Avventare americane di Gianni Gambi

Avventare americane di Gianni Gambi GLORIA E DOLLARI AL PIÙ' FORTE NUOTATORE ITALIANO Avventare americane di Gianni Gambi Le grandi prove professionistiche nel Canada - «Gran capo » degli indiani Cippevai - Ridda di scommesse Nelle gelide acque del Mississipì l Ravenna, 28 notte. ISe fosse stalo per la sua modestia, ! m'che è schiva ed integrale, sarei ripar-jg uto a mani vuote. Ma la sua cordiale ] d'una Ben- j n\',^^a^ no' che non noteya fnlnre-jg te rude e buona, che dell'ospitalità ha jn fatto un dovere sacro ed irrecusabile, |p;Gianni Gambi non avrebbe mai potutola ; respingere il pellegrino che bussava al-lr:ja sua porta a cercar l'obolo di unajgintervista. IvCosì fu, Lo trovai facilmente, il cam- mpione, in questa sua Ravenna raccolta [ge ferrigna, dove par che il silenzio del- j ole contrade custodisca gli echi di eventi | vlontani. |dSiamo amici subito, dopo la prima 1 stretta di mano. Tanto amici, che Gam-, bi ordina al trattore, per noi due, una JSe'Sf ml° racetmando'* f TI* !,clle. sal tu' m\ racco"flana?; *> * P°'> f centellinando, attacca la serie delle con- d, „n • vnon è vero? Farebbe ri- Mq;lcf fidenze — Buono, suscitare un morto. Ci vorrebbe in America, questo, dopo le gare, _ Paticose molto? -T„„ „„ «™( imi<i>d ~ Non me ne parh' 0gni lmmaS? parlare delle corse professionistiche Canada e degli Stati Uniti pensavo L, ,„,*.«,.„ ,„ , nmPrirntiBtf. ». "^fMscne msi trattasse di « americanate ». Ib— Invece... |p— Invece ne feci l'esperienza subito Isalla prima prova. j s1/ j • a ' ' i .n(( VCCIO in America e poi torno » |dt— Come si decise al gran salto? - Fu la mia terza Vittoria nella W Gl.a à*,}e™V° « f*P«»A>torino, tm giornaUsta italiano stabili- tosi a Nuova York, si era messo in 'Smt^ìoxiewxi me ed insisteva perchèjiTf**^»1^™0". ^ d°P" ,?ueI,a ■a terza vittoria scrissi una cartolina a - v d , America e noi torno » casa. « vado in. America e poi torno p, • anaal ad imbarcarmi ad Amburgo. o Senonchè avevo poco più dei denari a sufficienti al viaggio, e le tre o quat- r tro decine di lire rimastemi dovetti q usarle Per spedire un cablogramma a tl^ÌS^H^i^H^l0-^.-JSf,r552LJtìlalfPastorino, invitandolo a banchina di sbarco a Nuova York. ! M— Lo conosceva almeno? jt— Mai visto. Ma a tutto si rimediajva questo mondo. Quando il transatlan- ftico gettò 1 àncora, fui dei primi a var-1 care la passerella. Ed allora, ima yol-jta giunto a terra, mi diedi ad urlare; come un matto il nome dei mio Men-' I 1**®* 15 mi&lia- ' contatto dell'acqua, ma ci 'freddo, battendo i denti come in un , accesso febbrile, . abbandonavo, dopo ;aver però combattuto nelle primissime laggiù? • - Certo non il «gangster»... — Già, e nemmeno il lustrascarpe. ,Ma fortunatamente non ci fu bisogno ,n6 dell'una nè dell'altra soluzione. An|che ritirandomi avevo ugualmente be- |ne impressiouato gli impresari, per cui tore sconosciuto. Se esso era in mezzo, alla folla doveva farsi vivo, le pare?LInfatti lo vidi sbucar dal folto e pren-l.dermi sotto braccio, mentre la gente|;tutfattorno mostrava di capirci pOCoiin quella scena. Ma chi si curava della :gente? Il mio sogno s'era avverato, i Ero ormai divenuto unT professionista e quindici giorni >Po; Sputavo, nel | Era allenato per simile distanza? — Per la distanza si, ma non per il freddo delle acque, addirittura agghiaccianti. E pensi che eravamo d'a¬ gosto! Seguendo 1 consigli del competenti, avevo avuto cura dì spalmarmi I ben bene di grassi e di fuliggine per. :turare i pori della pelle e sentire meno ^, contatto dell.acaua, ma cl vo]eva posizioni. La mia situazione allora di-, venne criticissima: senza denari e senV^ rlputazÌ0ne, cosa avrei potuto fare,; ! venni senz'altro ingaggiato nell'ultima | Sara della stagione: U campionato mon ! diale delle tre miglia. Fu quella la vit-j ;toria più bella ed ambita della mia car- • riera. Vinsi infatti nettamente davanti j |a uomini come Clarence Ross, Sam '^chie}' Bor>' °, weissmuller sta- 'bllendo 11 « rec""d *,d®! mondo sulla di" ,stallza. ln ore 1.13 30 . (( ff0 oattut0 Arne Bore 1 » Weissmuller » ha detto? Arne Borg? : ; „ l - Scusi, | Weissmuller? ; — Precisamente: i due grandi cam piorii olimpionici. , _ Battuti? ~ BattuUssimi, e non una volta sol-; Itallt3' C'è un divario enorme fra le ga re dilettantistiche e quelle dei professionisti. Un divario sopra tutto di percorsi. Pensi infatti che la massima di- \^.*&»™ Prof«sionistica de«e tre miglia, che, quantunque duri più di un'ora, è considerata in America come una prova di velocità! E poi c'ò questo: i grandi dilettanti, come Arne Borg, Weissmuller, Charlton, pure partendo come razzi non riescono a stuo care i migliori professionisti d'America (Nelson, Blattgen, Jong, Sam i quali possiedono, insieme a .Schiel) Qoti di fondo e(,cezionall degU spetta. , , SDUnti di VPwità „m ai 5g? „ * Jeì™ »■ gara. Creda a me: farsi luce in mezzo '■*■ (luei colossi non è pane per tutu, ; — Lo 6 stato per lei, mi pare! j — SI, ma a prezzo di sforzi che sflo- fano il limite della resistenza umana. 1 L'anno scorso, alla mia seconda par- ,ten2a per l'America, decisi di giocare Giudichi lei. Ho partecipato alle ,mi onere, a tutti ì costi. l — ci riuscì? 11 più forti.Poi fu la volta del campio-' 'nato del mondo delle cinque miglia, da- [ me guadagnato dopo una lotta spasmoj^ca con Nelson e Ross. come già l'an^*o^precedente, non ebbi inveceWuna neIla Maratona delle quindici miglia, Questa volta non fu il freddo, contro; " quale ero già corazzato, a farmi per- Idere la gara. Si trattò invece di lui , ! malaugurato errore di percorso. Blatt- -jgen, che mi seguiva a cento inetri, fu e ] rapido a profittarne e prese la testa - j notevolissimo/ Si "intavolò allora "fra -jguadagnando por giunta un vantaggio a jnoi due un duello spasmodico durato |per circa tre chilometri. Faticosamente, ola prezzo di sforzi dei quali non mi sa-lrei ritenuto capace, riguadagnavo lunjghezze su lunghezze al mio grande av- Iversano che fuggiva, cosi che riuscii a minacciarlo fin sul traguardo da lui ta> [gliato vittoriosamente dopo ben sette j ore di lotta senza quartiere. Io giunge | vo secondo ad un terzo di minuto di |di5tanza. Interessante, no? 1 — Magnifico, , . . . . , La lolla contro le sanguisughe !, ~ Ma *U sforzi dl &iom° «■ furono niente in confronto a quelli che dovema,0 superare nella terribile pro- va delle 0«o miglia sul Mississipì, a, Memphis, nello Stato del Tennessee. Fuj quella la cosi detta « gara delle anguil-1 ;le». Per tutto il percorso (qualcosa come tredici chilometri) dovemmo affrontare, oltre alla fatica della lotta Msissipl. Si tratta di sanguisughe enor mi, lunghe mezzo metro, dalia vorace Ibocca a ventosa, che s'attaccano al cor- |po, s'attoreigliano alle braccia, irreti- Iseono le gambe e succhiano il sangue, j succhiano spaventosamente senza che .nessuna difesa sia possibile. L'odissea |dl quel giorno! Partimmo in quattrocento, e man mano che procedevano l'enor- ^^1X^0 TvTZ- Atti .Io potei proseguire sopra tutto un'eccozionale forza di volontà, ' -„„ lnsensibile a, da.lore ed al. Sul traguardo conteso passai per il pri mo e subito dopo mi abbattevo in un jiTWw^dlsumMr^lottalu bella,, ■aperta, appassionante fino all'ultimo, - - 1 oanotto, privo di forze ed in uno stato' aì depressione che le lascio immagina-! rCi Svenni di 11 a poco e mi svegliai: qualche ora più tardi in un ospedale, ' a tutto lardellato di cerotti per le piaghe.alfK?4e «*P«>.*»te anguiUe delj! Miss'-sipì. Stavo male, ma che impor-1 jtava? Avevo vinto! Ed il liquore dellaIajvittoria è un balsamo che inebbria e,- fa tacere tutte le sofferenze. Le pare? -1 _ mdubblamente. Anche perchè, -jcon j ^ balsamo> la viaria in le; simiIi deve portare in grembo:-' I parecchi bigliettoni da mille. _ Grandi feste, dunque? ' ~ Cose ^credibili. Ero di o, ?L ~ ^on dico Anche questo conta. -l^a pi.u che tutoo più del mio orgogho e|di atle^> del 11110 guadagno di prooitessiomsta mi commosse quel giorno, a :come °eeu altrl j" ,cui vins1' 11 de, i cante> fervoroso, dirò addirittura paz- a entusiasmo degli Italiani d'A- • l | ~ ___ _ _ ? | divenuto, in1 r , j 1 poco tempo, il beniamino di tutti i nostri connazionali. — E le folle americane, come l'hanno aecolta? — Sempre con molta vibrante simpatia, anche quando battevo i loro favoriti. Incredibile ,poi fu l'attaocamento che mi dimostrarono sempre i «pellirosse». Ch'io mi sappia, non ho nessun vincolo di discendenza con costoro. Pure, per dire dl un solo episodio, una tribù deil nord-Ontario mi volle uri giorno suo ospite e mi nominò nientemeno che « gran oapo » dei Cippevai, che sarebbero, se lei non lo sa, gli indiani stabiliti fra l'Athabasca e la baia di Hudson. Li ha imai sentiti nominare? — Veramente... confesso la mia ignoranza... — La confessi, la confessi, perchè neanche io li conosco, i miei « amati sudditi »! — Un re in esilio, allora! — Peggio! Un monarca spergiuro. Ma quando tornerò faremo la pace. Anche i canadesi, da quanto leggo sul loro giornali, mi attendono con interesse. Ciò è dovuto alla passione enorme che le gare di nuoto suscitano in tutta l'America del Nord. Al Canada poi il nuoto rappresenta con la lotta libera e le corse al trotto la triade degli sport estivi preferiti. Si scommettono somme favolose (e ci sono banche apposta) su questo o quell'atleta, su questo o quel cavallo. La passione per i cavalli — A proposito di cavalli: è vero che lei è un ippofilo fervente? — Altro clie! Sono un allevatore di vecchia razza. Tutti in casa mia, lo siamo. Ed anche in America ebbi modo dl dimostrare questa mia passione inveterata. — Ha fissato l'epoca del suo ritorno sn America? — Sicuro: al primo di aprile andrò , 1 'a Nuova York per disputare la glgan! tasca maratona delle 28 miglia. Poi : passerò in terra canadese, dove una ' grande prova mi allctta, anche perchè .non l'ho vinta mai: è la Maratona jdelle quindici miglia, stabiUta per la 1 prima "domenica di luglio, e chi que- Isfanno rivestirà un'importanza parti- ,colare, coincidendo con l'apertura dtd l'Esposizione mondiale di Chicago, Sono in palio cinquantamila dollari: si laguri lei che lotta furibonda si scate:nera quel giorno, — E spera di vincere? — Se spero? E come! Noi romagnoli, vede, siamo tenaci negli amori e nei propositi. Se ci piantiamo un chiodo nella testa, non ce lo Seva più nessuno. Da tre anni il chiodo, per me, è la Maratona. Sarà questa la volta buona? • ~' ^*»5^ | ^a^ non aWòrSunto iS° 1 FRANCESCO CARLI.