Il Regime e la tutela dei lavoratori

Il Regime e la tutela dei lavoratori Il Regime e la tutela dei lavoratori Ivivo" elogio all'attività ferma, lineare, & Fe * tenacia dal ««"«rata P1^0 Cianetti, la cui ampia relazione, 1 che ho letto iersera, documenta la mole del lavoro sin qui compiuto ed i risultati di una vasta azione sindacale che costituisce un alto titolo di merito per la vostra organizzazione e per tutti i di rigenti della città all'ultimo comune del Salutato da fervidissime dimostrazioni di simpatia, si è levato a parlare il Segretario Federale Andrea Gastaldi, il quale, rivolto ai lavoratori, ha detto : Nel rivolgere un saluto affettuoso e grato all'amico onorevole Clavenzani, che rivedo con piacere a distanza di tempo tra di noi, mi piace tributare un * Provincia. La mia presenza a questa i o tutti che il Partito Fascista col superare la Rivoluzione Francese e con il creare, dopo i diritti dell'uomo i diritti della Nazione, non ha inteso soltanto di creare una nuova ideologia da contrapporre ad altre o da agitare come mezzo di allettamento per le masse, ma ha inteso creare un nuovo regime rispondente alle esigenze sociali del Paese, e soprattutto all'insopprimibile bisogno morale ideale e spirituale della nostra stirpe. (Bene!). Ecco.perchè,, o camerati lavoratori, il Partito Fascista, fino dal 1919. inquadrò le masse nella Nazione rendendole coscienti dei propri! doveri e richiamandole alla loro esatta funzione nazionale. Castigammo, è vero, i dannosi eccessi e le pericolose deviazioni di qualche gruppo di lavoratori, ostinatamente bestemmienti la Patria, ma fummo fino da allora e soltanto i servitori della Nazione che non tollera tradimenti da nessuno, i militi di una Rivoluzione che, dopo pochi anni, creando lo Stato corporativo, dava ima nuova civiltà politica, sociale e storica all'Italia; militi di quella Rivoluzione che al popolo dei lavoratori ha assicurato ormai la difesa dei proprii diritti e dei proprii interessi, dando il riconoscimento giuridico alle vostre conquiste, dalle otto ore di lavoro alle leggf per la difesa della donna e del fanciullo, alla Carta del Lavoro, voluta e creata dal Duce, perchè Benito Mussolini, che viene dal popolo, ha compreso i problemi ed i bisogni di questo popolo ed ha voluto risolverli. (V(vissvmi applausi). A nome quindi del Partito Fascista, che riconosce essere 11 popolo lavoratore 10 strumento della grandezza nazionale, 11 protagonista autentico di tutte le grandi vicende storiche del Paese, io rinnovo un cordiale saluto e ringraziamento a voi dirigenti e al lavoratori tutti per quanto avete dato in fede, in tenacia e in sacrificio e per quanto ancora voi vorrete dare all'affermarsi e allo sviluppo della Rivoluzione fascista. Non sono certo questi i momenti più facili per proseguire la vostra opera di educazione corporativa, ma è nei momenti meno lieti che l'organizzatore ! sindacale deve dimostrare la sua capa- cita, il suo sano spirito di equilibrio, è assemblea, o camerati lavoratori, vuole significare che il Partito Fascista, come ha scritto recentemente uno di voi, dopo essere giunto da anni a regolare tutta la vita politica italiana e a inquadrare le sane forze della produzione e del lavoro, dalla Milizia ai Sindacati padronali e operai, alle scuole, alla preparazione della gioventù, allo sport, è sempre vivo, fresco, vitale, più di ieri, struttura formidabile dell'Italia creata da Benito . Mussolini; significa e vuole ricordare a NddtadiulaRmprlacaplanorooteqesnlaq Un questi momenti" che la colìaborazio ne ^ -aaase deve trovare Ja sua praU. sipSbptaforzfisl'ebtepInncodturorerangfabiroricicrpe tanafisaqusifadrozagseconichpigpilsulagè fodl .... E. v6ro> camerata cianetti; parole gros- se, che noi stessi però abbiamo avuto i il torto di ingrandire, di drammatizza- I qi re, di maiuscolare troppo frequente-1to1 mente, creando di fronte ai nostri occhi cr| v| lucuta, \il ctllIUU Uì 1 . Oi Ji-Jil.Il . iquesto terribile «babau» che si sta ald ; poco a poco riducendo nelle sue esatte rau'proporzioni; e dimenticando che crisi e :disoccupazione sono due termini che e-, i sistono da secoli e secoli nel vocabolario dl : dell'economia di tutti i Paesi del mondo, i m {Nuovi lunghi applausi). d. Peraltro non sono veramente 1 tempi ; lo'dei facili miracolismi, ma di fronte a et; una grande industria automobilistica di americana come la Ford, che chiude i : tutti i suoi stabilimenti, di fronte alle i 'i ! agitazioni, agli scioperi e ai cortei della ! op Uame che stanno avvenendo in tutti il es, Paesi cui la storia ha assegnato una I ra 1 tradizione di ricchezza di gran lunga ! l' superiore alla nostra, oh, è di grande|P | ocnf orto per noi vedere che in questa : d Italia, per merito della politica lungimi- i p j rante e generosa del Duce, per la tena-; ri j eia di dirigenti e di operai non vi è la- ! p ; voratore che non abbia un lavoro od a un pane ed è motivo di orgoglio per noi ' in Ul pensare che dopo decenni di parole, è ■ c'è voluto Benito Mussolini a consacrare le vostre desiderate conquiste e a do-'falnarvene recentemente un'altra prova jtoigrandiosa e significativa, ai più di voi;c I forse sfuggita, e cioè di immettere nel- j p1 l'Amministrazione del grande Istituto i Viper il finanziamento dell'industria ita-'p;liana, i rappresentanti dei lavoratoriìp; italiani e il vostro capo! (Bravo!). I Camerati, uappiamó la durezza, la fa-1m; tica della vostra opera e conosciamo1 vj soprattutto il contributo notevole di sa-; v orificio che giorno per giorno, i lavora-1sIteri portano all'immane opera di rico- cstraziane economica del Governo fasci-1 c j sta. Ma se guardando a questa lapide ! r noi pensiamo ai giorni indimenticabili i b ! dell'ottobre scorso, quando Torino tutta, ! d: dalle piazze ai quartieri periferici, per t tre giorni e senza un minuto di tregua, ; il decretò un insuperato trionfo di fede e: d amore al Duce, noi sentiamo che se do- m mani sarà necessario accelerare que-] to sta marcia e affrettare il nostro passo,m.di cadenza, i lavoratori torinesi, buoni,,n, silenziosi e tenaci, saranno nelle nostre b ! schiere, pronti a tutte le consegne della \ m:Pl,.«l-i»l C-^nlftn r.<OHn*l a rnr.Jlnrl H . Nazione si erge potente e rispettata e di un Uomo, Benito Mussolini, che Iddio ha mandato all'Italia perchè affrontasse e superasse il suo stesso destino. L'alata parola accende tutti gli animi di ardente entusiasmo, che esplode In una superba manifestazione al Duce. Parla S. E. Umberto Ricci Accolto da grandi acclamazioni parla quindi S. E. il Prefetto Umberto Ricci. Egli, ascoltatissimo, cosi comincia: Desidero portarvi il saluto del rappresentante del Governo. Fatto che solamente in Regime Fascista si verifica, per una ragione semplice e però profonda : il Governo Fascista vive della vita nazionale, non si disinteressa di nessun problema, ma specialmente si occupa dei problemi Inerenti al lavoro. La quotidiana fatica, lo studio di ogni minuto, la preoccupazione costan- te del Capo del Governo Fascista, ejequlndl dei suoi immediati collaboratori I me delle gerarchle dipendenti da Lui, è csopratutto questa: assicurare ai milio- gni di italiani il lavoro costante e rego-1 slato e disciplinato, perchè soltanto in j dquesto modo la Nazione si rafforza, la : qvricl'arzctrtcdècpnDmadsicura di fronte al mondo. (Grandi ap plausi). Il Governo Fascista — prosegue S. E. Ricci — si è posto, con pieno senbo della sua suprema responsabilità, il problema di dare modo di vivere a tutta la popolazione, questa rigogliosa e forte popolazione italiana che dev'essere in costante aumento, poiché le Nazioni che sono in decrescenza demografica sono destinate a scomparire, a essere sopraffatte, e noi vogliamo proprio l'inverso: noi slamo un popolo pieno di energie naturali: queste energie dobbiamo svilupparle. Il Governo Fascista tende pertanto e incessantemente a procurare lavoro a tutti i figli d'Italia In tutti i campi dell'attività umana: non solamente nel campo metallurgico, o tessile o delle altre industrie; o dell'agricoltura o dei commerci; ma in tutta la vastissima sfera dove il lavoro di un artiere italiano può contribuire alla potenza della Nazione. Gli operai sanno per esperienza che 11 Governo di Mussolini ha fede nelle loro energie, e le guida, le sorregge, le incita; fa tutto quel che è umanamente possibile, per alutarle e potenziarle. (E' vero! É' vero!). Il Duce conosce e ama i lavoratori. Egli, che vive in esemplare semplicità e modestia la sua grande vita di creatore e di condottiero, viene dal popolo, e ne interpreta le virtù più nobili e generose. La sua sobrietà, la sua vita di continuo costruttivo lavoro, siano sempre presenti ai vostri spiriti, o amici operai, come un grande, magnifico esempio. Bisogna che il popolo sappia, intenda lo sforzo gigantesco di quest'uomo che dura sulla trincea, che si vota interamente alla Nazione, e lo fa con gioia, capo e padre ad un tempo del suo popolo che vuole foste, numeroso e prospero. Il popolo è la sostanza vivente e operante della Nazione; giacché noi non diciamo « popolo.» nel senso demagogico, ma lo intendiamo, come il Duce vuole, come massa organizzata e consapevole della Nazione, che comprende dal datore di lavoro al più modesto prestatore d'opera. Bisogna essere realisti: se si vuole che l'operaio lavori, ci deve essere chi gli dà il lavoro. Se l'operaio deve avere la sua paga quotidiana e andare tranquillamente alla modesta casa sua a mangiare al suo piccolo ma sicuro desco, è indispensabile che un'altra persona, fornita di altre attitudini, con altri studi, e particolare volontà, gli procuri pspnncntpomqzdcqastMtl'nczcsdrctvaSntedSsttssndctsd . I questo lavoro. Ben a ciò mira l'inten- 1to unitario del Regime Fascista che ha,. creato lo Stato corporativo: l'Industria ^essere in condizioni di dirigersi ; P,. , , , ., . ° . ! f | verso il lavoro. Così la vita e asslcu v^ldcd . ldeve rata a milioni di lavoratori. Voi avete una superba riprova di questo metodo, tgpdq, dl questo principio nella risoluzione i mussoliniana del formidabile problema delle bonifiche. Ecco redente, per vo- ; lontà del Duce, migliaia e migliaia di ettari delle Paludi Pontine, di Slbarl, di Metaponto e dell'Istria, i Questa è una grande realtà del-l'Ita i 'ia fascista. E', oltre ad una stupenda ! opera di civiltà, un fatto nel quale si l esprime il desiderio del Capo di assidi¬ I rare a grandi masse di lavoratori del ! l'intelligenza e del braccio |Pi di attività. Pensate: n : dieci giorni, è stato vuotato un lago i per farne venir fuori cinquemila etta; ri di terra fertilissima; lo si è fatto ! perchè quelle brave popolazioni redente abbiano nuovi campi di fecondo lavoro i _ ' in ouell'immensa penisola pietrosa che ; s è l'Istria. f Se intorno alle Paludi Pontine si af- p'faticano migliaia e migliaia di lavora- r jton, e perchè si vuole creare laggiù dei [p;centri di vita e attirare operai dalle]d j plaghe esuberanti di popolazione : dal i r i Veneto, dalle Puglie, dalla Sicilia, daijd'paesi ormai saturi dove non si saprebbe|Lìpiù come affondare la vanga. ;pdlapptltg. , .mgli; ..| anell'Istria, in|aimsvSe la Fiat. if, per parlare di uno stabili-!f1mento che è quasi il regolatore della!a1 vita economica di Torino, in pieno in-1 ; verno lavora come lavora, fl motivo li'1supremo e determinante dev'essere, an-,t cora una volta, ricercato, nella preoe- > e1 cupazione del Governo fascista di cu- p ! rare le necessità di questo grande sta-ia i billmento e dei similari — il che vuol la ! dire protezione dei lavoratori impiega-1 m ti in quell'industria — e perciò appunto it ; il Governo gli affida vaste commissioni c: d'opere. Sono queste verità elementari, ; c ma io le ricordo non perchè vi faccia il s] torto di credere che voi non le sappiate, d,ma perchè è sempre bene, in una adu- b,nanza plenaria, ripeterle affinchè siano o ben chiare, ben nitide e trasparenti co-1 s \ me cristallo, e perchè in esse è la gran- ipHo v'^'"' Holl'oni?»" 1&^> lo, jed insième appunto bisogna tenace I mente superarlo. Ma il nostro sforzo concorde, o amici operai, illuminato dal genio di Mussolini, alimentato dal no1 stro fervore di spiriti e di opere, ci con j durra alla vittoria. Voi sapete quali e : quante difficoltà da tante parti si fv-ap voratori tutti, del cervello e del braccio, ricaviamo dallo 'Spettacolo di questa costante funzione del Governo Fascista l'incitamento alla disciplina, all'ordine, al lavoro, al reciproco rispetto tra le gerarchle e soprattutto alla buona, preziosa armonia fra ile varie categorie sociali. (Vivissimi applausi). E' soltanto così che il grande esercito in marcia della Nazione raggiungerà il suo fine, le sempre maggiori fortune. Vi sono gli anni felici e quelli incerti. Ma se un anno si lavora meno del consueto, questo — voi lo sapete — è un fatto transitorio, per quanto spiacevole, verranno poi le aurore della primavera vittoriosa. Intanto più nessuno è solo, isolato, abbandonato. Dal Duce al più modesto gerarca, tutti siamo accanto ai lavoratori per vedere di alleggerire il disagio, il quale poi, se è degli operai è anche degli industriali pongono al nostro fatale ascendere. Ma sapete anche che nessuna forza umana potrebbe fermarci. Concordi, disciplinati, solidali, volti gli sguardi al Governo forte e sapiente del Duce, noi procediamo sicuri sulle grandi strade del nostro solare avvenire. Il discorso, interrotto frequentemente da vivissimi segni di consenso e di plauso, è coronato alla fine da lunghe ovazioni al Duce e da vibranti battimani. L'on. Clavenzani Gli applausi si rinnovano vivissimi quando sì alza a parlare l'on. Clavenzani, presidente della Confederazione. Io credo — dice l'on. Clavenzr.'ii — di avere non soltanto il diritto m_ anche il dovere di non meravigliarmi di questa vostra riuscitissima, superba adunata, perchè le meraviglie in questo caso possono essere consentite soltanto a coloro che non vi conoscono. Mentre io so, e non da oggi, che l'orien lmatsdcdtcecscnucsandtavedngpastggMnsntqqclgc6tamento vostro è ormai deciso- che I pl'operalo e l'impiegato torinese voglio- no partecipare alla vita del loro sinda-i tcato senza incertezze e senza tituban-i tze, perchè hanno sentito che la voce i cche dal sindacato promana è la lorol stessa voce: la voce della categoria.jaL'assemblea torinese viene quindi dall'oratore collocata nel quadro generale del movimento sindacale che a lui, capo della Confederazione dei Sindacati dell'Industria, con frequenza si rivela in tutta la sua.imponenza. Più che una rassegna arida — egli aggiunge onipttd. r..,, ,, ... le ambile sindacali de- ?iedin-tabUlr1 ui?Sara-J^SetìffiSffi^^SS^^iSS^Ì;»nuov^fche sii «riS^K1E3Z5E5?Fte? allo rt&^ffiSSSTrdacale fascista Si de^etuttavia^eh p ^SWi^te,Slsono di una grandiosità senza confronti. (Lunghi applausi). Per avere una misura esatta di quanto il sindacalismo fascista abbia distanziato coloro stessi che all'estero si atteggiano a tecnici di organizzazione sociale, bisogna avere la possibilità di trovarsi a contatto con coloro che ci combattono senza averci compresi, nota l'on. Clavenzani: E a questo proposito si riferisce soprattutto alle recenti discussioni ginevrine per la settimana ,. „-nn.r„mTr:a Àii^iT^Z. ^"Spettato un programma dazione ; Penett0mente condiviso — dice 1 ora- ! f Affi ri ttr-iì n mwlAni ns\wi 1 n -n n f www* 4-m •> 1 ve energie cor il futuro tantn iMfi stfóil i^^\^\AtìSà^l^i^i-\^le organizzazioni in .questifilimi ^Ì^mvmidelle 40 ori alle quafi ha partecipato I come delegato degli operai italiani, e : il i_ 3--, ,t_,,J ! dove il delegato del Governo italiano itore rivolgendosi nominnativamente al gr. uff. Donvito, che all'assemblea rappresenta i datori d'opera — tanto dal delegato dei datori di lavoro quanto da quello dei lavoratori. Innegabilmente questo è un frutto i _ ; striale. Ma quésta inclusione non è, I forse, che la prima fase della parteci-1 pazi0ne attiva delle organizzazioni ope-' raie nei campo diretto dell'industria; ! [partecipazione che è preveduta dalla| ]dichiarazione VI della Carta del Lavo-1 i ro. Ogni diffidenza verso i dirigenti sin-1 jdacah deve essere pertanto eliminata. ! |L'organizzazione de! lavoratori è trop- ;po consapevole dell'importanza della-della collaborazione. Ma quando si par-jla di collaborazione non si deve certo ; pensare ad un platonico accordo di principii, bensì alla risultante di con-|trasti, resi legittimi dalla esigenza del- •la vita produttiva e nei quali i dirigen- ti sindacali sentono di potersi to^1gnare senza restrizioni mentali, e n,\ .manendo pur sempre in un'orbita di | | assoluta serenità, subordinata soltanto:|ag„ , t -essi^cneralia-eto^on..Jimportante: li inclusione di un rappre- sentante operaio nel Consiglio diletti-! vo dell'Istituto di Ricostruzione Indù--!funzione del capitale per venir !ai suoi doveri di collaborazione, 1 L-0n. Clavenzani intrattiene quindi li'jissemblea su taluni aspetti della Si,tuazione economica mondiale, rivendi > eindo all'Italia il merito di aver peri prima fra le Nazioni vittoriose steso -ia mano al vinti e di aver proclamata la necessità di una politica "economica 1 mondiale intesa non a fare di ogni Sta ito un compartimento stagno, ma un complesso di mercati intelligentemente ; collegati fra di loro. E da questa vi sione panoremica della situazione mon diale egli passa ad occuparsi dei pro blemi sindacali che maggiormente pre occupano in questo momento le mae1 stranze industriali, soffermandosi so iprattutto sulla questione del cottimi. JH >w»i»ln^ l~--i - i 1 —■ z