche case, una a destra, illuminata nell'interno e gaia, una tetra e buia a sinistra. Manon di Puccini, quarto atto? Mah! Ma scena non è la parola che esattamente indichi, nel suo uso comune, questi lavori del Bragaglia e quelli dei uoi vicini nella mostra. Sono plastici d! scene o teatrini, che dir si voglia, di cui la fronte è di sessanta centime- ri sesSanta, circa, e la profondità, orse, altrettanta. Costruzioni di legno, pareti, colonne, scale, edifici!, pezzi di vusaaalogdmliutovAsupdzploMstoffa, di carta, una o due lampadine elettriche, rozzamente nascoste o velae, gialle, rosse, viola. Colonne trasparenti Domenico Belli ha esposto un edificio, diciamo cosi, senza porte nè finestre, una grossa parete e una specie di tettoia, giallo; sospeso, in alto, un graticcio; è per I prigionieri di Marinetti. Ferdinando Gatteschi presenta uno sfondo luminoso e una costruzione sintetica per la Nuova colonia di Pirandello. Isaia Colombo gli angoli di quattro edlficil, due grigi, uno rosso mattone, uno marrone, visione turrita, medioevale, per il Fra Gherardo di Pinzetti. Bruno Montonatl una caverna triste, sconsolata, pesante, donde si scorge, di là da scogli piatti e levigati, un verde mare spumeggiante; è pel terzo atto di Tristano e Isotta; pregevole. Giovanni Broggl espone una « piattaforma » per Amleto, sbocco ricurvo d'uno stretto corridoio, illuminato d'un rosso infocato; immagine d'allucinazione; e il « Cimitero » di Amleto, come un calvario con molte croci. Au gusto Favalli ha drizzato molte colonne, alcune anche di mica, trasparenti, per Volumi di Marlnettl. Francesco Cagnoli una scena pel Boris Godunof, quella dove si svolge il famoso monologo, stilizzazione lineare e coloristica del. l'apparato comunemente in uso. Vinicio Paladini ha dedicato alla Balome di Strauss una splendida quantità di oro; scalee, piani inclinati, pavimento, tutto scintilla d'oro, anche una colonna di mica; in mezzo al pavimento, una specie di piscina, una escavazlone coperta di vetro verdolino; in fondo, una tenda nera e un'altra verde. (Non c'è equivoco, c'è proprio scritto « Salame di Strauss », nel catalogo). A proposito delle colonne, se ne vedono parecchie, in questi teatrini, di vetro o di mica, trasparenti e, può darsi, fragili. L. Bologna ha costruito e dipinto due grossi lambicchi, due volte più alti di Faust, che sta seduto alla sua scrivania; in fondo, una variopinta vetrata gotica; ambiente raccolto ed evocatore. Enrico Kanechn presenta due scene per l'Aida, (una piramide, e una scala che fa capo in alto a una porta illuminata di verde e in basso a un'altra porta invasa dal rosso) e una sintesi scenica, fra colossali piani grigi. Cose meno interessanti o curiose presenta la sala che ospita bozzetti di scene. L'Aida ha tentato numerosi pittori, il Bussoli, il Kaneclln, il Broggl, 11 Cagnoli; piramidi, colonne, arch! quadri, palme. Il Kaneclln ha fuso in un solo bozzetto il Walhalla, alto su colline verdi, 11 Reno verdolino, e il Nibelhelm sorofondante a imbuto. Simpatiche fantasie, quelle dello stesso Ka- Is9lai3dlr! n6Cli,n £e|*,Ia Ca"f"i° de} ?aJfè di Bach |e Pel Beìf«aor di Respìghi. Nella stessa sala, una bizzarria. Ecco gli ameni e robusti fantocci che Maria Slgnorelli ha formato con ritagli di stoffa, di pelli, rappresentando i personaggi di Sulla strada maestra di Cecoff. Alcuni di essi, i pellegrini, il dormiente, il postino, hanno una grande espressione. Vile la materia, forts l'efficàcia. E guarda un po'! Questi fantocci stanno l'uno accanto all' altro in una semplice vetrina, nella luce del giorno | nessuna scena li ricinge, e, se tu'lì fìs di, sembrano davvero personaggi deter-a / minati e viventi nell'atmosfera di Cecof, pronti al dialogo e all'azione. Se rivolgi lo sguardo a certi teatrini o bozzetti con tanta ingegnosità costruiti e colorati, ti è assai difficile l'immaginare, non dico determinare, quali vestì e gesti possano mal armonizzarsi con quelle linee e luci, e quali persone sce nlche respirare • vivere in quelle atmosfere! A. DELLA CORTE

Luoghi citati: Bologna, Firenze