L'uomo di Rotterdam

L'uomo di Rotterdam ~V I AGGIO IN OL AN TD .A. L'uomo di Rotterdam -CD A t, NOSTRO IN VI AT O)- ROTTERDAM, gennaio, laParrebbe difficile spiegarsi alla\vprima perchè la statua d'Erasmo l'han messa lì, nel Groote Markt, nella piazza del vecchio mercato, piuttosto che altrove: e così maestosa per giunta, in un ampio paludamento accademico. L'autore dell'Elogio della Pazzia se ne sta diritto impassibile sul viavai dei concittadini che non s'occupano di lui, degl'imbonitori che strillano, delle servette venute a discutere dei prezzi della giornata vicino al libro che tiene aperto tra le sue mani: sul quale sperabilmente i colombi passando e ripassando da un tetto all'altro non getteranno se non l'ombra del volo..Non somiglieranno per nulla all'uccellino dell'apologo di cui egli ci parla, a quello che asciava cadere un inopinato contributo di natura sul ponderoso testo di un pedante. Può sorprendere sembrare difficilmente spiegabile, che il loro Erasmo « primo uomo del secolo », come gli hanno scritto sul piedestallo, i cittadini di Rotterdam abbian pensato di collocarlo in un ssmvgsntlespIdBszrecfsmdcEluogo punto pittoresco nè bello, noni in un pubblico giardino, in uno dei\ tanti parchi di cui abbonda questa j vcittà al pari di ciascun'altra città i nolandese, in un luogo di maggior raccoglimento, favorevole al meditare; senonchè si deve convenire che l'animo popolare non poteva anzi esprimere il proprio attaccamento meglio di così, facendoselo vicino il più possibile, e dove più comune- mtrgpammente, ogni giorno, avrebbe avuto gail modo di rivederselo; nè interpre-1. Rfarne meglio il suo stesso animo, già che tutta la vita egli aveva dimostrato di voler essere un uomo fra gli uomini. E in verità è da scommettere che quanto a lui, in mezzo a quell'umanità in marcia, non avrebbe temuto di perderci il deco- tivcrparo, tanto che nemmeno si sarebbe\capacitato del bisogno che gli altri han sentito dì mantenerglielo rivestendolo di panni così curiali, con tanta e tal ridondanza di segni di distinzione: salvo a ricordarsi che sLa magìa di mezzanotte Ci ha perfino una leggenda questi non andavano a lui, ma aliletterato, all'umanista del Rinasci-\mento. Il popolo soffre di idee fis-\se, e putacaso un re se lo immagina ìsempre con la corona in testa: quel\libro, quel manto lungo strascicato [non lo allontanano dal popolo, e so-\no invece la prova provata che ili popolo lo ha fatto suo. j \jfl LtatMO Erasmo, ch'essa "giri una •„„ ognì volta chc sent, sl(0m. r * mezzanotte- d'ispirazione così; ' d'iwrsa p ispirarla fosse stato Erasmo ìn\ > 7„„„„„ { [persona. E non ha solo una leggen-\ Ida, ha la sua storia, una stona fì Imamente amena, piacevole. Durante le insurrezioni popolari, non si sa '—. , -- —, ! perchè, fu proprio lei ad andarci di\ |mezzo e a far spess degli sfoghi diparte: a parecchie riprese fu get-\tnfn hi acaua nel fondo dei canali tata i,i acqua nei jonao aei canati e poi ripescata e rimessa dov'era prima sopra lo zoccolo. Il povero, Erasmo che in vita doveva esser' ;statQ umno grandissima pazien-ìa! ripigliava ^ sua lettura, come) ......... , „ I fa niente fosse, nel mezzo del mercato, a -E neanche allora lo lasciavano ve- , \ramente tranquillo, perchè gli sca- e bini avevano decretato di farlo net- \tare e tirare a lucido, per riguardo ^ - lai forestieri che venivano a visitarlo\- na ogni angolo del mondo, o forse)\per timore che la proverbiale puli-\e zia olandese non dito. Ma diven n perdesse il suo cre-\iava lustro, brillante'a alz°- ma aiveru»vu mairi», v? <Mu»tc ^ .come un soldo nuovo di conio, e siicorrodeva alla lunga, rischiava di\deliberò di,e - .consumarsi; per cui si - mettere il punto a un'operazione - .fante aleatoria, e si lasciò al tempo o doparvi la pàtina. Le massaie non : :sj diedero pace d'una infrazione così i patente alle leggi sulla pulizia ob-i i ,^"»» dov'è la sua casa, non ci sara- {pericolo di sentirsi risponderei comebligatoria dei metalli, degli oggetti«fi &roHSO, di rame. Qui, almeno, se si chiederà a qual- la Noyon, nel nord della Francia: Cai\vìno> qual è u suo m€sfìeret anche l r i a i n l l se la sua casa saranno in pochi a saperla indicare. E non sarà gran male nè grave perdita rinunciare a vederla. Haec est parva domus magnus qua natus Erasmus: non è la sua casa se non perchè dentro vi è nato, come solo perchè vi è nato Rotterdam è la sua città. La sua città, la sua casa è un'altra, altrove. Gli epistolari del Cinquecento che ai nostri giorni si vanno raccogliendo e ri- ! pubblicando, da quello monumentale \ Idi Erasmo a quelli di Reuchlim,, di \Beato Renano e altri minori, ci con-\sentono di ricostruire con un'evidenza quasi topografica i rapporti letterari fra l'Italia e i rimanenti paesi europei: la varietà e il numero dei corrispondenti, la ricchezza delle informazioni, documentano tutto il cosmo intellettuale umanistico, ed è massime alla luce di essi che noi vediamo questi cani venatici, come li chiamava il Baronio, correre mezza Europa e più specialmente l'Italia. Umanista nordico \ Del tedesco Rodolfo Agricola scrive j va Erasmo che per primo introdusse i nei paesi germanici, dall'Italia, una migliore letteratura: gli sarebbe stato lecito di affermare a maggior ragione, con modestia minore e maggior verità che quel merito toccava propriamente a lui, in quanto fu lui a fortificare nei conterranei, in Germania e nel Nord, con le lettere e gassai più che le lettere, gli spiriti di 1. Roma e dell'antichità passati daU'l talia nel mondo moderno. Quello che il More amava considerare una nuova classe sociale, un terzo stato accanto a quello ecclesiastico e dell'aristocrazia, un « ordine dei dotti », di persone esenti ed esonerate da ogni altro lavoro e incaricate solo d'impa¬ \raro era una realtà, un fatto acqui i e sito già da un pezzo avanti di lui. Come educaaione per la vita la cultura antica agli occhi degli umanisti del nord mancava di una speciale frbsdlnmltdetcfcspgpeplsanzione che possedeva, per gli Ita-\cEdgStlinani, quella del sentimento patriotti -\co: ja Roma di Scipione o di Augusto -\apparteneva all'Italia come non apa ìparteneva, evidentemente, all'Inghill\terra e ana Germania teutonica: per o [questi popoli la storia e la lingua di -\Roma non potevano essere se non la li storia e la lìngua di un popolo stra j m'ero. Pure fu Erasmo a reagire a \coloro che usavano il latino scritto e fl parlato quale mera disciplina Intel- a lflude f aiu*° ^ìdo per nulValtro . ohe per lo sviluppo del gusto, fu lui ì0, capeggiare tutti coloro che si rifiu-.Ppiavano di ammettere chc il posto del n\lf'no nell Italia e nei paesi del nord {dovesse essere inevitabilmente diver- -\ trovava nell'antichità un i- fì^fJ^Z^Tel^^m. e aeale P°ln,co sociale ai superna tm a 'Portanza per il suo tempo, argomen- MdgDlseltigc—,. . .., : i ii i> • ■—i\tand0 sull esempio della noma un-Li Vaiale un regno di pace universale e\s-\M diritto. [ci Al fine di godere quella stessa paceli i j * wrnvmn' \a che Roma aveva goduto Erasmo non\o, avrebbe molto esitato a far sacrtficiO\r' di quanto costituiva ciò che oggi di-,-ìdamo mondo moderno. Non amava\e)le nazionalità, disprezzava le UngueìI nasionali come altrettanti vernacoli:\a Firenze non volle aver relazione con\gente che parlasse solamente il to-\, nazionali come altrettanti vernacoli: f- a Firenze non volle aver-relazione: conf- gente che parlasse solamente il to-\- scano, a Venezia si sprofondò nelleìo ^stamperìe di Aldo, questa o tal'altra\ o\eittà lo interessava perchè era patria-e)d'un dotto o sede di un'antica biblio-\-\teca, andò a Roma per abbandonare^-\l'abito ecclesiastico e per assistere\e'alle manifestazioni brillanti e super- c ...».../"»«»—«"•• «•••««»*. «« iihe dell umanismo romano. Sembravati\cioè considerare le forze dei suoi tem-\i,pi'da letterato, e afferrò bensì il com-j e o n ì -\effetti se vagheggiava una lingua u-\plesso significato del Quattrocentohnel senso dì un Poliziano, di un Castiglione, dì centinaia di cittadini còlti di Firenze o di Venezia, ma in' a\iinico e uniforme di cultura, ciò av-eìveniva perchè la Roma antica eraìi', nica, il latino, una chiesa unica, che'.per esser tale e universale non pote-\- va essere se non la cattolica, un tipo ! recare al progresso; costituisce di\ fatti la nota appassionata di quanto \ha da dire riguardo alla funzione dei\le lettere antiche nel dar forma alla per lui un principio attivo di ordineìsociale che bisognava adattare alle condizioni del proprio tempo, il principio da cui scaturiva a suo giudizio insieme con un più profondo e più umano sapere il benessere delle classi più umili dell'umanità. « Credi a me, non nasciamo uomini; ci si forma ». Fondere cattolìcismo e umanismo, un cattolìcismo riformato e un umanismo razionale, era secondo lui il maggior contributo ch'egli potesse i nuova generazione. Con tutto questo, per grande che josse il suo amore alla latinità, grande a segno da raccomandare che nelle famiglie babbo e mamma parlassero il latino per il bene dei figli, sentiva che non luì certamente avrebbe dovuto mettersi in stato d'accusa davanti alla sua coscienza, al modo di San Girolamo: « Ciceroniano sei, non cristiano ». Anche, diciamo pure, perchè non era in lui un pari scrupolo religioso da temere così fortemente di cadere in errore. Ciceroniano, letterato in maniera assorbente, esclusiva, non lo fu mai nonostante le inclinazioni e le debolezze da letterato. Uno ben più religioso di lui, Melantone, il teologo del luteranismo, avrebbe rifiutato ibdiploma di medicina a un candidato incapace dì leggere Galeno o di leggere Aristo tele nel greco originale. Non parrà dunque strano che ammiratore qual era del nostro Lorenzo Valla, l'autore delle Elegantiae, del quale diceva di fare così gran stima che, offendendolo, gli sarebbe parso di recare ingiuria a tutti i letterati, avesse di suo una tal qual predilezione per le parole e, in materia di lingua, una sensibilità intransigente più si affermava contro i pregiudizie doveva esser tale per vincerli. Rim-,. . „ „, .. proverava finanche a San Matteol'uso improprio di certo suo verbo \con scandalo di altri grammatici, diEck, specialmente, il contradittoredi Lutero a Lipsia. Il quale s'indignava fra l'altro che Erasmo avesseSpirito Santo, ispiratore della Scrittura, conosce tutte le lingue, e perciòa e o i -.Pei poter sopportare sia pure t^pi«l d - - . - Ma di una intransigenza che per lodetto commentando gli Atti che tigreco degli apostoli non è quello dìDemostene bensì la lingua del popo-. . ., lo, cosa per se stessa tanto evidente;s'indignava, e gli opponeva che lo.. . . : J±± j i era vano atteggiarsi a precettore del-lo Spirito Santo. Egli era troppo cn-tico, troppo nemico delle idee )atteinnocente dei fanatismi, quello cfeWeLa tragedia luterana Era lui che consigliava di viaggiare, di conoscere altri popoli, altricostumi, per imparare la tolleranza,■—' «""'" "~ -Letterato perchè amico del nuovoe\sapere ncm faceva delle lettere un [contraltare alla'religione, nè sar■eb-elbe aiunto aali eccessi di taluno fra ì\™ 9*U,W0 agii eccessi ai lamnojra n\nostn umanviH, di quel Boscoh, perO\fare un n0me, il quale supplicava-,gu cavassero Bruto dalla mente pera\p0ter fare una morte interamenteeìcristiana; e fu singolarissimo il SUo:\destino, e non senza ironia, che ^•n\oevuto com'era di sviriti classici-\Uomo d'ordine, : festino, e non senza ironia, che im-nfuto com'era, di spinti classici-\mmo d'ordine, idealeggiatore deìpace e di tolleranza, filosofo di vitaa\gioconda, fosse tenuto responsabile °^*l,TJ°?lrl ^^a-e protagonista del grande moto del-\la Riforma, di una secessione, de^uno scisma, di una rottura definìe\tiva col mondo latino. Scrive in "-«a- sua lettera: a Un tempo, da giova teueru: « un ivm-pu, uu yiuvuate e anche da adulto, scrivevo let-\tere per divertirmi, senza intenzio-j ire di pubblicarle. Esercitavo lo stil'ozio, sollevavo ^stomaco dal troppo pero, mi svagavo con gli amici: in fondo non fOlevo che scherzare, e non mi aapetMu-\tavo dagli amici se non che facesohe, ingannavo i n' v-lare ne tacere. Qualunque cosa aìpresa nei sensi più diversi^ anche ae'.sero altrettanto. Ma ecco la fra3ee-\dia luterana è scoppiata in così grano contesa che non è più sicuro par detta con le migliori intenzioni. Non si bada al tempo in cui si è scritto, e ciò ch'era stato ben detto al suoIbtemno vip» travfpritn ad un fl7rro atempo vien trasjeruo aa un altro,} che lo fa sconveniente». Il suo Jua-linuale del Milite Cristiano, manuale*ve bremario dì religiosità umanisti-1 sdupltca, conteneva l'idea di una semplificazione religiosa, il programma di una vita cristiana escludente da sè ogni pratica che non risalisse direttamente a Cristo e agli apostoli, tale da avere pertanto un sussidio necessario in una critica storica, intesa a sceverare dalla tradizione scritta ciò che ha'fondamento effettivo sopra i testi evangelici. Conteneva il programma della Riforma: a metterci la buona intenzione. Ed4 era invece quasi una giustificazio-\ ne, retòrica e moraleggiante, della necessità del nuovo metodo filologico, della nuova critica storica, che per Erasmo aveva solo importanza. Lutero non lo aveva perfettamente capito quando lo ringraziava di averlo trattato da buon scolaro, in quel suo libretto: dove accennava con compiacimento alle nugae delle indulgenze, di ciò che infatti no» poteva giustificarsi dui testi della Scrittura: dove accennava alle tesi di Wittemberga. Come nella critica filologica-storica s'era educato da noi, alla scuola del Valla, così parimenti aveva trovato un modello alle sue intenzioni filosofico-religiose nell'Accademia Platonica del Ficino e di Pico. La religione naturale era divenuta per lui un legame fra le religioni positive, senza più differenze confessionali, tanto che voleva aggiungere alle invocazioni delle litanie cristiane quest'altra nuovissima: Sancte Socrates, ora prò nobis. Senonchè isolato in mezzo ai suoi, snpdrpmoPdcdsNscilmdbglgMptt■oer sfatare le diffidenze e dar nro-1 per sjaiare le aijrwsmze e aur prò | , polemica, la verità cattolica del m " \bero arbitrio. Il Cattolicismo vince- L \ ; iva ancora Romano. ERCOLE REGGIO. \va * lealt*™°> .s<[else « Ml °f to|punto e si stacco da Lutero: sosten-jne contro di lui, in una clamorosa !!ì va perchè c'era al mondo chi si sen-l