L'amicizia fra Italia e Argentina

L'amicizia fra Italia e Argentina zo della sua terra si debba alla conqui sta, malgrado il trionfo effettivo delle sue armi ed al quale non ha giammai mancato nei tre. ultimi quarti di secolo, «Eccellentissimo signor Presidente, Con l'emozione profonda che sperimento in questi momenti per me solenni, rappresentando la mia Patria amata innanzi alla Vostra così grande, in nome del Presidente della Repubblica Argentina, mi irrigidisco sull'attenti di fronte alla, Vostra gloriosa, bandiera e loro il calice pe>- bere alla salute di S. M. il Re, di S. A. R. il Principe di Piemon- te< dell'ammirato Capo del Governo, che, con la scintilla del suo genio co struttivo e benefattore, è riuscito a col locare nuovamente l'Italia fra le prime tfazimi della terra» " ' . ' . _ termine del discorso di S. E. Mejia la musica ha suonato la Marcia Reale e l'inno Giovinezza. Dopo il pranzo è seguito un ricevimento saltanti politici di ambo i paesi cerchi- no insieme la via dei possibili accordi sulla baso di reciproche concessioni. <:. Sono questi sentimenti dei/li italiani di ambo le parti che determinano per forza di natura gli affetti di milioni di esseri, che furono pure italiani nelle anteriori generazioni. Sono quei senti- menti che producono l'attuale vincola-j zione sociale che, per forza di cose, do- vrà sovrapporsi a qualsiasi barriera chcsi pretenda innalzare fra i due popoli. Il vincolo iniziale lo costituì la prima famiglia divisa per effetto dell'emigrazione verso l'Argentina qualunque fosse il suo sviluppo culturale. Rimaneva una metà in ambo i lati, fissi gli sguardi costantemente nell'altra metà. Bastò moltiplicare i casi perchè il laccio dìunione tornasse poderoso ed indiSSOlu-bile. Venne poi la serie progressiva degli sciami che abbandonavano i primitivialveari : ma fecero come le api che di- stillano lo sbisso miele perchè si po- sano sugli stessi fiori, e cumularono, nello incosciente delle, mosse, {( aedi- mento intangibile di quelle affinità elettive chi tanto nelle comunità urna- ne come nei corpi chimici, al dir di Goethe, costituiscono la legge eterna- delle attrazioni irresistibili. Tale è il segreto del flusso delle palpitazioni in tutti i cuori ogni volta che ci riunia ìmo laggiù, lontano, argentini ed ita Zittiti, per festeggiare le gioie comuni, \ Tale sarà forse la ragione degli ami- chevoli sorrisi die scorgo Ira quanti mi circondano in questa, tavola, più amabili assai dille espressioni di semplice cortesia. E' perdio aleggiano sui nostri capi molte anime di italiani che volarono dai loro felici focolari ar-gattini circondati dal rispetto e dal-ìì'amore, e, diciamo una volta tutta la\ verità, è, signori, perchè non possia- dio evitarlo anche volendo; perchè i morti comandano; Molto dobbiamo al~,l'Italia, ma pur qualcosa deve l'Italia all'Argentina. Essa ci inviò non pochi Icervelli e molte braccia, die arricchì- |rotto le nostre meriti al pari, delle no- atre terni\ irrobustendo l'economia detta loro patria: risolvendo in ambo i lati del mare il problema della po polazione, più grave oggi che nuli in conseguenza della crisi mondiale che si direbbe minacciosa per lo stesso pianeta che abitiamo. 'Nei bei tempi di bonaccia, quel pro-\blema non esisteva come tale. Gli ee-'cedenti dell'Italia, erano sollecitati da'gran numero di Nazioni, La deficienzaUdi popolazione nella terra Argentina'trovava in questo Paese il magnifico\contingente dei suoi uomini, i quali nonlpotevano sentire allora il maleficio del-\ jte disoccupazione mercè quella salva-\\trice valvola di sicurezza. Ennio cosìi \raggrtippamenti complementari ed au-'\tomuticamenle compensativi che potc-ì | vano abbandonarsi senza inquietudine .naila vita ampia e felice. 'i «Le cose sono mutate. Le predizio-^ ni di Malthus si sono avverate al ro- ! Descio; abbondano i viveri mentre muo- ■■ Uomo di fame moltitudini di disgraziati} o l'Argentina stessa non potrà conti-\ nuare a ricevere immigranti mentre] esistono disoccupati dentro le sue fron-\ fiere. Terre spopolate l'Argentina nei ha in abbondanza, che non può certo| pensare di colonizzare, giucche il for-' zare la produzione sarebbe scavare la' 'propria fossa mentre i suoi clienti ubi-' \tuali non le comprano ciò che oggi hai 'rfi troppo. Quando si parla nel mondo 'di rimediare alla crisi dei prezzi con le; Uimitazioni delle semine, non è per cer'lo il momento più opportuno per au-' \inentarle. Ma, «non ci è male che duri] lcent'anni a, dice un vecchio proverbio,] \ed è da sperare che presto inizi una' \franca reazione economica quella pacc\ i generale della quale Voi siete, signor 'Presidente, una delle più solide colonne.] ì «Per questo mi permetto felicitarvi] .pubblicamente, in nome di una giovane, 'Nazione di uno dei confini del mondo,'^che ha offerto nel Sud-America l'alto esempio di avere abolito le guerre coni ■■ l'accettazione incondizionata dell'arbi- ! }traggio, per mezzo del quale ha fissato!\le sue frontiere, senza che un solo pez-, L'amicizia fra Italia e Argentina gnernseuceedS. E. Mexia a Palazzo Venezia L'ambasciatore straordinario argentino inneggia a Mussolini che ha proposto all'amanita il problema d'una nuova democrazia organizzata e costruttiva ed è una delle colonne più solide dell'auspicata pace del mondo Roma, 10 mattino. Ieri alle ore 10,15, i componenti l'ambasceria straordinaria della Repubblica Argentina, con alla testa S. E. Ramos Mejia, accompagnati dal marchese Lanza d'Ajeta e dal maggiore Roero di Cortanze nonché dai membri dell'Ambasciata Argentina presso il Quirinale, si sono recati a deporre una corona di a.'loro presso l'Ara dei Caduti fascisti, in Campidoglio, ove hanno sostato in profondo raccoglimento. Alle ore 11 la Missione Argentina^ al completo, presieduta da S. E. l'Ambasciatore straordinario ! Ezequiel Ramos Mejia, si è recata a visitare la Mostra della Rivoluzione Fascista, in via Nazionale. Ricevuta dal prof. Marpicati e da lui accompagnata, la Missione ha attentamente visitato le varie sezioni della Mostra stessa, manife- stando la sua ottima impressione jnar il modo in cui l'esposizione stessa è stata ideata ed organizzata e per i cimeli ivi raccolti. S. E. Ezequiel Ramos Mejia e la Missione argentina, hanno lasciato la Mostra alle ore 12. II pranzo ufficiale Ieri sera S. E. il Capo del Goveraio ha offerto nel Palazzo Venezia un pranzo in onore dell'Ambasceria straordinaria della Repubblica Argentina. Vi hanno assistito i membri dell'Ambasceria straordinaria S. E. Ezechiel Ramos Mexia, on. Carlo Alberto Pueyrredon, signor Miguel Casares, signor De Fereda, signor Ro dolfo De" Alzaga Unzue,' colonnello Martin Gras, capitano di vascello Francesco Laious, dott. Guido Co-molli, l'incaricato di affari dell'Ar- gentina presso la Real Corte dott.Leguizamon Pondal, con il primo se-gretario dell'Ambasciata signor O- scar Oneto Astengo e il capitano Claudio A. Meia, S. E. Giuriati, S. E. De Bono,-S. E. De Francisci, S. K.Sirianni, S. E. Acerbo, S. E. Rosso-ni, S. E. Suvich, S. E. Russo, S. E.Riccardi, S. E. Asquini, S. E. Marco- ni, S. E, il conte BoninLongare, ScE. Aloisi, S. E. il conte Martin Fran klin, S. E. il conte Aldrovandi, S. E. il conte Bottaro Costa, S. E. il principe Boncompagni, S. E. il generale Goggia, S. E. l'ammiraglio Denti di Piraino, S. E. Montuori, prof. Marpicati, on. Polverelli, on. Fani, conte Senni, ministro De Pretis, nob. Alberto Solaro del Borgo, nob. VittorioSolaro del Borgo, cav. gran croeeHeer, ministro Buti, vice governatore DAncora conte di Cellere, don Umbcrto\Ruffo di Calabria, don Giusepns Lanza d'Aieta. marchese Borea D'Olmo, prof. Hermanin, comm. Quaroni, nob. Jacomoni, nob. Assereto. cavaliere ufficiale De Astis, conte Capece, tenente colonnello Briganti, bardne Muzi Falconi, marchese Chiavari, maggiore Roero di Costanza, duca di Rignano, don Averardo Salviati. marchese Lenri Al levar delle mense S. E. il Capodel Governo ha pronunciato il seguente discorso: La parola del Duce E' con vivoporgo a Voi, ai/ '« Missione che Vi accom-'! Signor Ambasciatore, compiacimento che pagna.no, al Govei-no e al popolo Ar-gentino il saluto mio, del Governo fa-scista e della Nazione italiana. «ZZ popolo Italiano ed il popolo Ar-gentino sono legati da vìncoli che superano i consueti rapporti diplomaticiLo mostra la. Vostra presenza qui in Roma per una ambasceria che è di cor-dialità e di amicizia. Voi portate allaNazione italiana l'espressione del senti-mento che anima il popolo Argentinoverso l'Italia. La storia del popolo Ar--/enfino si può sintetizzare in una du- „,..j, plice mirabile lotta per l'indipendenza;c contro l'avversa natura per la prospc-rità del suo popolo. In entrambe le lot-te, fianco a fianco, con i vostri grandi costruttori dell'Argentina moderna, noi troviamo uomini della nostra stirpeNella nobile schiera dei San Martin, deRivaduvia, dei Pueyrredon e di altri a cui si riattaccano, signor Ambasciatore, le tradizioni stesse della Vostra illustre famiglia, noi troviamo ManueBelgrano, figlio di liguri ed eroe della indipendenza Argentina. E nella più vasta schiera di costruttori, di dissodatori, di capitani di industria noi troviamo un apporto generoso di gente della nostra razza. Il sentimento di fraternità italo-argentina è dunque cementato da comunanza di civiltà, di cultura, di lotta e di lavoro. Manifestatosnelle fervide accoglienze fatte dalla Nazione argentina a S. A. R. il Principe di Piemonte, esso trova piena rispondenza nelle affettuose accoglienze cheiZ popolo italiano Vi ha tributato findal primo momento che avete posto piede sul nostro suolo. « Il popolo italiano, dai lavoratori e navigatori agli uomini di pensiero, conosce la Vostra nazione, il. Sua tradizionale ospitalità, la Sua simpatia per la cultura italiana. Dai tenaci agricoltori che, approfittando della varia successione delle stagioni, traversavano nello stesso anno due volte l'oceano psr compiere un raccolto nel vecchio mondo ed uno successivo nel nuovoagli insigni studiosi che portarono nelle Vostre università lo spirito della civiltà itallunn, agli «omini del commer¬ciò e dell'industria, tutti conobberol'ìntelligenza e la cordialità del Vostropopolo e fecero conoscere ed apprezzare il lavoro, l'ingegno, la scienza, la feda del popolo italiano. Uno dei noma noi più caro, quello di Giuseppe Garibaldi, divenne un nome caro anche per Voi e sulle piazze delle Vostre bellecittà sorsero monumenti in suo onoree non per volontà di soli tintinni. Per-fino l'aspetto, dirò così, visivo, deZZaVostra capitale, grande metropoli lati-na di oltreoceano, rivela la fondamen-tale identità dei motivi, sviluppatisi dalCeppo della nostra cimltà comune. € L'atmosfera architettonica di Bue- nos Ayres monumentale accoglie familiarmente quelli di noi die si recano tra Voi e placa loro la nostalgia della lontananza coti l'aspetto accogliente quasi di volti ben noti. Del resto una tradizione più volte secolare vuole giunta dall'Italia l'immagine della Vergine che Don Juan De Garay consacrò nella prima Chiesa di Santa Maria de Buenos Ayres. « La Nazione italiana, che ha seguito con profonda e affettuosa simpatia il movimento che ha, portato all'indipendenza, la grande Nazione argentina, la sua mirabile ascensione perseguita con fede, tenacia, intelligenza, è lieta e fiera dei vincoli di sincera amicizia che per virtù dei due popoli e per volontà dei nostri governi sono destinati a rafforzarsi e allargarsi in avvenire, < con reciproco vantaggio dei nostri due paesi te nell'interesse della collaborazione pacifica fra tutti gli Stati. La Vostra' presenta qui in Roma ini offre occasione gradita di darvene solenne conferma. « Signor Ambasciatore, E' con questo animo che io levo il bicchiere alla salute di S. E. Justo, Primo Magistrato della Vostra Repubblica, alla Vostra ed a quella della Vostra gentile consorte, formulando i voti più fervidi e sinceri per la prosperità e la grandezza del popolo argentino ». Al terminare del discorso di S. E. il Capo del Governo, la musica ha suonato l'inno argentino, ascoltato in piedi da tutti i presenti. Parla S. E. Mexia Quindi il Capo dell'Ambasceria straordinaria della Repubblica" Ar" gentina, S. E. Mexia, ha risposto con il seguente discorso: « Signor Capo del Governo, Ecccllen Ue, Signori, sia la mia prima parola un iin /ervtóo saluto alla betta e granella- Zia in nome dell'Arqentina che abbia- Uno l'alto onore di rappresentare. Snlu- t» protocollare forse nella forma, ma die scaturisce dal più profondo del. no- sfro cuore, elevandosi oltre il freddoceritno»in(c delle usuali presentazioni coZ calore dei vecchi e sinceri affetticorti dalle radici della nostra stessi or- ganizzazione sociale. Porgiamo i sentimenti della nostra riconoscenza a S. ili. il Re d'Italia, per averci onorati con la visita, del Suo gagliardo figlio S. A. R. il Principe di Piemonte, il quale potè allora sentire in modo inconfoiulibile l'emoziono di molte migliaia d'argentini, uniti nelle indimetiticabili manifestazioni di giubilo agli iteritani al di làJdei mori. -E porgiamo ancora il nostro , .rZZr,f^ta„? ?° U"St''? ^:^fT^^^:T^±Mla umanità il problema di una, «t'.o™50^rJ^?'base della cooperazione e della pace fra le classi tutte, allontanando per sempre le soluzioni sterili basate sull'invidia, l'odio e la violenza sterminatrice. « Vogliamo dirLe che vi sono molti patrioti argentini che seguono con ansiosa curiosità l'evoluzione di questanuova Italia che avanza coraggiosa-mento lungo il cammino tracciato dal-te storia fin dai primordi dell'era m-... . ' * .... capace di risolvere le lotte sonali sulla| stiana per corregt/ere ciò che fu consa-lcrato in forma incompleta dalla rivo-Unzione inglese e dalla rivoluzione fran- cese, per sradicare gli abusi strarivan-\ti dei loro principii ino permesso, col icriminosi estremismi dell'epoca ,Je. E seguono ancora con il più oai grandi, visibili progressi dell'ultimointeresse questa evoluzione di frontedecennio, che, sottoposti all'analisipragmatica di una filosofia in vo/ja'potrebbero dimostrare con la elóqwfri za dei fatti, la verità che la dottrina1 racchiude. ! « Dovrà il mondo aprire ben grandiìgli occhi e non respingere a priori wn .• i j," . . ', regime mai prima d'ora speriinentato le c/ic in così breve tempo ha potutoidare lisitltati così sorprendenti nell'ordine politico come in quello so-m.i n.;. ut. i tu, Luillf iti, iettali liti f-tlrrLoHHHJed artistica. Credo più nella Ionica de-gii avvenimenti che nella logica deflZiciale. così nell'orbita economica e /i-nanziaria come in quella intellettualeed artistica. Credo viù nella Inaiente,gii uomini che li osservano, giacché le so-rietà obbediscono, anche nel loro svi-luppo, alla legge fisica della minor re-sistenza. Ciò che deve accadere, acca-de sempre, ed è profonda la fede c/ieniranno un giorno per adottare quemetodi che avranno offerto i migliorrisultati per estirpare con esito le due grandi pustole che affliggono la democrazia: la demagogia e l'elettoralismoSentimenti ed affetti ,più sentimentale che « Eccellenza. La 7iostra missione èpolitica. Moltote d'Italia non vi sarà una madre die non attenda ansiosamente l'arrivo depiroscafo dall'Argentina? Dove, da Siracusa alle Alpi, non si troverà una sposa che non abbia il suo compagnodiletto netta nostra terra, '^^per il pane dei suoi figli? Quando sap piamo che siamo giunti, penseranno forse che qualcosa potremo portare per migliorare la loro situazione, come se la volontà degli uomini potesse creare il regno della felicità sulla terra. Ma'.sarà sufficiente questa speranza per\chè mólti visi sorridenti, da vicino e dalontano, ci porgano il loro benvenuto al nostro arrivo. Le fatiche di quellche son là rimasti saranno animate dalla stessa illusiotie e crederanno che ti maggior riavvicinamento anelato diminuirà la distanza che li separa dagl ■ esseri atnafi. E quei sentimenti che con tanto affetto ci accomiatarono, che dujrauZe la. traversata ci accompagnaroino, e che senza dubbio avranno ispiia\to un cordiale benvenuto, son quelli che •.realmente avvincono la terra d'Italia \con la terra Argentina, e che mai inva no saranno invocati quando i rappre