Di fronte a Rossini

Di fronte a Rossini La vita sentimentale e mondana di V. Bellini Di fronte a Rossini Nell'esame della sua coscienza non rovava di che rimproverarsi. « Uscito d'Italia», si era «guardato di fare le minime osservazioni sulle opere degli altri maestri ». Era questo un antico abito cauteloso. Parlando di Rossini, non s'ora dovuto sforzare nel lodarlo, benché seguisse una diversa tendenza artistica. Ma aveva accentuata Tarn mirazione incondizionata. ('35) «Io non fo altro che dir sempre bene di ui e mostrarmi entusiasta della sua musica, (come è vero che lo sono stato e lo sono ancora) ». Aveva più volte notato la decadenza della fortuna rossiniana. Benché non sapesse attribuirla al mutamento del'ambiente sentimentale, al romanticismo suo e di Donizetti e del francesi ffifCfClìi M K||M 1 .7 1 s I IL TEATRO ALLA SCALA. vidi conrfgli, a sollecitargli la più fativa benevolenza, a dichiarargli che lui dipendeva tutta la sua fortuna. (18 nov. '34). «Io gli risposi che, egli avesse preso dell'affezione per mconsigliandomi e assistendomi cosi pmio comportamento, come per la coposizione, io gli giurava che avrei guito il suo parere; infine che, cerdella sua benevolenza, sarei restatoParigi; senza quella, mai. Egli rispoche ne aveva sempre avuta per me; io risposi che non dubitavo per quebenevolenza che le oneste persone hano pel loro prossimo, ma che io palavo di quella da padre a figlio, da ftello a fratello. Egli mi promise cl'avrà ed io nulla farò senza suo co e dei tedeschi in reazione all'aromanticismo di Rossini, cercava di sfruttarla per il proprio vantaggio: (24 ott. '34) «Oh se io potessi giungere ad essere direttore del Teatro Italiano, sotto la tutela di Rossini stesso, Prio, non 10 persuaderà mai che le sue come farei montare tutte le mie opere, ! poiché quelle di Rossini ora qui si sono 1 ridotte ristucchevoli, quasi come in Ita- ; lia! Una sera sola si riveggono con'piacere, la seconda non si può resi- stero, essendo di già usate in maniera ; da far morire di noia. Ora si dice che \ il Teatro Italiano, Rossini lo ha per1cinque anni ancora. Se questi veramen- i te abbandona la gelosia, avendo ora bisogno d'opere nuove in tutti gli anni, J forse mi farà delle proposizioni, e forse ; potrà per un'opera all'anno pagarmi una ventina di mila franchi. Allora io l Ef?£™!: a_£aFÌ?L^^^ scrivere pei teatri francesi; e poi se fossi sì ben pagato, con una compa-, gnia magnifica, ti giuro che la cosa non potrebb'essere più giovevole, ed è per questo che chiamo tutti questi de- j sideiii quasi castelli in aria, perchè! forse il pensare di Rossini verso di mejnon cambierà mai, ed il suo amor prò- .opere non possono più reggere il suo teatro. Basta, vedremo! ». Giunto a Parigi, Bellini comprese che gli era indispensabile la benevolenza, la protezione di Rossini. Ripose dapprima quasi tutte le sue speranze nell'ossequio. Più tardi s'avvide che la;sua naturale franchezza, malgrado i se-; greti infingimenti, e il suo valore gli'avevano pur giovato. Durante la com-' posizione dei Puritani metodicamente)! si avvicinò a lui, cominciò a frequen-'i tarlo, gli fece parlare di sè, affinchè quegli conoscesse i suoi pensieri. Incontrò dapprima una certa resistenza. Probabilmente si compiacque di esagerarne l'intensità. Per altre vie sappiamo come Rossini lo valutasse. Dalla lettera di Olimpia Rossini a Pietro Folo del 17 ago|sto '55 risulta che il Pesarese ammiAvava. in Bellini soltanto «la soavità, la 'grazia melodiosa, la dolcezza melanco |nica, doti di geiiio e di carattere ». Par\landò con Florimo, Rossini giudicò (che Bellini non aveva appreso « tut\ti i segreti della scienza musicale; gli restava ancora molto da imparare ». Al De Sanctis disse: « Gli mancava l'abbondanza di idee nello scrivere ». Poiché questi giudizi furono espressi cent'anni dopo la morte del Bellini, e «tre, quando tutta 1 opera e tutte le qualità potevano venir definite e riassunte (e Rossini accennò anche ai « ca polavori » belliniani), se ne deduce che, prima dell'apparizione dei Puritani, la stima belliniana di colui che, composto ;] r"»,,iw,»» ™i o„„„o t„ „.,♦., i>~ „ Wlìelm° Teli, aveva, troncata 1 ope rosìta'.anche Per 1 avvento di partiture sinfonicamente elaborate e di spartiti informati a tendenze estetiche diverse e più progressive delle sue, poteva es sere ammirativa, si, ma non entusia Le preoccupazioni della critica rossiniana, procedente su rilievi reali con obbiezioni ragionate, e perciò gra . ve sull'opinione pubblica, non erano dunque infondate nell'animo di Bellini, ! Il lavoro di approccio parve a Beijijni necessario, urgente. Rossini non fu .insensÌDile aUe qualità di ]ui Dls3e ^ Pepoli che gli piacque il suo « carattere aperto », il sentire profondo, « come lo mostra la sua musica ». In un colloquio senza testimoni Bellini cominciò a sollecitare il protettore e a sperare. « Io poi gli dissi di consigliarmi (eravamo soli) oome fratello a fratello e lo pregai di volermi bene. « Ma io ti voglio bene », egli mi rispose. « Si, mi volete bene, ma bisogna volermene più », io soggiunsi. Egli rise e mi abbracciò. Attendiamo l'occasione... ». Intanto conquistava simpatie e badava a far del suo meglio (21 settembre '34). « Sinora a Parigi sono stimato oome il migliore dopo Rossini, e ■spero, se non m'inganno, di rinforzare ;1 ; '; )! i tale.opinione con la mia nuova opera, 1- „j „i 1 \. _!la quale, mi pare che sì presenti bene assai. L'ho poi istrumentata con una acutezza indescrivibile, si che ad ogni pezzo che finisco provo una grandissima soddisfazione ». Fiducia — « ora pare che mi ami » 1— e dubbio — « vedrò se duri l'influenza del male » — si alternavano. E tanto prevaleva il dubbio, e anche l'esperienza di quanto la simpatia e l'antipatia possano nelle persone meno giuste e nell'ambiente del teatro, che non esitò a far la corte alla potente amica del « Maestro di coloro che sanno ». «Io frattanto l'altro ieri incontrainel bureau dell'impresa la sua innamo-rata, madama Pelissier, e mi dimostraiIncantato di vederla e le domandai il permesso di andarla a visitare in casa. Iersera vidi che tale mia premura fece effetto, perchè tanto essa, come quelli che erano nel suo palco, applaudivano con trasporto. Cosa nuova!! Rossini anche ha dovuto influire verso di questa, la quale so che mi odiava a morte; dico clie a Rossini, nel dirigergli io la modestissima preghiera di sottoporre ai suoi avvisi la mia opera nuova, tale mio passo ha fatto perdere l'equilibrio, in modo che lo credo ora tutto a miof une lu ureuu urti luuu a. iiuufavore. Iddio voglia che io indovini!!Fra otto giorni ritorno a Parigi, auxBains Chinois, ed allora ho detto aRossini d'accordarmi qualche momen-to per fargli sentire quello che ho fat-to e siamo cosi di già convenuti ». Conquistato Gioacchino e Olimpia con il tratto astuto, amichevole e gentile, non tardò a ottenere da lui i prov- IL TEATRO ALLA SCALA. vidi conrfgli, a sollecitargli la più fattiva benevolenza, a dichiarargli che da lui dipendeva tutta la sua fortuna. (18 nov. '34). «Io gli risposi che, se egli avesse preso dell'affezione per me, consigliandomi e assistendomi cosi pei mio comportamento, come per la composizione, io gli giurava che avrei seguito il suo parere; infine che, certo della sua benevolenza, sarei restato a Parigi; senza quella, mai. Egli rispose che ne aveva sempre avuta per me; ed io risposi che non dubitavo per quella benevolenza che le oneste persone hanno pel loro prossimo, ma che io parlavo di quella da padre a figlio, da fratello a fratello. Egli mi promise che l'avrà, ed io nulla farò senza suo consiglio ». In questo tono dimesso e affettuoso il calcolo quasi sparisce, tanta è viva la gioia recata dalla stima del maestro e sincera la devozione. Pochi giorni dopo, 24 nov., il calcolo lo induceva a dar prove tangibili del suo ossequio: « Provo la soddisfazione di poter corrispondere con interesse all'amicizia ohe mi dimostra quest'uomo Immenso. Se la sua protezione prende forza, la mia gloria ne guadagnerà moltissimo, perchè egli a Parigi è l'oracolo musicale». Avvenne infine la totale dedizione d'ogni vanità e consapevolezza; 14 die. « Eccovi il povero mio lavoro terminato, fate di esso il meglio che vi aggra- Ida' toglie*e' a^iun&ete; modificate il l tutto, se lo credete, e la mia musica guadagnerà sempre ». Era la vigilia della prova decisiva. Conseguito il trionfo, essendo ancora necessario l'appoggio di Rossini, Bellini continuò a « dir sempre bene » |di lui... «Quindi spero che mi vorrà bene sempre ». Provvide a fargli giunjgere notizie della sua riconoscenza (4 i febbr. '35) : « Fatemi il piacere di scriI vergli che io vi ho comunicato quanto j gli debbo in questa circostanza per i : consig» che dato, ecc., ecc. In !una Pa*?la cerchiamo d'averlo amico ». ! Aspettava ulteriori favori, l'assisten,za nel musicare un hhretto francese, ;nell'ottenere un contratto con l'Opera. Anche nella fiducia, nella certezza, vegliava. Ripensando, concludeva che Rossini non avrebbe avuto interesse a ingannarlo. Nel marzo '35: «Mi ama schietto e senza mistero nè composizione diplomatica ». Due mesi dopo: «Non temere più per l'amicizia di Rossini; egli mi sarà favorevole in tutte lo circostanze; io sono legato a lui con una strettissima affezione. Egli mi consi- i .. . —& iS«a in tutto e con giudizio ». Due mesi dopo: «Tutti dubitano del suo caratteire; io sinora credo che non potrebbe ; ingannarmi, perchè me no avvedrei- e jpc» non ci vedo ragione sufficiente»'. dopo, Due mesi dopo, la morte troncava, vita, speranze e ambascie. Andrea Della Corte Nell'esame della sua coscienza non trovava di che rimproverarsi. « Uscito d'Italia», si era «guardato di fare le minime osservazioni sulle opere degli altri maestri ». Era questo un antico abito cauteloso. Parlando di Rossini, non s'ora dovuto sforzare nel lodarlo, benché seguisse una diversa tendenzaartistica. Ma aveva accentuata Tarn mirazione incondizionata. ('35) «Io non fo altro che dir sempre bene di lui e mostrarmi entusiasta della sua musica, (come è vero che lo sono stato e lo sono ancora) ». Aveva più volte notato la decadenza della fortuna rossiniana. Benché non sapesse attribuirla al mutamento dell'ambiente sentimentale, al romanticismo suo e di Donizetti e del francesi IL TEATRO SAN CARLO. Severini, régisseur e amministratore del Théàtre Italien. LA CASA NATALE PIANO DELLA STATUA, NELLA PRIMA META' DELL' 800*

Luoghi citati: Italia, Parigi