Marsiglia, porto di mare

Marsiglia, porto di mare Tra gii italiani in Francia Marsiglia, porto di mare Dal nostro inviato speciale MARSIGLIA, dicembre. b— Però, questa bouillabaisse... a— Ghe piasela, sior? d— Non dico proprio che non la mi piaccia. Il pesce è fresco. Ma quello zafferano, via... Lo preferirei nel ri- ssotto, — Oh, benedeto! No i sa gnanca cossa ch'el sia, qua, el risoto. — Hanno la, zafferano e non sanno fare il risotto ? — Semo a Marsiglia, sior. Su questo non c'è da aver dubbi. Una bouillabaisse, un cameriere italiano, una veranda squassata dal vento attraverso la quale, tra piramidi d'ostriche e raggiere di limoni, al di là di un vecchio tranvai sovraccarico, l'occhio piglia d'infilata i trabaccoli e i brigantini struscianti contro il selciato giallo le poppe stinte votate a Manette, Fanny, Clementine: eh, sì, siamo proprio a Marsiglia. — Quello che non capisco è come, avendo inventata la bouillabaisse, si siano fermati a mezza strada, invece di fare il passo decisivo e approdare al caciucco. E' un grave caso di arresto di sviluppo. Il cameriere ride, a labbra chiuse. Poi, curvandosi misterioso sul tavolo, non senza aver gettato uno sguardo cauto dalla parte del gerente che si arriccia con importanza i baffi biondi, davanti alla cassa: — Poareti! Vorlo che ghe lo diga?.,. I xe mone! Città logora No, caro: questo, poi no. I marsigliesi sono persone intelligenti. Ma quello che inclinerei a credere, stamattina, è che nella loro struttura inorale ci sia effettivamente qualcosa cheli condanna a restarsene a mezza strada, che lì distoglie dall'elevarsi alla perfezione. Ad onta del suo meraviglioso sviluppo marittimo, Marsiglia continua ad essere una città logora e sbrindellata e, con una estensione topografica enorme, una città senza grandezza. Gialla, del colore della bouillabaisse e delle bandiere di quarantena, i suoi quartieri più celebri fanno pensare'con raccapriccio alla peste del 1720 nella quale perirono, dicono, quamntamila cittadini, la metà della popolazione. Addensata tra il Vecchio Porto e il boulevard des Barnes, quale la vedo di qua, fra le piramidi d'ostriche e le raggiere di limoni, è indubbiamente pittoresca, coi suoi vicoli a scale e a gomiti pieni d'ombra turchina, con le sue sale fragorose di biancheria umida, le sue bettole, i suoi postriboli aperti dì e notte come corpi di guardia. Marsiglia, che pure ha voluto offrirsi nel 1932 il lusso di un congresso internazionale di Igiene Medìterranaa, questo bisogno non lo sente. Parecchi decenni fa, tagliò nel folto l'anemie de la République per aprirsi un varco diretto fra la Cannobiera e la stazione marittima della Joliette: ma quel chilometro di rettifilo sembrò aver dato fondo ai suoi propositi di sventramento, e ai due lati della nuova arteria le cose rimasero al punto di prima. Un altro gruppo di stabili decrepiti e malfamati disparvtì subito dopo la guerra dietro la Borsa di Napoleone III: m_ nessuna amministrazione comunale ha ancora trovato il coraggio di erigere quivi un quartiere nuovo, e il luogo è rimasto nudo e pelato come una chiazza di tigna sulla giubba terrosa di una leonessa. Una città che ha saputo spendere miliardi per moltiplicare, a forza di muragli/mi artificiali, la capacità di un porto insufficiente, resta poi inerte e apatica davanti ai problemi più gravi della propria sistemazione in- terna. Il leggiadro palazzetto municipale specchiante laggiù, sopra le alberature cardate dal maestrale, il suo doppio timpano secentesco nelle acque verdi del porto romano ingombro di piccoli velieri come una darsena provinciale ha sempre sulla testa, non altrimenti di due secoli fa, una specie di Casba orientale, uno di quei così detti « quartieri risei-vati» che gli europei lasciano sopravvivere nelle città coloniali per non urtare inutilmente gli indigeni e per tener da conto il colore locale necessario al fiorire dell'industria turisticaInvece di buttar giù la propria Casba, anche Marsiglia preferisce raccomandarla ai forestieri, spingendo la bonarietà fino ad avvertirli di non arventurarvisi dopo il calar del sole, indiamente come le agenzie di viaggio consigliano ai turisti in escursione ad Algeri. Magazzini e chiese Lo stesso quartiere della rue Sain: Ferreo! e della tue du Paradis, il più regolare c il più ordinato di tutti data dal Settecento e porta cor rassegnazione sugli omeri color paglia duecent'anni di rughe e di acciacchi. Per scoprire edifici nuovi intonachi freschi, forme moderne conviene uscire risolutamente dal centro, decidersi a cercare le villiilei Prado e della Comiche: ma an che laggiù i turbini di polvere, i par- cdppchi aridi dai prati spelacchiati, gliasfalti che -si rompono danno, allalumia, un senso di incuria e di ab- bandone, fanno pensare all'Oriente, a viali di Pera, più che non a strade di una grande e prospera città occi dentale. Gira e rigira, le più belle costruzioni di Marsiglia, le sole che si affermino ben fatte e ben tenute l concepite con intendimenti adeguati, sono i casermoni monotoni dei Magazzini Generali eretti alla Joliette dall'ingegnere Desplaces per la Compagnie des Docks et Entrepòts, gli edifici della Stazione Marittima donde salpano i postali per l'Africa e per l'Oriente, i Silos del bacino d'Arene. Con spirito nettamente industriale, Marsiglia non tiene da conto se non i ferri del proprio mestiere- Il resto non l'interessa. Nemmeno le chiese, primo orgoglio delle città di ogni tempo e di ogni paese, giunsero mai a- sollevarvisi dal mediocre. Il Calvario, la cui modesta guglia romanica fa capolino sui tetti a mancina del Municipio, è una cappella che non sarebbe di troppo in un borgo di pescatori. Per offrirsi il lusso di due edifici religiosi di. grande stile i moderni Feaci dovevano attendere, tanta era la fretta.', la seconda metà dell'Ottocento, l'epoca che perpetrò la basilica del Sacro Cuore a Parigi. Ma, ideate a freddo, da scenografi più che da mistici, le due nuove chiese sorsero sulle alture impervie che si fanno riscontro all'imboccatura del porto, ai due capi del fantastico ponte sospeso dove non è mai passato nessuno, e furono due chiese bizantine, due specie di moschee, l'uno, e l'altra, santuari da passeggiate domenicali, chiese per uso esterno, destinate alla decorazione del porto e all'edificazione dei naviganti più che non ai bisogni spirituali di una comunità di fedeli. Non sarebbe stata, per avventura, ptisg3!aassntnLpl'cisNtcippszlbmzmorzgttcscpt^sla Camera di Commercio a farle sor- Inle'dUgere dalla terra cretacea, anziché l'anelito religioso dei marsigliesi? Il paragone con Genova Quando di Marsiglia si è detto che è un porto di mare, si è detto tutto. In nessun'altra terra latina il senso dì una espressione diventata proverbiale quale simbolo della confusione, dell'andirivieni affaccendato, del caso e della fortuna potrebbe trovare impiego migliore. Fra tutti i porti di mare del Mediterraneo, è questo ad esserlo in più alto grado, in termini più esclusivi, con lineamenti più estremi. Sorge spontaneo il paragone con Genova: ma è un paragone che serve soprattutto a fissare l'originalità di Marsiglia. A dispetto dì tutte le loro innegabili e ineluttabili analogie di funzione, di ritmo, di situazione, di assetto organico, di topografia, le due grandi metropoli marinare differiscono profondamente. Genova è rosea e aristocratica, ha la gorgiera di pizzo e lo spadino al fianco come i personaggi dipinti dal van Dyck in Palazzo Rosso. Carica e scarica bastimenti, ma le sue mani dì alabastro plGMlfPzdsono liscie e affusolate e la, sua te, sta d'oro possiede ancora la maesta\del corno ducale che la cinse per se coli Marsiglia è democratica come i.,mattone, rubiconda, rozza e scarni-]ciato,: sa di guance di tela di sacco,, d'aglio e di vino. In Genova i difetti classici del « porto di mare » appaiono emendati da secoli di governo, di diplomazia, dì guerre; il negozio è base di tutto, ma su questa base \sorge il crisma di un ordine politico, un edificio di pinnacoli, di balaustre, di spalti, di scalee, di cupole, architettura patrizia serbante ancor oggi la dignità dello stato sovrano. Marsiglia ebbe anch'essa in retaggio dal Medioevo un carattere indipendente e una vivace aspirazione a regnare: ma l'uno e l'altra vi rimasero tendenze platoniche, non seppero mai pigliar corpo in una solida realtà storica. Anche qui i marsigliesi si fermarono a mezza strada. La differenza tra le due città è misurata dalla loro diversa posizione nei confronti del retroterra. Le città di mare, anelanti carene sbandate sul fianco da generazioni di vele tese sui bompressi e sulle verghe dei porti come spicchi di aerostati traenti al largo, logliono formarsi nei secoli un'anima quasi da isole vaganti. Protese verso l'esotico, aspirate dalla lontananza con tutta la forza delle gote d'Eolo, perpetuamente con la prora sull'orizzonte in atto di salpare verso altri lidi, esse tengono dei marina), che la terraferma opprime e che nessun'arte guarirà mai della refrattarietà ad acclimatarsi in un'atmosfera di civica dipendenza nè dell'incapacità a destreggiarsi tra le secche e gli scogli del mondo. Storicamente, i grandi porti marittimi sono tutti diventati grandi nell'isolamento e il loro ideale fu sempre quello di costituirsi in stato, come le nostre Repubbliche] marinare, come le Lina Anseaticne,\ soZo modo di esistere secondo le leg-\ gi del mare e non secondo quelle della terra. Genova, fedele a questo pideale maturò il proprio carattere e il vrovrio destino sovrano in opposi-'■'ione al viccolo vaese di aaricoltori rlir Ir «f«rrt rtVp'mnllp 4 VfirtinTin''te/edeftò ^Meote Venne stronca_\ldi buon'ora dalla pressione dì unìretroterra compatto ed omogeneo,'[aiimto troppo presto al ce»i{ra7i5mo| politico e amministrativo ossia alla tirannide. Il suo carattere e il suo destino si maturarono in dipendenza della grande monarchia che le premeva 3iigli omeri come in conformità del!a nozione opportunistica che nella accettata dipendenza i suoi interessi specifici avrebbero ottenuta la soddisfazione più larga. Le ambizioni genovesi le ritroviamo dunque tutte a Marsiglia, ma calate di tono, svigorite, decapitate, corrotte. L'epoca in cui Marsiglia somiglia di più a Genova è il Medioevo, quando l'incessante lotta fra il vescovo locale e il conte di Provenza la rende, in pratica, pressoché libera di sè stessa come le repubbliche italiane. Non appena in Francia, con la metà del secolo XLTI, Parigi e il potere centrale prevalgono, la somiglianza impallidisce. Marsiglia discende rapidamente al livello dì un municipio: inquieto, riottoso, volontario, sì, ma addomesticato, tenuto al guinzaglio. Quelle forze che nella città ligure sono già sbocciate in repubblica, nella città provenzale si aggomitoleranno in un semplice sodalizio professionale: la Camera di Commercio. Sòrta nel 1650 prima di ogni altro organismo del genere, sarà questa, per Marsiglia, la consolazione e il rimedio dì tutte le nostalgìe^ di governo. E in realtà, non si tratta quasi di un piccolo governo, tollerato per comodità anche unaupuse depocietocmilindomefftozioGoGBj stgeKIWI centralismo di Luigi XIV e dei suoilSsuccessori, più temperato di quello che applicheranno l'Impero e la Repubblica giacobina? Non è per suo tramite che ì marsigliesi ammini- ^plIZ Tcon^^nctil tMstabiliti negli scali levantini, tengo npchsitr Ino a bada i bey di Algeri, di Tunisi{ cole di Tripoli inviando loro regali ini ca'denaro, assicurano il servizio posta-, pUè tra la Francia e la Barberia e provvedono, in caso di bisogno, all'armamento della flotta del Re? Grazie alla Camera di Commercio, Marsiglia potrà darsi fino al secolo XVIII l'illusione d'essere una città Uberà e di quando in quando offrirsi anche iTlus30 di discutere con Parigi. Ma è pur sempre una situa zione subordinata, la sua; e, quan do Parigi alza la voce, deve pur fi nire con l'obbedirle. Non vedrà quindi sorgere tra le sue mura un'aristocrazia, come Ge nova, un Senato, un Doge; non avrà un Andrea Daria, non saprà fare uscire dai suoi fondachi graveolenti, dalle sue stive sozze la porpora e l'ermellino immacolati di una nobiltà di governo: dovrà accontentarsi di una classe dirigente di mercanti e di armatori, e il suo Libro d'Oro sarà un annuario commerciale. Le scarpe di corda invece dei gambali di acciaio fino, il fustagno invece della seta. E la bouillabaisse invece del caciucco. Di qui il suo carattere incurabilmente democratico, di qui la sua indisciplina, surrogato spicciolo di nJtrgCrilnGnlo| tnpctspt j£ ^tto di autonomia cui, <to\P\t.„-~ ™c„„ c,tì della SMper&a^ensa cft|CS6|i].„* j^_„*„ „„ „ m.._~t mgd, d Jorìche e n'ella sua fisonomia dì \tìmentale un senso insuffidente del e i à i è e e i i e a n e e a i i i n e] né opere d'arte, senza illustri wcen-i snercittà di sudante lavoro si stampò per sempre un che di disadorno e di trasandato, una mancanza di armonia, una strana povertà spirituale e sen la legalità, una viva antipatia per l'ordine, un disprezzo profondo delle forme, tutte caratteristiche che, in quel salotto agghindato e un po' freddo che è la Francia, dovevano farne una specie di scandalo permanente. Spavalderia e vanità Tenuta al guinzaglio ma arricchita da questa dipendenza, la nostalgia del potere finì per giunta cól mescolarsi nella sua anima a un certo servilismo, la fierezza nativa del suo genio a una discreta dose di demoralizzazione. Marsiglia è diventata una città estremamente diversa dal resto della Francia, intraprendente, spavalda, campanilistica, dotata di una vanità da farne impallidire sin quella di Parigi — un autore marsigliese non ha forse scritto che fu Marsiglia a vincere Cartagine, con l'ajuto di Roma? — ma l'impossibilità di disporre interamente di sè le ha insegnato in pari tempo l'incuria, l'indifferenza, il cinismo e tutte le forme del mal costume politico e amministrativo. Secoli di sorda lotta irlcaguimpmmdcdsrtlishdzccon una capitale che vorrebbe tutto taccaparrare, tutto subordinare, tatto! adrciderP l'hanno tpnmrnta hVp irvi-1 pVtrliZ ten^ stenze tenaci ma nello stesso tempo, ______ *______* * «^^^ItoZL-ere, ,\ maestrale disperato nella] -\ dprrpmtudine nella sua bouilla-V*e * . "et''e*nl 'mo paisse, come quei caaem o» Vranae ce WWMWO^ che, respinti neil omora,_-'^"l maggiorasco, finiscono col rtltun- si Zlare a"e PomPe del mondo e coni-idn''ìimcersl nel commercio della cono- e_\9Uv'con l'inselverai ai partiti estre-&n~ ,'Poslzìnnr o| l e (arsi eleqqere deputati di op-, : v:c'lCONCETTO PETTINATO.

Persone citate: Andrea Daria, Barnes, Francia Marsiglia, Luigi Xiv, Napoleone Iii, Paradis, Pera, Sain