I duecentomila italiani di Marsiglia

I duecentomila italiani di Marsiglia danni, potremo dire di aver passato ifici, noi italiani abbiamo finito col fare del nostro sangue una specie di mercenario pronto ad arruolarsi sotto tutte le bandiere, qualcosa come o Svizzero, dell'ordine demografico altrui! Il giorno che questa forma barbara di reclutamento nazionale avrà cessato di esercitarsi ai nostri ti Mar Rosso della nostra cattività secolare e ricondotta la lira-uomo alla parità aurea. Vedremo più nunzi, parlando dell'opera intelligente e tenace svolta, dalle nostre rappresentanze in queste regioni me- Uropolitane della Francia mediterra- ^ea, come il reclutamento degli ita liani sotto la bandiera bianco-rossoincontri di anno in anno osta- °'M coU Piil gagliardi ed agguerriti. Ma, ìn attesa che il Mar Rosso sia pas¬ saxo del tutto, quello che vorrei no tare, a conforto dei pessimisti, è che gli effetti della naturalizzazione cambiano, per fortuna, da luogo a luoOo^.a seconda del clima morale in CUl cssa 81 produce, ssei climi aoran di alta temperatura nazionale e cui- turale e quindi di un intenso proselitismo, il naturalizzato è invarw.- òilmenie un nomo perduto per .. , . „ . . patria d'origine; in un clima quale la quello di. Marsiglia, dì cui non sen3» intenzione ho tenuto a mettere 'n rilievo la passività e lo scarso sPìrito apostolico e dove gli italia^ formano per di più, sotto sotto, »»« "P"»* direte invisibile che di magha in magha corre fitta ed eia- stica, sino a Ventimiglia, il fatto di assunta la cittadinanza fran- ^ ? imporre senz>aÌtro alla voce del L„,jOUC ff ' / francesi lo sanno. Vi sono a Marsiglia italiani figuranti già da molti anni nei censimenti sulle liste deì cittadini francesi, i quali in II perchè della rinuncia rcaltà non hanno mai cessato di vi- vere da italiani, parlando il dialetto originario, se non proprio la linguu di Dante — che disgrazia quei dialetti.' —, mangiando la pasta asciutta, questo disprezzato ma non ancora sostituito tessuto connettivo dell'italianità, e mantenendo commercio costante con la gente della loro razza, naturalizzata o no, ma va ambo i cowi il più sovente agglomerata con loro nello stesso quartiere, dedita ad occupazioni uguali alle loro. Dimenticarsi dell'Italia, in una città che è a una tappa di pedale dall'Italia, la più famosa tappa del Giro di Francia.', non è così facile come allorché si è andati a fi¬ nire in un angolo perduto della Ga- ronna o in un quartiere di Broo Min. «Se non se ne dimenticano, penserà a questo punto il lettore, perchè pigliano la cittadinanza francese? v>. La domanda è grave L dolorósa. Vorrei rispondervi con la minor dose possibile di partito ^rmeno quando stri emigianti, di P^0' cercando al lume, non di una indulgenza che sarebbe colpevole, ma di quel senso di umana comprensione cui non dovremmo mai si tratta dei no- ' Z6der1iJ,Lrl0J3S come sono e non come dovrebbero o potrebbero essere. La cittadinanza francese la pigliano per bisogno, in nove, e forse in dieci, casi su dieci è da escludere che il triste reatn rfp»„ ,.;„,,„,;„ „i/„ nh bia per movente una libera scelta, determinata da irreducibile disamore per la terra dove si è nati e da prepotente simpatia per la terra do- , ' w si è f t d t taneamcntc me(JÌÌ0_ A stormre vim. migrato dal proposito di cambia- re bandiera, proposito di essenza metafisica e implicante per giunta una serie di iniziative personali che esorbitano dal campo dei suoi interessi quotidiani, basterebbe normalmente la legge del minimo sforzo, li guujo è che a spingerlo su quella strada intervengono, in certi casi, proprio gli interessi quotidiani. Marsiglia, l'ho già detto, non è città dotata di grande forza di assimilazione, nè il suo prestigio morale 8 tale da impressionare un italiano del Novecento, tipo d'uomo che su molte cose la sa ormai più lunga del marsigliese (Vorlo che ghe lo diga?... I xe mone!). / marsigliesi coi quali l'italiano si trova messo a contatto dalie ragioni del suo layoro poco si curano di sapere se egli sia o no passato a farsi verniciare a nuovo negli, uffici dello Siato Civile. Tanto, sanno benissimo che, ancorché ritinto coi colori francesi, non diverrà un altro uomo, non sarà migliore ne peggiore di prima. Marsiglia <" troppo aliena dal formalisnw per accordare al fallo puro e semplice della naturalizzazione quella periata romantica, algebrica, essenzialmente imperialistica e politico-militare che vi annette, per esempio, Parigi. Caso mai, se proopinione laliani al di più. dipendesse \cìai marsigliesi, a nessun italiano di '■ Marsiglia verrebbe probabilmente \ tentazione diahalim ÌT^J„Jj*° 1 .„ ff *r rtla0o"?.a :cU diventare francese. Ma non di' Ps:,de dai marsigliesi: ed c ani che ^ Ve'emo TmT' 1 earemo come., , CONCETTO PETTINATO, a o e l - i\ca Per convincersi che Marsiglia fos-'dMARSIGLIA, gennaio. Tutte le volte che, tra due partenze, gli accadeva dì fermarsi mezza giornata a Marsiglia, il povero tifamtAlberto Londres non dimenticava lomai di raccontare la mattina dopo aai compagni di viaggio di aver do- bvulo consultare una carta geografi-ìaa\se davvero m Francia e non in Ita- tioìlia. Senza strìngere l'esagerazìone'.sa\fin li, quello che non si può negare\a-1 è che degli italiani nella città dene'Marius ce ne siano in numero suf-.gficiente per renderne accorto anche.re'chi vi resta solo mezza giornata .Ue Anche senza risalire a Giulio Cesa-^li\re, sarebbe difficile non accorgersi^ e\che nella città dei Feaci l'italiano è °casa. La stessa ri-\cviale con Genova ha] n\sempre stato di di\valila commercili \ì-{finito col. creare fra le due città'<s[marinare quella particolare ir limita tl\dei parenti che si divorano con lo.g-sguardo ma che, appunto per que-'b--sto, non sì nerdevo d'occhio un mi-'Oi.\nuto_ come dimenticare, del rcsto„C-\cjle in prima rave a vapore art.rac-'dA catasi a nna banchina del a-',port nell'anno di grazia yieux tl1S18 ' A^i'^doTi nr% hirumerevole dàìò.aprenao tu svito i.uMm^rovuui <*«|.-|cuj doveva usi-ire la sua futura gran-\pi, ^dici anni dopo a prim e dezza, fu il Real Ferdinando, piro-.qìsca.fo a ruote napoletano, e che, do-!3o servizio di:'à. - di a navwazione regolare fra Marsiglia\se Tolone lo mise in opera proprio^una compagnia sarda? Vi sono ser-j».vizi che non si dimenticano. ma-' ... .. . s-\ VKanaancne si aimennccsseio >- l™™'?' daUronde, resterebbero r censimenn. Nel caso degli pannili. censimenti francesi sono, a dir ';e"L■ro, da prendere con le molle. Ma' chi non ha pernici, convìen pure\ \che si accontenti di fòlaghe. Il cen-\ simento del 1931 riconobbe cento- i [trentotto mila italiani nel solo co-'.M\mune di Marsiglia. Se a questo nu-\meleo urbano aggiungi gli italiani\d- di [sparsi nel dipartimento e quelli dei\re dipartimenti i^cini alchhlsa> Basse A¥>' Lo~Ère Varo, Val A vey- e Gard — arrivi alla n il™»- Herault i-1n/>ft ufficiale di duecento mila. E m-ìgià una bella cifra. Eppure non li a {contiene tutti. Quello di cui, pur a 'troppo, non è dato tener conto nem- to:|BW»° «PProssimatwo, dato che nes fe!«*» documento ufficiale lo degna di i-, a o a a una menzione, è il numero degli italiani naturalizzati, O perchè — chiederà il lettore — occuparsi dei naturalizzati.? / naturalizzati sono morti all'Italia. Parce sepultis. Lasciamoli al loro destino. Il lettore \ha ragione e vorrei abbracciarlo per questo suo grido dell'anima. In pratica, però, cioè nella vita quotidia- odltcdmlauddcni. ' na, ho dovuto riconoscere che, 'meno a Marsiglia, i ci-devant non, ti is0..ì0 neppur essi tutti da buttar via.! j t . a | Una grossa Citta italiana ei „ , . \ feri Non dimentichiamo che nel no-Ln stro secolo utilitario floride indù i'strie debbono la loro esistenza al n \jn unu città come que i:lizzatì costituiscono at està, i natura..Uomo al nu- -!cleo d u imiani rimaMi Mi anche l^ fronte allo Stato Civile una spe-i'eie di frangia, di margine, di zona o trattamento scientifico dei cascami.1 e, neutra la cui esistenza ha anch'essa,] wjo potrebbe avere, un valore. Imma- tiìginiamo per un istante che i cento-' o ^trentotto mila italiani ufficiali di\ e {Marsiglia formino per conto loro\o- um città nella città, città che in\e\omaggio aZ tasso della popolazione1 potremmo paragonare a Cremona o a Mantova: vedremo tosto gli altri, i naturalizzati, diventarne, per leg- si adi\ \ ■ n ,lla rf. ^.^ djre dove sobborghi finiscano — e questo è a |certamente un peccato _ t?ì(e//o che-, e-\ A,/ „erollè tutti lo san-\ o- \imi occorre aire, perone tutti io san-, a\no £"»> e che l esistenza di sobbor-< er' accresce in ogni caso l'imporn tanza di una città. Messi insieme,] a'città e sobborghi fanno sicuramen-\ ro,te a Marsiglia •<» bel mucchio di ita-' to aìanL E non ci mol moUo a com. ne'. -, . .. , ■ prendere come in un centro di sole, 'ottocento mila anime questo muc ' chio non 2>ossa passare inos nè restare privo di azione. Sì può, a rigore, ignorare o fingere di igno ,rare la presenza di ventiduemila \spagnoli, di sedicimila armeni, di i- seimila greci, di cinquemila turchi o-.c dei rappresentanti di altre venti o gc naturale, i sobborghi. Ora, se non, e facile, -in una confusione quale] a; nervato »*|«>; {tT^OMoMÌr ìa figura' deì\e-\rittaMnn rhr rìnnc'na la nronria mi- '■Pi \t/\luumo ilu rinnega tu inuyitu pu\ Tp« pe<" confessarne un altra e diÌca quelle che nel nostro secolo non a.m-:r- mentono più scuse -1 forza di paga-' ^ ^ *H "f"'' £ ^ ^ mondo, questo odioso tributo urna- .no ai popoli più ricchi o meno prò-,\aunque meno esagerato ai q u- non sembri di primo acchito. E qus- di sto preambolo mi induce cui affron a'tare senza pessimismo soverchio un e- problema di cui, per ragioni semitidi\mentali tronnn rridpnti un» <» tva, Zj S >m, irti Zf,Jri J •«»»°. di solito se non i lati pai neri. mv-.w VVK UWLll'lS 'J v flWft l i1.CW tt " JJ lettore penserà che è uno strano el- al-,„„ .„• ,„„„„,•,„• jj ,,„„ „.7„„,„ , ,- l'i? ol ^ayomi di una colonia prima '.procedere parlargli di quanto avvic or.jdi avergli parlato della colonia n ^I&aimo: ma. «oit gli ho detto che I duecentomila italiani di Marsiglia

Persone citate: Gard, Giulio Cesa, Londres, Piil, Real Ferdinando, Svizzero