Inquietudine francese su tutti i fronti

Inquietudine francese su tutti i fronti Inquietudine francese su tutti i fronti feste tedesche e il malessere della Piccola Intesa Parigi, 11 notte, egglamento ministeriale vié»atìj$lp in particolare l'entrala di il Gabinetto Dollfuss sono .a Parigi con favore. 1/uf"gmètit Parisien nota in proponili fatto saliente di questo ppamento ministeriale è il ritte! Gabinetto di un uomo politìano-sociale che è uno dei "più costanti del principio delidenza dell'Austria e la cui .... .politica ha preparato la via al protocollo di Losanna del 1932: l'exCaàìtìUlere Buresch. ',vi^t|à presenza di Buresch nel Gabinetto Dollfuss — scrive il Petit Panateti. — reca Incontestabilmente all'Austria una nuova garanzia di stabilità politica. La scelta di questa personalità come ministro delle finanze attesta nel tempo stesso lo spirito di continuità col quale il Cancelliere Dollfuss persegue l'esecuzione del prò tocollo di liosar ìa, base del consolidamento monetario e del risorgimento finanziario dell'Austria ». In quanto al prestito austriaco nulla di' .tt|6vo viene tuttavia segnalato in-mjéftil circoli i quali si limitano a riprodurre sulla scorta del Neue Wicn*r fffiWlatt gli echi delle impazien•sé>ÌìlpjneBi di fronte al persistere del;^|Spjiaalone regnante a Parigi, indecisione da noi segnalatavi subito dopo il' colloquio del ministro austriaco iPaul-Boncour. Non è tuttavia Imene l'assunzione di Buresch itero delle finanze sia a cinedo feconda di risultati, ma francese è per il momento occupata dalle dichiarazioni àdolny a Ginevra e dall'nrticolo SP^VÒn Neurath sulla necessità del rlijrmamento della Germania qualora la Francia continui a rifiutarsi di disàmare per avere voglia di occuparsi d'altro. Dichiarazioni di Curtius dnvdicvnogmslcbdRdE' da notaTe che sull'argomento del- : le rivendicazioni tedesche la rivista ; • Zie Mois pubblica un articolo del dottor Curtius nel quale iex-Alinistro degli Esteri tedesco dice fra l'altro: OTK «Un perfido progetto è nato all'estaro: prendendo pretesto dall'avvento gngdl Hitler al potere si vorrebbe chiugEdere le orecchie alle legittime rivendi g- cazioni della Germania nella questione F* del disarmo e opporsi ad altre concesP sioni necessarie tendenti all'annullamento definitivo del trattamento discriminatorio inflitto alla Gsrmania. Nessun vincolo mi unisce al Governo attuale ma protesto.fermamente contro questa tendenza. Questi sentlmen ti e questi discorsi non ricordano che jtroppo quelli che si udivano nel 1925'e |nel 1927 quando i partiti coalizzati delle destre avevano assunto 11 potere. Nel 1930 mi levai contro la Francia che aveva interrotto i negoziati economici relativamente alla Sarre in seguito al risultati delle elezioni generali di quell'alano.-Nelle conforenze che facevo agli Stati Uniti dichiarai apertamente Che la'Francia meritava uh biasimo severo pel suo atteggiamento Intransigente, in politica internazionale, e che non aveva tirato dal trattato di Locamo e dalla entrata della Germania nella Società delle Nazioni le conseguenze che si imponevano ma che aveva fatto pagare col Piano Young il Suo consenso allo sgombero della Renania. Di poi i mancamenti della Fran, eia sono continuati come conseguenza del suoi nuovi temporeggiamenti e della sua ostruzione all'opera del disarmo. SI è forzati di riconoscere che vi è rapporto fra causa ed'effetto tra questo atteggiamento della Francia e il movimento nazionale tedesco e se. ne è spesso fatta l'osservazione. E' tempo che la" Francia e il mondo intero diano alla Germania quello che questa è In diritto di reclamare e si rinunci a tenere la distanza fra vincitori e vinti ». La polìtica di un Sovrano A prescindere da questi nuovi argomenti di tensione o forse appunto in ragione di questi persiste comunque l'impresslqne di cui ci facemmo eco recentemente che gli ambienti parigini, per l'appunto in considerazione dell'andamento sempre più critico della Conferenza del disarmo, tendono a giudicare con spirito leggermente diverso gli avvenimenti politici dell'Europa centro-orientale. La Républiqne pubblica per esempio oggi sulla. Romania e su Re Carol un articolo sospettoso e ostile che non manca di aspetti sintomatici. Parlando della scarsa coesione della Piccola Intesa la République scrive che la Piccola Intesa* è unaforza ma che i tre cavalli che vi sono attaccati, per quanto abbiano di recente tentato dl mettersi al passo, non marciano sempre d'accordo. Si tratta di una coalizione di interessi e gli interessi sui quali riposa tale coalizióne sono variabili. Inoltre in ognuno del tre Paesi accanto ad elementi francofili ne esistono che non lo sono. « Per non parlare che della Romania — continua l'organo della rue de Valois — ognuno sa che due politiche l'hanno sempre divisa e la dividono tuttora. L'espressione di quella politica che non ci è favorevole ò da scorgere nella irritazione che certi circoli romeni nutrono da qualche tempo contro la Polonia: « Noi non ci batteremo mal per il corridoio », e ciò significa semplicemente che non si è perdonato alla Polonia di avere firmato il patto polacco-sovietico. Re Carlo di Hohenzollern fa la sua politica personale senza dubbio e qui bisogna sottolineare che il Re non può soffrire vicino nessun uomo di valore. Tutto quello che è grande o forte lo offende. Solo Titu-lescu trova grazia davanti a lui perchè TJtulescu non è uomo di partito attaccato alla sua dottrina, ma un semplice tecnico della politica, intelligentissimo, adattabile, fine, sottile, astuto, capace del resto di iniziative brusche e di cui Re Carlo sa che bisogna diffidare. Ma in presenza di un Maniu, capo del par-tlto dei contadini e il solo uomo dl Stato della Romania odierna, 11 Re la- scia, libero, sfogo alla sua .gelosia, e combatte l'uomo apertamente. E sic come egli ha bisogno di un transil vano per governare, perchè i transil vani sono più evoluti che non i romeni della pianura, si prende Vaida Voivoda, uomo nato per caso sui pianori e che sarà sotto apparenze transilvane l'uomo del Re. Politica personale, politica di palazzo e anche politica di famiglia perchè è il capo dalla famiglia, l'Hchenzollern di Sigmaringcn che si va a trovare dl tanto in tanto, che la consi-glia: e il parente di Sigmaringen saquello che fa quando consiglia la politica antisemita di Hitler a Re Carlo. Si tratta di turbare la Romania, distaccare da Bucarest i tranrilvani. diservire i progetti di revisione, eccitan- do Maniu, inducendolo a diventare. incerto qual modo suo malgrado, il Macek della Transilvania. Carlo marcia cosi non di proprio movimento ma manovrato dal parente tedesco sulle traccie di Alessandro di Serbia. Quel due Re inabili danno loro stessi il colpo di accetta che permetterà di dire agli avversari dei loro paesi — e la Romania ne è uno — « la grande Jugoslavia — o la grande Romania — sta disgregandosi». In tal modo Carlo di Romania, come Alessandro di Serbia, in seguito alla detestabile politica familiare e forse senza volerlo si manifesta come nemico della pace ». A giudicare da quanto precede sembrerebbe insomma che negli ambienti direttivi del radicalismo francese la Romania non sia più argomento di soddisfazione integrale. C. P.