Le cordiali relazioni italo-argentine

Le cordiali relazioni italo-argentine Mejia la musica ha suonato la Mar sue armi ed al quale non ha giammai mancato nei tre ultimi quarti di stscolo. c Eccellentissimo signor Presidente. Con l'emozione profonda che sperimento in questi momenti per me solenni, rappresentando la mia Patria amata innanzi alla- Vostra così grande, in nome del Presidente della Repubblica Argentina, mi irrigidisco suU'attcjiti di fronte alla Vostra gloriosa bandiera e levo il calice per bere alla salute di S. M. il Re. di S. A. R. il Principe di Piemonte, dell'ammirato Capo del Governo, che, con la. scintilla del suo genio costruttivo e benefattore, è riuscito a collocare nuovamente l'Italia fra le prime Nazioni della- terra*. Al termine dol discorso di S. E. eia Reale e l'inno Giovinezza-. Dopo il pranzo è seguito un ricsvimento. Le cordiali relazioni italo-argentine nei brindisi scambiati tra il Duce e il signor Mexia Ver In loro alta importanza pò-litica, ripetiamo, por quei lettori ai anali noi. rosse "giunta la nostraedizione moridlana'dt ieri, il tèsto ilei brindisi che al pranzo ufllciale&t'%^x^l?^%si sono scambiati Palazzo Venezia il Duce e il sic. Mexia. La parola di Mussolini Mussolini ha così parlato: « Signor Aynbasciatore. E' con rivocompiacimento che porgo a Voi, aì membn della Missione che Vi arcom-pagnano, al Governo e al popolo argentino il saluto mio, del Governo fascista e della Nazione italiana. «Il popolo italiano ed il popolo argentino sono legati da vincoli che supemno i consueti rapporti diplomatici. Lo mostra la Vostra presenza qui in Ro?na per una ambasceria che è di cor dialità e di amicizia. Voi portate aliaNazione italiana l'espressione del scn-amento che anima il popolo argentino verso l'Italia. La storia del popolo ar-gentino si può sintetizzare in una du-plice mirabile lotta per l'indipendenza;e contro l'avversa natura per la pro-sperìtà del suo popolo. In entrambe le lotte, fianco a fianco, con i Vostri aran-di costruttori dell'Argentina moderna}noi troviamo uomini detta nostra stir-pe. Nella nobile schiera dei San Mar-tin, altri basciatore, . Vostra illustre famiglia, noi troviamoManuel Belarano. figli di liguri ed eroedella indipendenza argentina. E nellapiù vasta schiera di costruttori, di dis- sodatori, di capitani di industria noitroviamo un apporto ceneroso di gentedella nostra razza, Il sentimento di fra- ì. Nétta nobile schiera dei San Mar-n, dei Rivadavia. dei Pueyrredon e di tri a cui si riattaccano, signor Am-iseiatore, le tradizioni stesse della■ «/I popolo italiano, dai lavoratori e navigatori agli uomini di pensiero, co-nosco la Vostra Nazione, la Sua tradu.sto piede sul nostro suolo la cultura italiana. Dai tenaci agricol.tori che annratittdndo della vara sue JL»l SJmt ^T^i^^^^^Jcessione acne stagioni, traversavanonello slesso alino due volte l'oceano per compiere un raccolto nel vecchio mon-do ed uno successivo nel nuovo, agli insigni studios.i che portarono nelle Vostre Università lo spirito della civiltà italiana, agli uomini del commercio edell'industria, tutti conobbero Vintemigonza e la cordialità del Vostro popolo e fecero conoscere ed apprezzare il la-voro, l'ingegno, la scienza, la fede dei popolo italiano. Uno dei nomi a noi più caro, quello di Giuseppe Garibaldi, direnne un nome caro anche per Voi e sulle piazze delle Vostre belle città sorsero monumenti in suo onore: e non per volontà di soli italiani. Perfino l'aspetto, dirò così, visivo, della vostra capitale, grande metropoli latina di oltreoceano,'rivela la fondamentale identità dei motivi sviluppatisi dal ceppo della nostra civiltà comune. «.L'atmosfera architettonica di Buenos Ayres monumentale accoglie familiarmente quelli di noi che si recano tra Voi e placa loro la nostalgia della lontananza con l'aspetto accogliente quasi di volti ben noti. Del resto una tradizione più volte secolare vuole giunta dall'Italia l'immagine della Vergine che Don Juan De Garay consacrò nella prima Chiesa di Santa- Maria de Buenos Ayres. <; La Nazione italiana, che ha seguito con profonda e affettuosa simpatia il movimento che ha. portato allindipen-denza la grande Nazione argentina, la Sua mirabile ascensione perseguita con fede, tenacia, intelligenza, è lieta e fiera dei vincoli di sincera amicizia che per virtù dei due popoli e per volontà dei nostri governi sono destinati a rafforzarsi e allargarsi in avvenire, con reciproco vantaggio dei nostri due paesi e neWintcresse della collaborazione pacifica fra tutti gli Stati. La Vostra presenza qui in Roma mi offre occasione gradita di darcene solenne conferma. « Signor Ambasciatore. E' con questo animo che io levo il bicchiere alla salute di »7 E. JustO, Primo Magistrato della Vostra Repubblica, alla Vostra ed a quella della Vostra gentile consorte, formulando i voli più fervidi e sinceri per la prosperità e la grandezza del popolo argentino i>. Al termine del discorso ài S. E. il Capo del Governo, la musica ha suonato l'inno argentino, ascoltato in piedi da tutti i presenti. Il Capo della Missione argentina Quindi il Capo dell'Ambasceria straordinaria della Repubblica Argentina, S. E. Mexia, ha risposto con il seguente discorso: « Signor Capo del Governo, Eccellenze, Signori, 'Ma la mia prima parola nn fervido saluto alla- bella e grande Italia in nome dell'Argentina che abbiamo l'alto onore di rappresentare. Saluto protocollare forse nella forma, ma che scaturisce dal più profondo del nostro cuore, elevandosi oltre il freddo cerimoniale delle usuali presentazioni rei calore dei vecchi e sinceri affettisorti dalle radici della nostra stessa or-ganizzazione sociale. Porgiamo i senti-menti della nastra riconoscenza a 8. M.i! Re d'Italia, per averci onorati con larivira del Suo gagliardo figlio S. A. R. i' Principe di Piemonte, il quale potéallora sentire in modo inconfondìbilel'emozione di molte migliaia d'argentini, uniti nelle indimenticabili manife stazioni di giubilo ugli italiani al di là l'.'-uso entusiasta al Capo Illustre del ■vi:.;o.- ui yittuuu ugit iniituni et ut tudici mari. E porgiamo ancora il nostroGoverno Italiano per avere proposto al- la, umanità il problema di una nuova democrazia organizzata e costruttiva,cnpace di risolvere le lotte sociali sullatv .'se della coopcrazione e della, pace/. a le classi tutte, allontanando per empre le soluzioni sterili basate sul-1l'invidia.) l'odio e la violenza sterminati ice. Vogliamo dirLc che vi sono molti patrioti argentini che seguono con ansiosa curiosità l'evoluzione di questa nuova Italia che avanza coraggiosaihcnte lungo il cammino tracciuto dal- Ila storia fin dai primordi dell'era cri- .vtiauo per correggere ciò che fu causa-crafo in forma incompleta dalla rivo-luzione inglese e dalla rivoluzione fran- ceso, per sradicare gli ai>usi straripan-iti dei loro principii basici, i quali litin- no permesso, col volgere dei tempi, i criminosi estremismi dell'epoca attua-le. E seguono ancora con il più vivo] interesse questa evoluzione di fronte sJ ***** Progressi dell'ultimo decennio, che, decennio, che, sottoposti all'analisi pragmatica- di una filosofia in voga, postero dimostravo con la eloquen~a dei fatti, la venia che Ut dottrina racchiude. « Dovrà U mondo aprire ten grandi fili occhi .8 non respingere a priori un regime mai prima d'ora sperimentato e che in così breve tempo ha potuto dare risultati così sorprendenti tanto ; nell'ordine politico comi in quello socialc, così nell'orbita economica, e fi- 'nanziaria. come in quella intellettuale ed artistica. Credo più nella logica degli gli avvenimenti che nella logica degli uomini che li osservano, giucche le società obbediscono, anche nel loro sviluppo, alla legge fi-sica della minor resistenza. Ciò che deve accadere, accade sempre, ed e profonda la fede che io ho nei- grandi esempi. I popoli non potranno seguitare come vanno, latt ciati fra precipizi senza orizzonti, e finiranno un giorno per adettare quei metodi eh.? avranno offerto i migliori risultati per estirpare con esito le due grandi pustole che affliggono la demo crazia: la demagogia e l'elettoralismo, o„ 1 „ Pentimenti ed affetti « Eccellenza, la nostra missione è P1" sentimentale che politica. Molto Par,e d'Italia non vi sarà una madre che "°>l attenda ansiosamente l'arrivo del piroscafo dall'Argentina? Dove, da Siracusa alle Alpi, non si troverà una sposa cne non abbui il suo compagno diletto nella nostra terra, lavorando pa il Pane dei s,,oi Quando sappiano V™ ene pomica, mono "a'mo nel >mo Pa^c » residenti italia NoH voglio parlare di interessi. Mi rìferisco s°:° a"!i affetti. In quale la rimasti saranno animate dalla stessa ìillusione e crederanno che il maggiora .™°*v . wwni""» «_ I nawicinamento anelato diminuirà , ^™* c"° * ^Para dagli esseri a mati. E quei sentimenti che con {,',!. af!ctto « accomiatarono, che durante^ fa traversataci accompagnarono, e che senza dubbio avranno ispirato un cor- -.^ benvenuta non anelli che real- avvincono la terra d'Italia co» i™ "e \r„eì1iìna e che mai invano «i. reno, .ngeiuina, e cne mai iiivu.hu saranno invocati quando 1 rapprese»-1tanfi politici di ambo ■< paesi cerchino' insieme la via dei possibili accoidi sni¬ , i ^*JZ&ZÌSJS23& «"',liei « Sojio questi sentimenti degli italiani di wmbo le parti che determinano per forza di nutura gii affetti di milioni di esseri, che furono pure italiani nelle anteriori generazioni. Sono qncilsentimenti c7ie producono l'attuale vin- colazione sociale o'" dovrà sovrapporsi che si pretenda innal poli. Il vincolo iniziale lo costituì luprima famiglia divisa per effetto del-,l'emigrazione verso l'Argentina qualunque fosse U suo sviluppo culturale. Eima-neva una metà in ambo i lati, fisM gli sguardi costantemente nell'altra metà. Bastò moltiplicare i casi perchè il laccio di «mone tornasse poderoso ed indissolutile. Venne poi la serie progressiva degli sciami ch-v abbandonavano i primitivi alveari: ma fecero come le api che distillano lo stesso miele perchè si posano sugli stessi fiori, e cumularono, nello incosciente ditte masse, il sedimento intangibile di quelle affinità elettive che tanto nelle comunità umane come nei corpi chimici, al dir di Goethc costituiscono la legge eterna mle ^trajsi0Mi irresistibili. Tale è il e to del flusso ielle puipitazi,.-n,i in tutti i cuori, ogni volta che ci riuniamo laggiù, lontano, argentini ed italiani, per festeggiare le gioie comuni. Braccia e menti Tale sarà forse la ragione degli amichevoli sorrisi che scorgo fra quanti mi circondano in questa tavola, più amabili assai delle espressioni di semplice cortesia. E' perchè aleggiano sui nostri capi molte anime di italiani clic volarono dai loro felici focolari argentini circondati dal rispetto e dall'amore, e, diciamo una volta tutta la verità, è, signori, perdio non possiamo evitarlo anche volendo: perchè i moi-ti comandano. Molto dobbiamo all'Italia, ma pur qualcosa deve l'Italia all'Argentina. Essa ci inviò non pochi cervelli e molte braccia, che arricchirono le nostre menti al pari delle nostre terre: irrobustendo l'economia della loro patria: risolvendo in ambo i lati del maro il probleiiM della popolazione, più grave oggi che mai in conseguenza detta crisi mondiale che si direbbe minacciosa per lo stesso pianeta che abitiamo. <r. Nei bei temili di bonaccia quel problema- non esisteva come tale. Gli eccedenti dell'Italia erano sollecitati da gran numero di Nazioni. La deficienza di popolazione nella terra Argentina trovava in questo Paese il magnifico contingente dei suoi uomini, i quali non potevano sentire allora il maleficio della disoccupatone mercè quella salvatrice valvola di sicurezza. Erano così aggruppamenti complementari ed au¬ tomaticamente compensativi che potèvano abbandonarsi senza inquietudine alla vita ampia e felice, <xLe cose sono mutate. Le predìzioni di Malthus si sono avverate al vo¬ reselo; abbondano i viveri mentre muo- iiono di fame moltitudini di disgraziati, e l'Argentina stessa non potrà conti. nuare a ricevere immigranti mentre esistono disocciwati dentro le sue frontiere. Terre spopolate l'Argentina ne jd;!pensare di colonizzare, giacche il for-\vrébbe scavare la\ biere, icrrc sjjtrpuiuie i sii y-iiuiiia ne-ha in abbondanza, che non può certo [zare la produzione sarebbe scavare la propria fossa mentre i suoi clienti obi- tuali non le comprano ciò che oggi ha di troppe. Quando si parla nel mondo di rimediare alla ciisi dei prezzi con le ilimitazioni dette semine, non è per ccr-1 to il momento più opportuno per *r-i£- 'pubblicamente, in nome di una giova ne I Nazione di uno dei confini d-l mOndo,\che ha offerto nel Sud-America l'ultojesempio di avere abolito le guerre con \■' multarle. Ma « non ci è mate che duri c-eiit'awii», (tire un vecchio proverbio, Ued è da sperare che presto inizi «uà , franca reazione economica quella P«ee|generalc della quale Voi siete, signor Presidente, una delle più solide colonne. «Per questo mi permetto felicitarvi l'accettazione incondizionata dell'orbitraggio, per mezzo del quale ha fissato le sue frontiere, s>eaiza die un solo pezzo detta sua terra si debba dia conqui- stai, malgrado il trionfo effettivo delle\ Il censimento al 21 aprile 1931 Popolazione residente: 41.651.617 Roma, 10 notte. La Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 1933, Anno XI" pubblica le ultime rettifiche circa i dati del censimento al 21 aprile 1931, Anno IX. Le cifre totali recano piccole variazioni le quali' stanno a dimostrare la esattezza scrupolosa del censimento stesso: al 21 aprile del 1931 la popolazione italiana presente era di 41.176.671, e quella residente di 41.651.617.

Persone citate: Ayres, Duce, Garay, Giuseppe Garibaldi, Mejia, Mussolini Mussolini