Le ultime ore di Francesco Giuseppe

Le ultime ore di Francesco Giuseppe Le ultime ore di Francesco Giuseppe "Quello che in me era mortale, l'ho scacciato; non sono più che l'Imperatore che non muore inai „ Parigi, 19 notte, luMaurizio Venie, continuando sul- lVIntransigeant la sua interessantissi- cma inchiesta sui drammi dell'Europa icentrale, ci paria oggi degli ultimi igiorni dell'Imperatore Francesco Giù-1 vseppe, morto il 21 novembre 1916 nel j pcastello di Schoenbrunn. I tScomparso in uno dei periodi più te- «tri della grande tormenta che scon- mvolgeva il mondo, la sua morte, in mez-l szo a tanto succedersi di tragici eventi, enon poteva avere quella eco che in al- gtri momenti non avrebbe mancato di nsuscitare Ad ogni modo non crediamo, iche siano stati pubblicati particolari, ecosi precisi sulla fine di quel Sovrano. cche volle e seppe esserlo fino all'ulti- dmo respiro e che quando già sentiva la ! vfine avvicinarsi, pronunziò queste pa- '. role: «Quello che in me era mortale j l'ho scacciato: non sono più che l'Im-1 peratore che non muore mai». I I particolari inediti che Maurizio Verne ci riferisce 11 ebbe da un vec- tchio famigliare di Francesco Glusep- : cDe nel gabinetto da lavoro dove l'Im-, vperatore riceveva i suoi visitatori. i c... , ,|, i sAl laVOrO SlIIO airUltimO 1 mdai primi giorni del novembre]Fin \j 1916 Francesco Giuseppe era stato col-1 pito — disse il vecchio famigliare. La! malattia, con le sue alternative tirò: Qper le lunghe fino al 21 novembre. In quei giorni di febbre quel vecchio di 86 anni non smise di alzarsi verso le 4 del mattino, come faceva da un quarto di secolo. La giornata di lavoro, in tempo normale, interrotta da brevi pasti e da passeggiate nel parco, durava S^tSSSS^11^^■tfP'^w.lpoi veniva il Gran Ciambellano diì Corte con l rapporti; poi il Principe di i Montenuovo; poi il programma delle visite e dei ricevimenti della giornata. Alle 8. udienza dei Ministri, degli1 alti dignitari, poi gli Ambasciatori. E sempre in piedi, appoggiato a un leggio, il vegliardo riceveva tutte quelle persone. Morente, l'Imperatore, in nome dei suoi doveri, non si credette autorizzato a mutare la sua vita quotidiana. Verso il 20 novembre in tutte le chiese di Austria si celebravano messe per il ristabilimento della salute dell'Imperatore che tutti nel castello vedevano Minava 'i^Sn^tre accadesse quello che accade a tutti gli altri vecchi, cioè che fosse a letto circondato da medici e infermieri. Si dimenticava semplicemente che Francesco Giuseppe in quel momento supremo, più che mai fedele all'etichetta, si considerava come il primo vecchio dei suoi popoli, quello che doveva dare l'esempio, e non aveva il diritto di mostrarsi debole. Verso le 4 del mattino dell'ultimo giorno della sua vita, il suo fedele Ket- terl, il vecchio cameriere, lo svegliò, gli fece indossare il suo umile vestito da camera; dopo di che l'Imperatore si recò nella camera dove riceveva, sedendosi al suo scrittoio col dorso curvo e le mani tremanti. Come voleva l'etichetta, alle cinque del mattino i valletti spalancarono i battenti della porta del gabinetto di lavoro e l'Aiutante di campo si presentò col suo rap- Eorto. « Leggete » ordinò l'Imperatore a voce dell'Aiutante di campo trema¬ Nessuna deroga all'etichetia va. L Imperatore lo pregò di parlare con tono più fermo. E lo ascoltò. Si fece dire, come al solito, l'impiego dell tempo della sua giornata. I verso le 8 i medici vennero e con- statarono nell'Imperatore una crescen- le debolezza. Essi dissero la loro opi- mone al Gran Ciambellano di Corte, ma rimanevano incapaci di determi- nare il morente a mettersi a letto. Il capo del protocollo venne a leggere il suo rapporto particolare e annunciò al jRe che il Papa taceva trasmettere la7.f^%ì l°ne fPos,tol>ca. Si trattava se-1=°"d° u P™toc°U°; di far dare all'Ini- =n=f,Ì^71 ? U - Sacramenti senza spaventarlo, ma vi si sarebbe riusciti? * u il cappellano di Corte che si pre¬ sentò col pretesto che il Nunzio avrebbe portato la benedizione del S. Padre ■ o „• —, , : T,d° a^,rCeVell° d0p° la ione. Il cappellano non nascose Francesco I luogo benedlzloue del Nunz,° ebbelaVerso mezzogiorno l'Arciduca Car-; S0^„^R?A„«C^R*S1hS.Ì,05 Ilascoseri™?™* 5™KJÌ?iJ™?% Francesco Giuseppe venirgli incontro mezzo bar- collante e riceverlo con la solita cor-testa. La confessione, la comunione, lo, principe ereditario, : medici, si fece annunciare insieme al-; l'Arciduchessa Zita, ma, conoscendo | l'implacabile rigore di Francesco Giu, seppe, lo fece pregare di evitare ogni ! disturbo a causa di loro e chiese di essere ricevuto seduto su una poltrona. I L'Imperatore ascoltò questo paiole i con meraviglia. Si alzò e disse al capo i del protocollo: « Non mi è mai accaduto di ricevere una signora seduto; ■ io non penso che l'Arciduchessa mi ; permetterebbe di rinunciare a questa regola ». E suonò onde chiamare il cameriere per vestire l'uniforme per ri1 cevere, come l'etichetta esigeva, il Principe ereditario. Il caso diventava delicato. Il principe di Montenuovo dovette usare tutta la sua diplomazia per persuadere il morente, ma la debolez: za aumentava cosi rapidamente che j questi si rassegnò. L'agonia cominciava tanto più terrii bile in quanto l'Imperatore lottava ; sempre e rifiutava di recarsi nella sua camera. Egli rimaneva seduto in polI trona. L'angoscia nel castello era mor| tale.i vecchi servitori piangevano nei corridoi, pronti ad accorrere, la famiglia aspettava, ma nessuno osava infrangere il protocollo che proibiva ili varcare la porta del gabinetto. Un vecchio familiare ricordò poi che alcuni giorni prima era avvenuta una scena significativa; in piena notte l'Imperatore era stato colto da una crisi di soffocamento; venne avvertito il medico di servizio il quale giun 3G in frotta dopo avere indossato una veste da camera; quando entrò, l'Im- peratore, seduto sul lettuccio, sostenu- to da guanciali, s] alzò con collera: « Marsina! —ordinò — Marsina! >. Il medico dovette ritirarsi e tornare ve- stito con la marsina come l'etichetta esigeva. Nel pomeriggio dell'ultimo giorno l'Imperatore ebbe parecchi svs- nimenti e degli attacchi di sonnolenza. il volto mutava di minuto in minuto, era già quasi cadavere ma mentre tut- co sembrava finito ebbe un sussulto di energia, si alzò, tornò al suo ta- volo di lavoro, aiutato da Ketterl clas- sifico dei documenti di Stato, si fece leggere alcuni telegrammi dal fronte romeno, rinchiuse dei documenti in una busta che chiuse a chiave. Era venuta la sera ma l'Imperatore aspet- tò 1 ora solita delle preghiere per re- carsi nella sua camera. Ketterl do- vette portarlo come un ragazzo. Fran- cesco Giuseppe non aveva perduto i sensi e conservava anche in quel mo- mento il suo spirito di uomo vivente '".un^corpo^ che già non apparteneva P*ù alla vita Domani Maurizio Venie narrerà Quella che fu l'ultima notte di Schoen¬ brunn.

Persone citate: Francesco Giuseppe, Francesco I, Maurizio Venie, Maurizio Verne, Schoen

Luoghi citati: Austria, Europa, Parigi