La traversata del Sahara da Orano a Tombuctu

La traversata del Sahara da Orano a TombuctuNELCUORE D E LU IMPERO COLONIA E E FRANCESE La traversata del Sahara da Orano a Tombuctu Cinque giorni d'automobile lungo la Strada delle Palme, il reame delle pietre, il paese paura ■• Che cosa resta della vecchia poesia del deserto? La monotonia •- Perchè la parecchi milioni per conservare le terre morte del Sahara v della sete e della Francia spende incora una volta : ambizione egemonica e li CI Galea °'*3c.Mahcm 0av j TOMBUCTU, febbraio. Duecentornila o più esattamente 398.860 uomini, inquadrati, da 7.800 ufficiali: ecco gli effettivi dell'esercito di colore francese, in tempo di pace. L'Affrica del Nord — Tunisia, Algeria, Marocco — ne forniscono 85.000 circa. Gli altri 114.000 la Francia li preleva un po' in Indocina," Un po' al Madagascar, la maggior parte nell'Affrica Occidentale ed Equatoriale Francese, l'A.O.F. e IA.E.F. Insieme, abbiamo studiato l'arruolamento nell'Affrica del Nord: in Tunisia ed in Algeria, leva obbligaloria; al Marocco, per il momento, ferma volontaria. Insieme, andiamo a studiare quello dei. negri dell'A. O. F. e dell'A.E.F. Ma, per arrivare laggiù, da, Colomb Bechard, dove ci siamo lasciati, non occorre attraversare il Sahara? E il Sahara non rimane il rifugio di. tutti i fantasmi e di tutti i misteri cacciati dal resto della, terra? Fino ad una trentina di anni addiciro, si. Se il meraviglioso poeta, che cantò le avventure del sottile Ulisse, fosse vissuto, il secolo scorso, avrebbe condotto il suo eroe presso i mostri delle sabbie. Ai giorni nostri, abbiamo avuto una parodia buffonesca: l'Atlantide. Il successo di Pierre Bénoir e della sua Antinea si spiega appunto, in gran parie, per quell'alone di poesia che, fino a poco tempo fa, circondava il Sahara. Oggi, se aprite ^'Indicatore Chaix, che corrisponde al nostro Orario Pozzo per le Ferrovie, a pug. 63, iav. 41, frollerete sotto il titolo « Coincidenze automobilistiche con 3e' Ferrovie dell'Affrica del Nord », l'orario del servizio bimensile Colomb Bechard-Gao-Niamey, con diramazione per Tombuctn. Il viaggio ei compie in cinque giorni. Certo, anche all'epoca fertile in prodigi nella quale viviamo, nel rinnovamento costante di lutti ì valori eotto il segno della velocità, la vittoria del genio e della costanza umani sul Sahara rappresenta una rivoluzione degna di particolare attenzione. Questa regione morta paralizaava la vita attorno a se, ponendo una barriera all'espansione della civiltà europea e creando quel paradosso etnico, secondo il quale gli europei, che avevano popolato le soli (Udini del nuovo mondo, esploratitutti gli oceani, ignoravano pratica mente, nel XIX secolo, il continente più vicino ad essi. Una colonia conquistala per caso Come si sia arrivati ad un simile mutamento della situazione, è cosa che vi debbo raccontare. La Francia ha conquistato, infatti, il Sahara senza averne nettamente coscienza, quasi senza saperlo e volerlo! Due combattimenti fortunati, ma non decisi espressa meni e dal governo centrale, le permisero di estendere la propria signorìa su questo territorio, parte cos'i importante del continente affricano. La storia si compiace, talvolta, di ironie del genere. Non meravigliatevi! Ecco, in breve, la vicenda. Riportiamoci al novembre 1899. Un professore, il cui nome oggi sconosciuto è Flamand; chiede al Ministro della Istruzione Pubblica di studiare, sotto il punto di vista scientifico, la.regione di Tidikelt, nel Sud-Algerino. La missione parte, si avanza, esplora, ecortata da un gruppo di iheharisti, al comando del capitano Pein. Fino ad un cerio punto, le cose vanno bene. E' nei dintorni di In Salali che si guastano. Gruppi di dissidenti stanno appostati per tagliare la strada, al bravo professore, che, tutto spaventato, rinunzia immediatamente a raccogliere pietre o, per meglio dire, documenti mineralogici e preferisce rimandare la cosa ad epoca più propizia. Il buon senso, spesso, suggerisce nella vita cose eccellenti. Il capitano Pein, però, non ci sente da questo orecchio. Egli vuole combattere. Ad Igosten, ha luogo l'incontro fra il gruppo francese ed i ribelli. Questi ultimi vengono sterminati e i francesi vincitori entrano ad In Salali, occupando in tal modo tutta una regione rimasta jin'allora chiusa alla penetrazione europea. L'occupazione del Sahara Tuareg presenta caratteri analoghi. Anche essa è dovuta al caso, cioè, al combattimento fra i Tuareg e un gruppo di sottomessi Saamba, comandati dal lenente Coitenest, che si aggiravano nelle brulle montagne dell'Hoggar, alla ricerca del predone Babà, ladro di greggi e sadico bastomotore di pastorelle. Invece dì Babà, il tenente Cottenest incontrò a Tifi un gruppo di nomini velati, pronti a dargli battaglia. Il tenente non potè evitarla. Con prodigi di valore, ì suoi uomini vincono e i Tuareg, colpiti, dopo una resistenza di vent'anni, fanno in massa atto di sottomissione. Se queste due vittorie, però, sono dovute un po' al caso e un po' alla fortuna, il resto rimane opera della Francia. Molto è stato fatto e molto ancora si deve fare. La linea automobilistica Colomb Bechard-GaoNiamey non rappresenta che un abbozzo di quella che sarà la grande strada sahariana. Per il momento, tuttavia, essa offre indiscutibili vantaggi: in cinque giorni, come ho detto, ci porta dall'Algeria al Niger. L'Hammada // viaggio si stampa nella memoria come un'allucinazione. A partire da Colomb Bechard, capo-linea della ferrovia sud-oranesc, la vita intensa della civiltà occidentale, alla quale il sole affricano dona aspetti e moven\ze impressionanti, cessa quasi di bot lo. E. nel contrasto, il deserto appa re, il deserto contro il cui silenzio il rumore della vita s'infrange come una povera cosa, Allora, le immagini familiari dell'esistenza sv< niscono di fronte allo spettacolo sinistro e grandioso del vuoto immenso, che si apre dinnanzi al viaggiatore e dove l'orizzonte stesso, più che il limite dello sguardo di chi vede, sembra il limite assoluto della natura. L'antìtesi sorprende come un tradimento ed è cosi che si capisce l'Affrica, l'Affrica misteriosa, nella aitale il nero della notte succede bruscamente alle ore di luce dei crepuscoli, dove il deserto sconsolato finisce per lasciare il posto ai fiumi turbolenti del Sudan, del Senegal, del Niger e alle caotiche foreste vergini del centro. Ma procediamo con ordine. La traversata del Sahara possiamo dividerla in tre parti: Z'Hammada, il reame delle pietre; la Strada delle Palme, oasi di riposo; il Tanezruf, il deserto puro, il deserto nel deserto. Appena dopo Colomb Bechard, la vettura della Società Transahariana, (13 al nostro Invlat o special <e) fornita di sei ruote con gomme speciali, avanza abbastanza rapidamente sulla terra ancora, dura. Dopo, allorché il Grand Erg si annunzia con presenza di sabbia, sull'alto delti colline, essa, comincia a rallentare. Le dune appaiono all'altezza di Tarirt, così fluide ed irreali, che mi domando se questo luogo dì, desolazione sarà accessibile. Non sarà il regno delle, fiabe, dei giun, l'inviolabile rifugio di tutti gli esseri della leggenda sahariana? Ma, presto il Grand Rìrg scompare e la vettura s'insinua Ira le colline del Gebel Kerhur, che appaiono simili a bastioni merlati, nascondenti esseri in imboscate. Da uno scenario di. fiaba, si passa, così, ad una visione di terre maledette e sinistre, lungo le quali le ombre dannate dei predoni, una volta, balzavano all'improvviso per sorprendere le carovane. I predoni, qui, oggi, non ci sono più. Restano sempre le rocce che li nascondevano, rocce rosse, striate di nero, squarciate da crepacci creati dai bruschi trapassi tra il giorno e la notte. Le acque, dall'epoca in cui gli ued erano fiumi come quelli del Sudan, le han lavorate queste rocce, rovistate, spogliate, e il vento del deserto, denso di sabbia, ne ha continuata l'opera. Per millenni, esso ne ha limato la superficie, lasciando infine al paesaggio un aspetto definitivo ed assoluto: l'ossatura di un mondo morto. E' Z'Hain ..ada. Lungo il suo distendersi, i guemirah indicano la buona direzione. In lontananza, a fissarli, qves'i mucchi di sassi sì inj ridono nel e lo con contorni strani. Ognuno di >si appare come un essere pietrifica.'o per l'eternità gesto: arabi in preghiera, marabutti clamanti a turbe immaginarie, le mani levate nell'implorazione, donne sedute ed intente a strani malefizi. La vettura sembra immobilizzata du ruote di piombo. Le ore sono interminabili nella desolazione del paesaggio. Dal cielo livido e pesto sfuggono, qua e là, sprazzi eli una luce stranamente argentea, che ci segue di collina in collina, di burrone in burrone, contornando le prominenze, illuminando sempre le stesse depressioni paurose, suscitando la stessa tristezza e il medesimo squallore. misgartUrpsvsdEsgppmtcdadLa Strada delle Palme E' per contrasto che l'istinto dell'oasi comincia a risvegliarsi? Forse. In principio, chi viaggia avverte in cuore una timida, segreta speranza. In seguito, essa si trasforma in ossessione, che il deserto inasprisce con falsi miraggi. Quanti entusiasmi e quante delusioni prima di scorgere all'orizzonte le pennellate verdi, d'un verde inglese, della vallata della Saura! Quanto cammino prima d'inoltrarsi e respirare l'aria relativamente fresca della Strada delle-Palme! La Strada delle Palme è lunga 300 chilometri e larga poco più di 400 metri. E' una via, un violone naturale, tracciato dalla Saura, un fiume che scende dall'Atlante e si in^ un I .perde nelle immensità sahariane. Ai\.suoi margini, e su quello sinistro soprattutto, gli qsur, i, villaggi del.deserto, si trovano raggruppati : una quarantina circa. I principali, Igli, Beni Timmudì, Tasbìt, Adrar, forma vano, un tempo, piccole repubbliche sempre in guerra fra di loro e sempre pronte ad attaccare le carovane troppo deboli. Erado issati in vetta a montagne brulle, veri nidi d'aquila, come se ne incontrano ancora hi Europa. La mancanza d'acqua fece migrare, un secolo addietro, gli abitanti nella vallata. Gli attuali villaggi fanno con gli antichi un contrasto violento. Sono raggrup- pati in mezzo alle palme e chiusi da spesse mura merlate. ,Paisando in automobile, mi ap-\paiono castelli da mercanti di gio-\cattoli ed ho l'impressione di tro-\vare alla porta soldati di piombo. iA Beni Abbes e all'Adrar, dove'l'automobile si ferma successiva- \'AbbesA mente per passare la notte, trovo, I invece, un'umanità delirante, in fc-\ sta per la fine del Ramadan, il di-\ giano maomettano. Le donne, come \ al solito, danzano, mentre i loro nutriti prelevano con le mani, su mon- j toni arrostiti allo spiedo, le rispet-. Uve razioni. Le feste, le danze e il\ ripugnante banchetto durano unì paio di giorni: il tempo, come la disianza, non ha valore quaggiù. All'Adrar, la fine delle feste mi viene annunciata dalla, darbuka, scandita dal ritmo dei tamburini e da, numerosi e secchi colpi di fucile. E' l'inizio dell'aia, il grande carosello guerriero. Questa genie ha sempre amato la guerra. L'odore della, polvere, della polvere fumante, è quel che ci vuole per questi uomini, già eccitati dalla musica, infernale, perchè essi sentano gli istinti ancestrali spezzare la corteccia delle abitudini sonnolenti della vita quotidiana e prorompere in ondate tumultuose. Non. meravigliatevi: perciò, se, alla fine dell'aia, li sentirete gridare in un'ebbrezza iiresistibile: — Noi amiamo la guerra! Noi vogliamo la guerra! E non meraviglia ter: nemmeno se vi accadrà di notare che essi formano i migliori spahis dell'esercito coloniale francese. Ma è soltanto per arruolare qualche migliaia di spahis che la Francia spende milioni per conservare le terre morte del Sahara? Non è soltanto per questo! I guardiani del deserto Alla partenza dall'Adrar, un forte rezzù di Reguibat, proveniente da Rio, de Oro, viene segnalato ai l'altezza di Zemmur, in marcia verso le miniere di sale ài Tandem, esattamente nel centro del Saliera. — Se si spingessero un po' più a sud-est, i Reguibai avrebbero la possibilità di tagliare la strada all'automobile della Transahariana! — osserva qualcuno, mentre alcuni moretti caricano i bagagli sull'automobile. — E' meglio andar cauti e rimandare di qualche giorno la partenza ! — Nessun rinvio e nessuna preoccupazione — esclama il comandante dello squadrone di meharisti dell'Adrar. — La posizione, del rezzù è controllata. Le notizie sì diffondono presto nel deserto: partito da Smura, quindici giorni fa, esso non sarà a Tuadeni che tra dicci giorni e, all'altezza della pista transahariana, tra dodici. Partite tranquilli! Sorride c. indicando un gruppo di meharisti bianchi, con le cartuccere gialle a croce sul petto e il turbante ravvolto dallo scese, aggiunge: — E sbarazzatevi delle vostre rivoltelle! Ecco i gendarmi che rendono sicura la strada. Non li vedrete, certamente, come nei film americani cavalcare a fianco della vostra auto- mobile. Saranno, tuttavia, presentiio stesso. E si parie Dopo l Adrar, la Slra-da delle Palme comincia, a diradarsi,e cede il posto alla zona, delle oasi.artificiali. Fino a Taurirt del Reg-\gan, lungo circa 160 chilometri, le vedrete estendersi con meraviglia.sempre crescente. Per costruirle, gli uomini han dovuto scavare nella sab- idraulica dell'oasi. La desolazione del deserto, in qne sto modo, si trova ritardata e il viag- di pioppi: Tamcntit, dove qualche ,„„„„ addietro cadde un aerolite, Tas- \faut, Bunfada, Knnta, Sali, Timadi\ne e, infine, taurirt del Reggati, e- \stremo lembo della Strada delle Pai ime, inizio del Tanezruf, il paese della 'sete e della paura, \ Qui, il ciclo è infinito come il de¬ ntatore lo nota subito, osservando lazona nel suo insieme. Il paesaggioappare con una nettezza cartografica: i palmeti, da. lungi, si direbbero serrati l'ini contro l'altro come file 'bia innumerevoli foggarah, vale aAdire una rete di canali sotterranei,che raccohmw, su estensione consi-porZno l'acqua cos'i trovala goccia a goc-eia in un pozzo unico: la centrale moderni Almoravldi Taurirt del Reggan, estremo limite della Strada delle Palme. serto c, all'orizzonte, deserto e cielo\non sono che una cosa sola: un'in fi-.',niia benda cupa ancor più della lava.iIl suolo è duro, screpolato, rugoso. ìLarghe croste giallastre lo ricopro-),no, come se la terra avesse la rognaied esse ne fossero le squamose escre-soenze. L'unica noia, che rompe laimonofonia del luogo c la fa rilevare maggiormente, è data da solitariepietre, disseminale qua e là in pose strambe. Quali alluvioni remote, lehan deposte in questi orridi luoghia dissolversi lentamente sotto la du-plico azione corrosiva del tempo edel sole? E' impossibile saperlo. Mirandole, so soltanto che il paesaggio è desolato e maledetto, paesaggio da astro spento, da pianeta morto, dove la stessa presenza dell'uomo è un miracolo. Negli spazi vuoti, nella Iranicamestizia delle terre morie, niente si sposla, se non il posto del sole nJcielo. Nulla si muove, se non qualchestormo di. kanga. Nulla cambia, tran- ( fa diresi nM ' Q ^ nelle'scie dalle aulomobm che l'hanno precc- lf/,t(a NC ;/ vclllo non !r hn cancellate. ]Lc .pi/ìt(. nel Tanpzvuf, non esistono stcrioso: tenacemente, e con la pro-ra sulla riva sconosciuta. Come unana oe, essa può, difatti, fidare solo,la busso-lasciatene il colore del paesaggio: dai rosu vivi del mattino si passa ai toni, morti della pianura sotto il fuoco verticale del mezzogiorno, jwr finire poi alle finitale d'ambra e d'oro, che crea il crepuscolo. Ed. è sempre così, per una disianza di oltre mille chilometri, che la vettura attraverso, come un mare mi- L j gUemirah, i mucchi di pietre mi- \nnrì rn^Hinì^rmin in <tnt*rmlità (tri ra^nmada &/*6 ° ' ] ] Al passo lento delle carovane il Tanezruf occorro-] va scorgere i particolari nascosti dcl\l'(mcìrl natura circostante: i ciuffi giallastri, dcll'harmcì, talvolta, i petali dei drinn, il sorprendente fiore del deserto, che rassomiglia ci giacinti dei nostri climi mediterranei, c, di tanto in tanto, qualche grande lucertola verde-biancastra, che scompariva veloce, con un guizzo di coda tra le pietre nere. Le kanga, le pernici bianche àel^, ^cr superare ]™ due giorni. Le carovane prima ',ìle impiegavano almeno venti. Ma iliioro viaggio presentava ben altra at-' inattiva, Nel vuoto, i cammelli si slaccavano come strani animali, ultimi superstiti di una fauna scomparsa. Il loro passo ritmico e cadenzato lascia¬ Sahara, non mancavano di posarsi sulle groppe degli animali, cercando \un rifugio dietro le selle per farsiìs',trasportare lontano. E accadeva pu- LEire di seguire, all'improvviso, il ga-ie ìloppo di ini branco di gazzelle spa-\[), ventate, di sentire il'brucare di qual-\rjiche sparuto gregge di montoni o di H.caprc con il muso al. suolo in cerca\[idi invisibili erbe; d'incrociare altre1 i [carovane dai- carichi elevati stilici '.gobbe dei. cammelli, oppure tende] «ere c basse di nomadi inquieti, \ E che cosa dire degli attacchi dei \predoni? Si viaggiava tranquilli per \scttimane e settimane e poi, d'un \tr^lo, avveniva la sorpresa: i predoni scivolavano nella notte e attac-ì cavano le carovane addormentate...\mEd era, allora, la fuga disperata nella distesa desertica, sulla quale Za] luna stendeva, come un sudario, ili suo biancore. Nella fuga, la stradai era indicata da carogne di cammelli,] ,, idriche e macabre, enormi casse toJractche, vertebre disperse, cranu \l™th>..*tm™_lornìG±™JJdl'Jhe.. qFacmtevocavano bizzarre parentele con i grandi salmoni delle epoche preistoriche. La sfinge del Sahara In nessuna parte del mondo, neppure in mare, l'immensità restava l'immensità e il rischio dava un maggiore pimento all'avventura. Di tutto questo che resta ora? ',Nul!a. ] Nuova vittoria dell'uomo sulla na,tura, direte. E' vero! Sono vittorie, I però, che uccidono la poesia delle ,cose. Il servizio organizzato non lascia sussistcre del deserto che la, sua più bruita attrattiva: la monotonia. Il Sahara, attraversalo a, 30 all'ora, perde la sua maestà, la sua, tragica e sconsolata grandezza. Altro non è, nei primi piani, che una. fuga metorlica c regolare di sabbie giallastre, \cli P'^-tre nere, di erbe grigie, dì screpolature, che squarciano il suolo co i e mcpspevaRctsfdsunsdsfuna'sfinge più vecchia, più rosa dcl-\la sua sorella egiziana, guardiana/come lei, dei grandi spazi ruoli. ìCon. il servizio organizzato, inol-\tre, il rischio scompare... Gruppi di meharisti, al soldo della Francia, in-]crociano sempre al largo, come un l^avviso in alto mare. Ogni sorpresaì . . Lmlfann rEnr lare \mp pugnalate. Lontano, i urg, la rc- '^nc delle dune, appare striato co¬ rne la- pelle di una tigre, senza nulla che possa avere un nome, senza nulla di distinto, che. qua e là, qualche punta solitaria di rocce. Una dì queste, tuttavia, colpisce: ad ogni viaggio l'automobile della Transahariana si arresta alla, sua altezza. Più larga in alto che in basso, questa roccia appare una sfinge, i o è, oggi, praticamente impossibile. Al Sahara, propriamente detto,'l'avvenimento capitale, che spiega la\conquista del deserto, non è la presa di In Salali e neppure la vittoria di T'iti, tua l'entrata definitiva del mehari al servizio dello Stato francese. Il generale Laperrine creò, sul modello dei predoni, le prime com-\pagnic di meharisti per dare la cac rio a tutti questi banditi del dc*erto.\ 'Dove trovo .gli uomini? Nelle loro {stesse file. Àncora una volta egu\•operò il vecchio miracolo, il miracolo'|rite trasforma i più feroci predov.ilnei più fedeli gendarmi, I primi fu-irono i Saamba e vennero adoperati] contro i. Tuareg, i quali domati, a \loro volta, servirono contro i Bera-.ber. Domani, costoro saranno lati-iciati, senza dubbio, contro i Rc-\guibat. La (( sicurezza » francese e il Sahara igEd c, a questo punto, che bisogna'mettere i punti sugli i e rilevare uno degli aspetti del problema sahariano ìicosì come esso si pone per la Francia, iI Reguibat abitano in territorio I spagnolo, vale a dire, a Rio de Oroi E' lì che essi si organizzano. E' di li elle essi partono per i loro rezzù. [ meharisti francesi non possono ragrjmngCrii nei loro covi, e sottomettèrH< jjn ipotetico confine sbarra loro [a ,s<radn> Allora? Allora, ritornano incijetro. mam? Domani, non e difficile imLa situazione resterà, in eterno quella attuale 1 Fino ad oggi ia Francia sì è limitata a domandare alla Spagna, che, per evitare grattacapi lascia in pace i predoni, il permesso di continuarne la caccia nel territorio di Rio de Oro. Invano! Do- maginare quello che succederà, nel caso non improbabile di un rezzù un po' più violento degli altri. Nell'ansia dell'inseguimento, i francesi sorpasseranno l'ipotetica frontiera ed entreranno in zona spagnola per farvi un po' di pulizia-. E, una volta entrali-, chi li farà, andar via? Un'ipotesi, certamente. Ma la terza Repubblica ha troppo interesse al controllo assoluto del Sahara, di tutto il Sahara, perchè si pieghi a rispettare alla lunga i trattati e le frontiere, tanto più che, agli approcci diplomatici la. Spagna ha difeso i suoi giusti diritti storici. Per essa, è questione di sicurezza nazionale, nel senso in cui la Francia la proclama e la rivendica a Ginevra. Seguitemi nell'ultimo tratto della mia traversata del Tanezruf. Questa resterà sempre monotona e sempre uguale. Per due, notti, io dormirò in pieno Tanezruf, a Bidon 5 e a Tanankort, su cuccette allestite nell'automobile medesima e dormirò bene, senza intendere, neppure in sogno, una cavalcata di predoni Reguibat, dal volto blu e dai ricciuti capelli scendenti fin sulle spalle. II mondo nero All'altezza dell'Adrar degli Iforas, finisce il paese della sete e della paura. Qui appaiono i primi ciuffi d'erba, le prime piante, i primi insetti. Con quanta attenzione, con quanto stupore li osservo! In queste piccole cose, io mi ritrovo, ritrovando la vita. Quando, successivamente, si delincano all'orizzonte le mura merlate di Burem, la prima località abitala, sul Niger, una sensazione strana mi scuote. Per ore ed ore, ho avuto la impressione di avanzare sovra un oceano senza fine, che Burem, adesso, mi appare l'inizio di un continente nuovo. Lo e davvero! Nella breve sosta, prima di ripiegare per Tombnctu, alcuni cicchi vengono a chiedere l'eie- mosina, suonando Tamzad, il violino targui. E, mentre lo strano strumento canta dolcemente il silenzio delle grandi solitudini, il rumore sordo di un tam-Uim sale dal villaggio Kya- baro di Burcììì_ rumore del moì]do nero clic incomincia, un mondo di 20 Ui -t di abitanH „„ monda che, ... „ „ oa9hjor>mce alla h rancai 90.000 cpotrebbe domani, neUeven^'ta.fl una guerra, fornirne oltre »iua. Avete, ora, capito in che cosa con sistc la sicurezza francese a proposito del Sahara e perchè la Repubblica pacifista si sforzi di assicurare la Ubertà assoluta delle comunicazioni teri'estri fra l'Affrica del Nord e l'Affrica nera? La sicurezza di tali relazioni, qualunque ne sia la soluzione tecnica futura, forma la condizione sine qua non per il trasporto rapido in Europa di questa enorme massa di soldati nerì. PAOLO ZAPPA* '