Rinascita del positivismo?

Rinascita del positivismo? Rinascita del positivismo? Che l'annuncio d'una ripresa del positivismo ci venga per i tipi della vecchia Casa Torinese dei fratelli Bocca è quasi nell'ordine delle cose Chi ha dimenticato i volumi in quarto della « Biblioteca di Scienze Moderne », dalle copertine onuste di misteriosi simboli, che al principio del secolo diffondevano tra noi il pensiero scientifico europeo? Parecchi di quei grossi volumi sono finiti ingloriosamente sulle bancherelle quasi a testimonianza del tramonto di quel pensiero. Il volume con cui oggi L. Geymonat presenta al rinato positivismo, le nuove scuole di filosofia scientifiche, si riannoda a una tradizione (La nuova filosofia della natura in Germania, Bocca, Torino, 1934), Il vecchio positivismo era morto per mano propria. Aveva avuto grandiosi successi nella seconda meta dell'Ottocento, forse non tanto per merito proprio quanto per effetto dei trionfi della scienza sperimentale, di cui voleva esser l'araldo. Comte, Spencer e gli altri si erano proposti di ricondurre anche la filosofia a metodi che tanto avevano giovato alle scienze : le avevano prescritto di abbandonare i sogni della metafisica e di limitarsi a registrare fatti e leggi, quali si presentano all'osservazione. Nulla di più naturale e di più semplice. Pero, è stato proprio un positivista radicale, il Mach, a scoprire che le leggi scientifiche nascono dal bisogno di risparmiare energia mentale, sono schemi riassuntivi, etichette, sotto le quali raggruppiamo le nostre esperienze. Ed e stato un matematico, il Poincaré, a dichiarare che i principii della geometria altro non sono che comode convenzioni. Poiché dunque la ragion d'essere delle leggi scientifiche non andava più cercata nelle cose, ma nell'anima umana, accorta costruttrice del suo universo, fatalmente dallo studio della natura si fu respinti allo studio dello spirito : il positivismo dovette cedere il posto allo spiritualismo. La scienza però ha proseguito, per suo conto, sulla sua strada. Ha adottato nuovi metodi e punti di vista, cosidetti relativistici, allo scopo di climinare dalla ricerca ogni residuo arbitrario. Si è accinta a studiare la complicata struttura dell'atomo, del- la luce, dello spazio, con l'aperta ambizione di dare un quadro fedele della realtà. Tosto o tardi questo rinnovato fervore doveva portare a una revisione delle idee sul valore della scienza stessa e dei suoi procedimenti. L'impresa era stata già tentata in Francia dal Meyerson : oggi lo è, nei paesi tedeschi, dalla nuova corrente che il Geymonat ci presenta col nome di neo-positivismo. II promotore di questa rinascita è Moritz Schlick, professore all'Università di Vienna. Alla sua scuola è alleata quella di Hans Reichenbach, già professore a Berlino. Organo dei due gruppi la rivista Erkenntnis. Anzitutto il giovane movimento si rifiuta di ammettere che i concetti scientifici siano delle comode convenzioni. Vuol restituire alla fisica matematica tutto il suo valore di verità e di certezza. Ammette che il mondo si presenti, al primo sguardo, come un insieme di fenomeni, ciascuno dei quali si distingue per un suo tono, per una sua qualità individuale, ma scorge anche rapporti e forme, caratteri essenziali delle cose, che l'intelletto fissa in concetti : è questa la conoscenza scientifica. Essa è matematica, perchè solo il numero consente di dominare con esattezza le varie fasi d'un fenomeno e d'inquadrarlo in una teoria. Simile a uno spartito, dove le note rappresentano con precisione una sinfonia, la scienza trascrive in equazioni i più complicati processi della natura. Questa conoscenza scientifica si attua in tre diversi momenti : individua, anzitutto, in mezzo al fluire delle sensazioni, gruppi di oggetti e rapporti, ai quali fa corrispondere dei concetti ; coordina poi questo materiale in teorie sistematiche e razionali, e infine verifica,_ tornando ai fatti, se la teoria corrisponde ad essi, se è feconda di applicazioni nei particolari controllabili. In pratica però i tre momenti si integrano in un unico processo, in cui osservazione e ragionamento si sostengono e stimolano a vicenda. Tra i rapporti, che secondo questi neo-positivisti, l'esperienza ci presentai vi sono anzitutto quelli di spazio e di tempo. Essi non sono nostri modi di considerare le cose, ma sono reali, sono proprietà effettive de corpi. Lo spazio fisico, ragiona i Reichenbach, deve essere quello proprio di una geometria che sia valida per la fisica. Orbene, secondo la fisica recentissima, la geometria non c dovunque identica, non è universale ma cambia a seconda della speciale distribuzione della materia : la gra vitazione determina nelle varie re gioiti dello spazio una struttura di versa di esso, e quindi la geometria valida in una data località è il risultato delle forze che vi agiscono, e qualcosa di fisico, qualcosa di analogo alle altre proprietà dei corpi. E poiché è un effetto di cause, essa rientra nel sistema dei rapporti di causa ed effetto. Ma non ha forse la fisica modernissima contestato il principio di causa sostituendogli quello di probabilità? Senza dubbio, risponde il Reichenbach, ma soltanto in tal modo si può intendere che cosa sia il principio classico di causalità. Il principio proclamava che, se si conoscono tutte le cause d'un fenomeno, si può con certezza assoluta prevedere il suo andamento. In pratica però i fattori, che concorrono a produrre un fenomeno, non sono mai tutti conosciuti. Rimane sempre, per quanto piccolo, un residuo ignoto. Dunque neanche la fisica classica poteva parlare di certezza assoluta, ma soltanto di una grande probabilità. Quale è allora la novità della nuova fisica? Mentre l'antica tendeva a una probabilità identica alla certezza, la nuova fisica riconosce valore scientifico anche a una probabilità meno sicura. La causalità rappresenta uno dei gradi di probabilità, quello maggiore di tutti. Negli altri casi, i più frequenti, la combinazione dei fattori è così complessa, che ci si deve accontentare d'una probabilità approssimativa. Le leggi scientifiche devono restare elastiche; invece d'un tipo unico, rigido, di rapporto causale, si hanno più tipi, di maggiore o minore probabilità, a seconda delle sezioni della natura che si studiano. _ II Geymonat ha indubbiamente ragione di definire questa teoria la più empiristica che sia finora apparsa nella stona : essa toghe al principio eli causa ogni carattere che non gl derivi dal gruppo di fenomeni stu diato. E' la relatività che nella causa. introdotta an- Naturalmcntc i neo-positivisti credono nella realtà in sé delle cose, indipendente dal nostro modo di conoscerle. Se le sensazioni, essi dicono, sono mutevoli, il nostro intelletto riesce a costruire delle teorie fisiche che sono verificabili e quindi corrispondono alla realtà. Tuttavia la verificazione è sempre parziale, e quindi il valore delle teorie rimane sempre incerto. Poiché però la scienza progredisce scoprendo sempre nuovi principii ricchi di nuove conferme, e lecito ammettere, aggiungono i neo-positivisti, che ci stiamo sempre più accostando alla verità e che lo sforzo dei secoli non è stato vano. La nostra scienza è e rimarrà « approssimata », poiché la verità assoiuta rimarrà sempre un idealc ma ciò non sjKnjnca che essa sia falsa. Proprio il continuo varia re nella scelta dei metodi dimostra che esiste un ordine nella natura al quale faticosamente ci avviciniamo. Se la scienza fosse costituita di schemi arbitrari, non ci sarebbe bisogno di correggerli ad ogni passo; se nonci fosse un ordine nella natura, cheandiamo intravedendo, non ci sarcb be una storia della scienza. La forza insomma, che sostiene anche questa nuova forma di positivismo, e la persuasione della fecondità della scienza, la constatazione dei suoi successi, il suo punto debole è la sua premessa: che nella realtà naturale esistano rapporti e gruppi aiquali corrispondano i nostri concetti.Vecchissima questione, alla qualenon sembra che i neo-positivisti apportino un contributo originale. Ma non è qui il caso d'improvvisa re discussioni. Tutt'al più si può os servare che più che a un ritorno al positivismo di Comte e di Spencer, — che si rifiutavano di scendere nella realtà delle cose e si accontentavano della superficie dei fenomeni, — è a Galileo che conviene riferirsi. Non ha Galileo definito il metodo scientifico in termini analoghi a quelli di questi neo-positivisti? Non ha prescritto che dall'osservazione dei ^ sl .scal,sf »» ipotesi generale pe: poi verificarla con 1 esperimento:' D'altra parte é innegabile un'afri nità col vecchio positivismo. Questisi screditò quando pretese di applica-re i metodi delle scienze fisiche allavita dello spinto. Provoco la violentareazione dello spiritualismo, che lotravolse. Resistono quest] neo-positi-visti alla tentazione? Non sembra.Non contenti di foggiare una nuovalogica delle scienze, essi mirano aimporla a tutta la realtà, fisica e spirituale : e sono, in questo, veramentepositivisti, eredi dell'errore di Comte e di Spencer. Carlo Antoni.

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