Luisa Miller al "Regio"

Luisa Miller al "Regio" I TEATRI Luisa Miller al "Regio" Naturalmente, li nostro punto di vi-;sta, osservatori nell'anno 1933, è assai diverso da quello dei contemporanei di j Verdi verso la metà del secolo scorso, Noi abbia.mo sotto gli occhi la sua ope-| ra completa, fuori dello contingenze jdell'epoca sua. Essi assistevano, invece, < all'annuale apparizione di opero diver-1 se e le potevano mirare in parte infor-!mate allo concezioni comuni, in parte jsvincolate, e bruscamente, dalle con- [venzlonl; ma In quanto erano ardita-imente lanciate verso nuovi ideali, tut-jtora informi e già fortemente presenti-'ti, non sapevano ancora fissarne l'Interna luce. Senza tentare la conciliazione del diversi punti di vista, senza sovrapporre alla mentalità del Verdi del 1849 quella nostra o delle altre epoche intermedie, ma considerando obbiettivamente l'opera di lui, noi possiamo adesso rilevare in esse germi ed eie- menti, realmente esistenti, e di molta iimportanza, sfuggiti allo sguardo , dei primi osservatori. Come si è letto ieri in queste colonne, 1 contemporanei consideravano l'o-l pera, innanzi tutto, nella secolare di stimatone del recitativo dai pezzi « can tabili », solistici o d'insieme, e, conti nuando a prestare la maggiore attenzione a questi pezzi, trascuravano, qua- si del tutto, ciò che non fosse forma jchiusa. E' pur vero che il recitativo e | l'aria avevano acquistata una corposi-1 tà assai sostanziosa ed evoluta; ma tali elementi serbavano, attraverso la mediocrità del libretti, le antiche funzioni sceniche e drammatiche, in quanto che i pezzi chiusi rappresentavano 1 momenti statici delle passioni e i recitativi, invece, i momenti dinamici delle azioni. Dunque, i contemporanei sopra tutto miravano alla bellezza, alla piacevolezza intrinseca delle romanze, delle cabalette, delle cavatine, dei duet- tl, e degli altri pezzi chiusi fino al con ccrtato, senza riguardare nè il conte- sto del dramma, nè la vita dei personaggi, nè lo sviluppo dell'azione. Non un accenno a tali elementi si legge negli scrittori del tempo della Luisa Miller. Ancora una volta, l'opera veniva ridot- ta al comun denominatore del pezzo cantabile, quindi celebrata per « Quan do le sere al placido - Cliiaror... », per U* Andrem raminghi e poveri...» e per qualche altra pagina espansiva. Ma polche tali pagine non cran poi molte, nò bel,e e dense di pathos quanto, per esemplo, un «Amami, Alfredo», ne consegui, col trascorrer degli anni, l'abbandono, il ripudio di tutta l'opera „ In realtà, più che arie e duetti btìll, Verdl aveva inserito cose bellissime fra e Plù cne malf aveva Impregnato di dinamismo patetico le parti destinate — — 1 > nella Luisa Miller l'una e l'altra aria, —» f«™ » parti a!la sola ohmica esteriore. Di fatto molti pezzi « cantabili » sono una delusione, scialbi, costretti in formule, accompagnati convenzionalmente; troppo spesso la tromba va all'unisono col tenore, il violoncello col basso. Poche arie vigoreggiano. Invece tutto ciò che è dramma in svolgimento, sieno ariosi, cori, recitativi accompagnati, commenti orchestrali, è sovente originalissimo, pulsa, freme, canta, descrive, esalta, commuove, con quell'accento entusiastico che è proprio del grande drammaturgo che fu Verdi. Bella è la vigoria del finale del primo atto, nel quale la discorsività appassionata e l'incalzare degli eventi, dunque la dinamica intima e quella scenica, vengono fusi in una successione numerosa di episodil varil nel tempo, nella tonalità (mutamenti frequenti, alla distanza di poche battute), nelle figurazioni ritmiche, nelle frasi melodiche. Solisti, cori, orchestra, tutto palpita drammaticamente. La progressione della concitazione dà luogo non a un artificioso crescendo, ma alla più naturale espressione e concatenazione degli stati d'animo. Rodolfo ha qui accenti umani, « A me soltanto e al cielo », che valgono assai più delle sue romanze; la cupezza del suoi presentimenti risuona sinistramente nelle gravitfe orchestrali. Lo scontro con suo padre, le Invettive, gli Insulti, l'indlgnazlono di Miller costituiscono una scena compatta, ima prosa musicale veemente e schietta. E quando comincia il vero e proprio concertato con la melodia al soprano, « Ad immagine tua creata... », si sente che la tensione del dramma, già alta, è ora sottoposta a sempre più rude esperimento. Le semplici linee contrappuntistiche e 1 semplici moti contrarli delle armonie si svolgono con progressioni sempre più ardenti e salienti, troncate più volte da subite pause, rimbombanti d'ansia e di orrore: « Salvami, salvami, Signor ». E nuovamente il grande, impetuoso unisono di cento voci e di altrettanti istrumenti, « Signore, salvami » vlen troncato, cadenze sospese, paurosamente, febbrilmente. Un effetto fonico e drammatico sorprendente, che non vuol essere ef-fettaccio da perorazione. No. Una pau-sa, soltanto. Ripresi i dialoghi f remen-ti, urgenti, le voci solistiche spingono l'azione al suo culmine. E questo pez-zo, tanto vero e drammatico, splaceva ' ,T " . ,.n nu olii—*~ agli ascoltatori del '49. Oh! Soltanto un- recitativo obbligato, come finale d'uu atto! Altri recitativi, anche brevi, fanno procedere l'azione, svolgono le P^o-ni. incidono momenti memorabili Co- si quelli di Wurm e di Miller nell in-troduzione, di Wurm e di Luisa (quel-la scrittura della lettera, che, interrot- ta da prorompimenti d'odio o di vile amore, è commentata dai legni, con 7, usti , , „„ „u » (■„!»„ i„ „i„ flebili sospiri, nei quali è tutta la pie- tà verdiana per la vittima). In con- fronto alle molte arie « grandiose », en- fatiche, recanti solamente nello spun- to o nello svolgimento o nella secon- da parte, un riflesso patetico, assai più valgono gli accenti improvvisi, ^idalla passione. Più del duetti strofici di Walter e di Wurm nel secondo atto non goao pacativi 1 rapidi dialoghi nel quali l'orrido ricordo dell'uccisione si mescola al terrore per la scoperta del delitto? E l'atto terzo, innanzi al quale poco InduB*avano gli antichi osservatori, perchè scarso di pezzi cantabili, non è forse il migliore nella sua lirica dram- maticità" non appare oggi il più ver- f&ZZcnt'rn^^ _!ana!?'° " „J!i_racl° glie ciò che Verdi aveva saputo e po-tuto seminare nelle scene precedenti. Verdi aveva delineato una sola perso- na, Luisa, la vittima. GU altri, i mal-vaei Walter e Wurm 11 aveva euar- rinr,',,: .hir„n mnf-pdrArln lnrn nriP ìnr da" dl bV>icc°: concedendo loro arie lar- &he 6 grandiose; a Miller regalò un passato militaresco, affinchè avesse po- iuto scagliare invettive quasi eroiche; Rodolfo, vittima anch'egli del raggiro,dell'intrico avrebbe fatto il tenore Ma l'ir-tHo-o non è l'intrpncin Vprrii nnn nn ì^1.^,?^ teva trovarvl la «berta d azione neces- sana per ripartire la sua commozio-ne su tutti l personaggi principali. Lui- sa, si, era la vittima, e per lei egli scrisse le più definite cantilene. Non ripe terei ciò che fu detto intorno al carat tere idilliaco, nel senso belliniano, dei l'introduzione dell'opera, che ha per centro Luisa. Si noti che le prime due arie di Luisa, benché in stile « atac cato », agile, conferiscono, alla protegenista un accento forte, anche nelle fioriture; e che in quello stesso esordio s'annunciano i sospetti e i presentlmenti del padre. In ogni modo, Luisa non resulta una debole; 6 un'eroina verdlana. E il terzo atto è la sua definizione Accenti, nelle risposte a suo padre, energici, profondi: « E' ver, ma in terra... », « La tomba »; e l'aria « La tomba è un letto » si ricongiunge, attraverso lo staccato, alle primissime sue espressioni sereno e liete. Rassegnata, ma ancora energica, canta la sua risposta « Andrena raminghi », e tale frase trova nella voce sua e in quel la del clarinetto una particolare malinconia. E tutto l'atto è ricco di accenti drammatici, strumentali e vocali; quand'olia trasalisce alla vista di Rodolfo; quand'ella beve il veleno; nel serrato, denso suo racconto; nel disegno della frase e nel timbro strumentale, brivido e tremito, allorché dice Già mi serpeggia... ». Il terzetto, in fine, è la sintesi lirica dell'emozione verdiana nel 1849. Qua muore una vitUrna dell'intrigo; non è la purificazlone d'una passione; non l'inesorabilità d'un destino; non c'ò una trascendenza. E pertanto la pagina freme d'orrore e di grande pietà umana. Un gruppo di valorosi cantanti si cimentò iersera con le larghezze, le grandiosità, le asprezze, caratteristiche della linea melodica verdiana verso il '50. La signora Gilda dalla Rizza, di cui non è stata dimenticata la bella Interpretazione della Traviata, sostenne la parte della protagonista con energia vocale ricca di accenti, di veemenza, con entusiasmo, con comprensione, misura, proporzione. La signora Kovaceva non mancò di dar rilievo di affettuosità e di galanteria al personaggio di Federica. Le parti di Rodolfo e di Miller vennero rispettivamente sostenute dal Merli e dal Galeffl, che prodigarono le loro voci. Il Tornei cantò effioamente, distintamente le arie del Conte. Il Dominici cercò accenti adeguati al personaggio di Wurm. La'Nlcollnl e il Cilla facevano le parti minori. Anche questa volta 11 maestro Paolantonlo si mostrò esperto della partitura verdiana, realizzandola con appropriata robustezza di coloriti, di 1UU1 lUMlUVI.^» \A+ k,w»w*.»w«j V» rigendo con sicurezza. E i cori parve r0 disciplinati e pronti, sotto la guidi guida del maestro Ermlnero. E nella folla che gremiva il Regio passarono brividi di commozione; ne sorsero sovente ondato di entusiasmo. Furono ascoltate le arie, e applaudite tutte* con varia intensità, secondo che più o meno recassero il fremito del momento patetico. Ma sopra tutto avvinsero, commossero, esaltarono quegli e pisodi, quei concertati, quei finali, nei quali il genio del trageda Inestinguibile lampeggia. a. d. c. La seconda della Luisa Miller e la popolare con «Un ballo io maschera» La Direzione del Teatro Regio comunica: « La seconda rappresentazione della Luisa Miller è stabilita per martedì sera, alle ore 21, in turno abbonamento pari, ottava della serie, e la vendita dei posti, a prezzi normali, comincierà domattina, lunedi, alle ore 10, alla segreteria del Teatro. « Stasera, domenica, alle ore 21, in serata popolare, ultima definitiva replica di Un ballo in maschera, con la direzione di Franco Paolantonlo, e con gli interpreti consueti: Aureliano Perule, Carlo Galeffl, Giannina Arangl Lombardi, Angelica Cravcenco, Lyana Grani e Giulio Tornei ». j j un concerto di chiusura della 133.a esposizione della « Società degli j Amici dell'Arte », avrà luogo oggi alle 1 ore 17 nel Palazzo della Promotrice dl-'lle BelIe Arti al Valentino. }} Prp grramma comprende la Bonata di Gng f„ g0, maggi£re pg, vioUno e plaluf_ | forte| pezzi di Goluppl, Scarlatti e Pal jstello, di Bellini e di Rossini; esecutori i la soprano Lina Copperi Boranga, il ì^^^-JB^^^^l M^^Mche nSo C«£& I ! ;LaM0Stra del pittore MalvailOi ^T , * „ , Nella Sala d Arte Guglielmi, in piaz- za Castello 25, si e inaugurata ieri 3^ Uostn personale del pittore Ugo .Malvano. SI tratta di una cinquantina Idi tele: paesaggi, fiori, natura morta, ! e figura, eseguite dall'artista in diver si periodi come lo dimostra, più che la diversa tecnica, la diversa interpreifSf.Sfe'nL^JS! all'alfieri, ieri, davanti ad un pubblico distinto che affollava il teatro, Luigi Clmara ha dato la sua serata d'onore con la commedia, di Denis Amiel, Tre rosso dispari. Il seratante ha recitato, magnificamente coadiuvato dagli altri "attori, con la solita bravura, riscuotendo a fine d'atto e a scena aperta calorosi e interminabili applausi. al chiarella, ove oggi la Compagnia di Febo Mari dà le ultime due repliche del Bacio davanti allo specchio di Fodor, avrà inizio domani sera l'annunciato corso di recite della Compagnia drammatica Palmer. Questa Compagnia, nuova per Torino, e che già in altre città ha ottenuto consensi e successo, presenterà Zio Vania di Anton Cécov, una delle più caratteristiche e commoventi commedie dello scrittore russo. ha soggiornato per oltre una diecina d'anni in Francia, proviene dalla scuola dell'impreseionismo francese e di quell'impressionismo conserva nella odierna sua maniera la ricchezza e vivacità di colore, e la spigliatezza e 1 spontaneità dell'impronta. A impres! sioni di Parigi e di alcuni caratteri j sticl angoli di città di provincia fran | cesi, si contrappongono in questa Moistra vedute di Torino e dei dintorni, je la comparazione rivela 1 evoluzione ' compijÌta, dai,1 aLUa,ta' 5 terrazzo della dl *tRoBlBl,1' do,ve^il Malvano Iha. Preso stanza, da cui domina una 1 distesa dl vecchi tetti degradanti ver 1 so l'orizzonte sbarrato dalla collina, ha ' fornito all'artista 11 tema di alcuni : quadretti di uno spiccato sapore ro i mantice. Nei fiori specialmente il Mal , vano si distingue per la grazia dei toni_ ,e note ()j colpre S(.mpre dovi|nate. e anche nel ritratto riesce di ! ^articolare efficacia. Questo artista non ! è nuovo per Torino; alcuni anni or . sono In una esposizione si Palazzo del. ila Promotrice 8l Valentino, ima pa irete era occupata da suoi lavori che Interessarono 1 visitatori. La Mcatra le del iUore Ma]. 1 vano resta aperta fino al 15 gennaio • ' dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 19.

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