Alle fonti

Alle fonti Alle fonti LONDRA, dicembre. La marea dei traffici mondiali, dal cui flusso dipende il pane di tanti che lo cercano sulle acque, si mantiene in costante riflusso su quasi tutte le spiaggie — sempre più bassa — ma continua a segnare uno slivello incomparabilmente meno precipitoso su queste spiaggie inglesi. Qualcosa cede altrove, resiste qui. E si pensa che questo e non altro debba essere il punto di partenza del nuovo flusso che presto o tardi s'inizierà. Certo gl'inglesi si sentono i meno discosti dall'alta marea a venire. Nessuno osa calcolarne la vera distanza, ma i più sono convinti che la chiave della ripresa rimanga in questo mercato — la chiave buona, poco valendo le chiavi false. Credono che sia giuoc- forza tornare alle fonti, e che le fonti siano nel loro sistema, o meglio al centro del loro sistema di traffici. Vediamo come ragionano. Da mezzo secolo in qua, al centro del sistema mercantile impiantato dall'Inghilterra traverso il mondo, c'è sempre stato, sotto l'apparente disórdine, un ordine essenziale; tra pieghe tumultuarie e accidentali, un fusto di ragione rettilinea in termini di necessità. Per l'Inghilterra, da cinquant'anni in qua, gli scambi col mondo significano pane. Letteralmente pane dopo l'abbandono a fondo dell'agricoltura; tanto più, dopo l'incremento demografico che impose di cercar surrogati all'agricoltura paesana, ossia pane di fuori, perchè la fecondità di Cerere qui è inesorabilmente limitata dall'est guità. di terreno e dalla precarietà di clima. Quindi, una rete di scambi tra un grande Paese praticamente di tutta industria e innumeri Paesi praticamente di tutta agricoltura. Questo al cèntro del sistema: scambi ragionati e ragionevoli, di reci< proca necessità, nei quali splende di luce propria la gran pietra di paragone del commercio, che è la possibilità di pagamento. Perchè alquanto commercio può essere imbastito per un certo tempo anche sulla più ovvia impossibilità di pagamento, ma non per tutto il tempo. La pietra di paragone è inevitabile per il commercio che vuol durare. All'atto pratico, nei labirinti delle superstrutture finanziarie che circondano il commercio, può convenire, anzi spesso conviene, contentarsi di pagamenti nominali, non reali, tra Paese e Paese, ossia fondere la lettera del pagamento nello spirito del giuoco; ma la virtuale possibilità di pagamento deve sussistere se il commercio deve durare. E presso il tronco del sistema inglese di traffici è sempre stato possibile pagare ed essere gagati. Nè tale antisettica possibilità si è ristretta al tronco. Si è estesa alle immediate branche formatesi intorno al fusto con ampie partecipazioni di terzi. Queste branche sono, di scambi che non rispondono a necessità assolute, ma servono al perfezionamento della produzione e della vita, come pure in funzione di calmieri di prezzi. Vi rientrano i prodotti-specialità e i prodotti-brevetto, i minerali remoti e i frutti dei tropici. Non è gran roba a petto di quella che inonda la cerchia degli scambi governati dalla necessità — di pane da un lato, di panni dall'altro. Ma è roba la cui circolazione realmente aiuta gli uomini, e non infirma la possibilità di pagamento. Su queste basi, è chiaro che possono condurre vasti traffici di natura ragionata e ragionevole solo i Paesi o tutto industriali o tutto agricoli in primo luogo, e in secondo luogo i Paesi industriali che tengono poca terra al sole, anche se con fatica e ingegno ne cavano parecchio. Non possono invece avere grandi scambi se non d'artificio quei Paesi che insieme crn grandi indu- mssgctsgaenttbqtmldNdmabumtptnsdsafztebbvddgSmtpsScnAgtm"vruvSdrmzLlngnnncMlgNstrie posseggono grandi agricolture, i Quando essi insistono a voler crear: si scambi colossali, presto a tardi | scatenano crisi colossali. Hanno ter-|ra al sole fin che vogliono, produ-1nnrm immensità di manufatti ch'essiII cono in-mentita di manufatti gi cono immensità ai mamuaiucn essi stimano ì migliori del mondo. Po- • rebbero godersi l'una e gli altri, e Hfraicontentarsi di scambi mediocri le branche dei prodotti-specialità e simili, relativamente poca roba, e roba incontestata, in piena possibilità di pagamento diretto o indiretto. Ma chi è mai contento della sua sorte? Vogliono vasti traffici alla loro volta. Perchè c'è davvero del grande nei gr . Perchè c'è davvero del grande nei].,-andi scambi. Chi può condurli, go-ì de varietà e pienezza di vita, mangiai meglio, respira più largo, e si diver- le; se inclina ai sogni, può sognare di più. E' un uomo di mondo anzichéjdi provincia. Soltanto, va esposto, alle raffiche del mondo, mentre 1 uo-;rno di provincia sta al sicuro. Ma non I :ii mio ave-e ad un tempo la sicurez-1 za'e l'avventura. Se l'uomo di prò-. vincia anela all'avventura, deve ven-1dere il podere e farsi marinaio. Non ■ può coltivarsi il podere e navigare alj tempo stesso: gli va male soprattut- te la navigazione, per la quale non si rivela realmente tagliato. Senon- che, i Paesi in parola sono tutt'altro che disposti a vendere la loro agri-!coltura, a buttarla a mare, succeda ; poi quel che vuole. Ne rimangono in-: vece gelosissimi, e non a torto; ma|ecco quel che succede. JA tutta prima, col fragoroso varoldi scambi d'artificio, sembrano con- j quistare caterve di mercati. I loro commessi viaggiatori posseggono lo slancio dei neofiti; spalleggiati da [risorse naturali, da vantaggi finan-1 aiari o tecnici, e da produzioni inlmassa, possono facilmente praticare prezzi di micidiale concorrenza. Fanno perciò girar la testa a mezzo mondo, in ispecie ai Paesi agricoli, cioè alle clientele di quegli altri per i quali i traffici significano pane, non sport. Onde tutto presto si arruffa s'intossica s'intorbida come non mai attraverso l'intiero sistema, e si precipiterebbe difilato alla guerra se a j,- «ir>n confiosPTr) che in nuelid torbido rivali di tal fatta dovranno pur stancarsi di pescare, perchè non ci sono pesci per loro. Il sistema reagisce da sè. Non c'è bisogno di guerra, a meno che i rivali delusi non si mettano alla pesca di una lite. Presto o tardi, emerge l'ineluttabile castigamatti, — l'impossibilità di pagamento. Ad un potente Paese agricolo-industriale clie tiene in casa tutti i viveri e i manufatti che vuole, e si diletta a vendere favolose valanghe di mercanzia caotica a destra e a sinistra, il mondo per ovvie leggi economiche, finisce per non poter neanche sognarsi di pagare i soli interessi sui conti giacenti. E' già molto se, chiamato al saldo, non lincia i brillanti commessi viaggiatori dai quali si lasciò indurre a comprare tutte quelle valanghe di materia commercialmente priva di senso. E non li lincia soprattutto perchè non tardano ad eclissarsi. Tornano a casa. Non c'è più niente da fare su piano di conquista; il mondo è indicibilmente depresso; non restano che gli affari di senso comune, più pochi ma buoni. Siamo alla crise delle crisi, una specie di Apocalisse. Nè direttamente nè indirettamente i compratori delle valanghe possono pagare, perchè il venditore non può realmente esser pagato per tanta roba a meno che non butti a mare o la sua agricoltura o la sua industria. I poveretti invano cercano di spremer sangue dalla rapa della loro posizione "con auto-strangolature doganali e monetarie; è peggio per tutti. Anche per i superstiti traffici del venditore, che si assottigliano più degli altri. Egli non può essere pagato, e la natura del commercio non è di scostarsi soltanto da chi non può pagare. Naturalmente gli resta la risorsa di fare da sè. Nessuno vuol male a chi non può essere pagato, se si chiude un tantino in casa. Di apocalittico allora non sopravvive se non la sorte ultima dei copti in giacenza. Chi ha la più pallida idea di quel che avverrà in merito? Ma che possano schiacciare molto di più quel che resta dei traffici mondiali qui non si teme. Se le ramificazioni e le fronde non sono mai apparse più percosse e inaridite, il tronco, essenzialmente inglese, sta in piedi dal più al meno come nelle crisi anteriori, tutt'altro che inaridito benché percosso alla sua volta. ! Avverte, si pensa qui, che dev'esserci un senso anche nei traffici, la dimenticanza del quale si sconta. Consiglia di tornare alle fonti, e indica la via della ripresa, destinata a passare per di qui. MARCELLO PRATI.

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