L'arte italiana ambasciatrice di bellezza

L'arte italiana ambasciatrice di bellezza L'arte italiana ambasciatrice di bellezza Capolavori di una superba collezione torinese partiti ieri per l'Ambasciata italiana di Londra Il voto di Torino perchè i capolavori rimasti siano conservati nella Regia Galleria Sabauda Un tesoro artistico da far impallidire di desiderio antiquari e collezionisti, e che fino all'altro giorno i troppo rari visitatori- della R. Galleria Sabauda di Torino potevano ammirare esposto in parte nelle sale della, nostra bella pinacoteca, ha lasciato ieri sera Torino chiuso in alcumc casse al cui imballaggio meticoloso avevan presieduto il dott. Guglielmo Pacchioni, direttore della Galleria medesima, ed il comm. Ettore Modigliani, direttore della R. Pinacoteca di Brera. Quando sian fatti i nomi di Bolticelli, Veronese, Tintoreito, Sebastiano del Piombo, Pietro Paolo Rubens, Alunno, Bronzino, Lorenzo di Credi, Ruysdael, non sarà più necessario aggiunger citazioni perchè ciascuno misuri la portata di tale tesoro. Dove va codesto carico prezioso f Prima di rispondere conviene dir subito che si- deve a una provvida decisione del Duce se un complesso mirabile d'opere d'arte che avrebbe potuto disperdersi, per una metà rimarrà assicurato al pub blico patrimonio artistico italiano, e per l'altra andrà invece a dar lustro all'Italia, pure esulando dal nostro Paese. E' noto come durante la liquidazione Guatino il Ministero delle Finanze abbia dovuto anche interessarsi di quella collezione artistica cono scinta dagli amatori d'arte di tutto il mondo, che un sontuoso catalogo pubblicato da Lionello Venturi aveva ampiamente illustrato, e che nel 1928 era stata esposta, benché non completa, nelle sale della Pinacoteca torinese. Per il fatto stesso della mediazione esplicata dal Ministero delle Finanze, la ricchissima collezione veniva automaticamente ad essere assicurata allo Stato; e fu questa una davvero provvida circostanza, perchè in caso diverso la stupenda raccolta avrebbe probabilmente seguito la sorte comune ai tracolli finanziari. Si verificò intanto il caso che venisse deciso l'allestimento della nuo- va sede della nostra Ambasciata a Londra; e tosto allora S. E. Grandi, nell'intento di dare a quelle sale la maggior dignità possibile (anzi, uno splendore certo senza confronti), si rivolgeva al Capo del Governo per ottenere che la ex-collezione Gualino fosse destinata a una dimora dove, sul suolo inglese, ogni italiano deve sentire l'orgoglio della sua Patria. Alla proposta, in verità magnifica, il Duce non esitò. Decidendo di inviare l'arte )\ostra come superba ambasciatrice della civiltà italiana in terra straniera, Egli riaffermava quel suo altissime concetto del prestigio che l'arte nostra deve esercitare all'estero, concetto pel quale due anni prima, sfidando i rischi del lungo viaggio, aveva ordinato che a Londra appunto avesse luogo la incomparabile Mostra d'arte italiana del 1930 alla Burlington House, il cui ricordo è ancor vivo nella memoria d'ogni inglese. L'invidiabile sorte di cento capolavori era così stabilita. Perchè soltanto la metà di essi e iersera partita alla volta di Milano, prima tappa nel tragitto verso Londra? Giunti a questo punto della breve cronaca, conviene segnalare un atto di S. E. Grandi, per cui al nostro Ambasciatore in Inghilterra va la gratitudine d'ogni studioso italiano. Ottenuto l'assenso — di massima — del Duce, egli avrebbe infatti potuto esigere che tutto quanto il suddetto tesoro dì arte prendesse posto senz'altro nelle sale dell'Ambasciata. Ma a chi gli fece notare — primo fra tutti il Pacchioni — che numerosi «pezzi» della raccolta sarebbero stati, rimanendo in Italia, a dispor.izione del pubblico, preziosissimi agli studi dei cultori d'arte, S. E. Grandi non oppose un rifiuto : si riservò di riesaminare le opere e di scegliere quelle più adatte ad arredare l'Ambasciata, rinunziando viceversa alle altre più utili alle indagini della critica. Dal laborioso esame compiuto col Pacchioni e col Modigliani è risultata la decisione odierna: con la quale sia S. E. Grandi — per la sua generosità — sia il dottor Pacchioni — per il suo lodevolìssimo spirito d'iniziativa — si son resi benemeriti degli studi artistici. Ma, pur nella sua importanza, quanto resta a Torino della collezione non è tale da menomare l'ec- cezionale valore delle opere che figureranno all'Ambasciata. Basti dire che nel salone dei ricevimenti di questa spiccherà, gemma incomparabile, la celebre Venere di Sandro Botticelli che qui riproduciamo. Se si confronta quest'immagine con la figura della dea nella Nascita di Venere ch'è agli Uffizi, essa — scrisse il Venturi — « appare più studiata, meglio interpretata nel rapporto fra le superfici delle carni e l'interna anatomia, più vicina al ritratto diretto di ima fanciulla, dal volto bene individuato, mentre l'immagine di Firenze è più decorativa, più libera di movimento, più grandiosa ». Onde l'ipotesi che quest'esemplare sia lo studio dal vero donde è nata la composizione fiorentina. Alla vendita della collezione Bromley presso Chrìstie, questo quadro — che era stato acquistato a Firenze nel 1844 — passò a Lord Ashburton. Si credette che esso fosse perito in un incendio della Bath House; ed invece era stato ceduto da Lord Ashbur- ton allo scultore italiano Odoardo.RTabacchi, sì che si salvò. Quale AmAmbasciata se non un'Ambasciata ita-\vliana potrebbe offrire ai suoi ospiti una simile visioìie? E di sala in sala, sarà il delizioso!quadretto Venere e Marte del Vero- nese (esemplare unico di piccola pit-\ tura veroneswna) o L incontro àx\Anna e di Gioacchino.dell Alunno o< la Madonna col Bambino d, Matteo idi Giovanni, o il Ritratto di giovane di Lorenzo di Credi, o la Crocifissione del Boccali, o la Venere della tartaruga di Sebastiano del Piombo, o il Ritratto della sorella Giovanna di Rosalba Carriera, o gli Angeli di Spinello Aretino, o il Ritratto di Se-' bastiano Veniero del Tintoretto, o ili Riposo di Fattori, a portare il sa/uto j dell'Italia all'ospite, a ricordargli tutta l'immensa gloria della nostra terra di artisti. Esemplari d'arte ci-1 nese dei secoli VI e IX, d'arte giapponese dei secoli Vili e IX, d'arte iialo-bizantina, di Limoges, d'arte marchigiana, veneziana, fiorentina, sculture o forzieri e credenze, cofani o reliquiari ed ostiarìi, costituiran-i no il mirabile arredo degli ambienti.' Un cenno particolare merita la delicatissima piccola tela del Veronese, che, insieme con la Venere del Botticelli, costituisce senza dubbio la gemma di quella parte di raccolta destinata all'Ambasciata di Londra. Festa di colori e vivacità ariosa di tocco ha scritto Lionello Venturi, fanno scaturire da questo quadro una impressione di gioia fresca e immediata. Tutta la grazia e la leggerezza del Settecento vi sono già espresse, senza nervosità e senza superficialità. « Il senso classico cinquecentesco dà maggiore solidità alle forme, maggiore succosità al colore, maggiore umanìtà e larghezza alla concezione: perciò anclie l'espressione di gioia è più intera, più ampia, e giunge alle radici della vita. Lo sfondo del cielo, la testa del cavallo e le carni luminose del Cupido, le stoffe seriche tutte brillanti di riflessi, creano un complesso di altissima intensità cromatica. E' una delle poche opere del Veronese eseguita da lui, senza aiuto alcuno di scolari, dal primo all'ultimo tocco ». Come si è detto, la estrema rarità di questa pittura è data dalle sue dimensioni piccolissime, che sono di em. 47 di altezza per cm. 47 di larghezza. Il quadro già\era ricordato nel 1648 dal Ridolfi, che lo segnalava in casa di Cristoforo Orsetti a Venezia. Nel 1909 il Berenson lo illustrava- privatamente alla signora Cotter Palmer di New York. Nel 1924 infine il piccolo capolavoro passava in proprietà del collezionista torinese. Altro capolavoro di straordinaria bellezza è la Venere della tartaruga di Sebastiano del Piombo, opera del periodo veneziano del grande pittore, e di una delicatezza e ricchezza- color is tica giorgionesca. Simile ad una statua classica, la Venere campeggia-, come ben accenna il Venturi, morbida e voluttuosa nel centro del quadro. Questo per Londra; e perchè sempre più al nome del Paese nostro lo straniero vegga sorgere dinanzi a sè un'immagine di bellezza e di secolare civiltà. Ma le rimanenti opere costituiscono poi un insieme che a definirlo soltanto d o c umentazione per studiosi sarebbe falsar la verità. Pochi esemplari che qui riproduciamo bastano a dire quale tesoro resta all'Italia. Dalla famosissima Madonna col Bambino già attribuita a Cimabue ed a Duccio alle due figure di Lorenzo Veneziano, dal' Trittico di Nardo di Clone alla Madonna di Taddeo Battoli, dalla Na-1 tività del Signorelli a questo stupendo Cristo ben e d i c e nte del Montagna-, dalla I Madonna attribuita ad Antonello da Messina, dal San Girolamo di j Benvenuto di Gio- ' vanni, alla tavoletta giottesca dell' Ascensione, I dalla Leda tizianesca al Ritratto di vecchio ruben- \ siano, via via fino ! alte opere del Solario, d'Ambrogio De Predis, di Ni- ' colò da Varallo, di Liberate da Ve-1 rana, di Palma il Vecchio, di Francesco Guardi, del rlmtegotmqnfavBj ngPdbrs Rembrandt, del Van Dyck, e finalmente a questo qui riprodotto meraviglioso Ferdinando Boi che a due se- coli di distanza tanto anticipa della pittura moderna, si tratta di un complesso insigne ch'è ima fortuna s;a pervenuto di pubblico dominio, Da mni h.fam -e •„ , ultimo iodo di t/ ,ìn ^ ml_ sissime coUezU>nf artiatÌDhe in -talia alVestero andarono disperse in mano di privati collezionisti e di mercanti, non si verificava più il caso che un complesso artistico di simile importanza potesse compatto e omogeneo essere collocato in un pubblico museo, o meglio ancora anda- re all'estero in così alta sede di rap presentarne, a recare un'immagine così cospicua di quanto l'arte nostra diede in secoli di meravigliosa produzione al mondo. Che così insigni immagini di bellezza, invece di rimaner chiuse nelle case dei privati possessori, siano esposte alla pubblica ammirazione, è fortuna incomparabile, e tale da giustificare ogni compiacimento oggi che, nella totale rinascita dello spirito italiano, anche l'arte è stata restituita dalla lungimirante volontà del Duce, al suo antico ufficio di altissima educatrice e di stimolatricc delle attività dei giovani artisti- che oggi appunto con ogni sforzo e con la più tenace volontà si industriano di perpetuare quel mirabile patrimonio che in oltre cinque secoli di stupendo fiorire di ogni nostra attvità spirituale l'Italia ha fornito al mondo Crediamo di poter senz'altro dare la buona notizia che questo tesoro idei quale abbiamo solo nominato alcune opere e taciuto gli oggetti d'arte ellenistica, egizia, romana, bizantina, arabo-sicula, romanica, veneziana, fiorentina ecc. e che comprende nomi di scultori che vanno dal San^ovino a Bartolomeo Bellano, da Francesco Laurana ad Andrea Riccio) rimarrà a Torino. Non ci sembrerebbe giusto che altra sorte gli toccasse. La collezione originariamente si formò a Torino; Torino la custodì in questi ultimi tre anni; perchè in parte rimanesse in Italia {ma certo j col segreto desiderio che restasse nella Galleria da lui diretta), con grande tatto ed accortezza agi il Pacchioni. Contrariamente a quanto di solito si ritiene, la R. Galleria Sabauda di Torino nulla ha di caratteristicamente regionalistico che possa da essa far escludere opere di scuola veneta o lombarda o toscana da designare altrove. La nostra Galleria è allestita con criterii net- tamente nazionali, e tanto un Mantegna quanto un Taddeo Bartali vi trovano il loro posto adeguato. Torino, che è fiera d'aver così contribuito a render degna dell'Italia la nostra Ambasciata a Londra, sarà altrettanto orgogliosa custode delle stupende opere cui generosamente S. E. Grandi ha rinunziato per non sottrarle agli studi dei cultori d'arte ed all'ammirazione del pubblico italiano. Questo è il nostro augurio, e meglio che augurio la nostra certezza, mar. ber. Lobenzo Veneziano : L'ADDOLORATA (tavola di m. 1,40X0,58). La VENERE di Botticelli che figurerà nel salone della nostra Ambasciata. Lo stupendo dipinto misura m. 1,74x0,77. Lorenzo veneziano: S. GIOVANNI EVANGELISTA (tav. di 1,40 X 0,58). H CRISTO BENEDICENTE di Bartolomeo MyiNnJGNA, che rimarrà a Torino (tavola di m. 0,54X0,41). La RAGAZZA ALLA FINESTRA, di FERDINANDO B0L, (tela di m. 1,00X0,77).