Cilea e I'"Adriana,,

Cilea e I'"Adriana,, Cilea e I'"Adriana,, Francesco CUea è ospite di Torino, per la prima rappresentazione al Regio della sua Adriana Lecouvreur. Se ricordassimo con lui le vicende della sua carriera, qualche nome, qualche data, pur degric di memoria nello svolgimento dell'opera italiana, nel periodo che fu detto della e giovine scuola » ? Facciamolo pure. Egli conversa volentieri, tanto quanto basta a un gentiluomo per non fare pettegolezzi, a un artista per non dire banalità. Serrao e Ceti Per la formazione basterà ricordare che, allievo nel Conservatorio di Napoli, fu discepolo di Paolo Serrao. Scuola ci semplicità e di austerità, di tradizione armonistica solida e pratica, derivata dallo studio dei grandi maestri del Sette e dell'Ottocento, condotta su poche regole essenziali e chiare, perseguita con esercizi tali da sveltire la mano e piegare la materia. Ma il Cilea frequentava, oltre la Scuola del contrappuntista Serrao, anche quella del Cesi, poiché il pianoforte aveva destato i suoi primi entusiasmi fanciulleschi e ancora lo attraeva. Con la guida insigne egli non tardò a conoscere una vasta letteratura musicale e a distinguersi per una particolare eleganza di tocco e di espressione, per la predilezione di Domenico Scarlatti. I nove anni di collegio, 1880-89, istituzione rigorosa e feconda di risultati, formarono il maestro e avvivarono l'artista. Cilea si congedò da S. Pietro a Maiella, a ventitré anni, con un'opera in tre atti, Gina, che fu particolarmente lodata per la gentilezza dell'espressione melodica e armonistica. ctlcagdpE«Dalla « Tilda » all'* Artesiana » Dunque, operista. Naturalmente, operista di casa Sonzogno, quella del signor Edoardo, che accoglieva e sollecitava i giovani. Presto, un libretto dello Zanardini, quello « verista » della Tilda. Un trionfo, al Pagliano di Firenze, nel 1892. Nell'autunno di quello stesso anno Vienna accoglieva festosamente la Tilda, insieme con L'Amico Fritz di Mascagni, con / pa 1 ! J ' | i cjiacci di Leoncavallo con /Ibiichvw di Leopoldo Mugnone e malavita diGiordaAo. Previsioni lusinghiere, daiparte del critici. Fra essi il severo Hanslicfc riconobbe nel Cilea l'elegante talento lirico, la destrezza nel comporre. Ma la maniera « verista » non trovava assonanze nel Cilea. Contrastava con essa quella delicatezza di sentire, che 6 la sua caratteristica. Lasciati i libretti « a forti tinte », egli cercava altra cosa. Nell'attesa raccolse per va¬ rii editori i giovanili pezzi pianistici e| .1*-... flnmnnQQ A n/.o!til T\M Hq1 Snn- altre ne compose. Accettò poi dal Son zogno un libretto derivato dall'Artesiana di Daudet. Più dell'opera intiera, rappresentata al Lirico nel "97, pia¬ | eque, tanto da diventar popolare, quel [«lamento di Federico», che è fra le ,migliori pagine del Cilea, rappresen ; Jafo della suanatura accorata^geni . . _redill„eva non ha dimenticato la sottile malinconia di quella grazia melodica. Neppure VArtesiana soddisfaceva intimamente il Cilea, desideroso d'un li- e e'oretto calmo e vigoroso insieme, ben è tornito, gentile e affettuoso. Nell'atte- sa egli Ir ciò Milano per Firenze, dove occupò u::a cattedra di armonia e con- | trappunto, offertagli in quel Conservai or °' Settecento napoletano e] e n Finalmente Arturo Colautti, poeta 1 squisito e forte, gli propose Adriana e\Lecouvreur. Dalla nota commedia del-la Scribe- ncl tJua,le le amare vicende -.^* fel'iSSSS^mL^iS .telano con la passione damore, egli trasse j principali episodii della vita - ; lante e affettuosa d„1Ia celebre at -itrice della Comédie francaise Dolcezza c austera femminilità nel carattere del" ITn amico paterno, Michonnet; un'or,v.gliosa rivale, la Principessa. Un Principe e un Abate. Settecento, non zuccheroso, nè goldoniano, nè pastore!leseo, ma galante e romantico insieme; Settecento napoletano. Fu un grande successo, la sera del ri novembre del 1902 al Lirico. Prota- onista, la Pandolfini; tenore, Caruso; baritono, il De Luca; direttore, il Campanini. Tredici repliche. Seguirono le \% protagonista; passionalità e cavallieria in quello di Maurizio di Sassonia e r o a . rappresentazioni in tutti i teatri italia- * r ni e in ventisette teatri d'Europa e di America. Alcune pagine, come « Poveri fiori », divennero popolarissime, nelle bande come nei salotti. Il compositore aveva trovato il libretto più consone al suo sentire. Lasciato il Conservatorio di Firenze, il Cilea attese alla composizione di Gloria, il libretto d'ambiente dugentesco e di carattere tragico offertogli da Arturo Colautti. Libretto non felice, grave più che cupo, poco vario e poco mosso. Cilea vi addensò, com'era necessario, cori e pagine strumentali, e non poche melodie. Diretta da Toscajnini, Gloria apparve alla Scala nel 1907, ie fu ripetuta a Roma e a Napoli. Non idei tutto soddisfatto del suo lavoro, il ------ - lolp^VP^unendosi di rifarlo. Ciò che è recentemente avvenuto. E Gloria ha ottenuto lietissimo successo a! S. Cario. Intanto e [Adriaita Locouvreur, ripresa dopo pa-1 recchi anni di ingiusta trascuratezza, e ha ritrovato in tutta Italia le medesl- n me accoglienze simpaticissime che ne e avevano salutato la nascita. a Ritornato, dopo la composizione dia, , ,. • ,^ ^^.^...^ Francesco- [Gloria, alla vita didattica, ò Cilea diresse il Conservatorio di Palere mo. Dal 191(5 è a cano del Conservato-; ri0 di Napoli. La sua funzione direttoriale s'esplica con severità e cordianello svolgimento rò6 ^IL^50^!^» ^J^l alita musicale propria dei me- m a Rim.,,„ic:,„ - 'ta;. Rigorosissimo - aeS« studi - della facilita musicale propria aei me-i ridionali per allevare classi di musici- ;st.i esperti e consane voli. Severo ed e-a quilibrato com'è, trova attorno a sé consenso unanimemente devoto. La - cura della direzione occupa quasi ina fieramente ogni sua attività. Recente- - ' mente ha composto alcuni vocalizzi da tt l à oncerto. Ritorna sovente ai grandidella scuola napoletana del Settecento, a g d r E' appunto su Leonardo Leo e sulla% sua fit»ura storica in confronto con- n,,ranf„ „ su cino-nia™ nprinriJi "urauie, e t>u quei sinDoiare penoaoé:trebbe interessare tutti i lettori d'un5 cluotidiana ' d. c.