Primavera in ospedale

Primavera in ospedale ordigni elettrici e spaventosi, in un rattener di respiro pazzesco e assurdo, tutti i morbi scompaiono, tutti gli enigmi si risolvono, tutte le paure svaniscono nel sorriso del sole che accoglie al ritorno, sempre, gli infeici soddisfatti. — E quella donna arrivata stanotte? guarirà? due ore e mezzo sotto i ferri ! • Jl luccichio dei ferri, disposti come orologi nelle vetrine dell'armamentario e poi lucenti, tersi, maligni come spade assetate di sangue, abbaglia per un attimo la debole vista del convalescente. — A letto — grida un assistente, sorridendo — a letto — e fa segno a una giovane signorina di aspettarlo in camera di medicazione. — Lo stetoscopio — dov'è andato a finire? — datemi uno stetoscopio — e l'infermiera corre, si affanna, perde tempo e sangue freddo, inutilmente. L'ora della visita è finita, i parenti s'avviano tristemente sulla strada del ritorno. « Uscita; signori, uscita » — dicono sbadatamente e controvoglia i portantini già pronti ad abbandonare il lavoro. Dalle corsie la luce esce con i visitatori e i letti bianchi, allora, gettano macchie deboli nel buiore disperato e tetro. «Uscita; signori, uscita». Come nelle ville pubbliche, dopo una passeggiata malinconica e snervante, o dopo i giuochi tumultuosi dei fanciulli sempre irrequieti. II silenzio ripiomba da per tutto, come un greve peso : nessuno ha più voglia di parlare, qualcuno ha pianto — nel momento dell'addio — o magari sventolato un fazzoletto dal fondo di corsia, come se partisse per un lungo viaggio : adesso preferiscono tacere, adagiati nel ricordo, abbandonati nella frenesia di attendere un altro giorno, un altro giorno ancora. Non piove più, il sole va tramontando e un vento leggero, necessario, fa tremare di piccoli brividi deliziosi il convalescente stanco : fra qualche giorno uscirà anche lui, per sempre, indossando gli abiti piegazzati e pieni di polvere — e vorrà passare, prima, al deposito, per vedervi le facce spaurite di quelli che stanno per entrare e che forse non usciranno più. — Senti, senti. Due giovani medici discorrono su per il viale davanti alla direzione : — Una scena disgustosa, ti dico:pietosa, come vuoi ; ancora tremo per la pena : in camera incisoria, era mor- to un ragazzo, non so di clic, e padre è madre lo ricercavano tra le salme, n l-i marlrp mando l'ha «-nrlr, snttn fl tnl^nL nSv* hp^mnnt^ il lenzuolo piangeva bestialmente e urlava e si disperava strappandosi 1 capelli : « Povero tiglio mio! povero figlio mio ! aveva una testa d'omo ! » e il padre, a vederla piangere, bestemmiava, ossessionalo: « Zitta, sta zitta, zitta» e giù, pugni di disperazione sulle spalle grame e fragili della povera donna fuori di se stessa. Son dovuto scappar via, te Io giuro: e fuori pioveva un acquerugiola fine, minuta, desolante. Campanelli squillano da ogni parte : è l'ora del vitto. Le monache avare e circospette girano dietro il carello distribuendo a malincuore pezzi di frittata e foglie di verdura scotta, desiderando presto per se stesse la santa benedizione e la cena in silenzio prima del meritato riposo quotidiano. ELIO TALARICO. Primavera in ospedale Come, gli ingressi' rumorosi a teatro, cosi nell'ora di visita una folla diversa e frettolosa invade i viali dell'ospedale urtandosi attraverso il cancello puntualmente spalancato, e si divide subito in due grandi correnti stanche e disuguali. Facce smunte, grinzose, volti senza espressione e senza dolore, voci sommesse ma pur sempre indiscrete, uomini, donne, vecchi, appena qualche fanciullo che si rivolge a guardare con paura mista a desiderio i carretti, sulla strada, colmi di arance troppo gialle e come infette : intersecarsi di domande inutili e strane, una passione — quasi — da tutti malnascosta di sentirsi, solamente ora, vivi e pieni di salute, di godere le primizie della vita con tutte le sue malinconiche e cattive dolcezze. — Affacciarsi, finalmente, a un davanzale di finestra e, a cuor sereno, respirare con pieni polmoni l'aria umidiccia e fradicia della primavera che freme nelle vene di ognuno, beato. 11 convalescente è felice, ora; mai tanti pensieri così teneri e nuovi han dilagato per il suo povero cervello inquieto, mai — come oggi — l'ani ma celata e matura gli ha suggerito sentimenti trepidi e insoddisfatti. — Quel giorno, arrivando... La visita d'ambulatorio si dischiude davanti ai suoi occhi come uno strappo regolare della memoria : uomini a destra, donne a sinistra : e quell'attesa, un'attesa mortale e ridicola, come se il medico diventasse per miracolo un Iddio maligno e pre potente, oppure docile, paterno, addolorato : poi un numero : « numero undici, avanti, non abbiamo tempo da perdere ». Molti sono usciti sorridendo, con un foglio di ricetta tra le mani, qual cuno — le donne, specialmente — piangeva e sorrideva, o eran lacrime infrenabili e tormentose. —■ Voi, che cosa avete? Vita morte e miracoli gli son tratti «dalla bocca in un attimo ed egli nean che se n'accorge : si confessa, con fessa i suoi mali, le sue debolezze, riesce perfino a credere che quel càmice bianco, là davanti a lui, sarebbe anche capace di fargli svelare peccati o delitti, se ne avesse commessi Alla lampada che piove luce sopra il letto freddo e antipatico il malato vede rispecchiata la sua figura di Cristo morto e allora gli sembra di essere lui quella piccola cosa riflessa e di vedere dall'alto, con cinismo quasi, il tormento di un uomo qua lunque ch'egli neanche riconosce troppo bene nei particolari. — Appendicite cronica — e sopra un libro l'infermiere scrive: «Si consiglia il ricovero, esce contro il parere dei sanitari ». La pioggerella che picchiettava sopra gli ombrelli dei ritardatari si sfiocca ora all'improvviso dalle nugole grosse.e nerastre con violenza allegra e bonaria, srotolandosi fra tuoni accennati e timido balenare di lampi: dalla terra e dal legno degli alberi esala, malgrado tutto e quasi a dispetto, un odore stordente di primavera forte e serena. C'è chi si rifugia dentro la star, xetta del portiere, un omaccione grosso e rubicondo : in un angolo, tra due paracqua sgocciolanti e funebri riposa il nasco del vino rosso scacciapensieri, — Cra, era, era, craaaa, craaaaaaa. Il suono del clacson impazzito e «tridente dischiuse come una parola magica il cancello alto e pesante : poi la macchina veloce depositò la sua ansia davanti all'uscio del pronto soccorso, in una frenata brusca e improvvisa. Un brigadiere insonnolito e mal contento ascoltava gli sfoghi del vec chio infermiere, lupo sagace di tutti gli ospedali di Roma. —1 Oggi, quei poveri operai morti sotto la frana: non pensate alle famiglie che forse ancora li attendono ? Si rivoltano, automaticamente. j— Che cosa abbiamo di buono? Via, tu — a un portantino idiota e •freddoloso — chiama il chirurgo di guardia. \ Il convalescente non ricorda più .nulla, da questo preciso momento, Non come fosse arrivato il giovane medico, svogliato, desto sul più bello di un sogno delizioso, non le luci macabre — un salone da ballo, addirittura — della camera operatoria e le maschere degli operatori, il do k>re dell'anestesia, le bestemmie del l'aiuto che aveva interrotto d'urgen za una massacrante partita di scopo ne scientifico. jbj — Non lamentarti, sii buono : Dio, , quanto pus ! Aspiratore, presto ! Qualche giorno tra la vita e la inorte: poi un «fuori pericolo» mormorato appena a mezza bocca, per il timore di compromettersi eccessivamente: poi, di nuovo, la vita. Ora_ il convalescente conosce tutta l'esistenza di questo luogo di dolore che fra qualche giorno egli sarà costretto ad abbandonare con nostalgia : il carattere e le abitudini delle monache, i sotterranei per il passag gio delle medicine, dei cadaveri e , delle belle portantine in amore, le cucile ricche come quelle di un granse albergo e la piccola chiesa umile raccolta in cui, dopo tanto tempo, I gli è riuscito di pregare davvero. — Domani, giovedì, messa in cor ' sìa alle cinque precise. E tutti allora, oh ! sì, proprio tutti — perfino i bestemmiatori e i vecchi catenacci senza speranza e fuor dalla grazia di Dio, sentono una forza mi «teriosa che li piega in ginocchio da vanti al modesto altare improvvisato, e le voci si spezzano, i cuori saltano in gola, le anime — sia pure per un attimo — si riducono serene e docili, piene dì fiducia e di misericordia infinita. Un mistero circonda i malati, da tempo immemorabile: — I raggi dottore, mi « faccia fare » i raggi —. E là, nel buio ossessionante della ca mea magica, tra lo sfrigolio degli

Persone citate: Campanelli, Elio Talarico

Luoghi citati: Roma