Benes e Jeftic corrono ai ripari cercando di nascondere il carattere aggressivo del Patto

Benes e Jeftic corrono ai ripari cercando di nascondere il carattere aggressivo del Patto Benes e Jeftic corrono ai ripari cercando di nascondere il carattere aggressivo del Patto , Roma, 2 notte. H noto comunicato ginevrino diramato dopo quattro giorni di faticose meditazioni, inteso a smentire le clausole segrete militari a carattere strettamente offensivo contenute nei Patti della Piccola Intesa, evidentemente, nel giudizio degli stessi governi di Praga e di Belgrado non è apparso sufficiente, come infatti non lo è, a placare l'indignazione di quei Paesi veramente amanti della pace; i due go pPcHsssns1pverni a mezzo dei rispettivi Ministri j degli Esteri, dividendosi le parti, si Usono presentati l'uno alla Commtósione !degli Affari Esteri e l'altro aUa Scup-|cina per discolparsi. Le dicharazioui di Benes IH Ministro degli Esteri cecoslo-lvacco Benes, dopo avere illustrato le flazioni fra i Paesi della Piccola In te3a, ha rilevato che il Patto testé con- Sjfn L^l?,v^ra^ere miUtar5td!-|retto contro chicchessia, ma costituì- sce un programma politico ed ecÒnÒ- mico al quale uomini responsabili dei tre Paesi hanno lavorato sistematica-imente per lunghi anni. L'oratore ha poi detto che un motivo di azione comune è costituito dai rapporti con le grandi Potenze, poiché la pace di Europa dipende dalle relazioni tra l'Inghilterra, la Francia, l'Italia e la Germania, specie per quanto riguarda le loro rispettive relazioni con la Polonia e col Paesi centro-europei e del'Balcani. Ita piccola Intesa, egli ha continuato, non sarà mai diretta contro le tre grandi Potenze europee che ha per vicine, e soprattutto non sarà mai diretta contro l'Italia. La Cecoslovacchia e la Romania, ad esempio, non essendo vicine dell'Italia e non avendo con essa alcun conflitto di carattere storico, hanno tutto l'interesse di coltivare con essa 1 migliori rapporti. La Romania è unita all'Italia da una parentela latina; la Cecoslovacchia ha avuto sempre una grande simpatia per la bella civiltà italiana e non dimentica che l'Italia 1p ' resi immensi servigi durante la guer- ra. Poco le importa che il regime poli-tico di essa sia uno piuttosto che un altro, la Cecoslovacchia ha ed avrà sempre davanti agli occhi soltanto l'I-talla e farà di tutto per mnntr^•■» conessa i più amichevoli rapporti, y i orache — ha aggiunto Ber--; — abbiamo unificato le tre politiche estere degli Stati membri della Piccola Intesa, come sarebbe possibile che gli stessi sen timenti non animassero la Jugoslavia? iCome sarebbe possibile che al momen-to in cui fosse per scoppiare un confili-to fra la Jugoslavia e 1 Italia gli altri membri della Piccola Intesa non faces- sero di tutto per evitare il conflittoistesso? Sarebbe cecità o malafede non vedere questi intendimenti pacifici nel nuovo Patto. Cosciente di avere nellapolitica europea più grande importanza che per il passato, la Piccola Intesa tiene a stabilirà su una base di amicizia le relazioni con l'Ungheria, l'Austria e la Bulgaria, delle quali essa ha per prima il dovere di rispettare i diritti di sovranità, di indipendenza e di I piena eguaglianza nel confronti degli | altri Paesi. Parlando dei rapporti della Piccola Intesa con la Francia, l'Italia e l'Inghilterra, il Ministro degli Esteri ha re ! spinto la leggenda che la Piccola In-tesa sarebbe stata creata dalla Francia o sotto la sua pressione. A proposito delle dichiarazioni del Sottosegretario Suvich, l'oratore ha insistito che il Patto non contiene alcunché di incompatibile con la Società delle Nazioni affermando che por quanto riguarda impegni militari i tre Paesi si obbligano, semplicemente e fino da ora, ad appli- care rispettivamente le sanzioni pre-scritte.dal articolo 16 del Patto fleto jSocietà delle Nazioni. Quante.al resto l'oratore ha espresso la sua gratitud - ne per l'atteggiamento obbiettivo e caHmo che hanno tenuto di fronte al Patto neUe loro dichiarazioni tanto Suyicl» quanto Gombos e K™Va- » Questo discorso del signor_ Benes vorrebbe dunque, contrariamente ad ogni evidenza, raffigurare il nuovo Patto della Piccola Intesa non soltanto come un considerevole apporto al ,la pace, ma addirittura come una rea- illazione parziale dei principii della ISocietà delle Nazioni; e questo dopoquanto è stato luminosamente dlmo-strato, essere cioè il Patto In discus-sione una flagrante violazione dei principi! societari'. Del resto, le smentitealle smentite del signor Benes sonovenute e vengono proprio da parte ce-coslovacca. Il Ministro ceco Hodza in-fatti, nel suo recente discorso al Con gresso agrario di Koslce, non ha detto che « dopo la firma del nuovo Patto della Piccola Intesa tutti devono sapere che i Trattati non saranno muùtti, nè pacificamente, per via diplomatica, nè con la forza? », Il Patto fondamentale della Società delle Nazioni infatti prevede precisamente la possibilità della revisione del Trattati; ne viene di conseguenza dunque che la Piccola Intesa al pro¬ pono di impedire il funzionamento del Patto stesso dell'Istituto ginevrino. E come se la smentita data dal Ministro Hodza al suo collega Benes non fosse sufficiente ecco che le Narodni Listi) scrivono che le rivelazioni sui Patti segreti della Piccola Intesa non hanno nulla di sensazionale, non essendo un segreto che i Trattati di alleanza fra 1 tre Stati centro-europei sono completati da Convenzioni di carattere militare; Benes inoltre ha voluto affer- j mare _ contrariamente ad ogni veri Uà — che la Piccola Intesa non è un !orgamsmo montato e sostenuto dalla |Prancla_ A smentirio s'unge Paul Boncour il quale dice che il governo francese è stato sempre informatissi- Imo di quanto si è discusso e trattato ltra i governi della Piccola Intesa, Contraddizioni patenti Infine il signor Benea .ha voluto de¬ |dicare molto parole del suo discorso ... . . . ... X. , ., f"^.?ST™J& !IteU*- c°me maD allora " «"?. el°r: ina'c- la P'essc raccoglie mi¬ nutamente tutte le informazioni più tendenziose contro l'Italia, e come mai I giornali parigini agli ordini del Co- a mito des Forges, perfettamente all'unisono con la politica dello stesso signor Benes, hanno stampato che il Patto della Piccola Intesa è rivolto, oltreché contro l'Ungheria, anche contro l'Italia? .Nbì' dunque non possiamo dare atto al signor Benes della sua buona fede poiché i fatti contraddicono le sue parole. E veniamo ora al discorso del serbo Jeftic alla Scupcina. « L'odierno Patto — egli ha detto — è il risultato di quella intima collaborazione in politica estera che la Piccola Intesa conduce ormai da 12 anni e ohe, attraverso un graduale sviluppo, ha potuto oggi condurre a questa realizzazione di una più intima collaborazione per l'organizzazione ed il mantenimento della pace, oltreché per la sta- - jbilizzazione della situazione economica -1 dei tre Stati e la garanzia dei loro recln i proci interessi. à i « per conseguire tutti questi scopi si -1 richiede una potente organizzazione di n|f0rZe, e voi avete visto come il Patto ajriSp0nde a questa esigenza: esso riesce o ad unificare i compiti dei tre Stati, pur i ? mantenendo in perfetta armonia la loro sovranità s>. Quindi il Ministro Jeftic si è soffermato brevemente ad esaminare il te- -|at0 dell'articolo del Patto in cui è sta-1 wuto che ognl Trattato politico di ciai | scun stato della picco]a intesa, come - ognj atto unilaterale che cambi la sio, dazione politica attuale di uno degli n stati de]la Piccola Inteaa verso un terl zo stato, ed ogni accordo economico a|che comporti conseguenze politiche ira a a a i i a portanti, esigono il consenso unanime del Consiglio della Piccola Intesa. c La Piccola Intesa — ha proseguito il Ministro — negherebbe i suoi scopi se negasse quelli della Società delle Nazioni e se fosse in contrasto con detti principi!; al contrario: non solo l'odierno Patto, ma tutta la politica svolta dalla Piccola Intesa sin dal suo inizio, si è sempre uniformato e si uniforma agli ideali della Società delle Nazioni. Non esistono clausole segrete di snrgctbrpcfiSlqpdprgnapgdnb-1 nessun genere, e non si sbaglia se il a ' o o , - -, l'adesione di altri Stati to j* che ciò risponde al trad;Zionale meto todQ deUa p£co]a ^ ^ ]are - L j collabora2lone internazionale, VeHrat ha concluso affermando che il o CQm successori dell'Au- » 8tria*.Uiigherla1 dopo il crollo della duIpHce Monarchia, sia stato in origine e s £esta ancora quello di custodire l'ordi- Patto viene considerato così come è stato formulato ». Le omissioni di Jeftic Dopo avere affermato che il Patto risponde alla necessità del rispetto dell'attuale ordine di cose internazionale, e dopo aver rilevato che esso non è, per cosi dire, chiuso In se stesso, ma d o ne e la pace di questa parte dell'Europa, « il che — egli ha detto — è solo possibile allorquando si proceda attraverso Patti regionali, alla sistemazio- - ne dell'organizzazione europea», a T, dlscorso ^ JeftIc> ln confronto di o queUo di Benes, ha un merito: di es- aere piu franco. n Ministro serbo tace -' e rigorosamente nei riguardi dell'Italia e non si affanna eccessivamente a smentire, come il suo collega di Praga, o|ie notizie italiane documentate, sull'at-1 ti vita militare offensiva della Piccola -;intesa. Veramente, gli sarebbe stato n o o ¬ difficile! La riunione a Belgrado di 20 generali dei tre Stati alleati, dai quali è stato studiato ed approvato il piano di aggressione del territorio magiaro, potrà essere smentita? I fatti, dunque, restano precisi eome sono stati da noi denunciati: le parole dei due Ministri nulla tolgono, come, in. verità, nulla aggiungono alla pericolosa realtà creata dal loro governi In guej settore dell'Europa,