Pasquino

Pasquino Pasquino Quando nacque Pasquino? Nella ìoria, col cinquecento; esattamente, fanno primo del gran secolo ; nel mi— perchè Pasquino è mito e stola, idea e fatto, ritengo che sia nato i po' prima. Con qualche paradosso i potrebbe anzi sostenere che Pasqui$ò c'è sempre stato, tanto a Roma che fbori. Di fatti Pasquino è, nella sua ssenza, vox populi, o, come direbbero gli storici, il principio popolare ìiella storia. Non era un po' Pasquino Ijuel tale che i romani mettevano acito al carro del vincitore? C'è for! un Pasquino anche in Omero; e si Éjiama Tersite. Agamennone lo chiafeva ab irato profeta di sciagure ; ed Svero che i suoi discorsieran discorma il principio che impersonava era lo stesso abbastanza pasquinesco. Se fosse ancora di moda la celebre 'antitesi del Thierry, lo si metterebbe, •pur dopo qualche esitazione, a fianco di Jacques Bonhomme; e dico con esitazionc. perchè non sempre Pasquino fu dalla parte dei « conquistati ». E non che la sua parola fosse a servizio dei potenti, dei « conquerants ». poiché, se c'è una logica costante nella sua storia, è da rintracciarla sulla linea di chi ubbidisce e non su quella di chi comanda. Col Papa, anche se talvolta gli capitò d'intenerirsi (ma dopo morte, eran dunque lagrime di coccodrillo), col Papa non ci stette mai. Quindi, primo punto fermo, la sua secolare posizione antipapale. Disfatti la prima pasquinata, per quanto a rigore non si possa chiamar' tale ■(ma c'è la cosa, se non c'è ancora la '■parolai è contro papa Martino, l'ultimi contro Pio nono. La prima, che «a latino suona: Martinus papa non valet quadrantem. in italiano è popolare da secoli, è dice :'« Papa Martino non vale un quattrino ». L'ultima è quella dell'ombrello, e fu trovata attaccata a un ombrello scalcinato nientemeno che in San Pietro, tre giorni -prima della Breccia. Dice così : Santo Padre benedetto ci sarebbe un poveretto che vorrebbe darvi in dono quest'ombrello. E' poco buono, ma non ho nulla di meglio. Mi direte: A che mi vale? Tuona il nembo. Santo Veglio, E se cade il temporale? I versi, che dovettero essere di jualrhe liberale alla Giusti, non so no perfetti ; l'Aretino o il Marino — tutti e due vecchi amici di Pasqui filo — l'avrebbero fatti meglio; ma Iftarit'è. la linea antipapale è rispet gtata dal principio alla fine. Ma fu sempre coerente su questo punto Pasquino? A leggere le 500 isquinate raccolte, ricchissima mesje, da Renato e Fernando Silenzi, pubblicate nella seconda parte di un flbel volume a cura dell'editore Bom p>iani, sembra di sì : anzi, se c'è un minto fermo, come s'è detto, nella storia di Pasquino, questo mi sem ira abbastanza evidente. In quanto ..li altri. Pasquino mutò coi tempi, ^cambiò partiti, obbedendo ora a queeardinale di curia ora a quel li fbellista laico: ma purché s'andasse Icontro il Papa, ci stava sempre, (Contro il Papa e contro i forastieri : ! altro punto sicuro nelle vicende del; la sua vita, durante circa quattro secoli. Le vicende di questa vita ora ritessono i Silenzi nei tredici lunghi capitoli che costituiscono la prima parte del loro lavoro; per il quale si son serviti tanto degli studi precedenti, e principalmente di quello del Morandi che usci come prefa zione a una raccolta delle poesie del Belli, quanto di ricerche personali d'archivio, condotte con molta pazienza e con intelligente criterio di scelta, data la non lieve mole documentaria che occorreva affrontare vagliare. Ne è venuto fuori uno di quei libri che si leggono con quel diletto che una volta davano i romanzi e oggi par che diano le biografie romanzate e l'aneddotica storica e di costume. Non che i Silenzi abbiano imbastita una storia romanzata di Pasquino; i loro capitoli sono punto per punto documentati ; e quando c'è un po' di colore, esso non è quello fittizio e arbitrario dei facili romanzieri della storia ma quello genuino del tempo, ravvivato dal gusto dell'indagine, e ricondotto brillare fino a noi su dalle vecchie carte. Chi era Pasquino? Una statua mutila della strada di Parione. Già ceva mezzo interrata nel fango, nei pressi del sontuoso palazzo Orsini, eretto dal Sangallo; e quando pioveva, serviva come ponticello ai viandanti che non volevano impil laccherarsi. Ma allorché il cardinale di Napoli, Oliviero Carata, acquistò palazzo Orsini, e si pensò di pavimentare le strade adiacenti, la sta tua venne disotterrata, rimessa in piedi sopra un piedestallo, e appog ;:ata per abbellimento a un angolo del palazzo. Nel vedere quel torso mutilo, con una faccia senza naso nè mento, nè lineamenti da volto limano se non molto approssimativi, i romani ci risero; ma gli umanisti ci presero una di quelle cotte erudi te che dovevano durare per secoli Prima loro domanda: chi raffigurava? Ercole in lotta coi Centauri, Aiace che solleva il cadavere di Achille, Alessandro svenuto mentre prende il bagno nel Cidno? Così la disputa s'iniziò ; e solo da poco tempo pare che abbia avuto una risposta, se non decisiva, almeno abbastanza soddisfacente; «con discreta approssimazione, dice il Silenzi, si può ritenere che si tratti di Menelao mentre trascina fuori della mischia il corpo del morto Patrocleo ». Fatto sta che tanto Michelangelo che il Bernini ritennero cotesto torso opera di grandissimo pregio; anzi il Cavahe.r Bernini, stando a un aneddoto, la giudicò, non senza, credo, una tal quale fumisteria, « la statua più ragguardevole in Roma ». Origini nobili dunque; ma anche accademiche. Poiché Pasquino, prima di diventare epigrammatico, sati¬ nsarlpmtbPdpadsrmnqtdlle 0 o e i a e o l i i i l i e n i o l e a i , i e ò n o o o o , i , i e a a i rico, linguacciuto e non di rado scurrile, servi per gare accademiche studentesche. Di fatti, in occasione d'una festa, gli studenti componevano, carmi naturalmente in latino, li facevano trascrivere da qualche buon copista, e al giorno fissato li andavano ad appendere alla statua di Pasquino, rivestita per l'occasione di panni reali e curiali. Un anno cotesta messe poetica raggiunse i tremila componimenti ; ma trattandosi di gare studentesche è naturale che poi finissero in baldoria, e a sassate contro la statua. Però la trasformazione di Pasquino da pulpito accademico in tribuna popolare fu rapida : già una decina di anni dopo ch'era stata rimessa in piedi, dava il primo seno di misogallismo, gridando con Giulio II « fuori barbari » : nè questo atteggiamento restò sporadico, che dominio, costumi, mode francesi trovarono Pasquino sempre all'opposizione, anche quando bivaccavano a Roma i soldati di Lamoricièrc. Gl'inizi satirici di Pasquino furon duri guanto fu violenta la sua parola. Più di un libellista ebbe mozzi la lingua e il capo; papa Borgia, a esempio, contro il quale Pasquino infieri senza tregua, anche dopo morte, per otto distici che si trovarono affissi alla porta della biblioteca vaticana, fece rinforzar la guardia di ottocento uomini ; più tardi la statua di Parione fu guardata giorno e notte da sbirri, e guai a chi s'avvicinava. E tra i papi più terribili contro le pasquinate fu Urbano VII che fece tagliar la testa a più d'un amico di Pasquino. Ma da chi eran composte le pasquinate? Un po' da tutti; da cardinali di curia nemici del papa, da poeti e scrittori del tempo, da anonimi spiriti bizzarri. Fatto sta che il popolo quasi sempre si sentiva interpretato nei suoi sentimenti da quelle satire ed epigrammi ; e rideva ed applaudiva Applaudì anche quando s'impossessò di Pasquino il più gran libellista del cinquecento, l'Aretino; che se ne servi per l'aspra lotta politica contro Adriano VI. Ci fu un momento in cui dalla bocca di Pasquino si sentì anche l'eco della battaglia luterana; e certo le vendite delle indulgenze non dovevano andargli a garbo. Ma, dopo l'atteggiamento antipapale e la sua xenofobia, il punto più sensibile della satira pasquinesca era contro il fiscalismo della chiesa ; la lotta contro tasse e gabelle è infatti uno dei lati più costanti nella figura di Pasquino. Nella raccolta di pasquinate ciò è documentato abbondantemente, nè occorre citare. Uno dei periodi più brillanti della storia di Pasquino è quello della rivoluzione francese. Ma che davvero, rosea jacobina, ce" tenete pe' vili e pe* buffoni.* comincia un sonetto; ed ecco un sobrio epigramma, nella solita forma di domanda e risposta tra Marforio é Pasquino ; Marforio : Che tempo fa, Pasquino. Pasquino: Tempo da ladri. Ed ecco come è sintetizzato il congresso di Vienna : A Vienna c'è un bellissimo mercato Dov'i popoli 3e venneno all'incanto; E a chi ne compra e che Je.paga [un tanto je consegnino er popolo legato. E lui appresso s'arlfà su quello 00" la tosa, col latte e cor macello. Comincia qui il liberalismo temperato di Pasquino; quel tono scanzonato in apparenza, ma serio nell'intimo, e doloroso — ch'è nell'indole vera del popolo romano. Alla morte di Nppoleone Pasquino ritrovò in due quartine il senso profondamente cristiano della caducità umana, della concezione diseorizzatrice della storia che nell'ottocento ebbero in modo supremo due grandi spiriti di fronte a Napoleone, Manzoni e Tolstoi. Dice Pasquino : Fu genio onnipotente. Fece tremare il mondo, Ora è sparito in fondo All'abisso del niente! Ed è morto di male, E' morto tal'e quale Come muore un ciociaro Un papa e un pifferare. Sono parole di popolo, ma che echeggiano da un lato l'ode di Manzoni dall'altro le pagine di Guerra e pace. Per due volte la statua di Pasquino si salvò da un tuffo nel Tevere. La prima volta l'ordine lo diede Adriano VI ; ma sorse in difesa di lui il duca Ludovico di Sessa il quale, scherzando, fece capire al papa che anche laggiù Pasquino avrebbe seguitato a parlare ; la seconda vojta sotto il pontificato di Clemente Vili, e Pasquino trovò il suo salvatore nel Tasso. I parenti del papa, Pietro e Cinzio Aldobrandino colpiti da feroci pasquinate, volevano fare abbattere e frantumare la statua, e poi gettare i frantumi nel fiume. Fu interrogato il Tasso, che rispose : «Non di grazia, signori, perciocché dalle costui polveri nella riva del fiume nasceranno infinite rane, che gracchieranno la notte e il dì ». E al papa che lo aveva mandato a chiamare per adirlo sulla stessa cosa: « Se Vostra Beatitudine vuol che le statue non favellino male, faccia che gli uomini ch'Ella pone ne' governi operino bene ». Con queste parole Torquato dava la migliore giustificazione storica dell'esistenza di Pasquino, voce del popolo e della ragion popolare — come si diceva una volta. 0. TITTA ROSA.

Luoghi citati: Napoli, Roma, Vienna