La felicità sottosopra

La felicità sottosopra La felicità sottosopra Fu proprio ad una di. quelle ve- rande di Long Bearti, di. cui oggi noniresta, chissà', che un rottame: nel)sole, d'Agosto, all'ora della siesta clic [fa tacere j bagnanti coricati nella re- J nanzi a dei sorbetti color di viola. conversavano ire americani e un Cioè il giapponese tace- va, assentendo a tutto e a tutti conm eguale sorriso: sorriso così ed.u-^óató, che non si'capiva perchè gU ,, ■• , . . , . dovessero interrogarlo con tati- tu inquietudine. Anch'essi, come igabbiani, non si fidavano della calma. — Noi abbiamo più novi di voi —rfmc uno dei tre, facendo segno « una torpediniera diretta a raggimi- gere la flotta di Seattle. •— Più soldati — disse il secondo, — Più oro, più grano, più tutto — incalzò un terzo, ch'era un giovi-netto in divisa di collegien. ebbro diorgogliosa sisurità. — E'vero — assenti finalmente il nipponico, rifiutando dopo un assag- gio quel vizioso gelato color di viola, —Voi — concluse il collegien ghi-gnando; e naturalmente voleva dire: voi Giapponesi — in nostro confron- no>l /" neppure d'ironia. Fu. o parve,to avete soltanto più terremoti. America e Giappone Il sorriso del giallo, questa volta, potessero mandare un saluto al tre-mnte ,sp,oZo deUa patria, di là dal muggente mare; o al sole allo nel ciei0> distinto in ogni raggio, come .. j ... hmidiprà ' ^Td^aTstZio del UM./o. Noi abbiamo più terremoti degli di ringraziamento. E subito i torti occhi si volsero ai flutti, dietro i vo-K degli uccelli, quasi sull'ali bianchedell'Alaska agli zuccheridalle nen avuausuu uyu navone , della Florida. Ciò che non v impedì- ^ con qmìla >ieve e C0H qtiesto sucjchero, di comporre dei sorbetti tinti, dei sorbetti avvelenati, come c un po' sempre la vostra civiltà... Ora che il terremoto, dopo quasi ircnt'anni, è tornato a far sussultare quelle, sponde, ove dal fiorito San Diego all' ingemmata Pasadena, è il «°/«f terrazza californiana, le parole"^ tre vantatori, il sorriso dell ospi- te nemico. Ci ripenso leggendo, frarifu^io di tanta gente feUee, ripeti- Z' altre notizie dolorose di Long Beach, che se molte case sono pre-r la eipi ta te, è stalo più che altro per toimprevhienza dei costruttori, invano L,;„*t; rf„n,, „rn<,„p atroci del l<Wfì cioè Jffi- SJ IL »ra - % ,., . y"e'"u> ,u u"oru> m California,: che per atea, anni '^ temenza del terremoto consiglio di impedire, o quanto meno limitare lamole dei grattacieli, imponendo an- chc ai normali edifici le misure e i materiali indicati dalla scienza unti-Umica: ma poi la spavalda fiduciaamericana riprese il sopravvento; e risorsero case di venti piani anche a LoN Angeles, cessando a poco a pocorf(- vale;p lr abUaììonì commi le [ regione,Tatara non avrebbe p^ ' tedi ribellarsi. E così la legge non 'f- ** attenta che alle case »iinate,*», gangsters. ; r G;a„no)1PS? è ìloto „0„ umwet ' giapponesi, e noto, non ammei-Contro i grattacieli ,.apponesi. e noto, non e... to)w n qrnttacwlo nCppllrr ,icUp. So. V.nc che U terremoto rispetta. Essi nonispetta. Essi non amano la vita verticale. Il loro con-eetto della grandezza non s'identifi-ca con quello dell'altezza. E se. hanno tenuto e tengono fede alle lorocasette anlisismichc, non e soltanto-™ escano U dc.onc di ,o, re la levità di una tenda. Perche lo..e -u. «un. ut tw.u !hiwh.iw»ik wisanno, essi, che la terra e maIsicu-!ro; essi, che hanno tre mari intorno,|e i tifoni, e i vulcani, ed ogni minac- c;a, d'uomini, d'acqua, dì vento e di fuoco. Il culto dell'eroismo e nato nel- ?fl ioro.woìa perigliosa dal culto, cioè'dtìVabiiudinc della sventura. Nel-,... ,.,,.„... ' mimane disastro di A»o/o. cinque 'anni or sono, essi dimostrarono una1 fermezza dieci volte maggiore di que- ( J V ««.«.w w.wv. ........ ... &.—. ~ «. sti plutocrati californiani cui il terre- ridile dieci volte minori: e certo nel, clamore pauroso delle dive di Holly-j,C00(/ traversando il Pacifico, avrà ! oro ;Mrfofro u. r,-„fio „,u ^tro aorri-; | !ora.indotto a un crudo ma fiero sorri-so più d'un mutile superstite della\catV*rofe d'allora. Perchè i giappo-\nesi, sì, hanno meno navi e meno can- noni degli americani; muovendo avu-/o più disgrazie di loro, hunno anche'pi» cuore ad affrontarle: e dunque, bramente, in un eerto senso, notreh- &(,,.() essi v„nlare queUa SuVremaziai . ^^^^^ 'daiCo^g^^^perbioso. Perchè la loro forza è ap- punto quella sopportazione chc di,„„„ ((al pacifico non si. conosce. Per-qua :cM hanno saputo divinizzarla, la co-slamita: e non per terrore soltanto;, lasciatemi dire ver aratitudine sapenao elianto bene possa venirne ali uomo, o al -popolo, da essa tempra-;t0 per le calamità che seguiranno;pr„ ,„ in„te. hnt/,,„;:„ inm ,»« ■*ra lc tanCe battaglie della loto ria sono prima previste, e poi cele-\brate, anche queste coi Diavoli e gli Elementi. Fu così che, ammaestrati' dalle scosse telluriche di cinque annilfa, quelle di due anni or sono non li,trovarono impreparati: e che il «te-l mone sussultante dovette,mordendosrQuatter; e ae ne rute, come di un'insania, o d'una, buffoneria, Ah, quei Giapponesi! Ma un giapponese riipo- Cse. Fece osservare che il suo popolo tc alienato ormai a tutti i terremoti: tanche a quelli che gli va preparando]]^„„t _ . . io- -, .':nel suolo politico, il governo amen- pcario; o in quello economico, Wall Street. Benanche, anche allora, esso' sè pronto ad ogni scossa ondulatoria'.so sussuìioria: e se ne ride... ip . (Lavoratori italiani oIn America, invece, dopo il disa- sstro di. San Francisco tutti perdei- slero la. testa; tutti, è noto, eccetto ìigli Italiani: che fu quella, dopo Ca-Ì®boto e Colombo, la più gloriosa pa- pghia della nostra colonizzazione lag-[Vgiù. In quelle giornate tremende, tojlprima panetterìa risorta fu- italiana: italiani il primo campanile, la prima ldbanca, il pruno giornale. Dovremo psempre noi ricordare, e sempre gli Americani, che dal rifatto caos, tra tani fu nella lingua di Roma, nel sim la pazzia e l'ignavia dominanti, tra li terrore che urlava e lo sgomento taceva] ìa par0ja òhe'rÌcomìnrtòJumanamente, a formarsi negli itomi- W, su e giù tra le macerie in crollo M in fiamme, a dar di piccone e di vanga: mentre gente che ora li suPera e li sprezza era là affranta, vinta, che si faceva segni di croce. Sa- pienti inglesi e costruttori tedeschi vennero poi, coi loro piani e consi- mv.rutorì monferri-[bolo e nell accento della più imperio-hsa civiltà. C'è chi, li rammenta, i fac- chini genovesi, ! Fu allora che revocarono p/"'«?''. pensavano i reggitori, ■ - ,/eZ nuzzle rf cnaran 9 11 60"ìe„l "e! Puzzle.«' un bambino. E allora i sessanta pia- ubhìwì Q u(j abUazioni comuni, hcn^ f/rf uUrf> se basgc )wn ni furono ridotti a quindici, diciotto al massimo: quasi che la jatlura di un crouo fosse evitata, e fosse poca, con edifici arrivanti quasi alla Mole Antonelliana, Ora però s'è visto dal- l'attuale terremoto, s'è visto con una] certa sorpresa che la peggio non e'toccata a quegli edifici d'ottanta o\ cento metri, adibiti per lo più ad uf- costruite razionalmente come quelle ;\ j 1 S|S^flS f\Tr!r feriali!' £,«?w£L«4« rfcSt aell edilizia antì^isnuca. ciò che avrà\'lMfl/°rtf0 PadrC Gl™crhln0> M noso e famoso predicatore di Los : .4,lflre;eS) Hella sua opinione che il sigÌWrc avesse tosto o tardi a, punì-'dre j r;crh[ acljlt, terra in genere, de/- 1(, California in hpecic 'come i s0'fresponsabili d'ogni sofferenza deì-ìv,.„,,,„ aBnere 1 9&">e- i varo m riposo, frasjerendosi dall'est ali ovest sposta infatti, gcneralmen- iman genere. Dall'Est all'Ovest 11. milionario, divo in azione o bo- ■tc, i termini della propria vanità. Ajcele York vuole la casonu; in Cali-, 1° Prende grattare le nuvole; a, ^^^"^^/«ia ™! mmale>. a, veranda, che in*» aeim « casa della Cina ■ pel suo apparato mandarìneseo. Qui sul Pacifico è in- vece ja civetteria del minimo: e la'S!(0 Casa è all'italiana, o alla tirolese, tale che paia, con l'altre o alla normanna, si chiama klosk oibungalow o cottage, ma sempre è.umile — in apparenza • ' - ,„,„,„ f giardini.Squella falsa modestia, a far ri- no paurosi de! nw F«rast ™ mare in collera cfte: della terra in fiore, non sostano che un istante. Crudeltà d'un caso? O' giustizia d'una sorto? Lasciamo par- lare Padre Gioacchino. Terribile, od, ogni modo, fu il destino: appunto perchè questa gente, ch'era la più fe- lire nell'aria più carezzevole del mon-j , , r . . do, era la meno allenata a sopportar- lo. Essa non assisteva da veni anni, che a dei disastri fotogenici mowtettj -— — , ^ -' e girati, senza neppure una vittima, il clima paradisiaco doveva dar loro; insieme ulte rendite terrene, un sen- so indubbio d'eternità. Ed ecco arri- ^«re un terremoto autentico: pro-vare un terremoto autentico: im>-lprio qui, dove al eielo »«pre «: ro cantano angeliche le brezze e * viali delle palme giganti paiono tutti condurre, su su, sino ai trono di Dio. Sono pochi italiani a Long Bach; e forse la resurrezione della città sarà oggi un poco più lenta chc non sia stata, per merito degli umili nostri, j.- n. i.. .. « r. ^tiseUemM fa a San Francisco Q»esta volta la nostra vecchia razzanon Può insegnare nulla, laggiù: malla sventura è talvolta eloquente ««-'*e P«* sè sola; e quello che ora ha colpito i poveri febei di California \ cm orse in »'JG'aito da tempo, mi- provvidenzialmente, . . .. ' , ,.,,„•..„,„ 7r-;0. ^ ,/„ w S,^ diche ne> clueUa ihi.,rtìo,0>.c> *cn~" al ,r'le neppure i milionari possono vaìere\ ^' .. . . r ^mnto di,Jh uomln<- MARCO RAMPERTI

Persone citate: Long Bach, Long Bearti, Padre Gioacchino, Terribile