I giapponesi marciano su Pechino
I giapponesi marciano su Pechino I giapponesi marciano su Pechino Confusione e panico nella città minacciata— Carri d'assalto aeroplani e artiglieria impegnati intorno alla città di Mi-Yun Pechino, 12 notte. Le forze nippo-mancesi hanno iniziato la loro avanzata sulla capitale dell'antico impero cinese. Le operazioni sono cominciate stamane: questa sera a tarda ora si sa che la battaglia continua intorno a Mi-yun, grosso centro che sorge dove la valle del fiume Luan' si apre sulla pianura, a settantacinque chilometri da Pechino. L'azione in sviluppo, da un punto di vista militare, è la conclusione del- za operazioni che, due mesi or sono, hanno dato ai giapponesi e ai loro alleati il possesso del .passo di Ku pek Kow. Da un punto di vista politico essa significa che il Giappone e i suoi alleati del Manciukuò intendono occupare Pechino. E, tornando al fatto militare, pare ci possa essere ben poco dubbio chele forze nipponiche abbiano a mancare il nuovo obiettivo. Preparazione e battaglie tipiche La battaglia riproduce tipicamente quelle che, ormai da venti mesi, si combattono fra Giappone e Cina. E' la « battaglia » per la conquista di Mukden, è quella che ha dato ai giapponesi il possesso di Cin-Ciaw, è ancora la ripetizione esatta della conquista di Cing-Wang-Tao: i giapponesi hanno fatto annunciare dal Governo di Tokio che i meìnbri di questo sono decisamente orientati verso la pace e sono contrari ad ogni azione di guerra. Il comando delle truppe operanti ha dichiarato — con la chiarezza usata prima della conquista di Mukden, di Cin-Ciaw, dì Cing-Wang-Tao —■ che esso ubbidisce soltanto agli ordini dei Mikado. D'altra parte i cinesi hanno annunciato, una volta ancora, che la nuova minaccia ha chiuso ogni crepa interna, che ognuno dei generali, generalissimi, marescialli ha fatto la pace con l'altro e che è pronto a morire con tutti i proprii uomini prima di dare indietro di un passo. Per la battaglia di Mi-yun le cose non sono andate — ed è troppo facile prevederlo, non andranno — in modo diverso. I giapponesi hanno deciso di entrare a Pechino: hanno scelto un momento — come nelle altre occasioni — ire cui Europa e America hanno più che mai da pensare ai fatti proprii, e hanno messo in moto la propria macchina militare. I' cinesi — generali e soldati — hanno annunciato che questa volta resisteranno per salvare il suolo della Patria e lavare l'onta delle precedenti riti rate. C'è da crederliin buona.fede, ma c'è da restare, dopo tante mancate prave, scettici circala.loro possibilità di mantenere, con le promesse, le trincee. Combattono per due giorni; forse per tre, forse per una settimana: e combattono valorosamente. Poi, di colpo, cedono di fran¬ | te a quell'esercito che, attrezzatoJ meccanici-zzato, allenalo, funziona e passa come un rullo compressore. L'incursione di un aeroplano Stamane i giapponesi hanno annunciato con un lancio di manifesti su Pechino che essi occuperanno la città. E' difficile descrivere la confusione che la scorreria dell'apparecchio nipponico ha provocato. Si trattava' di un grasso trimotore da ricognizione, che ha incrociato per due ore almeno sulla città. Gli aviatori si erano evidentemente proposti di « pettinare », strada per strada, i cento chilometri quadrati di Pechino vecchia e nuova. E ci sano riusciti, malgrado l'intensissimo fuoco di artiglieria e di mitragliatrici che li hanno accompagnati durante la loro scorreria. Il fuoco da terra è durato tanto quanto è durato il rombo dei tre motori che facevano volare a bassissima quota l'apparecchio nipponico. L'aeroplano è giunto sulla città pochi minuti prima delle nove: per due ore la città è stata preda di una confusione cosi grave: più che di confusione, si potrebbe parlare di panico. Nei quartieri della vecchia Pechino che confinano con la « Città Proibita », la folla si è data a fuga disordinata: intanto l'apparecchio continuava a sfarfallare quintali e quintali di manifestini redatti in caratteri mandarini e nei quali (annunciando la decisione del comando nippomancese di occupare la città) si invitava la popolazione a mantenere ordine e calma. Non vi è dubbio che il pilota e gli osservatori nipponici hanno avuto campo di constatare gli effetti delle esortazioni che essi facevano piovere in così larga copia sui pechinesi. Alcuni altri fogli volanti invitavano i soldati delle varie armate cinesi a disertare e a far causa comune con le truppe del Manciukuò. Alle undici, esaurito il compito, l'apparecchio si allontanava mentre mitragliatrici e antiaerei cessavano, la loro inutile fatica. A mezzogiorno cominciavano a giungere le prime notizie sullo sviluppo della battaglia intorno a Miyun. La città è stata investita da tre colonne di fanteria che hanno tentato di impossessarsi della posizione di sorpresa. A questo scopo l'azione delle fanterie non è stata preceduta nè accompagnata da azioni di artiglieria, ma appoggiata dalla mossa di carri armati leggeri che si sotto buttati sulle prime attrezzature difensive cinesi che hanno presto ceduto.. . | . Le colonne di fanti hanno così potuto raggiungere poco dopo l'alba la- riva sinistra del fiume Luang, di fronte alla città di Mi-yun. Qui, però, si è verificata una sorpresa per quelli che .ai preparavano ad agire J di sorpresa. Il comando cinese infat- ti aveva provveduto a far saltare i due ponti che uniscono, a nord e a sud di Mi-yun, le due rive del fiume. Un comunicato diramato nel pomeriggio dal comando nipponico e raccolto dalle stazioni radio locali, descrive la drammatica situazione in cui sono venuti a trovarsi gli elementi avanzati della difesa cinese allorchè è stato tagliato alle loro spalle ogni collegamento nel momento in cui sono stati interrotti i due ponti. Queste truppe sono state alla mercè dei carri armati nipponici che hanno completamente rastrellato la zona, distruggendo uno a uno i nidi di resistenza sulla sinistra del Luan Liao. Il comunicato giapponese parla di un migliaio di uomini messi fuori di combattimento. Mille uomini fuori combattimento Questa notizia è stata, durante il pomeriggio,^ confermata nella 'sua sostanza, dai feriti che da Mi-yun sono stati ricoverati negli - ospedali di Pechino. D'altra parte l'interruzione dei ponti ha.servito.a impedire, o^per lo meno a ritardare, il passaggio sulla riva destra delle truppe nipponiche, le quali dopo alcuni tentativi di riallacciare le arcate fatte saltare con dei ponton^, hanno desistito dal cercare un passaggio di fronte alla città. Alle undici di stamane il comando nipponico ha fatto eseguire un intenso bombardamento sulla posizione contesa: almeno una cinquantina di aeroplani, sorvolando Mi-yun, hanno lasciato cadere sull'abitato e il sistema difensivo circostante tonnellate e tonnellate di bombe. Con temporaneamente si provvedeva a piazzare batterie di piccolo e medio calibro che hanno cominciato a battere, con molta efficacia, le posizioni.cinesi dalle quali con due sezioni di piccola artiglieria e alcune mitragliatrici i difensori tenevano sotto controllo i due ponti e impedivano agli attaccanti di riallacciare il passaggio su di essi. A sera i giapponesi Hanno annunciato di aver passato il fiume e d'essere entrati a Mi-yun. Por contro un comunicato cinese dice che « i nippomancesi sono riusciti a occupare importanti posizioni ma non hanno ancora potuto traversare il fiume Luan Liao ». Per non volere sembrare scettici verso chi ha redatto il comunicato cinese bisogna pensare che questo sia stato precedente a quello col quale i giapponesi annunciano quello che può essere considerato il successo essenziale della giornata di oggi che, nella descrizione — questa volta concordante — dei due avversari è stata sanguinosissima. Un comunicato nipponico diramato alle undici della notte annuncia senz'altro che le truppe imperiali inseguono i difensori di Mi-yun i quali si disperdono fuggendo verso ovest. C. Ti'ens -han < °KaìluTéns'ii?° Veny-suJì '} t i-fafèng o ^ s 9 tj \SCE-tiL.-i E M,e„.Cidng {/asterisco indica- la- località di ili- yun dove al svolge la battaglia
Persone citate: Luan
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