Accordo commerciale e doganale tra l'Italia e la Russia

Accordo commerciale e doganale tra l'Italia e la Russia Accordo commerciale e doganale tra l'Italia e la Russia La firma & Palazzo Venezia Roma, 6 notte. Oggi, a- Palazzo Venezia, sono slati firmati da S. E. il Capo del Governo e dal signor Lcvenson, rappresentantc commerciale dell'U.R.S.S. in ItaU d)le scordi: u ppi dil carattere doganale e il.secondo commenade, tra l'Italia e l'Unione delle ^epH&W'cfte Sovietiche Socialiste. Erano presenti S. E. Z'Ambascia lare dell' U.R.S.S. in Roma, PotemA:in; S. E. Suvich, Sottosegretario di s<a/0 „er g!i Affari Esteri, e S. E. Asolarti, Sottosegretario di Stato per ,„ ' • •• ' le Corporazioni. Gli accordi che oggi sono stati firmati costituiscono una nuova tappa nel costante miglioramento dei rapporti economici italo-sovietici, i qua- li, grazie ai Patti conclusi negli anni 1930-31, hanno avuto notevole incremento. I nuovi accordi consistono: a) in una convenzione doganale; b) in un accordo di garanzia dei crediti. Tali accordi potranno dare, certa mente, un ulteriore impulso agli scambi fra i due Paesi, tanto più che la convenzione doganale contiene la clausola della Nazione più favorita per ambedue le parti contraenti, L'accordo di garanzia dei crediti ri guarda tutte le ordinazioni che la Russia farà in Italia nel corso del 1933, ordinazioni il cui ammontare è fissato nella cifra di duecento milioni di lire italiane. Gli accordi attuali rappresentano il coronamento di trattative svolte, a più riprese, in questi ultimi mesi con cordiale spirito di collaborazio ne da entrambe le parti. Fu, esatta mente, nel marzo dell'anno scorso che il Governo di Mosca inviò a Ro ma una delegazione incaricata di stu diare il modo di rendere più attivi e più voluminosi gli scambi commer ciali italo-sovietici e stringere accor- takoT(cariche òoiris^ondentia' quel le dei Sottosegretari di Stato in Ita di concreti .al riguardo. La delegazio ne era costituita dal Commissario aggiunto al commercio estero e rappresentante commerciale in Germania, Weizer, e dal Commissario aggiunto per l'industria pesante, Pia- a l Ha). Facevano parte della delegazio ne anche i sigg. : Dvolaiski, membro del collegio del Commissariato per il commercio estero ; Levenson, rappresentante commerciale in Italia, e Weimberg, segretario dell'Ambasciata dell'U.R.S.S. presso il Governo d'Italia. La delegazione comprendeva inoltre un certo numero di esperti. Gioverà ricordare come si è svolto, in questi ultimi anni, il corri mercio estero fra l'Italia e la Russia. Nel 1928 importammo dalla Russia merci per 178 milioni 3 mezzo di lire italiane, ed esportammo in Russia per 65 milioni di lire. L'anno successivo le nostre importazioni ebbero un balzo in avanti ed esportammo merci per 341 milioni mentre le esportazioni ebbero un rimeccTrLigiua Wmasenifrasi Il SeRupola esnetàil Stziatetuvocolaznol'ifrnonol'ageintemqumtrnotiécchintescBtachmPmGucweflacpsolal'adggtemlie.ve aumento, raggiungendo qua.u di 71 milioni. Il 1930 registrò un ulteriore balzo in avanti delle importazioni, che furono di 55? milioni e le esportazioni italiane salirono a 107 milioni e mezzo. Ma le cifre pi'i alte furono regiocrate il 1931 : 561.200.000 lire alle importazioni e 275 milioni e mez**, allt eioortazioni. L'anno scorso, le importazioni dell'Italia ammontarono a 333 m> lioni e mezzo e le esportazioni italiane in Russia a 237 milioni. Gli ultimi dati ufficiali che si hanno, sono quelli del gennaio 1933. durante il quale mese importammo dalla Russia per 28.200.000 lire, ed esportammo per 2 milioni e mezzo. Le merci che figurano in quantità - [maggióre nelle nostre importazioni e ^alla U.R.S.S. sono": frumento duro | e frumento tenero, legno comune. |rozzo e segato, il petrolio, la beno ,z!na: 51 carbone. Le nostre esporta ìzioni riguardano prevalentemente la produzione industriale. o i i l , e 7 o X . . . o , , n l e 0 . sdtsicodrmiacangtgTigdhsEplvlfes, a riaeel » o n Il rinnovo del Trattato russo-tedesco Viva delusione in Francia Parigi, 6 notte. A poche ore di distanza dalle dichiarazioni di compiacimento e di gratitudine fatte alla tribuna del Senato dal.Ministro Boncourt all'indirizzo di Her-iriot per la conclusione del Patto di non aggressione franco-sovietico, patto al quale Io stesso Herriot non ha manca- to di attribuire più di una volta virtù taumaturgiche per l'avvenire della po- litica estera della Francia, il rinnova- mento inatteso del Trattato di Berlino del 24 aprile 1926. fa sull'opinione francese l'effetto di un secchio d'acqua gelata. j" Dall'assunzione di Hitler al Cancel- ! lierato e al trionfo del nazionalsociali- !smo in Germania, i circoli politici pa-!rigini non avevano infatti'mancato diiporre come assioma che tali avveni-'menti avrebbero ormai, quanto prima, !messo la parola « fine > all'amicizia ed|alla collaborazione russo-germanica, e che la strada era ormai libera per la|resurrezione dell'antica tradizionale • benemerita amicizia e collaborazione \ franco-russa con o senza prestiti. : IFalHmentO di una profezia n . i. i j Qualche giornale di destra aveva po- TenT; mVm generale gli ambienti direttivi delia PO.^litica erano convinti che Herriot aves se ragione, e una delle previsioni più diffuse per il caso che il sindaco diLione e presidente della Commissione degli Esteri della Camera dovesse ri- prendere il bastone del comando. erafino a ieri che egli avrebbe immediata- mente cercato di sfruttare a fondo le circostanze favorevoli per giungere con 11 Governa di Mosca a qualcosa di più Intimo e impegnativo che non un trat-tato di semplice non aggressione. - Proprio nel momento in cui Herriot imette il piede sul selciato parigino cco viceversa che «il rinnovamento del Trattato russo-germanico da parte di Litvinoff e di von Dirksen, viene ad ag- ' giungere una nuova cocente delusione a quelle arrecategli dal suo viaggio a Washington. Non verseremo certo una sola lagrima su queste delusioni nè su quelle, forse altrettanto cocenti dei partiti di sinistra francesi. Del resto non tutti i francesi sono stati egualmente sorpresi dalla decisione russo-tedesca di ieri. Il senatore Eccard, parlando giovedi al Senato della politica francese verso Ja' Russia, confessò che, per parte sua, dopo il Trattato del 1926, una rottura fra a Germania ed i Soviet gli sembrava estremamente improbabile, essendo che nessuno dei due Paesi può fare in realtà a meno dell'altro e dato per di più l precedente italo-russo, ossia di due Stati che, malgrado istituzioni essenzialmente diverse, sono riusciti a mantenere fra loro rapporti eccellenti in tutti i campi, come prova ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, l'accordo commerciale firmato oggi a Paazzo Venezia. Ma il senatore Eccard non rappresenta se non una unita, nel'innumere falange dei parlamentari francesi ed è risaputo che la Francia non ha l'abitudine di dar retta a chi non possa invocare a proprio sostegno l'avallo della maggioranza. Il rinnovamento del Trattato russogermanico è dunque la prima batosta inflitta dalla realtà al castello di carte del preconcetti francesi sulla Germania di Hitler. I dispiaceri polacchi Il Bempart in specie, che da una quindicina di giorni distilla quotidianamente al pubblico francese tossine ultra scioviniste, fin qui monopolio di quel noto ebdomadario di pettegolezzi politici che risponde al titolo di Au.v écoutes, moltipllca le grida di allarme chiedendo con insistenza al Governo ed in particolare a Boncour che cosa intenda fare di fronte al tentativo tedesco di riavvicinarsi alla Polonia. Che cosa vuole insomma la Francia ? Bisognerebbe intendersi una buona volta. Vuole il bene della Polonia o vuole che fra Polonia e Germania non abbia mai a regnare la pace? Vuole che '.a Polonia organizzi stabilmente e solidamente il proprio avvenire fra Russia e Germania creandosi la possibilità di una esistenza pacifica o vuole nel suo cieco egoismo che la patria di Mickiewicz, questo grande e nobile paese, non esista sulla carta d'Europa se non per fare il comodo della Francia e seguirla nelle sue folli avventure come Sancio Pancia seguiva don Chisciotte? Qualcosa di analogo, ancorché su un piano e con criterio, totalmente diverso, avviene nella reazione francese alla politica di Dollfuss in rapporto al-' l'Anschluss. L'azione del Cancelliere austriaco per salvaguardare l'indipendenza del suo paese è naturalmente graditissima a Parigi. Ma Parigi si guarda bene dal dichiarare apertamente tale soddisfazione e quando gli uomini di Vienna si fanno innanzi a chie- derle di sanzionare la bontà dei loro sforzi e delle loro intenzioni desistendo dall'opporsi alla concessione del prestito accordato loro a Losanna, eccola rispondere che quel che essi fanno per impedire l'Anschluss non è sufficiente, o che se l'Anschluss non è cosa fatta oggi non è detto che non possa esserlo domani e che insomma bisognerà stare a vedere per convincersi se propriamente l'Austria di Dollfuss merita o no i franchi di Losanna. Non altrimenti agirebbe quel medico che prima di decidersi a somministrare una medicina, a un malato volpsse assicurarsi ehn non muoia. Quando vi si deciderà sarà già morto. «Ben venga anche l'Anschluss» ! Ma il senso recondito di queste esitazioni di Parigi lo si capisce senza grandi difficoltà allorchè si vede, il Temps alludere alle -• diffiedenze verso i progetti fumosi di unione austro-ungarica e di riaggruppamento di paesi dell'Europa centro orientale t. Chi U ha messi in piedi quei progetti •» fumosi?». Li ha messi in piedi l'Italia. Ecco perchè Parigi da un po' di tempo quando si parla di opposizione all'Anschluss sembra colpita da improvvisa sordità. Finché l'opposizione, all'Anscbluss si presentava quale un affare strettamente francese Parigi gridava: « Ben venga l'opposizione al- .,, i1 AnschIllss »• Dal giorno che invece, a torto ° a ras"i°ne, si crede di poter ri tenere obe l'affare tenda a. rientrar» Per Vuna 0 1 altra vla nel1 orlnta deI"1 ù azlone diplomatica italiana, anche 1 op- Poslzi°ne all'Anschluss perde per la - capitale francese tutto il suo sapore, o * Pereat mundus » e venga anche l'Ane schluss, ma che l'Italia non possa mal a rtire di aver vinto ,ma Patita dirl^ jmatica nemmeno d'accordo con la - ! Francia. Questa e la mentalità france- !Pe- E lft osservazioni che precedono -!servon:' egregiamente a comp-enriera iia*rne lo statn d animo parigino nel -'riguardi dei tentativi di riawicinamen, !to tedesco-polacco. Tali tentativi non d|ebbero forse la loro Pr™a °nè^3 nel e colloqui italo-germanici di Roma? La. a|Prima idca della necessità di ima soe • luzione dei problemi pendenti fra Bere \ "no e Varsavia non accompagnò forse : la gestazione e il natale laborioso del Iprogetto di patto quadripartito? Il la vorio diplomatico tedesco-polacco, co me oure quello che involge Vienna a - muedaP^t \ e lcke altra capitale non m -no 'forse frettante m^esta^oni .^=^^^ni^ avvera fecondo prima ancora di esiste» ù I di!^= per lo sp.nto mioyn real.sti_co._ant, e iformalistico, di cui il - suo principio» stesso è permeato ? Tanto basta perchè aìla prospettiva di un miglioramento dei - rapporti edesco-rolacchi appa.a voe spr"aa.toor' nf™°c"fe" J * n mentalità alla quale siamo^ab Ua,.d» ù tempo, ma alla quale non abbiamo an. t-jcora imparato a rassegnarci, - " C. P.

Persone citate: Herriot, Hitler, Levenson, Mickiewicz, Sancio Pancia, Suvich, Weimberg