Il re goto che dorme sott'acqua

Il re goto che dorme sott'acqua ITIN BIZZ .A. IR. IR. I Il re goto che dorme sott'acqua Le silenziose lavandaie -■ A. von Platen, G. Carducci ed Alarico re - Un brutto moderno « Castello del Mago » - La consegna degli gnomi -- Crati 0 Busento? e a a e è a o e a s r ¬ COSENZA, dicembre. I tonfi goffi della biancheria, insaponata che le lavandaie battono sui grossi ciottoli bianchi del greto si uniscono al fruscio delle acque che, sotto il Ponte di Alarico, salterella da un gradino spumoso. In tutto il mondo, due o più massaie che si riuniscano a lavar panni presso il fiume alternano ciarle e canti. Più ancora che il sapone, per render candida la biancheria, giovano le canzoni le quali danno ritmo ed energia ai paffuti gomiti irrorati. Cantati le donne negre risciacquando nel ruscello equatoriale quel palmo quadrato di stoffa che forma tutto il loro corredo; cantano le sen-taku-ya dagli occhi a mandorla mentre la spatola picchia l'insaponata effimera biancheria nipponica: cantano persino — nell'Estremo Est e nell'Estremo Ovest — i gialli lavandai maschi. Nell'Italia più assolata, poi, 'na lavannara canta e se n'avanta e pe' tramente lava, torce e spanne, come se il suo mestiere vero fosse quello di cantare: e la lavutura un'occupazione secondaria, un accompagnamento al. canto. Sotto il Ponte di Alarico, le poche lavandaie, sul greto, lavorano in silenzio o parlano a voce tanto bassa che quella della cateratta basta a coprirla. San poche lavandaie, poi che le donne cosentine preferiscono andare a sciorinare altrove la biancheria e i canti. Qui, presso il ponte, da quindici secoli regna nell'aria — inespresso e rispettato — un divieto contro ogni rumore gaio. Sotto il corso perenne delle acque dorme, dal 410, Alarico re dei Goti. « Nachtlich am Busento lispeln, bei Cosenza dumpfe Lieder, Aus dem Wassern sehallt es Antwort, und in Wirbeln klingt es wieder...» cantò, cento anni or sono, un erede etnico dei Goti, innamorato dell'Italia, August von Platen, commosso di ritro- vare qui la tomba d'un re di gente sua. Gwsue Carducci traduceva da lui con lo stesso ritmo lugubre: Cupi a notte canti suonano da Cosenza, sul Busento: cupo il fiume li rimormora dal suo gorgo sonnolento. Su e giù pel fiume passano e ripassano ombre lente: Alarico i Goti piangono, il gran morto di lor gente... Tre colli, due fiumi e tutta la storia di Cosenza sono dinanzi a chi si ponga qui, sul Ponte di Alarico. A levante, precipite fin quasi su la sponda sì da lasciare appena lo spazio per poche case sovrapposte, la gran caserma D. Moro e la via Plebiscito, è una montuosa propaggine della prossima Sila: su di essa si inerpica la strada che, dopo Spezzano — a pochi chilometri da Cosenza — è già a 7tiille metri e regala al turista incantevoli panorami boscosi: nella stessa montagna si insinuano in galleria — dopo un ponte parallelo a quello sul quale tu sei in osservazione — le littorine snelle e audaci della Calabro-Lucana che, dopo giravolte impressionanti, raggiungono Catanzaro e Catanzaro Marina.Di fronte, verso meridione, è il digradare pittoresco della più tipica Cosenza, la città vecchia che fiancheggia la via intitolata al cittadino più illustre, il corso Telesio. La vecchia Cosenza, dalle strade a sghimbescio e animata di vita formicolante, è costretta alla confluenza dei due fiumi, sospinta dal grosso colle sul quale Federico II piantò massiccio il castello. In questo, due secoli più tardi, nel US}, Luigi d'Augia, duca di Calabria, sposò Margherita di Savoia, figlia di Amedeo VII. AqatplesBlsfsspuddvcCon questo giro completo, l'occhioìnOggi è un rudero, decaduto, che ha perduto pietre e dignità. Dall'altro colle, quello a ponente — verso la catena montuosa tirrenica — sorge un bizzarro rossiccio castellaccio, al quale l'ironia cosentina ha dato il nome fiabesco di « Castello dell'Orco ». Nessun Orco vi abita: tutto lo spazio interno abitabile forma un vastissimo serbatoio idrico dell'Acquedotto Pugliese. Il massiccio edificio roggio e merlato domina la parte moderna della città, la quale non ha altra fisonomia che quella della nitidezza architettonica e della simmetria stradale... Il quarto lato panoramico, verso settentrione, è quello più aperto: la vallata in cui si allarga il Crati, che poi piega ad oriente per andare a sfociare in una pianura che ebbe un nome fastoso, poi lugubramente malarico ed ora legato ad una grandiosa bonifica: la piattina di Sibari abbraccia tutto ciò, dal Ponte di Ala rico: lì presso gorgoglia il Busento, gettandosi nel fiume più grande. Ma perchè il ponte di Alarico è sul fiume Crati, se storia e leggenda sono concordi ncll'affermarc che il gran re visigoto fu sepolto nell'alveo del Busento ? Il Busento, li presso, ha un altro ponte: ma è intitolato a San Domenico. Secondo Orosio e Zosimo dei tempi suoi, secondo von Platen e Carducci dei tempi nostri, del Busento, ecco, si schierano su le sponde i Goti, a pruova, e dal corso usato il piegano dischiudendo una via nuova: e nel letto del fiume prosciugato scavano profondissima una fossa in cui calano il morto re, armato e a cavallo, mit der RUstung, auf dem Pferde. Insieme con Alarico, — aggiunge la leggenda — fu sepolto gran parte del bottino ingente che egli aveva accumulato rapinando l'Italia e Roma. Pochi mesi appena eran trascorsi da ; qnand a H a sto del j 10 eijU era ■ entrato vittorioso in Roma per quella j Porta Salaria che oggi i vecchi sol| tonto ricordano, perchè adesso è Piazza Fiume. Era il primo invasore tentone che entrasse in Roma come conquistatore : ciò gli valse, nella storia, il titolo di raptor Urbis. L'aureola di «rapinatore di Roma» splende di latinità e di ori rubati. La morte — forse con l'unghiata mano gialla della febbre — agguantò crs Alarico mentre si preparava a conquiste e rapine ancora più vaste, più a sud. Già una tempesta aveva disfatta, nello stretto di Messina, la flotta pronta a salpare. Perchè i Goti abbiano sepolto in quello strano modo il loro re, non sappiamo: e con gran cura essi vollero che non sapessimo neppure in qual punto del Busento riposi Alarico. Ricondotte nel loro letto le acque, tutti i prigionieri e schiavi che avevano compiuto il lavoro furono strangolati acche non rivelassero l'ubicazione. Un sistema pratico per assicurare il segreto; e tipicamente gotico. Così, sotto le acque di un fiume riposa il Re che era nato tra le acque di un altro: sull'isoletta Peucè, alle foci del Danubio. Nel Busento e nei pressi, vari sondaggi furono fatti; e poi che, in taluno, venne trovata qualche movila d'oro — che ora è al Museo — la tentazione ili ìnuove ricerche è sempre assai forte. i a l a snosaplcabnznievbRlnlndgea a e » a ò Ma forte è anche la potenza occulta che, ogni volta, arresta i lavori: fa mo-|trire di mal misterióso l'audace o squas- tsa con terremoto il suolo scavato. mQualcuno vi ripeterà — fingendosi rumincredulo, ma con riserva — che gli « gnomi » hanno l'incarico di custodire la tomba. Gli gnomi f Come mai sono arrivati sin qui, alle falde della Sila, quegli esseri che — tra le stranezze del '500 — l'alchimia bizzarra dello svizzero Paracelso escogitò ecdd1per affidar loro missioni magiche e geo- j vlogiche? ! fChe il Ponte di Alarico non sia su; gBusento — come storia e leggenda vorrebbero — ma sul Crati, 2>resso la confluenza, potrebbe spiegarsi con una supposizione audace ma appunto per ciò probabile. Poi che i Goti con tanta cura vollero mdcelare il luogo ove è sepolto Alarico,, Snon è probabile che ufficialmente dices- ; psero di aver deviato il Busento, mentre] t— Zi presso — deviarono invece il i ICrati9 Igr„ .„ . j dLa denominazione, mormorata dap-, sprima e accreditata poi, nacque perchè 1 mil segreto trapelò. Oltre gli schiavi e il prigionieri che furono uccisi, c'erano Sanche quei Goti che diressero i lavori i Ged uccisero &*•> ^^oo,i,ij„ „7.„ ,,. BE possibile che proprio tutti abbia-, Gno saputo conservare il silenzio? IcAnche in piena leggenda, una cosa nsimile non è facile a credersi. *T ... 'Mlodai P COSENZA: Il Ponte di Alarico sul Crati, alla confluenza col Busento. (Foto SAITTA). I nostri lettori hanno potuto attraverso un recente servizio di un nostro inviato farsi un'idea della vita e dei drammi dei guardiani dei fari. Ecco ora che entrano in funzione i fari senza guardiani. Questo è il primo; sorge al largo dell'isola d'Ouessant e ha nome «Torre de Nivldic». •