L'ultima generazione

L'ultima generazione L'ultima generazione 1 problemi delle nuovo gencrnrioni si presentano gomnru iiiù interessanti. Nostri lllUBtri collaboratori ci hanno inviati degli articoli Bull' argomento: siamo lieti di pubblicarli per il loro contri, buto di chiarificazione c di orientamento. Se si premette che tutte le discussioni sulle generazioni hanno, e non suo esser diversamente, qualcosa di generico e astrattistico, sarà lecito rintracciare, con la coscienza di questo limite, i_ caratteri di una generazione: sia intrinseci sia rispetto ad un'altra, che poi è quasi sempre quella che la precede. Una generazione infatti va considerata da due lati : uno polemico, nel quale essa rivela le reazioni di fronte alla generazione da cui sorge e tende a staccarsi, e un altro positivo, autonomo, che costituisce il suo contributo reale alla vita della storia. Ma questo secondo lato è percepibile con esattezza solo alla fine, quando essa si è affermata ed è a sua volta incalzata da una generazione nuova. Tuttavia è possibile, sia considerando il lato polemico che osservando quel che di proprio e di specifico essa cerca di realizzare, farsi un'idea abbastanza esatta di una generazione prima che sia compiuta la sua parabola, e definito H suo originale apporto alla storia. Dal suo modo di opporsi già si possono indovinare i modi nei quali essa si realizzerà: sicché i due lati, per quanto distinti e distinguibili, vanno considerati l'uno legato all'altro, quasi due facce d'una medesima medaglia. Non ci sono generazioni esclusivamente polemiche o esclusivamente realizzatrici perchè la storia, per quanto abbia svolte brusche e recise, i rivoluzione e conservazione insieme, nè può essere altro. Esisterà certamente una generazione, diciatti così, fortemente demolitrice ; ma è projtabile che appunto essa sarà poi anche fortemente costruttiva. La sua decisione polemica alla fine risulterà in funzione della sua più intensa capacità realizzatrice. Passando a considerare la situazione storica nella quale si trovano attualmente le generazioni in Europa, è evidente che bisogna anzitutto fermarsi su un punto: la guerra. Dappertutto, la guerra fu proclamata « diretta da quella generazione la cui classe politica era al potere nel 1914; generazione ancora permeata di ideali ottocenteschi, progressista, democratica, storicista e pacifista a parole e imperialista in atto o in potenza. Ma se la guerra è stata proclamata e condotta da questa generazione, è stata fatta specialmente dalla generazione successiva ; la quale, sia nella guerra che immediatamente dopo, ha sperimentati gl'ideali « le ideologie dei padri, per finire col rifiutarli, provocandone e affrettandone la decadenza. Da ciò, attraverso tale lezione d'esperienza vissuta, l'enorme distacco che si è verificato fra le due generazioni. Ma a questo punto il rapporto fra queste due generazioni non è il medesimo dappertutto. In Francia e in Inghilterra a esempio, nazioni realmente imperialistiche, con un sistema statale solidissimo, la generazione dei padri non solo a guerra finita non è turbata o scossa dalla polemica dei reduci, ma rinsalda ancor più il proprio potere, e riesce, dove più dove meno, a incanalare le forze eversive nel vecchio sistema, o a disperderne la potenza corrosiva frantumandola e mettendola nell'incapacità di nuocere. Il vecchio ritorna ; e le concessioni che fa non sono mai a scapito dell'antico sistema. Sicché quella giovine forza perde pian piano il suo slancio, e parte s'adatta ai vecchi quadri, parte va a tumultuare nei partiti estremisti. La frattura compiuta dalla guerra è, più o meno bene, saldata; e le vecchie ideologie riprendono, stanchi mulini a vento, a girar come prima. Il caso della Germania, nonostante il cambiamento di Tegime politico, non è sostanzialmente diverso : l'hiatus fra le due generazioni è più profondo, oltre che esacerbato dalla disfatta; ma una rivoluzione esclusivamente politica e borghese è evidente che non basta a Condurre la generazione nuova al potere, ed essa va ad accrescere minacciosamente i partiti di sinistra o di destra, ma sempre fuori dello stato. Anche qui i vecchi, i padri mantengono il comando. Diversa, e direi estranea a questo schema è la situazione russa; spazzato nell'ottobre del '17 il vecchio regime come una malferma baracca da un colpo di vento, non è tanto la generazione delle trincee che s'impossessa dello stato quanta una minoranza d'ideologi, che tentano sopra un informe magma sociale un esperimento il cui risultato non si può ancor dire quale sarà. L'unica nazione d'Europa in cui la lotta tra le due generazioni si risolve con la vittoria della generazione nuova è l'Italia. Dalla polemica per l'intervento, alla guerra, alla rivoluzione questa generazione si vede salire al comando con un ritmo sempre più sicuro. Occupa i vecchi quadri, li adatta ai tempi se è necessario, o li rompe ; ma sempre per rinnovarli. Si delinea rapidamente una nuova classe dirigente; ma, quel che fórse è ancora più importante, una moralità nuova, un nuovo costume e stile di vita. Le vecchie ideologie crollali davvero come vecchi scenari; nuove idee e forme politiche vengon realizzate, e dappertutto si conquista un nuovo punto di vista da cui guardare la storiarla vita (lei pensiero e quella d'ogni giorno. '1 ulto questo lavoro viene compiuto nel giro di pochi anni dalla nuova generazione: da quella che ha t'aita la guerra. E questa è la generazione che oggi è sui quaranta. Di solito, le generazioni che stanno gomito a gomito si >ou;baitou- ■ Lmvadalupilasogiscnisadeprladrogmqdscmdsferra l'attacco la più giovane, para 1 colpi l'altra. Questa è la regola. Ma la generazione dei quaranta, almeno in Italia, per le ragioni che abbiamo indicate, si trova rispetto ai giovani giovanissimi in una posizione sui generis; anzitutto non è combattuta, o almeno vengono combattuti in essa solo i residui ideologici e morali della generazione che l'ha preceduta, quella dei vecchi (ogni generazione, accanto al nuovo che elabora e che è propriamente suo, porta per fatale eredità una parte di ciò che appartiene alla generazione precedente, poiché vecchio e nuovo vanno sempre mescolati) ; ma, quel che più conta, il suo apporto originale, il significato della sua azione, le sue forme morali e letterarie, vengono in sostanza guardati dai giovani come un insieme di cose che dev'essere studiato, proseguito, magari rafforzato in un organismo più solido, condotte^ a un significato universale. E perciò un gruppo di giovani concludendo a un'inchiesta sulla nuova generazione può affermare (// sagc/iatorc, gennaio 1933) die « non esiste una frattura, piuttosto una continuazione fra la generazione intorno ai quarant'anni e la nuovissima ». E ancora giustamente essi avvertono che « non è davvero il caso di vedere nell'atteggiamento critico dei giovanissimi un elemento di disordine, piuttosto un desiderio di costruttività ». E infine: « La via per la nuovissima generazione è stata tracciata dalla generazione della guerra : oggi è necessario che i più vecchi non abbiano pentimenti, ed aiutino i giovani nello sviluppo e nell'illuminazione dell'opera che essi hanno già iniziato ». Dunque, piuttosto un procedere d'accordo, almeno sui punti essenziali, che intenzioni polemiche, o propositi di tabula rasa. «•'•* Ma quali sono i caratteri distintivi di questa generazione ultima, ciò che essa mostra d'avere di più proprio? La stessa conclusione all'inchiesta citata cerca di determinarlo, sottolineando specialmente tre punti che chiameremo: senso della socialità, sportività, libertà sessuale. Riguardo al primo, non e difficile infatti ammettere che la generazione precedente, sebbene educata in guerra, cioè in una formazione sociale rigorosissima ma eccezionale, ha dovuto risentire piuttosto come costrizione quel senso sociale, imporselo come un dovere più che viverlo come un fatto naturale. La sua educazione al senso del la socialità è stato insomma piuttosto un atto imperativo, un obbligo morale; e vi ha certamente sperimeli tata la sua forza, ma la conquista non è stata senza reazioni e senza fatica. Tuttavia è riuscita a trasmettere alla generazione nuova, non solo attraverso istituzioni e organismi collettivi nuovi, tale, senso sociale; sicché la nuova generazione, facendo un passo avanti, può convertire il dovere in uno stato di fatto, e il sen so dell'obbligo sociale possederlo co me un naturale sentimento. Non, si intende, senza sforzo; ma altro imporsi un imperativo, altro, per cosi dire, respirarlo, viverlo naturalmente. Questo senso della socialità la generazione ultima lo ha più acuto ; più, direi, come fatto di natura che non come elemento d'imposizione sociale. Perciò essi possono scrivere di sentire la loro vita « in intimo ed inscindibile rapporto con la collettività ». In quanto al secondo punto, è fa cile esser d'accordo che Io sport «non è una scuola di brutalità», e che attraverso lo sport « il carattere degli individui s'irrobustisce in una direzione di schietta sincerità, di lealtà, di sicurezza ». Ci hanno per tanti an-, ni ripetuta la massima umanistica dil™*so — « mens sa-\vcnfrdravmsdc!osicMumcloticcPioadpzdniltds:iFtddvptdTmltlirstdpdogni sport bene inteso — « mens sa-,, na in corpore sano » — che vederla\tfinalmente realizzata nei giovani non può che far piacere. Se. essi dunque coltivano gli sport come « un elemento positivo», in attesa cli dirigere le loro energie verso « opere cultural:, sociali, spirituali » — nessuno certo troverà a ridire ; ma, in confidenza, accade sempre così ? Su questo punto il chiosatore dell'inchiesta ci pare un po' ottimista. E ottimista ci pare riguardo al terzo punto, che s'è chiamato della « libertà sessuale ». Giusta l'osservazione sul modo ch'era considerata la donna nell'ottocento : cioè « superumanizzata» « ingrandita » ; e perciò «il lato sessuale, lutto ciò che si riferiva ad esso, era ricoperto di un carattere misterioso, snero ». C'è però da osservare, cosa non difficile, che non si fa il processo ai sentimenti d'un'epoca; tutt'al più si studiano; ed è poi certo che attraverso cotesla «superumanizzazionc». Leopardi, per citarne uno solo, scrisse // prn- j sirro dominante e Aspasia. Vanno tuttavia sottolineate queste ! parole : « Oggi la donna è slata ricollocata... su un piano reale... L'atto sessuale ha perso ogni suo caràttere misterioso, è divenuto un atto non più « sacro ». Come effetto non ultimo di ciò sarà da riscontrarsi nella vita di tutti i giorni l'assenza d'ogni motivo avventuroso, straordinario, eccezionale intorno all'atto sessuale, ed il costante diradarsi di tutte le tragedie passionali». Benissimo; e anzi tanto cli guadagnato per la salute morale degl'italiani nuovi. Ma, in realtà, se l'ottocento superumanizzò la donna, la virilità del secolo non cri i"s perdette; c se il secolo nuovo la fi-\lcolloca su un piano reale, è poi seni- a pre vero che il rapporto tra i sessi è idi quella «nettezza morale» che. il chiosatore indica come un carattere ideila nuova generazione? Guardando aila letteratura elei giovani non ! sembrerebbe. Tuttavia, se alcuni segni oggi ci lasciano almeno perplessi [su questo punto, resta che solo col ridonare « alla sessualità tutta la sua innocenza», sarà concessa una visione meno errata e dannosa cli tale sessTnlacMatscgcdabsamsscvdSicpaoLgHgdpslaieasrKfsbMrapporto; e nella viia cica è questo!acertaniente uno dei compiti spettanti «all'ultinia generazione, e ad essa sol-jctanto, \s0. TITTA ROSA, l

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania, Inghilterra, Italia