Guglielmo Holzner, l'asso della squadra italiana trionfa nella gara di fondoprecedendo di 6" il norvegese Sakshaug

Guglielmo Holzner, l'asso della squadra italiana trionfa nella gara di fondoprecedendo di 6" il norvegese Sakshaug LE « MAGLIE NERE » PASSANO DI VITTORIA IN VITTORIA NEI GIUOCHI INTERNAZIONALI UNIVERSITARI Guglielmo Holzner, l'asso della squadra italiana trionfa nella gara di fondoprecedendo di 6" il norvegese Sakshaug Bardonecchia, 1 notte. Può. sembrare un {atto strano che, nel secolo della velocità, in cui tutto turbina alla conquista del record, in cui si cerca di guadagnare al tempo il decimo di secondo, in cui si fan salire le medie a limiti fantasiosi, sian le specialità sportive di lunga lena, basate più sulla resistenza che sull'agilità della macchina umana, quelle che più appassionano e conquistano la folla e la trascinano alle emozioni più violente. Così un Giro di Francia fa impazzire mezzo mondo e un Gran premio di velocità lo lascia, quasi freddo; così una Maratona vive nel quadro di centomila persone e un campionato di cento metri disperde le sue bellezze fra un pubblico sparuto; coaì una « Mille Miglia » assurge ad avvenimento nazionale e una corsa di cento chilometri a Monza non sa esser più che uno speltacolo domenicale. Il duello appassionante Gii è che la competizione breve, anche se ricca di elementi agonistici sd estetici, non ci soddisfa appieno, e Vecchio vuol durare a vedere e lo spirito a sentire la lotta; gli è che lo sviluppo della gara lunga e durale un susseguirsi di vibrazioni e l'im maginazione popolare è più sensibile allo aforzo del fondista che allo icat lo del velocista; gli è, insomma, che la forza, e non la velocità, dà il senso più umano dol predominio. Così è negli sport invernali; la. gara di foiido è la competizione più viva, più pentita e fra le altre emerge come significazione del valore sciistico di un atleta. Questo in linea generale. Ma la prova di resistenza dei Giuochi inleinazionali aveva un altro fascino, tutto suo, che ce la faceva guardare con particolare interesse e attendere con più trepidante aspettativa. Quel risultato di St.-Morìlz (Holzner battuto da Sakshaug) rimaneva un po' come una spina per chi voleva avere l'orgoglio di dire che l'Italia aveva il miglior sciatore goliardo di fondo. Non ci pareva sufficiente aver battuto austriaci e tedeschi, svizzeri e finlandesi; l'italiano d'oggi non si accontenta che del primo posto. A Bardonecchia c'era da conquistarlo: in casa nostra, sulle nostre nevi, sotto il nostro sole non ci doveva sfuggire. Gli avversari non erano molti, schiettamente, non tutti i più temibili; ma bastava da solo quello che su tutti aveva dominato un mesa fa, il norvegese Salchsaug. Era qui da settimane a prepararsi a concedere la rivincita al nostro rappresentante; non gli mancava, quindi, nò la classe, nò la forma, ni: la conoscenza dei luoghi. Combattimento ad armi pari, dunque, duello che da solo riempiva la non compieta scena di questi Giuochi. Mezz'ora fa eravamo ancora lutti sul campo Smith, ghiacciati dal freddo, ma bollenti di gioia, ad assistere all'epilogo entusiasmante della gara indimenticabile. La quale ci ha fatto passar per le vene in un'ora c mezza tutte le vibrazioni che lo sport può dare quando in campo non c'è solo la nostra bandiera; e siamo venuti via che solo il grande gioire soste-neva i nervi spossati dall'altalena in cui le vicende della gara avevano trascinato lo spirito. Ora debbo ritornare con voi sulla via che ha portato alla seconda grande vittoria italiana di questi Giuochi. il norvegese in vantaggio La gara si doveva disputare su dìciotto chilometri; la neve era gelata, dura dove scarseggiava, friabilissima e leggera dove abbondava. Lasciato il campo Smith, i concorrenti dovevano passare vicino allo Studioe salire al campo Principe dì Piemonte, portarsi in piano a Les Arnaud, poi a Melezet e fino alla cappella del Sacro Cuore; poi il tracciato tornava indietro fino alla cappella Coignet e si svolgeva in piano sulla strada che sovrasta il trampolino di salto fino al Bramafam, scendendo jtoi alle grangie Bersac. Quindi veniva la salita alle grangie Ippolitres, fatta in parte sulla strada del Colomion, e la discesa al Melezet. Allora, costeggiando la pista di guidoslitta, saliva alla partenza, girava attorno al Pian del Colle sino alle « sette fontane », tornava su tratto ondeggiante alla cappella del Sacro Cuore, si riportava a Melezet riprendendo in piano fino al campo Principe di Piemonte e volgendo all'arrivo. In complesso circa 400 metrf di dislivello. Percorso riconosciuto da tutti ot- timo, magnificamente segnalato, lungo il quale funzionavano sei con- ttraili : al Melezet, a Chatcau Bersac, alle grangie Ippolilres, al Melezet (altro versante), alla partenza delle guidoslitte-e alle «sette fontane». Bisogna far rilevare che, nonostante la preventiva battitura, chi partiva per primo aveva lo svantaggio di trovare la pista più pesante per la neve più soffice; e ciò è capitato (per sorteggio, naturalmente) specie a Sakhsaug e Romanini. Dei ventinove iscritti non si sono presentati i cecoslovacchi Pokorny, rdasdnpsnFrdCifka, Beranovski e Koznarek, che, nhanno lascialo la difesa dei loro co- [mtori al solo Vaciavik, e l'UnghereseUZelko, che aveva dimenticato sem- splicemente gli sci... Sakshaug e Ro-Umartini sono parliti a tutta velocità ; cpiù calmi, invece, Holzner e Fé d'O-ìdstiani. Buffo l'argentino Quiros, clie\ ppare un cavallone da tiro messo ai-jèla frusta; senza stile i rumeni, sen- sa... pretese i francesi. pUna mia segnalazione particolare ,al Melezet, cioè dopo tre chilometri, <dà alla pari, in 8', Sakshaug e Ro-'[pmanini; l'italiano segue immediata-Lmente il norvegese e cerca di non jfarsi distaccare, e fin qui ci riesce,{fHolzner, Gallina e Fé d'Ostiani, f^-Wdeìi al loro programma di non for-,.-sare in principio, impiegano 9\ co-\ me il cecoslovacco Vaciavik; Caro-iani, Pariani e Marsick, mezzo minutqlVdi più. " i _ [eLa seconda segnalazione, ufficia- cle, chiarisce meglio le posiz\onl.\A'sSakshaug ha già lascialo dietro di sè il rumeno, il francese, l'argentino che son partiti prima di liti, e copre i primi sci chilometri in 22'24", guadagnando 56" a Holz-acr, l'38" a Fé d'Ostiani, l'42" a Gallina, 1' e 49" a Romanini, l'57" a Vaciavik, 2'6" a Pariani, 2'48" a Caroni. Il primo terzo, dunque, fatto di salita e piano, non mette troppo bene le cose per noi, per quanto sei « maglie nere » siano tra i primi otto; noi lottiamo per la vittoria e non per le buone piazze; e il ritardo di Holzner, sul quale esclusivamente sono basate le nostre speranze, non ci fa stare troppo allegri. E la preoccupazione aumenta quando il mio segnalatore mi fa sapere che al secondo passaggio, in vicinanza di Melezet, il vantaggio di Sakshaug su Holzner è aumentalo di 36". Gallina si è portato in terza posizione, Fé d'Ostiani è retrocesso in quarta, Pariani ha progredito i>t QNn^Jmentre Romanini, che ha abbando-\nato l'idea di tener dietro a Sak-'rshaug, che non gli potrebbe riuscire\che fatale, è solo settimo, dopo Vaciavik. Pmcpllsd. paro, comincia la parte Viu\dura, la salita più ripida e più lan-\nzi z> T'nhnrr dovrebbe entrare in ga e Hoisner aovreooe entrare mi piena uzione, mettenao a profitto la\Holzner Qui. janulh la Io svantaggio comincia sua superiorità di arrampicatore.] Immaginatevi, quindi, con quale ansio- si attendono le segnalazioni tale-! foniche dal punto più alto del per-' corso. Il cronometrista ha in penna nenza j microfono all' orecchio; finalmente una voce da chilometri di \ istanza rompe la sua attesa. Concorrente in vista! — Chi ci — A'on lo conosco ancora; ecco, un costume grigio... numero quattro... Sakshaug; ò a cento metri, ctn-|quanta) pronti, stop, passato. lo agli se*. Ma noi attendiamo col formicolio nel sangue il passaggio e il tempo di Holzner. — Ecco il 27, — ci fan sapere dall'alto. E' lui, il nostro Willy, e deve aver riguadagnato se è così vicino al controllo. La voce montana scandisce i secondi e finalmente lo stop; sono le 10,<10'35". Quanti ci affolliamo attorno al tavolo dell'improvvisato posto telefonico facciamo a gara a chi fa prima il calcolo del tempo impiegato; ma vi confesso che io non sono stato capace di fare una sottrazione, con la matita che mi tremava fra le mani non solo dal freddo... Zitti (non noi, che, presi dalla febbre, facevamo un baccano d'inferno, ma il cronometrista che ha questo bel nome) ci dà le cifre sospirate: — Un'ora 4'35". Lo stesso, preciso tempo di Shaksaug, non un secondo più, non uno meno. Annullato, dunque, lo svm taggio, rimessi i due grandi avversa ri alla pari, risuscitata la nostra fiducia che, francamente, cominciava a barcollare. Nelle posizioni retrostanti sono, nell'ordine, Gallina, Fe' d'Ostiani, Pariani, Vaciavik, Caroni; ma nessuno di essi può avere la possibilità, nei sei chilometri di discesa e piano che rimangono, di minacciare i primi due. Anzi, l'ottimo Fe' d'Ostiani, nel tratto successivo romperà uno sci e dovrà ritirarsi. La gara entra così nella sua fase decisiva. Saprà Holzner continuare nella sua marcia progressiva, o il magnifico risultato ottenuto nella.laUìta non lo avrà fin-calo? E Sak sliaug non avrà tenuto in serbo per il Uinale quelle energie che la mediocre calila non pare gli abbia [aito speriderc? Chi riuscirà a guadagnare quei pochi secondi ai quali, come a un filo, è sospesa la vittoria? Il pensiero che ij norvegese non la cede certo in piarivru e in discesa all'italiano ci fa ,jarc a questi interrogativi risposte <,njie quali amiamo non soffermarci; piuttosto pensiamo che il controllo Lj$0 c; }ia dotto d'aver jn noìl troppo buone condizioni freschezza e il secondo, invece, mcWavigl'.oso ancora di energia e di si.-Urèzza. saprò poi dal mio segnalatore che a Melezet, cioè a tre chilometri dailVarHv0f Sakshaug e Holzner non erano riusciti a guadagnarsi un se- concj0 7>M)l0 sull'altro. Ma al [ragliarAo passiamo l'ultima attesa sulla scorta dei tempi comunicatici da èzi lo il prtmo\rti JQ^^Ó^pèr^'terso'posto'eke viene a vreìUicre co\ tempo di 1.27'14" e rl;5 pariani per il auarto cui ha di\ritto in i.2S'10" 4 '5, Vaciavik quinPian del Colle. Alle 10,35' «ita sagoma appare in fondo fra i pini dal campo Principe di Piemonte: è grigia, velocissima; è Sakshaug che, passata la staccionata, infila il rettilineo d'arrivo e lo compie spingendo % tutta forza coi bastoncini. Lo saluta un applauso cordiale, perchè il biondo norvegese s'è acquistalo qui le generali simpatie, non solo per il suo valore, ma anch.e per il carattere amabilissimo e Irvìe. Il suo tempo è di un'ora 23'19"2'5. « Forza Holzner, per l'Italia! » Comincia a questo punto la nostra] irrequietudine, il nostro calvario di attesa, che durerà ventitré minuti.' quanti hanno separalo Holzner da baksheug in partenza. Diciatto ne\ passano per gli a. rivi dei cinque che', sono fra i due candidati alla vitlo-ì . d . • „„„„,,i;,„r„i.„rr.\ ria. Possiamo, cosi, complimentare 1 i ì <o, Romanini sesto, Caroni settimo. Da notare che Gallina, che era par-|j.± • i . « h ,.^,,,.,1/, 1tito un minuto dopo u suo co».pa-; gno di ateneo Pariani, lo aveva rag- Qiunt0 aveva fatto con lui buon i ,, ' „;„.,....„,;„ iiocm v,etri dono. ' 0 lJ l ? 1 " ,.', Scocca finalmente il ventiduesimo \mbmto dall'arrivo di Sakshaug e an- ] ! ,'Jm,();, ' cora Holzner non si vede. Abbiamo |aff. s il tempo di fare questa «l-^e constatazione che la figa- ro dello slancialo atleta sbocca nel largo dell'ultimo piano. Vederlo e fare un calcolo a occhio se cinquan- ta secondi saranno sufficienti per ivariarlo al traguardo è una cosa so- 'la; attorno alla «maglia nera » s'al-\za un urlìo di disperata invocazipri»c: «Forza Holzner, per l'Italia,]forza! ». E l'atleta superbo, come se Ialiti spasimante anima altrui mmovo soffio per alimentarctronca e sei secondi sorriso della vittoria. Il primo a farsi incontro al 1N»-Icitare è Sakshaug, con quél suo vol-\to chiaro di buon ragazzo che la sconfina non turba e non ombra; un « bravo » di cuore al suo avversario]e una robusta e franca stretta di]mano. Parlandomi, egli esalta la cor-msa di Holzner; di sè non dice altro che sulla salila ha risentito aellm- freddatimi di cui non si era potuto liberare nei giorni scorsi e che ffZi ha mozzato il fiato. — Ma il wstro campione ha meritato di vincere; avremo il piacere di fare la « bella » a Innsbruck. GIUSEPPE AMBROSINO