L' "Abbadia dei folli,, rinasce a Saluzzo fra la giocondità popolare

L' "Abbadia dei folli,, rinasce a Saluzzo fra la giocondità popolare L' "Abbadia dei folli,, rinasce a Saluzzo fra la giocondità popolare Saluzzo, 27 mattino. Per parecchi secoli, e fino al principio del secolo scorso, ha prosperato in Saluzzo l'« Abbadia dei folli », una congrega di giovani buontemponi che fra 1 suoi compiti maggiori aveva quello di organizzare le feste di carnevale e di farle il più possibile allegre, movimentate e originali. Perciò, la sera del sabato grasso l'Abbadia scendeva a patti col marchese feudatario del luogo, il quale concedeva all' « abbà » ed al suol « folli » non solo di divertire la città, ma anche di comandarla durante gli ultimi tre giorni di baldoria carnevalesca; e fra rulli di tamburi e squilli {di trombe aveva inizio la folleggiarne signoria dell'Abbadia, breve di tre giorni ma intensa e vorticosa. E' appunto questa « Abbadia dei folli » con il suo spirito balzano e popolaresco, che un apposito Comitato saluzzese ha tratto ora dal passato, lanciandola, con la sua fresca vitalità rinnovellata a scorazzare ancora per le vie della città, fra l'ammirata e festosa curiosità della folla. E su questa rievocazione storica medioevale, che si intitola della « frascata » da uno del suoi episodi più caratteristici e clamorosi, si Impernia quest' anno, e si impennerà ancora più saldamente negli anni prossimi, il movimento carnevalesco di questa simpatica cittadina. Ma prima che l'« abbà » coi suol folli e il marchese di Saluzzo col suoi scudieri sfilassero ieri, rallegrando coi loro lazzi e con la loro pompa il rìdente, soleggiato pomeriggio saluzzese, la Società di studi storici della Provincia ha voluto illustrare, a quanti lo desiderassero, l'origine e l'attività di questa e delle consimili «Abbadie». Ed a.tale scopo ha tenuto, al mattino, alla Casa Littoria, il suo tredicesimo convegno, sul tema appunto delle « badie, o abbaye dei giovani, o dei folli, o degli stolti ». Il convegno alla Casa Littoria Presiedeva il grand'uff. ing. Burgo, con l'assistenza del segretario avv. I. M. Sacco. Fra le autorità e gli studiosi, venuti da Torino, Cuneo, Mondovi, Possano e altri centri, erano il dottor Rovere, il marchese Carlo, il comm. Lìarraja, il comm. Lo Babbo, il comm. Burzlo, il cav. uff. Borda, il prof. Prever, ecc. Sull'interessante argomento, che investe cosi larga parte dell'attività popolana medioevale nel centri piemontesi, hanno riferito, dopo un fervido saluto del podestà cav. Minoli, il grand'uff. Burgo, l'avv. Fedele Savio, il prof. Luigi Collino, l'avv. Sacco e S. E. Fola di Villafalletto. Il Savio, sulla scorta delle dotte ricerche e delle annotazioni dello zio canonico Savio, ha lumeggiato la saluzzese « Abbadia dei folli », col suo privilegio di Indire tutti i divertimenti della città, con la sua facoltà di imporre taglia (gaggio) sulle nozze, sui battesimi, ed anche sulle visite che il feudatario faceva alle città, calcando specialmente la mano sui vedovi che passavano a seconde nozze. Ed ha accompagnato lo strano sodalizio nella sua lunga vita attraverso i tem pi, fino a quando, nel primi anni del secolo passato, di popolaresco fattosi aristocratico, si spense improvvisamente, dopo un grandioso ma effimero rigoglio. Il prof. Conino ha gettato un più largo sguardo sulle « Abbadie degli stolti » sul quadro del folclore nel car nevale piemontese. Egli ne ha rintracciate le origini avvicinandone prodezze e prerogative a quelle del « clerici vagantes »i ed ha quindi passato in rassegna quello che di esse rimane in Piemonte, dalle « società fagiolo schc » del Vercellese alle « Congrega zioni del beoni » del Canavese, dalle rappresentazioni del « sabadòr » alle manifestazioni dell' « Abbadia dei folli » di Asti. Una originale interpretazione sul sorgere ed affermarsi di queste « badi* » e « confrerie » ha prospettato i'aw. Sacco, che le ritiene un movimento di reazione a quell'affermarsi del risorto diritto romano che verso 11 XII-XUI secolo instaurava una più severa podestà paterna, alla quale i figli cercavano sfuggire per la via traversa delle « Abbadie ». Infine S. E. Pola, per rendersi conto di certi caratteri della flsonomia delle singolari associazioni, è risalito fino all'epoca romana, con le sue feste ed i suoi costumi. Nè meno interessante è stato l'oratore, quando, con acute osservazioni ed in base a sue fortunate ricerche, ha assegnato alle « badie » una specie di potere di polizia per mantenere l'ordine durante le feste da esse stesse promosse, constatando poi come da questo diritto di portare armi sia discesa una funzione che fu da un lato di lotta antifeudale e dall'altro di difesa territoriale. Inutile dire che tutte queste relazioni e dissertazioni fuiono gustate ed applaudite dal folto uditorio, per quei rilievi e quelle notizie ch'esse hanno portato in una materia cosi poco nota e cosi curiosamente caratteristica. La consegna dei poteri all'« abbà » E' dunque una di queste singolari I associazioni, ai suoi tempi delle più .famose e consolidate del Piemonte, che rivive di questi giorni a Saluzzo, Iper l'iniziativa del podestà cav. Alinoli, fiancheggiato nella sua impresa dal segretario politico cav. Gatti e dalla Federazione Commercianti, e per l'organizzazione di un comitato presieduto dal cav. Roggero. Ieri 1 t folli » hanno fatta la loro maggiore esibizione, alla presenza di tutta la popola¬ zione di Saluzzo, nonché di migliaia di forestieri, giunti da Torino e da tutti i Comuni della zona. Ma la loro comparsa, la loro prima afférmazione, altrettanto ufficiale che rumorosa, la si è avuta sabato sera. Ne è stata teatro la piazza Vittorio, gremita fino all'inverosimile di curiosi, con la scena della cessione dei poteri da parte del marchese nelle mani dell' « abbà ». Nella piazza è giunto prima il marchese con tutto il suo seguito, fra strepito di musiche e fragoroso trotto di cavalli. Annunciato da una banda e preceduto dall'alfiere con lo stendardo, il nobile signore ha fatto la sua comparsa fra una decina di cavalieri e un nugolo di paggétti e di popolane. Egli indossava ricche vestimcnta ed il segno della nobiltà era dato da una casacca di broccato ed ermellino nonché da una parrucca dalla prolissa e inanellata capellatura. I cavalieri campeggiavano neri sulle loro cavalcature, cui le gualdrappe scendenti fino agli zoccoli davano un aspettq monumentale. Ma a sua volta il seguito-a piedi sfoggiava ele- fanza e distinzione: i paggi coi loro erretti alla brava abbondantemente piumati e eòi loro farsetti vivacemente multicolori, le popolane con le loro cufflettc bianche ricamate o con i cappucci vagamente incorniciami il volto e scendenti appuntite sulla nuca, e con le lunghe gonne e 1 corpetti affilati, dagli indovinati accostamenti di colore: verde-celeste, oppure rosa-bianco, o rossoblu. Paggi e popolane recavano ognuno una fiaccola, e l'effetto di queste luci multicolori sulla folla era sorprendente. Annunciata da un clamore lontano, ecco, di 11 a poco, avvicinarsi e giungere l'« abbà» con la sua compagnia. Anch'egli è preceduto dalla musica; giacché quattro tamburini e quattro trombettieri in costume non danno riposo al loro strumenti; ed anch'egli è preceduto da un porta-stendardo a cavallo. L'« abbà » si avanza tutto fiero e impettito sul destriero ingualdrappato, in uno sgargiante costume che, per essere popolaresco, non è meno pittoresco di quello del marchese. Lo seguono due luogotenenti, pure a cavallo, dietro i quali, urgenti come ondata scomposta, sono i « folli ». una cinquantina di giovani vestiti alla popolana, coi berrettini a focaccia schiacciati e scendenti su un orecchio, con succinti giubboncini, don le lunghe calze variopinte. Anch'essi impugnano fiaccole, e le agitano gridando e cantando. Ora i due gruppi sono di fronte, marchese e « abbà » si guardano, vicini, negli occhi. Nella grande corona della folla, sono circa duecento ricchi e vari! costumi — disegnati dal pittore Boetto — che, alla luce delle fiaccole, offrono un magnifico, inusitato colpo di occhio. A poco a poco, nella vasta piazza, si acqueta il brusio, si stabilisce il silenzio. E allora rullano l tamburi e suona la tromba, e 1' « Abbà » si fa avanti e parla. Un coro gigantesco Egli a nome dei « folli » si rivolge al marchese. « Chiediamo humilemente — egli dice — de volerne dare el permesso de sonar flauti e taborni ed de fare tutl li honestl jochi che have costumanza de fare, ore che son tuti achonzati de tanti colori, che fa tanto bel vedere ». Quindi rivolge invito « a tute le senanlore pulzelle e a tanti validi e robusti garzoni » di abbandonarsi alla gioia del carnevale. Di nuovo echeggiano i tamburi e squilla l'attenti. Il marchese, con poche ma gentili parole, dona il suo consenso. Domo di che al rintronare dei tamburi, delle trombe e delle tube, si unisce l'urlio giocondo dei « folli », delle popolane, del cavalieri e della folla intorno, mentre Je fiaccole ballano, sulle teste, una ridda vertiginosa. Poi tutta quell'esultanza scoppia in applausi all'« abbà » e al feudatario (al secolo, signori Bolia e Torre), per sboccare poi nella canzone del carnevale, appositamente scritta dal dottor Bonavia e musicata daH'aw. Fissare. La banda, diretta dal maestro Orazletti e il coro della folla fanno un gigantesco concento. Si forma quindi il corteo, che avrà come termine e meta la famosa frascata. La gente del marchese e quella de£T« abbà » si mescolano cordialmente in segno di amicizia e, precedute dal loro due capi, percorrono le vie principali della città, sempre cantando; e al loro passaggio tutte le strade si gremiscano e tutte le finestre si illuminano e si affollano di curiosi. Passando da ultimo, come una fiabesca visione, nella galleria di luce in cui è trasformata la via Silvio Pellico, con la duplice fila dei chioschi della Mostra dei vini e dell'artigianato, la sfilata sbocca in piazza Statuto, ove è allestita ed attende la * frascata ». Consiste questa in un gran pergolato composto di rami fronzuti e addobbato di bandiere e nastri tricolori. Sotto, issata su robusti cavalietti, campeggia una grossa botte, che reca la scritta: «Osterìa della Frascata». La tengono d'occhio e vi fanno la guardia un paio di cerberi. Ma la gente può ugualmente avvicinarla, e battervi contro le nocche. Essa non suona a vuoto; é piena. Ma di che? Di acqua? di vino? di falso vino? JJ quesito è risolto poco dopo. Giunge la cavalcata e si ferma davanti alla « frascata »>, mentre dietro preme con una certa impazienza il flusso dei « folli». Vibra nell'orda ancora una volta l'attenti, e V* abbà » a gran I voce augura a tutti buon carnevale I invitandoli a bere. Scende da ca! vallo, spilla alla botte, offre al marchese, beve lui stesso. E' vino sincero, [vino ottimo. E tutti possono berne, gratuitamente. Prima la gente in co- I anime, e la folla si accostano a bere, entro speciali bicchieri di carta che pure vengono offerti sui posto. L'« Osteria della Frascata» raccoglie cosi una clientela ben numerosa, che ancora si avvicenda all'assaggio, quando già tutto il corteo é sciolto e lontano, e la Fiera ed i caffè stanno per spegnere i lumi... Questo il brillante « debutto » di sabato; ieri, domenica, «abbà» e marchese con i loro seguaci hanno partecipato al corso di galla delie maschero e "dei carri allegorici; hanno fatto, cioè, la loro definitiva aipparizicne conseguendo, di fronte ad una. folla ancora maggiore, un decisivo successo. Questa volta U corteo ha preso le mosse 'da Porta Rovello, per sfilare, in piazza Statuto, davanti ai balconi ove era riunita la giuria per il concorso dei carri e dei gruppi, coratiniuando poi il suo giro per le maggiori arterie cittadine. E sul suo passaggio la folla è stata addirittura imponente. Marchesi, paggi e damigelle Alle 15 la sfilata parte da Porta'Revello ed entra in città per U viale della Consolata. Dietro l'infaticabile banda musicale viene U gruippo irrequieto dei « folletti » e dei paggetti; poi il porta-stendardo a cavallo annuncia l'« abbà » coi due immancabili scudieri; è quindi la volta dei « folli », più numerosi e irrequieti che mai, seguiti dal gaio ed avvenente stuolo delle giovani popolane. Ed ecco che l'altiere annuncia la presenza del marchese. Ma questi non è più a cavallo. Ha preso posto nel primo e più lussuoso carro della sfilata. Siede, accanto alte, marchesa, sotto un grande e ricco baldacchino sormontato dalla corona marchionale. Fra un piccolo stuolo di paggetti e di damigelle è il giullare che fa lazzi e sberleffi. Il carro, trainato da una robusta coppia di buoi, reca àll'ingiro gli stemmi delle terre e delle castella circostanti. I marchesi lanciano con prodiga larghezza monete d'oro e d'argento... di cioccolata, nonché confetti e caramelle; e la giuria fanno bersaglio di un tiro pajtLcolarmente nutrito. Al loro passaggio si desta l'ammirazione del popclo, mentre i piccini corrono e gridano sotto la pioggia dei dolciumi. Al carro tiene dietro a piedi un gruppetto di costumi di Casteldelfino in Valvaraita, veramente pittoreschi e curiosi : gli uomini con certe « lucerne» napoleoniche, le falde, i calzoncini corti, le calze bianche, e persino i codini alla Gianduja; le donne con cuffie di un leggero pizzo bianco, con grembiulini verdi su sottane nere e 3cialH e fazzoletti dagli sgargianti colori. Un'auto porta un gruppo di villeggianti moderni in costumi paradossali, mentre una carrozzante siciliana, che segue, è carica di villesrsfia'tttl dei tempo passato, ritratti oon amabile caricatura. La borgata di San Lorenzo riproduce nel suo oarro il motivo deClla « frascata », con 3Ìaoi di fogliame e con allegri bevitori attorno ad un barile. Venasca presenta un mulino a vento con la data 1870, in ricordo di un caratteristico episodio della vita comunale di detto luogo. E finalmente, mercè un grande aeroplano dipinto coi colori nazionaili, la teoria dei carri, si chiude coi segni della modernità, accanto a quelli del passato. Quando l'«abbà» è in piazza Statuto, tutto il corteo si sofferma per dar modo al capo dà leggere il tradizionale proclama. Con la sua voce, robusta egli legge un sesquipedale scritto, con cui incita tutti alla gioia. «Che ogni una fastsa del suo meglio per divertir se honestamente sé et li altri ancora, et che se beva degni dove de lo vin de Pagno del più bono ,et si sonino flauti et taborni, et se fassano esgropatare li archibusi ancho de note, que non è prohibito». ■ Grandi evviva ed alte risa scoippteno alte maccheronica conrione, e tutti accettano cordialmente il siocor.do inVito Poi il corteo si rimette in moto, per compiere il giro della città e rioas- ! pare davanti aell occhi scrutatori del- ; la giuria — presieduta dal prof. ColUno e composta dai signori nittore Boetto. scultore Soma. Rocca e Breve? ] — prima di sciogliersi e lasciale nelle ; amoie strade come un senso di vuoto | e di rlmiPianto... La « Abbadia d?i folli »» farà un altra delle sue desiderate comroarse il siorno di martedì, ultimo di carnevale. E fmo a martedì durerà la Fiera del vini e delVartlgiarato, te quale ha r>u<re incontrato il più vivo successo