Italiani in Terrasanta

Italiani in Terrasanta PALESTI INA. ANTICA E NUOVA Italiani in Terrasanta -(Dal nostro inviato speciale )- o a , i , i o i e a a é , i e e , a e e o a o e di a a e sasi ro, e o e) s ae e aone ss, ri li di oe » le on mla se vi ont aosola an el nin la dà GERUSALEMME, febbraio, ire« Nella città santa regna sovrano il confusionismo, la rivalità e la gelosia », scriveva ancor l'anno scorso un dotto francescano che occupa a Gerusalemme un posto eminente; e non è necessario respirare a lungo l'aria di Allenby Square per convincersi dell'aspra verità. Tutto è qui inquieto, instabile, sospettoso e dubbio: dal culto alla politica, dalle razze alle ambizioni. Intorno ai suoi aranceti o nelle sperdute colonie della valle di Jezréél l'ebreo gratta paziente la terra arida e grama dei padri pensando a Sion; l'Inghilterra, composto U conflitto del petrolio con la Francia, pensa alla pipe-line che dovrà portare la linfa preziosa dai pozzi di Mossul fino a Caìfa e intanto attrezza in modo imponente questo porto, che bisogna veder la sera illuminato per rendersi conto della sua vastità; pensa alla ferrovia od all'arteria automobilistica Caifa-Bagdad che attraverso Virale le darà lo sbocco nel Golfo Persico, la ■più diretta comunicazione con le Indie il giorno che Suez avesse a sfuggirle; ma al di là dei Monti di Moab, al di là della Transgiordania sabbiosa, s'alza confusa la grande incognita araba, questo inafferrabile fantasma dai cento volti e dalle cento voci, a capire ed a blandire jH quale occorrerebbero non più uno, ma oggi molti e molti T. E. Lawrence. La risacca delle aspirazioni, delle ingordigie, dei rammarichi, delle speranze giunge con la sua onda fino a Gerusalemme, spumeggia torbida intorno al Sepolcro e ai Luoghi Santi, e pel contrasto coti quella parola che qui si levò ad annunziare la pace degli animi, empie di una muta malinconia il cielo indifferentemente limpido. « Casa Nova » Il francese ha la Siria, a due passi; l'inglese basta che guardi la facciata della Bardava Bank od il palazzo del Governatorato alto sul colle per sentirsi in casa sua; l'arabo e l'ebreo — odiandosi a vicenda —■ si ritrovano bizzarramente uniti sopra e sotto la sacra spianata dell'Haram, l'uno per la roccia famosa, chiusa nella moschea d'Omar, che rusococicaraitfipnsccCbnBcaKGcpfvtfrsladpstcMzddècnccCìnmlegpoIGfdgiml'arcangelo Gabriele trattenne co»irgran sforzo dal seguire Maometto in cielo (ed è il medesimo masso sul quale, secondo la tradizione ebraica, Davide sacrificava a JehovaJ, l'altro per quel rudere che avanza dell'antico tempio di Salomone, e ch'è il Muro del Pianto. Ma all'italiano cattolico che, dopo aver visto il Calvario e il Sepolcro divisi e contesi da tre o quattro diverse comunità rdigiose, qua un altare latino, là un candeliere greco, là ancora un'immagine armena, e dopo aver dovuto penetrare in dweivmoschee per visitare il Cenacolo e il | luogo dell'Ascensione, provi il biso diumcnisGfEdagno di mettersi in pace con se stes- ,..80 e di liberarsi il cuore da non so' es W ™</° senso di gravezza — a\aJquest'italiano non resta che andare\zaprendersiibagagUnell'albergosio-\lnista dov'era sceso per errore e dove]usì sentiva avvolto da un'atmosfera\vquasi di cauta propaganda, poi var-\ccar la Porta di Giaffa non senza ri-\tcordarsi che Guglielmo II per passarla trovò di buon gusto mascherarsi da crociato, bussare alla « Case, Nova-, e chiedervi un poco d'ospitalità francescana. Padre Gassi, un magnìfico tipo di frate che quand'era all'ospizio di Monte Thabor si faceva adorar dai beduini cavalcando e galoppando alla loro testa come un Emiro, e che qui, direttore della benefica Casa dei Minori, così poderoso e tarchiato, tutto barba e tutto bocca, sembra prigioniero della sua troppa energia — padre Gassi lo squadra, lo pesa con un'occhiata nernczct1tipdessper quel che è e che vale, e gli as^ segna vitto ed alloggio, alla grazia: Me-'di Dio. Allora finalmente quell'ita- pe-\liano si ritrova in Italia e, sia il ca-\se-lloro di cordialità che lo circonda, sia\ngi-Ila lingua che annulla le distanze e.cmajjdi ricorda che Roma malgrado tut-^smebe le barbarie e tutti gli scismi è,gm-\sempre pi-esente, il Sepolcro gli pa-\m re meno vuoto e l'atmosfera di Gè-,urusdlemme più ossigenata. Perchè a « Casa Nova », l'immenso ospizio per i pellegrini incastrato come una fortezza nelle mura della' città antica, a due passi dal Patriarcato Latino e dalla custodia di Terrasanta, a •< Casa Nova » si parla italiano; e l'italiano è la lingua ufficiale di tutta la Custodia — che pure è internazionale — e non solo nei conventi, ma in ogni sua opera, scuole, orfanotrofi, officine, parrocchie. Da Tiberiade a Capharnaum a Caua e a Nazareth, da Naim al Thabor dove in cima al monte che domina Galilea e Samaria l'architetto Barluzzi ha costruito una basilica ch'è uno degli esempi più belli dì architettura sacra moderna, da AinKarem a Emmaus, a Betlemme, a Gerusalemme, per bocca di forse cinquecento religiosi che poi sanno predicare e portare la voce del conforto in venti idiomi e dialetti diversi, la lingua italiana tesse su tutta la Palestina questa rete ideale di fervore e di beile. E' un vanto che risale agli albori stessi del francescanesimo, dopo che al capitolo della Pentecoste del 1217 erano state deliberate le «missioni rransmariwe» per la conversione degli infedeli musulmani; e negli archivi di S. Salvatore a Gerusalemme si conserva il catalogo dei nomi dei venticinque Minori che insieme a frate Elia iniziavano la pacifica crociata, l'opera di questa « invincibile milizia — per dirla con Chateaubriand — che sola è restata a guardia del Santo Sepolcro quando i re l'avevano abbandonato ». E accanto alla Custodia, l'« Associazione italiana per i missionari », con gli ospedali di Gerusalemme, di Caìfa, di Amman in Transgiordaìnia e quello che sta per sorgere sui margini del deserto a Kerak; con le scuole, gli orfanotrofi, gli ospizi, gli istituti agricoli, totalmente 0 in parte sussidiati, sia'-. dei Salesiani, o dei Francescani, o delle suore di Ivrea, o delle suore Carmelitane, da Giaffa a Mugeid, da Gerico a Sefforis, da Gerusalemme a Tiberiade, da Caìfa a Bet-Giamala. L'inglese governa in inglese, l'ebreo traffica in ebraico, il musulmano tiene comizi in arabo per rivendicare la ter- dthmcspcnira al futuro impero panarabico; ma ivobis | dove si istruisce e si risana, dove si incuora e si ammonisce, c'è sempre una voce italiana che si alza serenamente benefica. Eppure la nostra colonia è minuscola (quanti italiani a Gerusalemme! forse cento?) ed il nostro Governo è rappresentato soltanto dal Consolato Generale dì Gerusalemme, dal Consolato di Caifa, dall'Agente consolare dì Giaffa. E' dunque per gli altri, per gli indigeni, per gli stranieri, che questa attività si spiega. Sic vos, non Coscienza palestinese _ . , ' groppo. Ed e forse questa la ra \a}°ne Ver «** /™ tutt? le grandi na\zlonl europee l'Italia e assente in Pa\lcstina- Troppo essa ha dato, attra]uers0 ' suoi religiosi, senza preoccu\varsi di nulla ricevere: intendiamo\ci'- di ottenere unicamente quel tan\to che le è dovuto da una situazione nuova, un tanto che, se si Tnantieneestrado da ingerenze politiche e ter-ritoriali, non deve essere trascurato nei riguardi del commercio e della}cultura. Esiste in Italia una coscien¬ za palestinese? Il produttore e il commerciante italiani si son resi conto che la Palestina — dal 1917 e dal 1922 (il mandato britannico non entrò effettivamente in vigore che il 29 settembre 1923 — stava per mutare totalmente volto, per diventare, da quella terra grama ed arida che era prima, un paese destinato a un avvenire sicuro, e non soltanto come testa di ponte per il a: Medio Oriente, ma come centro indi pendente di importazione e di con-\sumo? Rispondiamo francamente di a\no; e non crediamo con questa frane.chezza di sminuire per nulla il Mo-^stro prestigio all'estero, il nostro è,giusto orgoglio di grande potenza, -\ma semplicemente di richiamarci ad una realtà ch'è indispensabile guarirndar bene in faccia con quella severi-ìptà e miei senso delle necessità cui ci eha abituati il nuovo Regime italianoJgCultura. I nostri archeologi non \mmancano di dar prova di iniziativa, come il Bartoncinì che proprio ades-'Vso è giunto a Gerusalemme per ri- cprendere un corso di sistematiche ri-\cerche ad Amman, in Transgìorda-\cnia; ma, come l'altro giorno qui siinotava, scorrendo l'elenco delle spe-'disioni archeologiche che hanno ot-\ tenuto dal Governo inglese V autor iz-\lzazione di regolari campagne di sca-\vi, si trovano inomi. di Istituti nord-\americani, d'Inghilterra, di Francia,'.di Danimarca e di Germania, non il\nome di un Istituto italiano. Nella;ell'Istituio bi-\e magnifica biblioteca dell blìco francescano vi sono almeno venti riviste di studi storici e archeologici palestinesi, di lutto le nazioni del mondo, compresa la Spagna: manca soltanto una rivista italiana. \Nelle cinque o sei librerie di Geru->J tsalemme non ai trova un libro stampato nella nostra lingua; e se ho voluto comprarmi, una recente storia della Palestina, ho dovuto uo¬ quìstare quella dei Rappoport, tra.\dotta in francese dal Roth e p v.bbli- cata dal Payot: in francese; natii-J'ralmente, anche se le tre lingue ufficiali palestinesi siano l'arabo, Ve--. braico e l'inglese. Potrà il Circolo di]Cultura Italo-Palestinese, che col vi-\vo interessamento del nostro Con- sole nenerale <<ta ver soraerp frnn ]sole generale sta per sorgere, non-ttegguxrc tanta indifferenza per la:nostra cultura ed il nostro pensiero? 'Lo speriamo. Pirandello è stato in E-,... ~ , ... , . ,. „ \gitto. Quando c> si ricorderà di Ge-!rusalemme? Possibilità Commerciali Ma, ripetiamo, c essenzialmente unacoscienza di ciò che sia e possa dive- nire la Palestina che manca in Italia. Abbiamo una letteratura di Terrasanta, nostra originale o tradottanella nostra lingua, ma questa lette- ratura è semplicemente ascetica o« coloristica ». Vediamo le impor-tazioni del 1930, sommanti in lirepalestinesi (la lira palestinese equivale alla sterlina) a 6.985.258. Di queste, il 22,8 % toccò all'Egitto, il 16,6 cr all'Inghilterra, il 14,8 % alla Siria (che vuol dire Francia), il 10,9 % alla Germania, il5,1.% agli Stati. Uniti, il 4.1 % allaFrancia, il 3,5 % all'Italia (e dalla fine del '31 a oggi l'importazione dall'Italia è ancora diminuita a causa della svalutazione della moneta palestinese di fronte alla nostra). e^18 ™™M!«»°> ^ventare -;1} "gn° Vi n"omobt j tdegh, o totr^ortL uno e l'altro villaga}3'0 araho> COH 're<*UGÌlza ripresalo ¬ l l e a r a n l L'Egitto esiwrta riso, zucchero, tes-suti, automobili: l'Inghilterra, tes-suti, macchinari, apparecchi elettri- ci, carbone; la Siria tessuti e special-* "v ' , " > ' mente derrate ahmentan;la Genia- ma, macchinari, apparecchi elettrici e sanitari, tubi per condutture, arti- coli farmaceutici; gli Stati Uniti, au- tomobili, benzina, olii lubrificanti; la Franeia, tessuti, grani, patate; l'Ita- Ha, quasi esclusivamente tessuti dicotone Forse che il prodotto italiano non c apprezzato" Tutt'altro: è che, seni- ■plic&mentc, manca. La Palestina, do- ve gli inglesi hanno ormai co- strutto strade eccellenti e dove te ter- nantc, corrono al traverso zone deserte autobus stracarichi. Da Gerusalemme, a Tel Aviv, e viceversa, ognimezz'ora parte un grande e belliaai-mo autobus capace di venticinquepersonc che per sei piastre a testa(poco più di quattro lire italiane)i o , d [percorre ben sessantatre chilometri di distanza. Proprio intero all'America dovremo lasciare questo magnifico campo di sfruttamento? Turismo e pellegrinaggi II tempo perduto e possibile riguadagnarlo, solo che l'industria e il commercio italiani (uniti ad una doverosa propaganda- adturale) vogliano considerare la Palestina non comeuna landa sterile e semibarbara, macome un paese m lavuuppo, anzi, co- rne quello del Levante Mediterraneo più adatto ad intendersi con l'Italia, ' e dove, del resto, uno dei nostri mag-\giori istituti bancari, il Banco di Ro- \\ma, gode U miglior favore; e soprat-ìV^ese ll <l>"*le fi passato — per ciò che concerne una sola attività agricola — dai 34.000 dunams di aranceti 1924 ai 113.000 dunams del 1930- è un Passe d avvenire e di con*uwl°- « La maggior parte delle nostre mdwstrie ~ scriveva cinque anni fa lutto vogliano convìncersi che un'\l'allora Console generale di Gerusa-\\lemme—ignora quasi completarne*- *? situazione politica, ed cconwaica\d*ìla f«^««»: «* '* medesimo;Co™0Ìe segnalava il grave errore di \far caP° aU'Egvtto 0 alla Siria per qualsiasi, relazione commerciale, quando è molto più semplice, rapido ed economico stabilire in Palestina agenzie dirette senza pesanti e inu\tili intermediari. L'attuale Console >è delJa medesima opinione; ma pen- t „ indi iviirthi in. r.i l/> MHMJM1M T1I.T- sa che sia indispensabile innanzi tutto far conoscere la Palestina agli italiani. Nè è difficile rendere possibile ra- ., .JJ._7_ J'„ \pidamentetale conoscenza II fasci- «° c/le.la Terrasanta esercita sui gree[^mef^s e se x^pellegr«mggi Jitaliani qui sono scarsi, e perche - 'diciamolo pure — sono organizzati -. ]00» me.zzl ?TffT^tLJZ$J, \feBeP"° ?^f^TJZ" f»«'\c hasta> ° n,n " ]vece m aìro per 1(1 Pc"eStWlft a ren" t { du m untìca e pre. :*™0™ Di V( u nost.0 è sente del paes 'tempo di crociere e di viaggi, ed iì , . - . „,. „i»«,w e-nte \aiorno che qui si istituisse un enee !!/' . ?_r_i- ™, ■.turistico locale, con partecipazione della « Cit », e che il Lloyd Triesti- no che uesliscc queste linee, alle- •^.^YaU che ì partecipanti ;potessero visitare con perfetto agio tiUta lei Palesi^ uno dei luoghi P™.*?™^*™ mondo, quella, coscienza palestineseche ancora oggi manca in Italia ver- E se . irebbe in pochi anni creandosi. \un pellegrino 0 un turista, recandosi ia Gerusalemme e a Nazareth, per lu\ginocchiarsl nei Luoghi Santi, noma i l e ni credesse di studiare un poco anche il mercato locale, eh, buon Dio; queste eran cose che si facevano anche ai tempi dell'Antico Testamento. MARZIANO BERNARDI. li

Persone citate: Allenby, Bet, Casa Nova, Guglielmo Ii, Nazareth, Pirandello, Rappoport, Roth