Sobrie dichiarazioni di MacDonald alla Camera dei Comuni

Sobrie dichiarazioni di MacDonald alla Camera dei ComuniSobrie dichiarazioni di MacDonald alla Camera dei Comuni e a e a a o e a à i ¬ Londra, 4 notte. L'impazienza con la quale la Camera del Comuni ha atteso le dichiarazioni di MacDomald sui suoi colloqui di Washington col Presidente Roosevelt si era oggi fatta reatoenite febbrile, in seguito al fermo atteggiamento assunto dell'ainministrazioine americana di fronte alle pressioni esercitate a Washington dai detentori dei titoli dei prestiti americani. A questi, come è noto, l'amministrazione aveva annunziato che gli interessi dei titoli sarebbero stati pagati in doffliari deprezzati. La City londinese aveva protestato contro questa decisione ma Roosevelt Ieri notte dichiarava che nessuna diversità di trattamento poteva essere concessa ai detentori stranieri di titoli americani e che l'oro necessario per il pagamento degli interessi di questi titoli esteri non sarebbe stato esportato in alcun caso. Il discorso del Premier Questo accavallarsi di complicazioni e il conseguente oscurarsi dell'atmosfe ra mondiale nelle settimane di vigilia della conferenza economica, hanno fatto si che la Camera e il pubblico attendessero con impazienza le dichiarazioni di MacDonald. « Ero ansioso - ha precisato il Primo Ministro - di accertare le vedute del Presidente Roosevelt sulla convocazione della conferenza economica. Constatato che eravamo d'accordo e più tardi che Herriot condivideva le nostre opinioni, ci ponemmo in rapporti con la commissione preparatoria della conferenza, la quale è stata convocata per il 12 giugno venturo. Discutemmo in dettaglio i problemi da sottoporsi all'esame della' conferenza. Essi includevano le questioni delle tariffe, delle quote, del controllo dei cambi e della, stabilità delle valute nazionali. E' stata pure esaminata la questione di una tregua doganale per tutta la durata della conferenza. CI proponevamo di accertare, mediante intime discussioni, quali prospettive esistessero di una collaborazione e non di giungere ad accordi definiti. Ci trovammo d'accordo nel ritenere che i nostri due paesi dovessero intervenire nella prossima conferenza a mani interamente libere. Il risultato di .questo scambio di vedute e di questo esame dei problemi è stato immensamente incoraggiante. « In vista della controversia sorta attorno alla proposta di una tregua doganale, • credo necessario dover dire ' che ritenni essere mio dovere il far rilevare quanto diversa fosse la posizione di un paese come il nostro da quella dei paesi ad alte tariffe doganali e con difesa economica già sperimentata e in atto. Io accolsi quindi favorevolmente l'idea di una tregua, ma precisai che la sua applicazione dovesse essere assoggettata a salvaguardie imposte dalla diversità della nostra situazione, e ciò fu ritenuto ragionevole. « Colsi poi l'opportunità per fare al Presidente una completa esposizione della politica britannica in materia di disarmo, e quale risultato delle nostre discussioni raggiungemmo un'identità di vedute che si è riflessa nell'effettiva cooperazione tra delegati inglesi e amerioani alla conferenza del disarmo in appoggio del progetto di convenzione attualmente esaminato a Ginevra. « Dis»utemjno anche del problema dei debiti d'i guerra e lo esaminammo con franchezza sotto tutti i suoi aspetti. Questi scambi di vedute hanno posto in risalto in tutti i loro dettagli le divergenze che dovranno essere conciliate non solo in vista di una sistemazione finale, ma finanche in vista di un'immediata trattazione del problema. Su questo punto non posso fare dichiarazioni più complete, poiché non si è ancora raggiunto lo stadio degli accordi. Non voglio dare impressioni esagerate, ma posso dire che la fiducia e la mutua intesa tra i governi di America e d'Inghilterra sono state materialmente migliorate dalle discussioni che ho avuto col Presidente Roosevelt al quale sono dovuti i ringraziamenti calorosi del Governo britannico esr l'amichevole ospitalità e per il con■ibuto da lui senza riserve recato alle nostre deliberazioni ». Un « no » risoluto Le dichiarazioni di MacDonald hanno lasciato delusa la Camera e il leader dell'opposizione Lansbury si è fatto eco di questa delusione chiedendo al Primo Ministro di dedicare una seduta parlamentare a un'ampia dichiarazione governativa circa le direttive che il Governo intende seguire Bilia Conferenza economica mondiale. MacDonald ha replicato che era pronto a rispondere alle domande che gli fossero poste per chiarire le vedute del Governo. « Questo è un modo di agire straordinario da parte di un Governo, ha detto Lansbury. Noi chiediamo qual'è la politica del Governo e il Primo Ministro ci dice di porgli delle domande. Che domande possiamo porre quando nè la Camera nè il paese hanno la più lontana idea di ciò che II Primo Ministro si propone di comunicare alla Conferenza economica? ». A questo punto un deputato liberale ha chiesto a MacDonald se la questione dei debiti di guerra verrà sollevata e discussa alla Conferenza economica mondiale. 11 Primo Ministro ha semplicemente risposto : « No ». Il dibattito è f ortunatanaeute terminato in un'atmosfera di buon umore parche lo speaker ha impedito a un altro deputato di porre delle domande al Primo Ministro dicendo : « E' davvero irregolare impiantare un dibattito sul nulla ». Dodici deputati conservatori hanno oggi presentato per una prossima discussione una mozione nella quale dichiarano che nessun pagamento dei debiti di guerra deve essere eseguito a meno che, e fino a che, non saranno risolti in modo soddisfacente dalla prossima conferenza economica mondiale le questioni dei prezzi delle materie prime, i crediti e i cambi. Alla Camera del Comuni oggi il Cancelliere dello Scacchiere, Neville Chamberlain, ha presentato una mozione, che la Camera ha approvato, tendente ad aumentare da 150 milioni di sterline a 350 milioni il fondo per la stabilizzazione dei cambi. Il Cancelliere, presentando questa mozione, ha dichiarato che essa non intende in alcun caso essere una misura destinata a reagire contro la svalutazione del dollaro e che l'incremento del fondo era anzi deciso prima che l'America abbandonasse lo standard aureo. Il nuovo incremento mira a rendere più stabile la sterlina e ad evitare il pericolo delle fluttuazioni causate da null'altro che dall'oscillazione normale dei cambi e dal fatto che negli ultimi mesi una enorme quantità di capitale straniero è stato investito In Inghilterra. Questo capitale « rifugiato », come lo ha definito il Cancelliere, potrà esser ritirato da un momento all'altro non appena fra il pubblico si diffonderà la sensazione della stabilità delle altre valute mondiali. In caso di un brusco ritiro la sterlina potrebbe subire forti deprezzamenti che comprometterebbero la rinascita dei traffici e danneggerebbero la situazione economica del paese. R. P.

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