L'esercito jugoslavo

L'esercito jugoslavo L'inchiesta d& "L^a. Stampa,, L'esercito jugoslavo In caso di guerra: 2 milioni di soldati agli ordini di generali e di ufficiali serbi, 17 imita mitragliatrici, 4 mila cannoni, 150 carri d'assalto, un migliaio di aeroplani - La III Armata destinata ad operare contro l'Italia - Le bande di Pecianaz VIENNA, febbraio. All'indomani dell'armistizio, il comando delle truppe francesi in Dalmazia diramò un foglio d'ordini segreto che fornisce la chiave della politica svolta in seguito, nell'Europa centrale e nei Balcani dal Qaai d'Orsay. FI foglio d'ordini diceva: « / dirigenti francesi, pur cercando con tutti i mezzi di mantenere inalterata la cordialità dei rapporti non l'Alleata (leggi Italia), non potranno fare a meno di favorire le combinazioni che ne limitino lo sviluppo territoriale ed economico. La Germania è uscita dalla guerra prostrata, ma non vinta. Gl'interessi della Germania è dell'Italia coincidono e sono in contrasto con gl'interessi francesi. E' inevitabile che l'Italia si avvicini alla Germania, della cui attività è la naturale integratrice, sicché un'eventuale alleanza italo-tedesca sarebbe ben più terribile di quella spirata nel 1915, essendo i due paesi quasi in condizioni di ■parità. Caduta l'Austria, deve essere la Jugoslavia a contendere all'Italia il dominio dell'Adriatico, in modo da diminuirne la potenza nel Mediterraneo... ». Illustrano o no queste brevi righe la concezione politica francese ? Noi pensiamo di sì, risultando da esse perchè la Francia si sia impegnata, per ragioni esclusivamente militari, a mantenere in piedi la Jugoslavia e Za Piccola Intesa, due organismi la cui struttura è artificio e die, mancando dell'appoggio parigino, fatalmente si estinguerebbero. Cinque armate 'Quello che sia nella sua compagine politica la Jugoslavia, oramai, in Europa e nel mondo è risaputo: lo Stato si sgretola; i serbi, i croati e gli sloveni ammettono di non poter più, vivere insieme; le nazionalità die i trattati di pace affidarono all'arbitrio di Belgrado attendono la loro liberazione dalla crisi decisiva. Ma una cosa rimane in piedi, sebbene le scoperte di congiure ed % continui arresti di ufficiali dimostrino che la carie anche lì ha incominciato a rodere, ed è l'esercito. Nella sua formazione attuale, l'esercito jugoslavo comprende 5 armate, ciascuna composta di tre o di quattro divisioni (a parte la cavalleria), di un comando tecnico dal quale dipendono le truppe del genio, di un reggimento di artiglieria e di un deposito. Da anni si parla della formazione di una sesta armata : secondo le ultime notizie, essa dovrebbe avere il suo quartiere generale a Cettigne. Gli effettivi di pace comprendono 17 divisioni di fanteria, 2 divisioni e mezza di cavalleria e 1 divisione di truppe dì fortezza; la cifra degli uomini che prestano servizio in tempo di pace non è conosciuta, ma concordemente si ritiene che essa vada da un minimo di 125.000 soldati nei mesi invernali ad un massimo di 185.000 nei mesi estivi. D'estate sono notevoli le chiamate alle armi di uomini della riserva. Alla fine del 1931, le statistiche davano presenti 7528 ufficiali, 8393 sottufficiali e 95.000 uomini di truppa. Il servizio militare dura 18 mesi: fra i 21 e i 40 anni l\x-soldato fa parte della riserva delle armate di operazioni, fra i 40 e i 50 viene iscritto all'armata di riservai Ma in Jugoslavia il criterio dominante è che quando il paese è in guerra si deve battere il popolo intero : più importante della facoltà accordata al ministro di utilizzare, per i servizi ausiliari, in caso di bisogno, pure i diciassettenni e gli uomini fra i cinquanta e i cinquantacinque anni, essenziale è il principio che ai fini bellici sono utili anche il guercio e lo storpio: già in tempo di pace costoro possono fare da piantoni, da cuochi, da scritturali; accudire, insomma, a una quantità di servizi, lasciando liberi quanti, nel pieno vigore delle forze, siano in grado d'imbracciare il fucile. Scoppiando la guerra, la Jugoslavia mette in linea almeno 28 divisioni di fanteria, 5 o 6 divisioni di cavalleria e 1 divisione di truppe da fortezza. In cifra tonda, i mobilitati dovrebbero ammontare a 2 milioni di uomini, sforzo impressionante per un paese di 14 milioni di abitanti. L'armamento bellico è composto di circa 2 milioni di fucili, di 17.000 mitragliatrici leggere e pesanti, 4000 cannoni, 150 carri d'assalto e una cinquantina di automobili e treni blindati. Miliardi di spese Le divisioni sono formate di 4 reggimenti su 4 battaglioni di fanteria; particolarmente forti sono le divisioni della terza armata, destinata ad operare contro l'Albania, e della quarta, destinata ad operare contro l'Italia; questa armata ha ricevuto adesso anche una brigata da montagna (forte di due reggimenti di truppe alpine e di uno, in formazione, di artiglieria da montagna) dislocata fra Bischoflack (presso Lubiana) e Fortore. Ogni divistone si completa con 2 reggimenti di artiglieria, ciascuno di 2 o 3 distaccamenti su 3 batterie. La riorganizzazione dell'artiglieria non è terminata e il materiale, in gran parte antiquato, continua a presentare la caratteristica di una grande mescolanza. Negli ultimi anni si sono però realizzati notevoli progressi: già abbiamo visto che la Jugoslavia dispone di mortai da 305. Essa ha poi adottato un cannone Schneider da 155, che tira a 20 chilometri; alquanto indietro è la motorizzazione. L'aviazione conta in tempo di pace 700 apparecchi: gli effettivi di guerra debbono aggirarsi sul migliaio, a prescindere dal fatto che le 5 officine in attività si attrezzano per aumentare la loro produzione. Anche la difesa antiaerea è stata da poco riorganizzata e accresciuta, fra l'altro costituendo degli appositi Stati Maggiori reggimentali. Allo sviluppo del proprio esercito la Jugoslavia ha dedicato miliardi di franchi: e siccome le sue risorse non glielo permettevano, essa ha dovuto indebitarsi a dismisura. In armi è stato speso l'intero ricavato del prestito Blair del 1922, in armi i prestiti contratti in Francia ed in Czeco Slovacchia fra il 1924 ed il 1929. Sul bilancio statale del 1921, di 4 miliardi di dinari, le spese per l'esercito figuravano per 1 miliardo e mezzo: nel 1927 il bilancio statale era salito a 12 miliardi di dinari e quello per l'esercito a 3 miliardi e mezzo. A tale livello le spese militari sono rimaste sino all'anno scorso, sino a quando, travolto il paese dalla crisi economica, sotto apparse inevitabili certe diminuzioni. Ma, attenti a dedurre, da questi dati, che in Jugoslavia le spese militari assorbono dal 22 al 25 % del bilancio dello Stato e basta: siccome molte spese non figurano nel bilancio normale e forti cifre sono registrate, mediante trucchi, sotto altre voci, alcuni tecnici stimano la percentuale superiore al trentacinque per cento. Dello stesso bilancio per V esercito, le paghe per i soldati e gli stipendi per gli ufficiai rappresentano il 17 % appena: l'83 per cento, cioè a dire il grosso delle somme stanziate, è dedicato all'acquisto di materiali! L'episodio di Marburgo Dell'esercito jugoslavo è risaputo che ha salvato una tradizione serba, nonostante le influenze francesi. A differenza della Czeco-Slovacchia e della Polonia, la Jugoslavia non ha mai accettato missioni militari francesi; comunque è indiscutibile che i numerosi contatti con lo Stato Maggiore francese e il largo invio di ufficiali jugoslavi alla Scuola superiore dì guerra parigina hanno portato ad una prevalenza delle concezioni dell'alleata in materia di tattica e di operazioni in genere. La cultura militare, però, non ha nulla a che vedere col « morale » : dal punto di vista della disciplina e del patriottismo l'esercito della piccola Serbia non era superiore all'esercito dello Stato S.H.S. ? Questo esercito nel quale i reggimenti di fanteria debbono essere impostati per metà di elementi nazionali fidi (cioè di serbi), e per il resto di reclute di altre province, non rassomiglia alquanto all'austro-ungarico? Non presenta esso oggi, dopo soli 14 anni di esistenza, quei germi di dissoluzione che nelle armate absburgiche si rivelarono dopo secoli di vita e di vittorie, anzi, ad esser sinceri, solo dopo che la fortuna ebbe volte le spalle sui campi di battaglia"! Il semplice fatto che il corpo degli ufficiali sia costituito in grande maggioranza di serbi, e che i generali siano tutti serbi, è, in uno Stato di nazionalità, indizio di debolezza, non di forza. L'episodio di Marburgo, del maggio del 1932, non è rimasto isolato: in dicembre si segnalava l'arresto di quattro ufficiali a Belgrado, di due a Zagabria e di due a Bilescka (durante lo stesso mese, la polizia arrestava un'infinità di studenti, quattordici dei quali sono scomparsi). La dittatura pensa alla guerra Eppure il micidiale travaglio interno non impedisce alla dittatura di pensare alla guerra di domani e di prepararla. Lungo le frontiere essa ha già schierato ì Cetniki ed i Dobrovaliaz, alla cui organizzazione provvede il famigerato Costa Pecianaz. Cetniki e Dobrovaliaz costituiscono una specie di guardia nazionale dei confini, addestrata alla guerriglia nel proprio territorio. Il titolo di corpo combattente è forse troppo onorifico: i compiti che Costa Pecianaz riserva alle sue schiere rammentano, più che la guerra, il brigantaggio. I Dobrovaliaz (nome che significa: bravi guerrieri) a questo brigantaggio hanno dovuto darsi da tempo, con grave molestia per le stesse popolazioni jugoslave, perchè il Governo, quando assegnò loro dei terreni alle frontiere, per serbizzare le zone, non diede che la terra pura e semplice: niente bestiame, niente danaro, niente attrezzi o sementi. E così il bravo guerriero iniziò un'attività dalla quale la patria oggi vuol trarre profitto. Cetniki e Dobrovaliaz si prestano, al confine austriaco come all'ungherese o al bulgaro, per irruzioni su territorio straniero, allo scopo dì eseguire vendette contro emigrati. In direzione della frontiera italiana lo Stato Maggiore jugoslavo ha provveduto a far costruire numerose nuove strade (se ne costruirono sei nella sola estate del 1930), alla frontiera colla Bulgaria ha eseguito opere fortificatorie che probabilmente non hanno l'eguale in Europa: quasi la guerra dovesse scoppiare nelle prossime 24 ore, le trincee e le fosse da lupi sono già tutte fatte, i cavalli di Frisia sono sul posto e fra un blockhaus e l'altro già sono stati tesi i reticolati. Dagli arsenali di Kragujevac partono di continuo per la Macedonia treni carichi di materiale: gli ultimi, con 12 cannoni e numeroso munizionamento, erano diretti a Skoplje, dove sono stati di recente trasferiti un gruppo d'artiglieria e due squadroni del quinto reggimento di cavalleria, di guarnigione a Smederevska Palanka. Considerando che lo Stato Maggiore jugoslavo desidera portare i confini sulla linea Gorna Giumaia-Pernik-Petric, e che Sofia si trova ad appena 60 chilometri dalla frontiera, gli allarmi bulgari per l'attitudine jugoslava appaiono iriù che comprensibili. Però a la passeggiata in Bulgaria ■■> rappresenta una parte minima della fatica riserbata all'esercito jugoslavo : lo sforzo principale dovrà dirigersi, d'accordo con la Piccola Intesa e con la Francia, contro l'Italia, contro l'Ungheria e coìitro l'Austria. ITALO ZINGARELLI.

Persone citate: Costa Pecianaz, Frisia, Gorna, Petric, Schneider