La casa del tesoro

La casa del tesoro La casa del tesoro Eredi, rabdomanti e numeri del lotto • Le sorprese del sottosuolo di Roma - L'avarizia di Leone Xill messa a dura prova Roma, 1 notte. Giornata ili lavoro continuativo, paziente e accorto è stata quella svoltasi oggi nella « casa del tesoro » in via Alessandrina. Però i misteriosi muri non hanno offerto alcuna sorpresa interessante. I lavori continuano sempre sotto la medesima sorveglianza. Frattanto le discussioni sulle persone e sugli enti ai quali dovrà, rimanere il tesoro scoperto, aumentano sempre più di tono. Come dicemmo, i nipoti del Martinetti, i signori Jacovacci, hanno scelto i loro patrocinatori legali per la diffida che hanno inviato al Governatorato per tutelare 1 loro diritti di ere-1 di. Sappiamo che anche l'operalo An-itonio Simonetti, il quale fu 11 primo a scoprire il tesoro, per la tutela dei suoi interessi ha nominato un avvocato del Foro di Roma. L'imbroglio dei testamenti Un altro che si aggiunge alla schiera del presunti eredi è il comm. Edoardo Martinetti di Valentano, ufficiale della Segreteria dei Brevi del Pontefice; egli na scritto ai giornali una lettera nella quale, dopo aver detto che l capostipite della famiglia Fabio Martinetti si stabili in Roma nel 1584 e che la famiglia stessa appartiene al patriziato romano nonostante che sull'albo non figuri, e questo per varie ragioni che qui non è il caso di esporre, aggiunge che se l'antiquario nacque in Roma, come è veramente nato, considerata la data della sua nascita non può che discendere dalla sua famiglia poiché « tutti » gli altri Martinetti che ora si trovano in Roma discendono da famiglie omonime qui trapiantatesi da varie parti d'Italia nell'ultimo sessantennio. «Naturalmente — quindi prosegue — nell'Interesse della mia famiglia io mi propongo di fare i passi opportuni per il riconoscimento di tale discendenza». La Maddalena Coccia vedova Franciosi che, come si è detto, per tanti anni fu in casa Martinetti, non appena saputo della scoperta del tesoro e delle discussioni che si facevano Inorno alla persona dell'antiquario, parò di un testamento del Sor Checco e fece il nome del notalo dott. Gentili. DI questo notaio la Coccia non seppe ornire indicazioni. Erano passati tani anni e non ricordava altro che il cognome. Il Gentili aveva raccolto le ultime volontà dell'antiquario il quale aveva pensato di istituire una borsa di studi per studenti poveri ed aveva — sempre secondo i ricordi della vecchia governante — fatto altri benefici lasciti. Di questo testamento nessuna notizia si aveva, solo si è detto che poteva averlo lacerato 11 fratello di Francesco Martinetti, il pittore Angelo. SI è cosi cercato di rintracciare gli eredi del notalo Gentili. Il dottor Francesco Gentili è stato un notaio assai apprezzato a Roma ove esercitò a professione dal 13 giugno 1875 al giorno S settembre 1026. Egli cessò di vivere nel 1929. Degli atti del noaio Gentili alcuni passarono nell'arhivio distrettuale di Roma, ed altri al notaio dott. Francesco Santagata he era stato collaboratore del Gentii dall'agosto 1920 al settembre 1926. Morto il dott. Santagata nel 1931, lo tudio notarile è attualmente diretto dal genero dott. comm. Augusto Nati l quale ci ha accolti con molta gentiezza c cortesia, ma per ragioni di età di date nulla ha potuto precisare sul estamento del Sor Checco redatto dal Gentili. A titolo di curiosità riferiamo un eperlmento svoltosi a Grosseto per cui na signora fornita di straordinarie virù divinatrici — rabdomanzia a distana — ha fatto delle rivelazioni strane ui tesori che sarebbero ancora sepolti ella casa di via Alessandrina. SI trat ^-^ anDÌ dopo aver sentito parlae delle scoperte eseguite su terreni arheologici dalla famosa Mataloni, creette di possedere le stesse attitudini di abdomante sviluppandole però in alro campo finora inesplorato; infatti le ue ricerche non si limitano al suolo, ma si svolgono addirittura sulle carte eografiche e topografiche. Avuta una lentamente e se nel attraveracqua, giaci- lenu raulera"' Bl 'aumaà^iim tremlo come per una scossa elettrica; allora ^^?J^^^^^ abzona trova esivamente vari metal cossa nervog slripete. ^ £ re Vanonfm0i avrebbe identifl- auesta dette infatti abbondante acqua, n seguito identificò un importanteigiaSS aurifero nella z<ma del (frai cimento aurifero nella zona aei uran Paradiso: attinte informazioni, sarebbe risultato che realmente nel punto ndicato esistevano dei giacimenti nel erreno un tempo sottoposto a sfruttamento. Recentemente, alla presenza di persone degne di fede, la signora avrebbe identificato con assoluta precisione su di una carta alcuni giacimenti d'oro e uno di platino riscontratil watHtauno del presenti ■n'aPM^&^f^L? poterlo affermare. Attualmente aviebbe identificato dei giacimenti auriferi nella provincia di Grosseto, altri di p atino In una isola toscana, e altri ire misti ad oro in Sardegna, .u „„„ JUt»<i; uiiiu", r_;H™ • In lino rlIl responso della rabdomante Ora la prodigiosa divinatrice è sta n sul tesori che eventualmen- bell'appartamento che te si cel^lwoneu«^^^ Su duvlTtpcIiPsvbflsssdsdmslfccvclriatatLccpgzvsdènttarSPedelcvdRcpcleelmS—rctdRseali adibiti ad uso di cantina: in uno dDgtrdleszdfrd|cpn 1 La mirabolante scoperta di via dell'Irrìipero non poteva passare inosservata di essi si troverebbe a pochissima profondità una cassa di legno contenente quadri e statuette. Sui muri ha riscontrato all' altezza di circa un metro e mezzo da terra quattro cavità, una isolata e le altre tre nella parete divisoria dei due ambienti: ha sentito che contengono monete d'oro e d'argento. Il terno del tesero Sotto la casa, scavata nel pavimento esisterebbe una quinta apertura contenente una statua di marmo. Il ritrovamento del tesoro di via Alessandrina ha avuto un altro singolare strascico. per i cabalisti : ed ecco dopo tutta una serie di combinazioni trarre i numeri da giuocare. E sabato scorso nella estrazione del R. Lotto alla ruota di Roma sono venuti fuori dall'urna 1 seguenti numeri: 12 - 47 - 24 -'62 - 74. Gli ultimi tra rappresentano il terno del tesoro. Secondo la cabala i numeri corrispondono alle seguenti voci: 24 muratore - 62 gli anelli d'oro - 74 le monete. Molti Banchi Lotto, specie del centro, avevano preparato 11 terno cosi come è stato poi estratto. Le gluccate, sia pure a quote ridotte, sono state moltissime, si che le vincite totali per il terno del del tesoro si aggirano solo per Roma su un milione di lire. A proposito delle monete d'oro ritrovate In questi giorni, viene ricordato che In ogni tempo il suolo di Roma ha donato generosamente qualche tesoro o in oggetti d'arte o in monete sonanti. Tre scoperte più recenti suscitarono grande scalpore a suo tempo. La prima fu il gruzzolo di 835 monete inglesi trovate negli scavi del Foro Romano, e precisamente in un angolo dell'atrio delle Vestali, sulla fine dell' 800. Era uno dei primi oboli di San Pietro inviato dagli anglo-sassoni allora cattolici al tempo di Papa Marino I (942946). Questo cospicuo cimelio del primo Medioevo è esposto al Museo delle Terme. Il secondo tesoro fu rinvenuto nel 1899 a (poca distanza dal precedente tesoretto media casa deae Vestali. Comprendeva 397 monete d'oro In ottima conservazione ed era stato racchiuso In un fazzoletto bianco. Erano monete imperiali romane tra il 337 ed il 472. Presumibilmente quel tesoro fu nascosto nel 472, quando avvenne 11 rovinoso sacco eli Roma por opera del barbaro Rlcimero. Le monete di Lucio Vero La terza scoperta avvenne neH'edlfloare il sontuoso convento di Sant'Anselmo suirAventino. La Santa Sede sulla fine dell'SOO aveva colà acquistato del terremo prossimo alla villa del Priorato di Malta e lo aveva destinato alla edificazione della chiesa e del convento dei Benedettini. Noi demolire un vecchio muro di cinta si scoprì un mucchio di monete d'oro dell'Impero. I muratori credettero di farla in barba alla legge e alla chetichellla si divisero il bottino. Ma uno che era rimasto malcontento della divisione cominciò a brontolare tanto che la cosa venne all'orecchio dell'autorità la quale riuscì dopo laboriose indagini a recuperare quasi tutto il tesoretto. Erano stupendi e rari aurei di Lucio -Vero. Era questi fratello di Marco Aurelio con 11 quale aveva diviso il potere ma per poco tempo essendo morto in giovane età. L'Immagine tipica del giovane Principe dal capelli crespi era conservata così perfettamente èhe le monete si potevano dire nuove. Inoltre si aggiungeva alla meravigliosa conservazione la rarità perchè se ne conoscevano allora quattro o cinque esemplari soltanto fra tutte le collezioni mondiali. Il ricordo della fine di Lucio Vero è poco rappreser-t.-ìti) nella monetazione romana. Quando le indagini dell'autorità giudiziaria furono condotte a termine fu incaricato il giudice che aveva istruito il processo di consegnare il tesoretto recuperato alla Santa Sede, legittima proprietaria. Era allora Papa Leone XIII che, amante come era della numismatica antica e moderna, fu oltremodo lieto dell'annunzio e acconsenti subito a dare udienza all'inviato della magistratura italiana che era l'avv. Antonio Raimondi divonuto primo presidente della Corte d'Appello di Milano e senatore del Regno. Il Papa con la passione del conoscitore enumerò ed esaminò una per una le monete — una quarantina circa — poi ringraziò soddisfatto l'ambasciatore della giustizia Italiana e, nonostante le asnre lotte tra Chiesa e Stato di quei giorni, impartendosfli la benedizione gli chiese se avesse da manifestargli qua.Mi? desiderio. — ...una di questo monete, Padre Santo, ner ricordo di questo eiomo... — osò dire il giudice incoraggiato dalla richiesta. In questa materia Leone XIII come è noto non era molto prod'rro tuttavia alcuni giorx.i dopo un messo del Vaticano si recava in casa deK'avv. Raimondi e gli consegnava un bell'astuccio con la moneta desàcfeirata.