La scuola degli allenatori

La scuola degli allenatori TEMI CALCISTICI DI ATTUALITÀ' La scuola degli allenatori A cura della Federazione del Cal-jncio si è aperto a Roma il primo cor- fiso della scuola degli allenatori. RL'iniziativa di questa scuola è un scontributo alla serietà de! giuoco adel calcio; a quella serietà, cioè, conlscui esso va inteso e deve venir pra-, tticato e diretto. |eFra tutti coloro che dedicano at-; ptività pratica al giucco, nessuno, as- msolutamente nessuno, ha un compito ccosì difficile come l'allenatore. La èdifficoltà emana da una quantità di : circostanze di carattere l'una diver- bsa dall'altra. 'avu ca, dell . ponenti. Signmca altresì avere la psorveglianza del morale dei giucca- atori. L'allenatore ha nelle mani le psorti della società ai servizi della lquale egli si è dedicato. I fondi che ei dirigenti ed 1 soci vi profondono e. cche il pubblico vi riversa, i tesori di;tenergia, di buona volontà e di capa- mcita che gli atleti pongono a disposi- dzione, possono venir incanalati a nProfittoo meno, a seconda - non pesclusivamente, ma certo prevalente- nno affidato le cure dei loro giuocato- : ri a uomini che dell'allenatore ave-, j l'aspetto, ma non la sostanza. : umente — dei sistemi e dei meriti dell'allenatore. La compagine meglio dotala di questo mondo in fatto di forza tecnica di giuocatori e meglio sorretta da dirigenti, soci e spettatori, è destinata a far cattiva prova se l'uomo che la deve dirigere non è all'altezza della situazione. L'allenatore è il coordinatore degli sferzi, il susci- ptlatore di energie, l'animatore, il tat- fico, il guidatore della squadra. Almeno cosi dovrebbe essere definizione. E' successo, viceversa finora che, in molti, troppi casi, di rigenti di unità grandi e piccine han VanO 1 ùaiJCLU/, luci Jiuu la jw.unuu. ,Nomi esotici o nostrani si facevano navanti ed ottenevano l'incarico cosi^ una volta alla notorietà come quel- ili di giuocatori: come se bastasse paver siuocato per poter insegnare a ggiuocare. I Succede, in questi casi in s.„ n-i,p .si'-^~„.„rf„„t» „ìi„„o»„ ;non appena 1 improvvisato allenato- nre fallisce di fronte al fuoco dei com- i battimenti o tentenna al cospetto j delle difficoltà delle situazioni, gli ipsi prende la mano lo si esautora, i lo <ii <icredita E colui che doveva es- iJI™f .AtrZitZZi-ld m,! ssere una guida, un direttore la cui tpresenza doveva farsi sentire parti-. rsI tI v! I srcolarmente nei momenti difficili, diventava puramente il « responsabile ». Comodo responsabile, l'allenatore. Troppo comodo per l'egoismo degli ; uomini. Tanto comodo, che se esso non uno esistesse, occorrerebbe crearne • al suo posto. I dirigenti non si- lureranno mai se stessi quando le co-, se volgono a male : troveranno sem- pre il modo di mettersi d'accordo per demolire l'uomo che pare pagato ap-i nositamente ner far la narte del ca- positamente per lar la pane dei ca prò espiatorio. Brutto mesiiere, sotto questo a- spetto, quello dell'allenatore. Il tra- passo da direttore tecnico a •..gerente responsabile-nel senso della vecchia ' legislazione giornalistica è per lui il n.,i fonilo rioi mnn/ir, tt" umano rhn più tacile dei mondo. 1% binano cne cosi avvenga, ma, ricollegandosi a quanto sopra detto, e pur giusto ri - conoscere che a questa facilita si e giunti anche per la deficiente prepa- fazione al mestiere che hanZs4- to di possedere troppi fra coloro che.ad esso si sono dedicati. La preparazione al mestiere co me poteva esistere, se fino a poco fa non esisteva il mestiere stesso? La necessità di preporre una nersona all'attività tecnica di una squadra non e sentita nel suo vero senso se non da qualche anno. Coloro che vi si dedicano appartengono ali attuale generazione. L'Inghilterra che avreb- be dovuto indicarci la via al riguar- do, batte una strada totalmente sua, diversa in tutto da quella del conti- ■nenre Al rmnvn ehnnnn e,.n lr,crir-r> nente. Al nuovo sbocco, eia logico che, in un primo tempo, venissero a ergere, ad affluire, assieme a •ne che nel giuoco avevàn fatto cat- convergere, qualche uomo di merito, anche per- sone avevan "vissuto" o "aueTche~é nee^io Ss?S quei cne e pe^io ttai punto di vista sociale, per il £iuo- co si erano rovinati. Certo: cne, co- là dove il giuoco non trova materia umana seria, accorta e lungimirante, esso crea anche degli scioperati, de- gli spostati per lo meno. Era logico, in ìm wrtn mmi ,™m Mi» aa Tino in un certo qua! senso, che da que- sta nuova possibilità di lavoro ve- liissero attratte persone che dello sport non conoscevano se non un a- spetto speciale o che erano un po'idegli orecchianti in materia. Ed era conseguentemente logico che dalla cattiva prova dei primi prescelti al-|1 incarico derivasse un po di discre- dito alla professione assieme al pre-jvalere di tendenze che non possono invogliar persone serie ad affluirvi. !Per inciso: l'Inghilterra si dice-, va. Le squadre professioniste in- glesi non hanno un allenatore nel sersn titwh'n ripl «>nsn rnntinpntnlf- senso nostio, nel senso continentale del termine. Hanno tutte un « trai- ner x. che e luomo che cura con me- ticolosità e metodo il fisico dei giuo-catori: ed hanno qualcuna il <'Coach--, • • • che è il direttore tecnico colui che ■j -ì u.ucllo!t' lcciucu, Loiui cm. guida il giuoco tecnicamente e tatti- eamente. Cola dove non esiste il « coach », è il « manager * — come nel caso dell'Arsenal di Londra — che detta legge in quest'ultimo cam- ! po. Il « responsabile » nel senso egoi-istir-n rlplln nirnla l'uomn Hi aver dot-Lsuco aena parola, 1 uomo uà aver sot-tomano per poter cazzottare e peripoter dire che la colpa e tutta sua.se le cose non vanno nel modo desi- derato, non esiste in Gran Bretagna. : Sarebbe antisportivo averlo. .B? Hiffir-ilp irnvnr rìni hnnni nlle- f .ai"'c'!e trovar «ei buoni. aiie-natori, fatti agguerriti e pronti sen-1 z'altro alla bisogna. Le nostre so cietà se ne sono accorte: è un continuo alternarsi di uomini al coman-; do delle squadre — spesso due, tre in una stessa stagione — ora tenta la Federazione di risolvere la difficoltà. Tenta, prendendo il materiale semi-!greggio che le si inette a disposizio» ne e cercando di trarne un prodottoLfinito. Nel modo con cui lo si fa a iRoma, il tentativo è nuovo. Nessuno si cimentò mai in un compito così arduo. La Francia fece qualche eo-!sa, su scala ristretta, con riferimen to a certi aspetti soli del problema, ed ancora, per iniziativa emanante principalmente da un privato. La prima ad affrontare la questione in bloc co, nella totalità dei suoi particolari S è l'Italia. , s. f Ne dovrcebe uscir qualche cosa di buono. Innanzi tutto una garanzia 'alle società che esistono uomini che,ì , pacita e conoscenze speciali per ogni altra posizione di responsabilità: si potranno pretendere anche per quel-[ la dell'allenatore. In secondo luogo! e punto di importanza solenne, la^ condotta tecnica dei nostri giuoca- ; tori e delle nostre squadre dovrebbe, migliorare. Per ultimo si confcrirà' decoro ed autorità ad una professio-i ne creata dal giuoco, ma che dalle ; passioni che il giuoco scatena ha.la S necessita assoluta di essere protetta. iVITTCRI0 POZZO.

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, Londra, Roma