II valore universale del Fascismo

II valore universale del Fascismo II valore universale del Fascismo Autorevoli testimonianze straniere - « L'Italia ha gli stessi diritti di noi», dice il nuovo Ambasciatore francese a Roma == Considerazioni di un giornale dà sinistra Roma, 11 notte. Il Temps continua ad incassare smentite. La sua nota tesi negatrice di ogni valore universale del Fascismo e battuta in breccia. Dopo Caillanx, dopo Paul Boncour, ecco il decano della Camera francese signor Grousseau intervenire nel dibattito sostenendo nell'allocuzione inaugurale della sessione parlamentare del 1933 la necessità di rinnovare le vecchie istituzioni. L'oratore ha deplorato l'indebolimento dello Stato di fronte alla capricciosa strapotenza del Parlamento ed ha proposto che |i Ministri siano nominati dal Presi- jdente della Repubblica per tutta la durata della Legislatura, purTestan autore di un libro su Mussolini, che ha avuto molta fortuna in Inghilterra, e delegato britannico al Convegno Volta; Scerold, direttore delVEnglish Revue; il visconte Linn *jg*^jgg*^* J&&% do responsabili dinanzi alle due Camere che potranno metterli in stato d'accusa davanti all'Alta Corte di Giustizia. Si tratta, come si vede, di un terzo autorevole riconoscimento di una verità malamente offesa e misconosciuta dal Temps. Non è che il Fascismo sia sorto come reazione a mali esclusivamente italiani, poiché la degenerazione parlamentaristica è invece fenomeno wninersale del dopo guerra, e la necessità di rafforzare il potere esecutivo — che il Grousseau afferma così risolutamente — se si manifestò in Italia, è tuttora un problema vivo ed aperto in molti altri Paesi, Francia compresa. In Italia il problema è stato risolto dall'azione della Legislazione fascista che rafforzò il potere esecutivo — in quanto è il potere continuo, permanente, operante della vita nazionale — elevò e circondò di particolari poteri e garanzie la persona del Primo Ministro, mise il Governo al sicuro dalle inconsulte fluttuazioni parlamentari, trasformando il sistema elettorale da proporzionale in maggioritario. A parte i dettagli che non contano, nulla di diverso invoca per la Fran eia il decano della Camera francese ; egh chiede che sia demolito il pnn- apio assoluto della strapotenza par-lamentanstica; che il Governo, sai- vo responsabilità giudiziarie dei suoi componenti, sia sottratto alla volu- bile tirannia dei frastagliatis3imi gruppi della maggioranza ; che in so . stanza al popolo francese sia ridata la libertà " fondamentale, quella di avere un Governo. Con buona pace del Temvs, dunque, ecco una terza personalità francese, non delle ulti-me, che invoca per il proprio Paese mnA m,M *»*™™K IWMtaM She dn-uno di quei principii fascisti che cin quo giorni fa il giornale parigino proclamava buoni solo per l'Italia. Del resto non sono soltanto francesi le voci che si incaricano di contraddire le malevoli affermazioni del Temps. Varchiamo la Manica e troviamo che proprio in questi giorni numerose personalità del « Royal Institut of International Affairs » di Londra, istituzione che, come è noto, ha fama mondiale, hanno deciso di iniziare uno studio appro¬ fondito dello Stato corporativo. Siriconosce che l'idea corporativa non solo non minaccia affatto la Nazio- ne, nè la famiglia nè l'individuo, ma anzi rafforza e consolida tutti i va-lori morali del popolo. Fra le per-sonalità vi sono Sir Charles Petrie! altri. La prima riunione avrà luogo domani nella sede dell'Istituto, e sono chiamati a parteciparvi tutti i maggiori esponenti di tutte le tendenze e di tutte le scuole sociali, in quanto che si ritiene che lo Stato corporativo esuli dagli ideali dei singoli partiti sovrastando tutti come concezione sociale. Dall'Inghilterra passiamo in Germania e apprendiamo che a Berlino la pubblicista Adriana Sergher von Panulys ha tenuto una conferenza sul tema : « Il Fascismo come sistema universale ». Il discorso, seguito con crescente attenzione dal numerosissimo pubblico, è stato calorosa' ... . « . , !mente applaudito. Assistevano varie personalità del mono politico berli !nese;; £io e abbastanza ci pare per ! concludere che, se universalità del I Cri «Alarvi #x r\ ini'nt.n.'i n eri t niiftfl i>l I Fascismo è un'eresia, gli eretici so ' no legioni, e a sterminarli ci vorranno ben altre crociate che non le gratuite e arbitrarie affermazioni di un giornalismo settario. De Jouvenel intervistato Parigi, 11 notte Il nuovo Ambasciatore di Fran-eia presso il Quirinale, senatore !Henry De Jouvenel, che tra breve ! partirà per Roma, ha concesso altre |due interviste: una ad un ebdoma-uue interviste: una. au un -cuuonia- dario e l'altra ad un giornale della sera, nelle quali ha espresso la sua opinione sul Fascismo ed i sentimenti che ispireranno l'azione che egli intende svolgere nella Città Eterna. « Alla base di tutte le numerose difficoltà — ha detto il senatore De Jouvenel al rappresentante dell'ebdomadario parigino — vi è questo fatto: la Francia non conosce nulla del Fascismo e non può comprenderlo. Sono stato sempre colpito dall'antitesi che oppone la stodel ria del mio paese a quella del po. | polo italiano. Da noi l'unificazione j territoriale e morale è compiuta da % compiuta da moltissimo tempo; le nostre rivolu zioni hanno compiuto il lavoro co minciato dai Re, ma queste rivolu I un dittatore cne utilizzava"il "niòVi evoluzione più tardi di noi, la sua unificazione non risale che al 1870. Credete voi che in sessantadue anni il cemento nazionale abbia potuto agglomerare completamente le parti di questa grande Nazione? lo non lo credo: prima dell'ultima guerra l'unificazione italiana non era ancora completa; dopo l'armistizio vi fu la guerra civile, con il desiderio di separazione brutale delle classi; poi è venuto il Fascismo, incarnato da un Uomo. Mussolini, si dice da noi, è un dittatore. E' vero. Ma egli non soffocò la rivoluzione costiuita dal Fascismo, anzi la sviluppò in tutte le sue conseguenze. « Ed ecco perchè noi non la comprendiamo. Se Robespierre fosse vissuto, se avesse realizzato com ; lietamente la trasformazione socia,fe che sognava, se avesse potuto applicare il suo sistema, la Fran cia potrebbe allora comprendere il Fascismo zioni non hanno mai dato il loro !pieno effetto: non appena esse per-venivano all'apogeo, sopravveniva " zava il movi- mente- popolare a suo profitto, lojcanalizzava e, finalmente, reagiva contro le sue audacie. j«Per noi francesi dittatura è juguale a reazione; perchè pensare'che la stessa cosa sia al di là delle |Alpi ? L'Italia ha commuto la sua !« In Italia, dittatura non significa 'reazione; il Regime non agisce in j fotti a profitto d'una classe privite¬ giata, contro il popolo; ma .cerca invece di far entrare tutte le classi sociali nell'attività nazionale. Non -avendo la Francia mai conosciuto esperienza analoga, essa ha potuto -iesistere e diffidare. Io credo che sarebbe tempo di illuminarla ». Occorre spiegarsi Con il redattore di Paris-Soir, che gli chiedeva se non ritenesse che i francesi fossero bene informati sull'Italia, il senatore De Jouvenel ha risposto : « Se crediamo di esserlo, con il pretesto che noi conosciamo i particolari delle rivendicazioni tecniche ;in Tunisia o nella frontiera della [Tripolitania, credo che sia un po' ! insufficiente. Immaginate forse che, a I una volta regolate le sorti di un'oasi le fissato lo statuto degli italiani in 1 Tunisia, le due Nazioni si comprenideranno e si stenderanno le mani? i n o e o n a o Occorre altro! Occorre piegarsi con interesse e simpatia sullo stato d'animo di un popolo intelligente e laborioso che un'alta disciplina ha elevato ad una altissima ambizione. Una volta compreso questo stato d'animo non bisogna urtarsi contro le forme, spesso eccessive, con le quali esso si esprime: i popoli del Mezzogiorno parlando, al disi spingono spesso, .... ... là del loro pensiero: e questione ditemperamento. « Prendete invece un anglo-sasso- e r l n ne^Srr^^ _ii j; °.„ ~„„11„ nh* oonfo o Ai „„ol-rZAUÒru-osseryòflriorna^tamarno un poco a: questi uue lernpe- lamenti, .P dobbiamo comprendere al di qua di quello che sente e di quel-lo che crede. Noi francesi, che posse- diamo un poco di questi due tempe-l'uno e l'altro ». l'Europa Mediterraneo no una regione di cui l'Italia deve essere padrona, non bisogna dunque prenderlo alla lettera, ma comprenderne lo spirito : ciò significa che l'Italia vorrebbe non trovare tutti i crocevia e tutte le strade già sbarrate... « Giustissimo — ribattè il Senatore De Jouvenel —. Del resto, queste divisioni in zone di influenza, ili Europa, sono una cosa un po' antiquata, della vecchia politica; e nè noi nè l'Italia vi saremmo senza concor [renti. Il sentimento dell'unità euro Ipea è incominciato... anche se lo si jvolesse, non si spartiscono più terri tori e popoli. Ho constatato in questi |ultimi tempi, da indizi numerosi e si- Ultimi lemyi, iiilu^i uuuiciusi e di- gnificativi, che l'Italia comprende perfettamente l'opportunità delle concezioni e delle soluzioni europee. Dal momento che si parla europeo non si tratta più di agire gli uni e gli altri come rivali e di disputarsi per la spartizione di una cosa che non può essere spartita. La politica europea consiste non nel tagliare a fette delle regioni, ma nel prendere lealmente ognuno la propria parte di responsabilità. « Dal momento che si parla europeo, si può intendersi, c ritengo sinceramente che non ci si sia sufficientemente intesi con l'Italia. Bisogna che essa partecipi secondo il suo rans;o, che è quello delle altre Potenze, a tutte le grandi questioni: io so bene che essa lo fa giuridicamente e ! politicamente, ma bisogna che essa jlo faccia con tutto il suo cuore, con \ il sentimento di essere davvero quel ila che essa è, una azionista, un merajbro fondatore che siede al consiglio ' di amministrazione in questa impre jsa che, in certi momenti, ha l'aria di j rischiare il fallimento ! ' «Il giorno in cui noi avremo ben | comprèso che essa ha gli stessi dirit ! ti di noi, ed in cui essa saprà che noi la comprendiamo, saremo molto vicini all'accordo ». — Conoscete già l'Italia? «Vi sono stato parecchi mesi in missione ad un certo momento della guerra. Io l'ho appassionatamente studiata, ma non penso con questo di conoscerla interamente, poiché un ordine nuovo è di poi nato. Sarà per me un fenomeno interessante, al punto di essere affascinante, il regime di disciplina e di potente coscienza nazionale creato dalla volontà di un Uomo e di alcuni discepoli, ed a poco a poco compreso dalla folla dei lavoratori. « Mi ricordo di avere scritto m passato un opuscolo: «Perchè sono sindacalista ». Credo che il sistema corporativo fascista entri appunto nella cornice delle organizzazioni so-ciali al principio delle quali io sono maggiormente attaccato. Vi è forse bisogno di aggiungere che l'Uomostesso che presiede a questo sistema costituisce per me una delle grandi attrattive della mia missione? Speroche la mia fatica non vada perduta; ma ad ogni modo non perderò il miotempo ». Scuola di disciplina Intanto sulla Volontà il prof. Edoardo Guyot, della Sorbona, proseguendo il suo studio sull' Italiafascista, esprime opinioni che collimano con quelle del senatore De Jouvenel, e fa giustizia delle prevenzioni ingiustificate che il Fascismo ha qui suscitate: « Il Fascismo è, e rimane, una forza rivoluzionaria, — scrive sull'organo di sinistra. — I dirigentifascisti usciti in maggioranza daisindacati, rimangono in contatto conil popolo, ed è verso di questo chevanno le loro preferenze. ai Per esempio, si sono di recenteriorganizzate le Compagnie di navi-dazione ' certi salari sono stati dimi-nuiti, ma nello stesso tempo lo Sta-to hà chiesto che il numero c le re-tribuzioni degli amministratori fos-sero ristretti in larga misura. Laforza del Fascismo consiste nel fattoche nessuno può accusarlo di veniremeno al suo compito di arbitro. Es-so non conosce che il gruppo tantodal lato del capitale come da'quellodel lavoro perchè ritiene che oggil'individuo e sperduto nel gruppo e (l. , , , . L. lt „ „ . „ „, ! trae da questo tutto il suo valore! sociale. Esso ritiene che ponendo ì 0^lal... „.„„,., ,„ ,,. ^ „.. .jgrunoi di fronte l'uno all'altro, non ; soltanto realizza una solidarietà ef- \ fettiva attraverso un Paese che nonMi n1lK, i«mn tiri una nr<»nni*M7.Ìnrielturbare. La politica fausta consi- ut ecununuetit: t swbu \,uv » »a v | vieni dellapolitica, e l'alto™^ «ì dà pure corpo ad ima organizzazione stabile basata su rapporti, su real-jtà economiche e sociali, .che il va e1 V iCtll (-1 CI lei UUl±ll^.Cii * uin-iiiaifc)i uw*partiti al potere non potrebbero cheF V^-,.5 s-i.- : i condizioni di igiene, di sicurezza al le quali su di un piano nazionale ha diritto. La moltiplicazione dei sistemici assicurazione e di previdenza è così uno dei tratti più onorevoli del Regime fascista. E bisogna convenire che non soltanto un tale Regime merita un attento esame, ma che esso è rispettabile nella misura incui lo è ogni forza che si oppone al-la trascuratezza, alla indifferenzadi cui soffre metà dell'Europa. I di berta »; e lo hanno risolto mettendoiuciw ■> , c iu uoimu iwwtw mich.&uuu ognuno alla scuola della disciplina »,