Nell'Adria

Nell'Adria Nell'Adria ADRIA, febbraio. Non v'è stagione migliore di questa per riparlare di Adria; di questa nostra Adria appartata, che forse ha dato il nome a un mare che fu porto glorioso di replicate civilità. Chi va ad Adria? Nessuno che non vi si rechi per affari. Vi si può trovare per le molteplici fecondità della terra, tutto ciò che si vuol •; per la vicinanza con il mare, le vie di andare c venire, vi si possono troverò mète dalla terra ai larghi spazi oceanici: vi si può cercare silenzio e insieme il tumulto delle memorie. Ma nessuno ci va. Lungo il Canalbianco che si convoglia per il mare, Adria è triste e ridente insieme e chiude le sue case per antichi racconti che pare non debbano uscirne. Che si racconta là dentro, nella nostra venetissima ed italianissima Adria alla quale si giunge attraverso i campi, attraverso l'agro esuberante del Polesine di cui Adria, non più urbs come un tempo, ma civitas certamente, rimane quale la chiave di quel mistero polesano che si dilata alle Bocche del Po? Specialmente tra le nebbie, Adria è la maga di questo mistero. Si spartirono In essa le acque di Adige e Po, fu porto di Fenici, di Etruschi, di Romani, rovinata dai Galli. Si accigliò con Venezia perchè si credette più grande e più degna, cercò di non vacillare mai, fu maestra di ardimenti contro le acque nemiche, battè la diana delle riscosse bonificatrici e infine — città fluviale e marina — disgiunta dagli itinerari dell'entroterra, non ebbe che risorse di sua vita interiore e di memorie. Forse per la sua solitudine e i suoi chiarori, per il commento che in essa fanno certi suoi singolarissimi spiriti, per una sua sensualità salmastra — o bella Adria romita, pupille larghe — la città lontana, alle Bocche del Po ha avuto il destino di essere una delle più musicali città italiane. Io vorrei aver l'autorità di poter dire la più musicale di tutte. Ma poiché questa autorità non ho, mi risparmierò di fare dei nomi, i quali nomi — del resto — sono noti a quanti non ignorano la storia musicale di oggi, di ieri, e dell'altro ieri. Ad Adria — preferisco dire in Adria come è nel dire del paese — si sa caratare secondo un non trucchesco motto che appartiene alla sincerità delle sorgenti. Po, Canalbianco, il prossimo Adige, il mare, la vastità della pianura che in questo si perde, sono i motivi della musica in cui l'appartata, antica città s'esalta. Modesta è Adria e non ha infinitamente cacciati avanti i suoi cori e — tranne eccezioni — i suoi maestri, lo sue musiche, i suoi scrittori ed i suoi poeti. Città divinamente armoniosa, Adria In tutti i tempi ha creato profili di primo piano nelle arti e nelle lettere. Luigi Grotto, « Il Cieco d'Adria » — umanista e scienziato — illuminò del suo sapere il suo secolo (nasceva il Grotto in Adria nel 1541 e rimaneva cieco nell'ottavo giorno di sua vita) pur subito rivelandosi con un suo poema rimasto inedito, Innamoramento d'amore, finiva di vivere con quel progetto del taglio di Porto Viro, la deviazione del Po da lui sostenuta nel Senato Veneto nel 1569, progetto disciplinatore del folle corso del fiume, attuato dalla Repubblica, quindici anni dopo la morte dell'enciclopedico adriese. « Di che l'intero Polesine non solo, ma anche parte del Veneziano e la stessa città di Venezia deve tenerlo a benefattore, perchè è stato il taglio di Porto Viro il vero efficace principio della bonifica che tante paludi convertì in ricche e fiorenti campagne e perchè il tagliamento del Po delle foci di tramontana e della Brenta, arrestò que' micidiali interrimenti che si andavano protraendo sin dentro il Porto di Malamocco ». Cosi Francesco Bocchi — altro adrìese illustre — in un suo profilo del grande concittadino. Ebbene, fuor del campo degli studiosi, Luigi Grotto è scarsamente noto. E arrivando ai nostri giorni, chi può dire che abbia conveniente fama un poeta di vastissima ala come Marino Marin — poeta della terra e del dolore — individualissimo e solitario che pur di recente, nonostante un fatai progressivo spegnersi della vista, ci ha offerto un prodigio di liriche italiane ch'ebbt più rilievo in un consesso di dotti che non nel comune commento delia stampa? Dalla sua Adria, in una vasta e assai lodata monografia dell' urbs vetustissima ed inclita, — scrive Jacopo Zennari in un volume edito dallo Zanibelli adriese: Adria e il suo territorio attraverso i secoli — libro di ricostruzione storica che ha una grande importanza non soltanto municipale, ma anche nei riguardi della cultura storica nazionale in cui il nome della città dell'Adriatico ha un posto risplendente. H volume, o meglio alcune induzioni in esso contenute, con le quali si vuol dimostrare un predominio di Adria su Rovigo — capoluogo del Polesine — hanno costituito un motivo di una polemichetta che si è conclusa in questi giorni, senza morti e senza feriti, tra l'autore della belia monografia e Alfonso Lazzari che all'antica ^ Accademia dei Concordi » di Rovigo ha o.ferto una prelibata lezione sul più antichi documenti della storia di Rovigo. E' Rovigo un antico municipio di Adria? I due studiosi ed altri con loro, potranno più o meno intendersi su questo fatto con la scorta dei non abbondanti documenti. Ma la cosa di per sé, ha un assai scarso valore attuale, anzi non ne ha affatto. Si può solo osservare che le due città tra Adige e Po, hanno caratteri originari assai diversi, cosi come tutta diversa o \aria è la striscia territoriale tra i due fiumi che si chiama Polesine, in cui si susseguono o si alternano caratteri dialettali ed anche tisici diversi. Adria signoreggia al termine di questa striscia e Rovigo si affaccia dof«, molto tempo, borgo, villaggio, paese, comune. Ma si affaccia, quasi per conto suo, avendo fin dai primi tempi impronte più estensi che venete. Lo stesso suo stile non è spiccatamente veneto. Il venezianismo vi è una tarda introduzione; così che il carattere della piccola capitale del Polesine è individualissimo. Adria rivela un altro fasto, documentato — oltre tutto — da quanto dentro il suo suolo si è andato ritrovando e ancora si potrebbe ritrovare.

Persone citate: Alfonso Lazzari, Francesco Bocchi, Grotto, Jacopo Zennari, Luigi Grotto, Marino Marin, Zanibelli