La seduta alla Commissione di Ginevra

La seduta alla Commissione di Ginevra La seduta alla Commissione di Ginevra ì Ginevra, 25 notte. L'Italia ha dato oggi una adesione incondizionata al progetto inglese di disarmo. E' questo il fatto saliente della giornata a cui il gracidare del pantano in cui sono imbragati i rappresentanti della Piccola Intesa fa riscontro e mostra evidentemente la differenza di classe. Perchè nella stessa giornata odierna essa si è ma- jnifestata in pieno con un comunica- lto della Pic(£la Intesa in cui rirri. sazione, la povertà di idee e una se- jrie di tautologie provano lo stato di | disperazione morale dei rappresen IltiniH rtpiln Ppcncilnvacehin HVlIn Rn. ta umtà ^ intenti che accomuna ! italia e Inghilterra è risultata evi- dente nelle parole del Ministro Di Soragna che, interpretando ^f tamente gli ordini ricevuti dal Capo del Governo ha contraccambiato 1 a 'desione di MacDonald al Piano di e Mussolini con l'adesione dell'Italia al progetto inglese sulla riduzione e limitazione degli armamenti. . La seduta della Commissione del disarmo si è iniziata stamane alle 10,30. Primo a prendere la parola è stato il canadese Riddell, che ha salutato con simpatia il progetto britannico di limitazione degli armamenti che, se sarà adottato, ristabilirà la fiducia preparando cosi il successo della Conferenza economica mondiale di Londra. TI greco Raphael dà pure la sua cordiale adesione al Piano britannico, facendo alcune riserve soltanto per quanto riguarda il numero degli aeroplani Previsto per la Grecia. L'austriaco fluegl dichiara che il Piano inglese di disarmo contiene elementi importanti che possono facilitare un accordo generale sulla base dell'eguaglianza di diritti. L'estone Schmidt e il finlandese Holsti manifestano, riservandosi di esaminare i dettagli del Piano, le loro f'_jilitazioni al governo britannico che ha presentato un progetto così audace. Il rappresentante italiano Prende quindi la parola, fra l'attenzione generale, il rappresentante dell'Italia, marchese di Soragna. Egli ricorda che quando MacDonald ebbe a presentare il suo progetto alla Commissione generale, il 16 corrente, la Delegazione italiana fu tra le prime nell'esprimere all'eminente uomo di Stato la sua decisione di apportare allo studio del progetto uno spirito non soltanto pieno di buona volontà ma pieno di fiducia. « In quel momento — egli dice — si conosceva molto sommariamente il progetto nel suo complesso e nei dettagli; si possedevano indizi piuttosto che dati precisi. Lo studio, ancora abbastanza sommario, sebbene fatto con molta attenzione, da parte della Delegazione italiana è bastato per assicurarla che lo spirito di realta e di vita che emana dal discorso pronunciato dal Primo Ministro britannico trova nel complesso del progetto una impressionante corrispondenza. Questo documento corrisponde realmente, nella sua composizione, a qualche cosa di nuovo e di vivente perchè, pure rappresentando, semplificando e riordinando molti degli elementi apparsi finora nel corso della Conferenza, il progetto stesso conferisce a questi elementi attualità e capacità di realizzazione che non si erano manifestati pienamente lino ad oggi. Insomma, il merito principale del progetto consiste nell'avere saputo individuare, raccogliere e presentare risultati nei quali, a parte i dettagli, si possono riconoscere le conclusioni su cui si è concentrato a poco a poco, attraverso le numerose discussioni, un consenso generale da parte della Conferenza». Con questo suo convincimento l'oratore crede di rendere quasi esattamente il senso che il Capo della Delegazione britannica ha voluto dare a questo progetto, che è il prodotto della sua esperienza e della sua perfetta conoscenza della situazione nella quale si trovava una settimana fa la Conferenza. Questa persuasione ha allontanato il delegato italiano da una critica che sembravagli tanto sbagliata quanto sterile, e ha condotto a lavorare nello spirito stesso del progetto come interprete e collaboratore, piuttosto che a considerare il progetto come esaminatore e giudice. « L'applicazione di questo metodo — prosegue il nostro rappresentante — ha condotto là Delegazione italiana a constatare, grosso modo, che ciascuna parte del progetto britannico costituisce una fase sempre accettabile, solida e utilizzabile, per costruire, se veramente si vuole farlo, le diverse parti della futura Convenzione del disarmo. « Si sono intese, nei discorsi degli oratori precedenti, varie critiche e riserve. La delegazione italiana — continua il marchese di Soragna — non si uni- rà a questi oratori. Essa sente che bi- sisogna prendere ciò che si può, ciò che ireora tutu possono fare è credere nel prò- sogresso dell'avvenire, perchè se la fede j didovesse limitarsi alle realizzazioni del ;bepresente, l'oratore non sa se varrebbeisala pena di dare qualche cosa, sì è.fl vu--ria. Si è avu-1 rita l'impressione che la collaborazione ! evdelle delegazioni per precisare ancor ; qupiù certi particolari e certe cifre del'aprogetto, i bisogni di ciascuna e le real- ; gCollaborazione volontaria gI lun1 ^ ?-a delegazione italiana ba la fer-j te !pre con uno spirito orientato nella di- co j rezione indicata dal progetto britanni- te"'. ^. :co: Ia ricerca sincera e disinteressata ! v^ftei^^/SSn0 ffiìSS^^ÌS. . ■ r . bile dai;e^varle_parti.!L_a_t?ndenrajm-|na e è a o o i o e t , i o e d a e o a i l o n a o a o i a o e e a e o a a a o o e — — a a i . a - cera del Governo italiano e di accetta-: spre il progetto britannico integralmente senel suo complesso, e le domande di mo-|todificazione di dettaglio dipenderanno ciquasi unicamente dalle modificazioni si' revodomandate dalle che potranno essere altre delegazioni. c Noi sentiamo sempre più fortemente una verità, espressa da MacDonald con accento indimenticabile: 11 disarmo non è fine a se stesso, ma un con-, tributo alla pace. Noi no-i procediamo al disarmo per essere ancora preparati ella guerra, ma per iniziare un'era di pacificazione che ci faccia dimenticare 1 giorni cattivi. « Preferiamo certi rischi che può presentare la realizzazione cosciente, alla certezza che pare completa, che non può trovare la sua via se non nella regione delle idee astratte, e che perciò ci riserva le angoscie di rischi ben più grandi e ben più probabili. Sentiamo sopratutto che bisogna sapere e voler finire con un successo. Ma noi saremmo ben lontani dal chiamare un successo la continuazione della Conferenza se e3sa dovesse lavorare inutilmente, o dedicarsi a discussioni puramente di critica. « Noi chiamiamo successo ciò che solo può dirsi tale, e cioè un lavoro costruttivo seguito da una Convenzione di riduzione degli armamenti su cui, mediante la buona volontà delle delegazioni e dei governi, gli Stati possano mettersi d'accordo liberamente anche mediante sacrifici. »• Ecco il pegno più prezioso per il mantenimento della pace che noi possiamo dare ai popoli stanchi e affaticati che cercano di avere l'assicurazione di questo bene supremo. Il progetto inglese — conclude il rappresentante italiano — ci sembra atto ad incorporare felicemente, effettivamente questo pegno perchè esso tende alla sicurezza del disarmo mediante la parità dei diritti Le precise dichiarazioni del nostro rappresentante sono accolte con generali consensi da parte dell'Assemblea. La delegazione inglese si mostra particolarmente soddisfatta e la rastaPcrseudmpCusJi^nsrsdqtS_sndgtleCavmrtsgrriprova della perfetta intesa che lega mItalia e Inghilterra è commentata sampiamente in tutti gli ambienti del- "- - " tla Conferenza. Piano britannico p un rnni-rihiitn cn.!tnano oiitannico e un contriDUto ca-l_»-tlaPrendono ancora la parola il bul-i1garo Mikoff, che dichiara come iiif1 tpitale al successo della Conferenza e!5all'applicazione del principio di egua-'nglianza di diritto; l'argentino Ruiz Guinaz, che ritiene che il Piano inglese condurrà alla soluzione della crisi finanziaria dei Paesi esauriti dalle spese militari; il lettone Feldmans e lo svedese Bestman, che aderiscono in principio al Piano di MacDonald. La Piccola Intesa si agita Nel pomeriggio una riunione della Piccola Intesa, sulla cui portata si avevano fin da stamane notizie ab-( bastanza precise, fa si che i corridoi | della Società delle Nazioni siano in-' solitamente affollati. Verso le ore 17 giunge, infatti, un comunicato che, come abbiamo detto all' inizio, mostra con evidenza l'irritazione della Cecoslovacchia, della Romania e della Jugoslavia contro le idee che Mussolini e MacDonald hanno avuto occasione di esporre ripetutamente negli scorsi giorni. Il comunicato della Piccola Intesa prova l'incomprensione totale del grande sforzo pacificatore iniziato a Roma. Esso dice: « Il Consiglio permanente degli Stati della Piccola Intesa si è riunito oggi a Ginevra ed ha sottoposto ad esame approfondito gli avvenimenti degli scorsi giorni. Il Consiglio permanente della Piccola Intesa è giunto alla conclusione che qualsiasi collaborazione di Stati, che ha per scopo di stabilire rapporti amichevoli fra loro e regolare questioni che li concernono esclusivamente, è augurabile e salutare. « Tuttavia gli Stati della Piccola Intesa non possono riconoscere che si serve la causa delle buone relazioni tra i varii paesi con accordi che hanno per scopo di disporre dei diritti del terzi, sia che questi accordi obblighino i loro NstQnIvgncMCbarpptd—Cncnfirmatari a prendere decisioni concrete,!liinPpqpsGnoli sia che abbiano per scopo di esercita-! re solo una pressione sui paesi che nonl sono quelli che hanno concluso accor-. di. Dato che noni tìpiic, disporre del;bene altrui, gli Stati della I iccola Inte-^sa formulano fin d'ora le più esplicite riserve concernenti la conclusione riserve concernenti eventuale di detti accordi per tutto - quello che si riferisce -' alla loro politica. Gli genere appartengono Nariom ^°^^0S^giorni sia stata sottolineataM'idea di una politica revisionista. Ponendosi sui terreno dell'interesse Rf-narale deUa pa- considerano loro dover, attirare r«£i tenzione sul fatto che la politica re-; visionista — SP^X che produrrebbe neces- - una reazione energica — ;non è di natura tale da calmare gli. spiriti delle Nazioni e da rinforzare i sentimenti di fiducia che soli permet-!tono una oollaborazione mutua. Per- ciò gli Stati della Piccola Intesa con- siderano come essenziale di concentra-re i loro sforzi comuni in vista di la-vorl pacifici che soli possono assicu-rare la pace e la sicurezza del mondo ». Non e inutile sottolineare che questa disperata volontà di opposizione a un accordótta le quattro grandi Potenze occidentali non ha riscosso che sxarsissinri consensi. E' da notare anzi che perfino da parte francese si ammetteva che il comunicato uscito dalla riunione del Consiglio della Piccola Intesa fosse quanto mai infelice Alla riunione hanno partecipato i Ministri degli Estèri Cecoslovacco Benes e rollio Titole- ucw^^v^w ^ wiC.,u sco, e il delegato permanente della Jugoslavia a Ginevra. Fotic Benes cerca di rimediare E' forse in seguito alla cattivissi- i^imnr^^ne^sdtòta dal comu-nfcatoPcte1» sera * far visita a Simon. Si assidi;ra infatti che gli ambienti inglesi sono rimasti quanto mai offesi dalla dichiarazione della Piccola Intesa la quale, in alcuni punti, mira eviden-temente a risnondere al discorso oro-StoSK FriS _trn in-ipcp alla Camera dei Comu-stro inglese alia uamera a«'^™ ni. Questi atteggiamenti gladiatori dei Ministri della Piccola Intesa, chegià avevamo sottolineato a proposi-to del discorso pronunciato da Ti tu-lesco contro l'aggiornamento della Conferenza del disarmo, per quanto abbiano una certa dose di ridicolo vanno tuttavia considerati come una minaccia permanente per la pace Europea. Basta esaminare il comunicato della Piccola Intesa per accorgersi che le provocazioni gravi prose; guono. L'accenno a possibilità di reazioni energiche prova quanto sia- mo venuti dicendo. Nel colloquio fra s.lmon,e Benes jl Ministro degli Este " inglese avrepbe specialmente fat to notare che ì timori della Piccola !te infondati. Infatti il Piano di Mus-l__i.-_.. :J— „„«oio possibilità»-'_ a-m- ,ioii.» ivr!.7ir.n; r, tuto. to della Società del e Nazionio tute- la m tal modo gli interessi di tutti. i1?1*8^ ?er 1uan-t0 1"iSuardai la reviifione dei trattati, sono assolutamen- 1 te infondati. Infa !501.1"1 considera q^ta 'nella coralce del1 artìcol° 19 del Pat" Non sappiamo quale sia stata la ri- sposta che Benes ha dato al Segre-tario inglese degli Affari Esteri. Qualunque essa sia, la manifestazione odierna dimostra che la Piccola Intesa si sta mettendo su una cattiva strada. Lunedi, quando Boncour giungerà a Ginevra, si conoscerà finalmente l'ino a qual_punto la Francia è disposta a seguirla.