Due stazioni: due errori

Due stazioni: due errori La polemica per l'architettura moderna Due stazioni: due errori Siamo {orso ad una decisiva, presa ' di posizione dell'opinione pubblica nei \ riguardi dell'architettura attualo'! Que-\ sta reazione violentissima che Vaporo- ; voto progetto per la nuova Stazione ' ferroviaria fiorentina ha suscitato in tutta Italia, sembrerebbe confermarlo. ; Si leggono parole roventi contro Par- i chitettura razionale o funzionale che', dir si voglia, si invoca la salvaguardia j dello spirito artistico italiano, si addi- \ tomo e denunziano inopportuno assimilazioni straniere, si insorge contro gli snobismi per partito preso. La polemica divampa, e, come al solito, generalizzando si trascendo nelle affermazioni dei principii, si rinunzia alla serenità dei giudizi. Eppure ancor ieri sembrava che le nuove forme architettoniche battezzate dal Novecento fossero ormai diventate moneta spicciola di un'estetica riconosciuta; ed è di ieri appunto la decisione del municipio torinese tendente ad improntare a stretta modernità la ricostruzione del secondo tratto di via Roma, in opposizione alla stanca copia sei-settecentesca del primo tratto. La polemica d'oggi minaccia quindi di creare soprattutto una gran confusione di principii; e l'appro- vato progetto fiorentino viinaccia di annullare pericolosamente il risultato]di dieci anni di fecondo lavoro tenace- j mente condotto innanzi per dare anchei l ^X^Gonviene perciò l\mttieata quattone, e| i e o o e ò ù. l a e a a ra i e o o, all'Italia una sua moderna architet tura, tentar di chiarire e dichiarare senz'altro che l'approvazione dell'infelice] progetto della Stazione di Firenze è essenzialmente un errore polemico. Ossessionata dal ricordo di un altro gigantesco sbaglio: di quella sorta di mausoleo assiro-babilonese, cioè, che i ] milanesi oggi hanno per Stazione, la, commissione giudicatrice del progetto' fiorentino (fatta eccezione pei voti con- j trari di Ugo Ojctti e dell'ingegnere Ce- ■ saie Oddone, già direttore generale] delle Ferrovie dello Sialo), si è gettar j ta a uno sbaraglio estetico. Quegli equi-1 voci fra tecnica e arte, fra utilità e bellezza, fra ingegneria e architettura1 da noi qui cento volte denunziati e che] da unni compromettono la formazione, del nuovo stile architettonico, si sono' sciaguratamente concretati nel terrore j di non essere abbastanza, come dicono i i francesi, à la page, (li non riuscire abbastanza attuali, coraggiosi, intran- '■ sigenti: e quella povera cosa, quella banale rimasticatura d'una qualunque fabbrica tedesca, olandese, danese o cecoslovacca presentata dagli architetti Michelacci, Berardi, Lusunna, Baroni. Gamberini, Guarnieri, costituenti il ■>. Gruppo Toscano », è risultata uè più nè meno che il capro espiatorio dell'errore della Stazione milanese. Codesto misero progetto non va quindi oggi in-i teso che come l'esponente della lotta i di due principii estetici, entrambi er-\ srati; l'uno, che insiste su posizioni far I!lunatamente superate, anzi, travolte - \dalle nuove esigenze spirituali: l'altro, :Icfce era già morto sul nascere perchè i >riduceva una forma d'arte — Varchitet- tura — ad una forma di tecnica, vale a dire a una macchina. Non ci hanno forse ripetuto per anni gli architetti razionalisti che la casa ha da essere prima d'ogni altra cosa una « macchina per abitare »? Tutto il resto, archi o non archi, co- lonne o non colonne, italianità o meno della nostra moderna architettura, passa in seconda linea. L'equivoco è uno solo, in Italia come in Francia o in Germania o in Isvezia o in Olanda o in Russia: ed è che l'architettura la'.quale va comunemente sotto il «omejdi architettura razionale ha un solo\difetto: quello di non essere architet-ì tura. Sarà tutto ciò che si vorrà: co-\struzione, utilità, praticità, buon im-\yiego di materiali, buona applicazione* di sapere tecnico, ma non architettu- ] ra, perchè non arte. Passato, presente, avvenire: discussioni oziose. Basta aprir gli occhi, ed aiutare il prossimo ad aprirli: ciò che noi facciamo pubblicando tre fotografie tolte dal volume di Alberto Sartoria, Elementi dell'architettura funzionale. Lo prima, che riproduce un gruppo di case per una famiglia nella città-giardino Niederrad a Francoforte sul Meno (architetto Ernst May): la seconda, ch'è uni progetto del medesimo Sartorìs per una catterale in acciaio, vetro e ce-\Z^rMsl%"% op^Xnalclinica, e che invece è un progetto per\l'intemo d'una casa di «sportman»,\dell'architetto Marcel Breuer. Questiìsono esempi della nuova estetica archi-]fonica funzionale o razionale. E nJ\ei=no sciupar parole per E' necessario invece segnalare l'in- commcnsurabile danno che queste assurdo teorie sbandierate fino alla sazietà da chi confonde l'arte con la tecnica, apportano al lento e faticoso affermarsi di quel nuovo stile architettonico sorto come salutare reazione alla ìniseria del fldredlismo e della pigra imitazione del passato. Basta dare una occhiata a quest'altra fotografia che riproduce uìio dei mobili del Bugatti (sedia e toeletta) ri:e fecero furore all'esposizione d'arte decorativa internazionale tenuta u Torino nel 1902, per conuincer.fi di quanto fosse necessaria codesta reazione, Ma allo stesso modo che per quindici 0 vent'anni almeno il farneticare dei sedicenti avanguardismi europei in pit !ura ed in scultura hanno disorientato e disgustato i pubblici anche più pa¬ icuti (né sappiamo quanto tempo dovrà passare prima che codesti pubblici si riabituino a contemplare con serenità e godimento un quadro o una statua), così oggi, con la complicità di una critica goffamente adulatrice, una minoratiza di architetti è in procinto di sciupare irrimediabilmente tutte le penose conquiste dell'architettura moderna. La quale architettura moderna — Pie,l°- e possente espressione della ho- to compiuto, una vittoria del tempenostro, un'affermatone estetica che ha ormai superato le fanne del passa-to. Dalla Stazione di Helsingfors deleVarchitetto Saarìnen alla Casa Madrede'i Mutilati del Piacentini, Mia cHi* - ~ ^ della A.E.G. di Peter Behrens, dalla tomba Peretti nel cimitero di Torino di Annibale Rigotti alla piazza di Brescia e alla sede della « Lario », questa architettura più o meno felicemente ha saputo dire una parola sua che non ha nulla in comune nè con l'eclettiswo ottocentesco ne con gli stili tradizionali che dal romanico vanno fino al barocco. Con qual diritto l'accennata minoranza di architetti va compromettendo codesta vittoria e codesta af- rare i loro frutti duraturiT Come il proverbio laf.no ramnmita,1è bene che talvolta gli scandali avven-egano; e l'errore commesso a proposito\della Stazione fiorentina ù forse «alte ™ ™ESZSS&ft, singoli, ma riprendendo in esame tut- ito quanta una dichiarazione di pnnci- |pi». Il vizio non è nelle applicazioni,bensì nelle origini di un'intera teorica:jquella che ha travisato il concetto stes-iso dell'architettura soffocando in essa tutto ciò che era arte, per non lasciar sopravvivere se non ciò ch'era tecnicadella costruzione. Tale teorica, è giusto riconoscerlo, non è nata a capriccio e non è stata esaltata in malafede a scopo di arri-vismo, come molti sostengono. Eswrispose ad un momento preciso dell'e¬ o a e n o of- \ voluzione architettonica europea, quando il decorativismo eccessivo portato dallo stile liberty suscitò, per la s,ua stessa esuberanza, un improvviso bisogno di semplicità, di nitore, quasi di casta povertà. Pubblico e architetti erano sazi fino alla nausea di stucchi, di superstrutture non rispondenti alle realtà strutturali e funzionali degli edifici, di aggeggi, di ornamentazioni gratuite e banali. Si scatenò in quel punto la bufera della guerra e sopraggiunse l'universale crisi economica; e ciò ch'era stato prima un bisogno dello spirito divenne una necessità di cose. Per questo l'architettura razionale è di origine soprattutto materialistica, così coinè l'arredamento che ad essa si intona ha foggiato il suo stile su un concetto essenzialmente di comodità. Insomma, l'architettura ra- cosa' SS^'^^^ <^>^o^a^estarn_coi www ^"^ necessita polemica. ! L errore che ogni giorno si compie j j» architettura, è invece di insistere t^jSSFJét 7PZt civireiri a. po.i/«u^arc. 1 ', ?. ■ ', . , i loro di esprimere delle teorie chepos- xono essere quanto mai effimere, bensì.di concretare in arte dei principii più durevoli di una sola generazione. MARZIANO BERNARDI. li progetto vincitore nel concorso per la Stazione di Firenze. Progetto (non approvato) dell'architetto torinese Cento per la Stazione di Firenze. Bugatti: mobili del 1902. Alberto Sahtokis : progetto di cattedrale in acciaio, cemento e vetro Interno di una casa per « sportman » progettata da Makcel Breuer.