L'adesione italiana al progetto inglese di disarmo

L'adesione italiana al progetto inglese di disarmo L'adesione italiana al progetto inglese di disarmo L'irrequietezza della Piccola Intesa contro il piano Mussolini si concreta in un ordine del giorno che provoca il vivo sdegno e l'immediata reazione nella delegazione britannica Responsabilità Queste due ultime giornate sono state di notevole importanza nel sen so di chiarire la nuova situazione determinata dal progetto di Mussolini per la collaborazione delle quattro grandi Potenze europee; conosciuta Cin maniera precisa la posizione del-l'Italia, i massimi rappresentanti di 'altri due Stati direttamente interessati hanno definito favorevolmente il loro atteggiamento in dichiarazioni solenni, ufficiali. Il Premier inglese non aveva nascosta la sua intima soddisfazione dopo i colloqui di Roma; ma naturalmente egli aveva evitato di assumere piena responsabilità in proposito; vi era la preoccupazione di non urtare in qualsiasi modo le suscettibilità della Francia. E perciò il suo discorso alla Camera dei Comuni, che veniva dopo la sosta di Parigi, era atteso con ansia appassionata. MacDonald non ha deluso l'aspettativa della Gran Bretagna e dell'Europa; ha parlato senza ambiguità e senza riserve, cercando di illuminare lo spirito e la lettera del Piano mussoliniano. Se si vuol lavorare praticamente ai fini della pace, non c'è via di uscita fuori dalle grandi linee direttive tracciate a Roma:ì nnaofo a io „„i„„s j ', jnuesta e la sostanza conclusiva delldiscorso pronunziato ai Cornimi. Vi esun supremo interesse per tutti i po-jpoli e per la civiltà, evitare la guer-| ~ ""l.lio ^ punto culminante di convergenza delle aspirazioni e degli interessi di ! tutti i Paesi civili: questa sintesi si trova nel Piano Mussolini che si dif- ferenzia da ogni altro Piano o costru- sione ideologica per la sua concre- 0 r 'tezza immediata; elaborato da uno spirito superiore abituato a sezionare i problemi nei loro aspetti essenziali in modo che le soluzioni abbiano la massima aderenza nella realtà, esso vive e vince qualsiasi pregiudizio o diffidenza per il palpito di umanità schietta da cui è espresso. Con l'Iniziativa it. .ana si va oltre le posizioni antagonistiche in cui in buona e in malafede si è divisa l'Europa; al tremendo interrogativo della revisione dei Trattati, questione che viene ricondotta all'articolo 19 del Patto della Società delle Nazioni, è creato un ambiente di tranquilla discussione che esclude ogni possibilità di avventure. Dieci anni di pace ! Ma è quanto i popoli domandano perchè essi intuiscono che in dieci anni di pacifica collaborazione attuata su un terreno pratico saranno certamente intravisti nuovi orizzonti più sereni. Distendiamo i nervi per dieci anni; evitiamo che essi siano spesi in una folle gara agli armamenti; siamo certi che nel 1943 non si assisterà ad un irrompere impetuoso di contendenti, ma si domanderà, con qualche anno di preavviso, di rinnovare il Patto di collaborazione. Quindi siamo di fronte ad un progetto di garanzia reciproca che realizza il massimo di sicurezza per tutti; si tratterà di modifiche ai Trattati, ma di questo doveva esser consapevole chi firmò il Trattato di pace in cui è contenuto il famoso articolo 19, vera valvola di sicurezza di quell'edificio ricco di colpe e di errori. Occorre che la valvola di sicurezza funzioni e MacDonald ha coraggiosamente messo il dito sulla piaga quando ha detto: « Se abbiamo paura di ricordare che abbiamo tutti firmato il diciannovesimo articolo del Covenant della Lega delle Nazioni, non potremo sottrarci alle conseguenze che il Piano di Mussolini vuole evitare ». Abbiamo toccato di proposito il punto più scabroso della polemica internazionale degli ultimi anni, la revisione dei Trattati, per arrivare alla considerazione finale, decisiva, che il progetto italiano riesce a trovare gli elementi di convergenza e di concordanza fra le due opposte tesi ; le altre critiche vanno quasi tutte riferite a questo problema essenziale che è sempre sullo sfondo di ogni discussione. Si possono prendere sul serio argomenti basati sulla pretesa differenza tra grandi e piccoli Stati o sulla pretesa incompatibilità del Piano di Roma con l'esistenza della Società delle Nazioni? Obbiezioni procedurali che possono riuscire più o meno opportune e più o meno di buon gusto per coprire delle manovre dettate, speriamo, più dal desiderio di lunghe riflessioni che dalla volontà di ostacolare o di rimodellare U progetto a proprio profitto. Nello stesso giorno di MacDonald, Hitler nel suo discorso-programma al Reichstag non si lasciava sfuggire l'occasione per affermare calorosamente che la Germania è pronta a collaborare lealmente alla realizzazione del Piano. La dichiarazione del Cancelliere è stata molto tempestiva perchè non erano mancate delle voci tendenziose che si ricollegavano alla propaganda rivolta a mostrare i nazionalsocialisti come dei guerrafondai, pronti a varcar le frontiere da un momento all'altro ed a suscitare incidenti sui ponti del Reno, a Danzica o nell'Alta Slesia. Hitler ha fornito un' altra volta prova delle sue -, . .. . doh ^chiaroveggenza politica, con- 'sapevole come egli e che quando al suo grande Paese saranno tolti gli ultimi segni di un'assurda inferiorità giuridica e inorale, esisterà per la Germania la condizione-base per di scutere da pari a pari dei grandi problemi futuri. Ogni incertezza ogni perplessità sull'atteggiamento tedesco è eliminata e ciò rappresenta un fattore di fi ducia e di speranza che si collega a quello costituito dall'ardente discorso di MacDonald. Ormai le responsabilità sono chiare; non si aspetta che di ottenere l'adesione della Francia. Malgrado le quotidiane levate di scudi di fogli alimentati da interessi che sono già stati facilmente individuati, noi ci ostiniamo a non dar troppo credito a tali tesi che attraverso vie tortuose si riassumono nella frase brutale apparsa nella France Militaìre: « Quello che conta sono le alleanze e i battaglioni ». Gli uomini che sono al Governo nella vicina Repubblica debbono sentire la gravità delle loro decisioni; non è teso loro alcun agguato perchè è ridicolo fra grandi Potenze di parlare di maggioranza e di minoranza; sono tese delle mani che vogliono stringere quella della Francia con lealtà. Nonì'è l'ora delle abilità manovriere prò-' cedurali, come purtroppo ci si continua a baloccare a Ginevra; le riserve mentali, i mercanteggiamenti, annullerebbero l'effetto psicologico che è nella iniziativa mussoliniana. Il dilemma è inesorabile: o si è nell'ordine di idee generose formulate a Roma o ricomincia il calvario di una umanità che non è sicura del doma- ni, agitata dagli spettri di un flagel-i vf j " r lo che deve essere prevenuto, ìm- pedito. ALFREDO SIflNORETTI.

Persone citate: Hitler, Macdonald, Mussolini