Ruota di Cesare Vico Lodovici al Vittorio

Ruota di Cesare Vico Lodovici al Vittorio Teatri, Concerti e Cinematograf Ruota di Cesare Vico Lodovici al Vittorio !? l 1 ^""'V' »»B««w»y. ^"a soddisfazione ultima, nel peccato, nella i. _ . ' . * . • . Nell'aura stagnante di un ambiente mediocre, frequentato da mediocri figure, là ove pare che la vita si sia fermata, vana, assurda, tra grigiori ossessivi e gesti abitudinari, quali sogni possono visitare la mente di una donna che non si rassegnala morire di quella lenta morte, che aspira ancora — contro ogni realtà ed evidenza — a evadere verso qualcosa di strano e di ricco, verso una avventura che le colmi infine il cuore di misteriosa felicità? Sono questi sogni che il Lodovici ci ha voluto rappresentare nella sua nuova commedia, proiettandoli in curiose visioni: sogni attivi, intessuti dello cose diognl giorno, delle più futili e miserabili occasioni, e trasferiti in una zona allucinata ove non sai quanto spetti all'oscuro germinare della subcoscienza e quanto alla volontà. Ciò che più conta è il tono di quei sogni; lo sfondo patetico che 11 accompagna e favorisce: un turbamento — erotico e appassionato — una malinconia che si veste di gaiezza e di cinismo, un patimento che oscilla — in vaghi contrappunti — tra il ricordo è la fantasia. La signora Maria — che regge un Ufficio Postale di provincia — sente fluire intorno a sè il tempo in una monotonia esasperante, sfibrante: greve sbarre di ferro serrano l'ufficio come una prigione; le persone che appaiono su questa specie di schermo, in questo cerchio di vita, che è vita reale ma che appare chimerica, tant'è inconsistente e tristo, le voci che punteggiano 1 lunghi silenzi, i rumori dell'esistenza, i canti, i suoni, il ritmo insistente, inevitabile di una grossa ruota di molino che scandisce il progresso uguale dell'esistenza dall'ignoto all'ignoto, tutti i miserabili, fatui episodi di un mondo borghesucclo e striminzito, chiuso in sè, pago di sè, intessono attorno allo spirito di lei una rete di soffocazioni e di smarrimenti. In quella desolazione, in quell'indigenza, in quella solitudine, come i fantasmi giganteggiano! Com'è facile apparire o divenire allucinati! Come i sentimenti, deviati dal loro sfogo naturale, acquistano, nel fantastico, innaturali risonanze! Certe parole semplici, banali, echeggiano d'un tratto come mòniti del destino, cai-che di senso e di significati nuovi e bizzarri; la comparsa di una persona qualunque, solo perchè ignota e mai vista, può invitare alle più audaci, spregiudicate allusioni e illusioni. SI crea così quell'atmosfera dsnsa e trasparente, greve e fragile, fitta di brividi nascosti, che ben può dirsi, e per il Lodovici già fu detta, cecoviana, e che, nella sua equivoca suscettibilità, può sollecitare gli atti più sconsigliati, e drammi sorprendenti e im pensabili. La signora Maria ha un marito,.meschino, gretto, triviale e brutale, ch'ella non ama. Le prepotenze di lui, la mancanza d'amore, la costretta vita comune, il contatto fisico l'hanno disgustata per sempre. Insoddisfatta, indispettita e intristita nella pratica casalinga e d'ufficio, d'ogni giorno, essa coltiva entro di sè, nei sensi e nel cuore, insospettate possibilità di fuga interiore. Basterà una circostanza di poco conto, ma particolarmente propizia, a sospingere la sua fantasia oltre i limiti del lecito, a suscitare un dramma tutto intimo, che per chi osservi dal di fuori può sembrare quasi inafferrabile, può passare inavvertito, ma che è sufficiente a determinare la catastrofe di una creatura sensibile. All'Ufficio Postale, viene uno straniero, un bel giovane, a spedire una raccomandata per un paese lontano, il Madagascar; una figura nuova, piacevole, attraente, il nome di una terra che affascina al solo immaginaria. Ed ecco all'avida, pronta, accesa curiosità, al represso furore dUleslderii di aspirazioni, della signora/Maria, è gettato un richiamo travolgente, non in sè, per la sua forza intrinseca, ma pel momento in cui esso giunge. Tutta l'anima di lei, tutto l'oscuro aggrovigliato, inespresso ardore delle cose inconscie e inconfessate, si desta a quel richiamo. Essa, in realtà, non attendeva altro; non attendeva che questa appena sfiorata, immaginaria avventura, per tuffarsi, sognando, nella pecolpa. Seguono alcune altre piccole circostanze che servono a determinare meglio i modi del sogno; una compagnia di gente in viaggio, spensierata, qualche ricordo d'altri tempi dl un compagno d'ufficio, la cattiveria, la violenza del marito, ed il secondo atto — che l'autore ha definito giustamente monologo, essendo gli altri personaggi nul ì tra conscio e inconscio di lei — si apre e si svolge in un rul- Ilo dl cose intraviste, ricordate, spera-" "raBltro~che~7a necessaria "co"ndTzione"déÌ ' a_° C ._la a?Cf!!f. a-C0?_-"0-n?_de,! sperate, godute con la fantasia, incoerenti e logiche, vaghe e precise, che riassumo- no tutto ciò che la vita non ha dato al ia povera signora Maria, tutto ciò che ella ha desiato invano, tutto ciò cui essa j disperatamente, impudicamente, ora, si offre. Il mattino di poi il marito è giubi Mante: nella notte egli ha trovato nella ! moglie una donna nuova. Eccitata, e3al-tata, essa si è data a lui, come si sarebbe data a tutti, quasi a realizzare, a protrarre in una torbida realtà il torbido sogno, con una sorta dl sfacciata, Incontenibile lussuria, n marito, basso gaudente, sciocco, vano, non ha compreso nulla; non ha compreso di essere stato lo strumento dal tradimento della moglie. Giubila, come abbiamo detto; crede d'aver scoperto finalmente l'amore; e quando la signora Maria, che adesso, nella luce dtl mattino, è vergognosa, avvilita, offesa di quanto ha essa stessa osato fare, come di ima macchia indelebile, quando la moglie gli svela la verità, egli non comprende, poi si smarrisce, poi, perduto anche quel breve attimo di creduta felicità, ritrova il suo umore naturale, le sue esigenze di padrone, la sua violenza. E Maria finge di sottomettersi, s'allontana un istante : e si getta tra le pale del molino. A osservare bene, è avvenuto, in sostanza, a questo dramma, un caso curioso. Affidato com'esso è alla finezza del discorso, delle battute, del dialogo raro e rarefatto, tutto intenzioni e allusionl delicate, con tratti e tessitura squisitamene Jettcrari, la sua realizzazione, il suo svolgimento sono poi oltre ogni dire spettacolosi, anzi, cinematografici, come già fu detto. L'autore, avendo per le mani un tema sottile, sottilmente pensato e poeticamente dedotto, ha poi creduto di renderlo evidente attraverso la fantasmagoria di quadri, pittoreschi e suggestivi, che costituisce il secondo atto. Viaggio di fantasia; sta bene. Ma non è da stupirsi, se essendo quella fantasia assai penetrante, sentita e malinconica, ma anche piuttosto tenue, o almeno sommessa, l'esteriorizzazione scenica, il ripetuto frantumarsi dello stato lirico della 'protagonista in molteplici visioni, il necessario rilievo, e spesso eccessivo, che la scena impone a colori ture e atteggiamenti, abbiano finito col disperdere un po' quello stato di stupore, sognato, di grazia torbida e incantata, che alla lettura si rivela raffinatamente. Vi sono allacciamenti di motivi tra 11 primo e il secondo atto, tra quello che 1 personaggi hanno detto nel primo atto, e quello che la signora Maria sogna nel secondo, vi sono intrecci di sensazioni, richiami, sfumature di fraseggio, che la varia e curiosa messa in scena rompe e allontana nello spazio e nella percezione degli spettatori. Il secondo atto abbiamo detto è una serie di quadri — e la Compagnia di Marta Abba lo ha realizzato felicemente, con bell'arte di compostone, con chiaroscuri, e moti, e un sapore pittoresco e acuto, che conviene ampiamente lodare —; ma quei quadri che dovrebbero seguire la mobile Immaginazione del poeta, ci danno in realtà un certo movimento, una certa sorpresa di spettacoli, ma non — o incompletamente — proprio quella poesia che sta a cuore — se non andiamo errati — all'autore, e che è tipica, sensibile, e frequentemente dolce e acuta, se contenuta nel suol modi naturali: smorzate espressioni, parole dette, e capaci, cosi, con il solo loro valore evocatorio, di suscitare sogno e dramma. Sulle possibilità di questo genere di teatro — che fu sommariamente messo sotto 1' etichetta dell' intimismo — non è qui il caso di ragionare: non ne abbiamo spazio nè tempo. Ed è cosa che fu, del resto, già fatta. Si può tuttavia osservare che, facilmente, in questa drammaturgia che tende a suggerire più che a rappresentare, che propone indizi più che testimonianze, che si svolge per ammiccamenti e sottintesi, la parola si allea volentieri a tocchi, accennati e fuggevoli, di colore, di suono, a una punteggiatura pittoresca e ncaddatrlodtenesscdafCsrabsdslnsmcNcfmDlrbLLtcdttpg1dPBNpdnaFsscrmss„ iflebile di atmosfera, per giungere alla j più intensa sua magicità. E' ciò che si;dice essere suggestivi; ed è anche una'specle di impressionismo scenico, che, [a non star bene attenti, accumula in '■■ breve volger di tempo, in chiuso spa-' zio, cosi fitta varietà di simboli, di mez- ; ze tinte, di armonizzazioni vocali, pae- csistichP imbicntali da rendere lieve-isisticne, amuiciuaii, aa rendere ne\e pmente innaturale 1 Insieme, da provoca- re facili ironie. Si dice: ma possibile,Jche tutte queste belle cose suggestive i si siano date appuntamento qui? cosi jbelle, e suggestive e malinconiche? V'è il povero che si lamenta al canto della ». j , v.i ì- ,„.i_. __.,„,„ „u strada, i bimbi delle scuole che ripeto- no e scandiscono la monotona lezione, | il ticchettio dei telegrafo, l'ocarina del contadinotto, la cantilena di una donna mezza sorda e mezza scema che si I quidi ventano di mostratone e ^«boto;^ « a" ora — poiché slamo nell ai te e non 1 nella vita — bisogna andar cauti e mi-1 ostina nelle sue querele; e mille altre,voci, e giochi di luce. Si intende: tutte| | queste cose possono anche essere vero- j simili; ma qui vogliono segnare lo stil- • I "cidio del tempo, la densità dell'ora, ! L,. Hiv.nt.nn ,i'mnst.rarfmiP c simhr,lo:ìsuratl. Il primo atto di Ruota rasentacspesso questo pericolo: della sovrab-Ibondanza, dell'insistenza suggestiva, e cioè della rettoiica delle cose che parlano, e avvolgono del loro fascino tri- 1 ta davvero, e irrimediabilmente, arti-; ste e misterioso 1 personaggi, e inse- j guono il passo del destino. Se pur stio-|rando l'artificio, quest'atto non diven-. o IÌCÌ030, lo si deve a quel tanto dl deli-1 cata e autentica spiritualità, che non i già nei suoni della vita Mtrova espressione nelle parole appro-,priate e commoventi. L'ultimo atto, con; quella trovata psicologica e scenica che addensa e fa precipitare il dramma, ci pare il più vivo e originale, quello che presenta più ricche, intense e autentiche sfumature interiori. Interiorità manifesta, esteriorizzata — qua e là anche troppo, se la si mette in rapporto all'evanescenza del primi due atti, onde certa sottigliezza di attacchi e deduzioni cede a una più dichiarata — ma anche più grossa — accentuazione teatrale. V'è un'intimità di ragioni psicologiche — poetica intimità — che non diciamo sfugga all'attenzione, ma si altera di tono. E in un'arte di questo genere il tono è quanto mal fragile ed espressivo: vogliamo dire prezioso. Il dramma ha avuto successo; non senza qualche contrasto. Ad ogni atto si sono rinnovati gli applausi calorosi, con qualche sporadica manifestazione di dissenso. L'autore è stato chiamato alla ribalta, e si è presentato più volte festeggiatlssimo. La recitazione della Compagnia di Marta Abba è stata assai buona; abbiamo già accennato alla realizzazione del secondo atto. Tutti gli attori hanno saputo, con impegno e bravura sostenere un compito, nella sua frantumata delicatezza, più che mai difficile. Accanto a Marta Abba, appassionata, ricca di espressività e di intelligenza del testo, ricordiamo Giulio Donadio, tutto carattere e nettezza di discorso, il Barnabò, pittoresco, ameno e malinconico, la Benvenuti, di un effica ce realismo nella sua breve parte, il Ninchi, l'Erler. E gli altri tutti furono corretti e vivaci. Anche agli interpreti furono rivolti battimani e plauso. f. b. SImznsggesabpclidRmzctl

Luoghi citati: Madagascar