Primi intrecci

Primi intrecci Primi intrecci Si vive male sapendo che qualcuno ci odia, si prova un senso di minaccia continua, di insidia perenne; le ore passano lente per quell'agitazione profonda che è in noi, quel senso di ansietà tormentosa. Così pensa Oliviero quando rincasa dal liceo e passa rapido nel corridoio, affrettando il passo, specie davanti all'uscio della stanza di Paola, sua sorella, che sta dentro a parlottare con qualche amica. In camera sua, egli si chiude come in una fortezza, colla scusa di studiare, e se qualcuno bussa non si decide ad aprire se non dopo qualche istante di batticuore. Ma non è che la cameriera. — Signorino, vuole la merenda? —Portamela qui. j Tempo fa, non molto, la merenda l'andava a fare nella sala da pranzo con sua sorella, le amiche di sua sorella e il suo amicone Federico, che veniva spesso a studiare con lui. Un chiasso facevano, un baccano !... Era cosa piacevole in fondo. Peccato, egli dice tra sè, che tutto si sia guastato. Ma proprio per colpa mia? Se lei non fosse mai venuta, Lei, Isabella. Per un pezzo in casa non si faceva che parlare d'Isabella, la migliore amica di Paola, la prima della classe, una delle più graziose ragazze che si potessero vedere, sottile come un giunco, con un fascio di ricci castano-dorati, un profilo a linee molli e gentili, e due occhi vivacissimi. Paola tirava sempre giù tutte le divinità femminili del cinematografo per trovare delle somiglianze con Isabella. E Oliviero, talvolta, l'accompagnava a casa quando diventava buio presto, le sere d'autunno. Ella abitava lontanuccio, in una strada tutt'altro che elegante, una strada di sobborgo popoloso dove, a un quarto piano, sua madre e suo padre tenevano un piccolo laboratorio di sartoria da uomo. Poiché se ne vergognava, ne parlava con un'audacia sprezzante, trattando Oliviero di « vile capitalista » e di « figlio di papà ». — Che ne vuol sapere di certe cose, lei che si fa servire da servitore e cameriera anche per prendere il caffelatte la mattina? Mi faccia ridere! Strugglc for life!.. Sa che cosa vuol dire? La lotta per la vita!... Studio anche l'inglese, io, sa!... Oliviero non badava a quel che lei diceva e neppure s'offendeva dei suoi scherzosi insulti ; le guardava la bocca così arcuata e morbida e quegli occhi di velluto lucente cui il sarcasmo dava un'eccitazione febbrile. — Ah, com'è bella, bella! Era riuscito una sera a baciarla, giù per una stradetta laterale del sobborgo, poco illuminata, e l'aveva stretta con impeto fra le braccia rimanendo stupefatto di sentirla divenire molle e senza resistenza, come se d'un tratto, quella forza proterva che l'animava, fosse svanita come nebbia al sole. Lei si era messa a piangere e aveva cominciato a chiedergli : — Mi vuoi bene, dì, mi vuoi bene?... con un'insistenza da far impressione. — Mi piaci tanto! egli badava a dire. — Ma mi vuoi bene? Puoi volermene tu che sei un signore? Egli sentiva confusamente che l'affare del quarto piano e della pie cola sartoria aveva sempre una grande importanza per l'orgogliosa che voleva essere amata per la vita, ma per istinto fingeva di non capire. Le sue labbra eran così fresche quando egli la baciava! Poi, il suo amico Federico, al quale aveva raccontato la graziosa avventura, vantandosene un poco, l'aveva spaventato. — Sei matto, dì?... Ma non sai che quella lì è di quelle che s'appiccicano? Un bel giorno tu te la trovi sul serio fra le braccia e sei obbligato a sposarla... — Ma non si tratta che di un semplice flirt! — Per adesso. Ma poi? Certo che, per la verità, ella era un po' troppo esigente in fatto di dichiarazioni, meglio dunque girare al largo e fingere di dimenticare i pochi baci scambiati nella strada buia. Ed egli aveva fatto il nuovo, l'indifferentone, quello che casca dalle nu vole e che all'ora di accompagnare Isabella a casa, scompariva misteriosamente. Se l'era trovata poi sulla strada un bel giorno, pallida, cogli occhi febbrili, altera come una principessa, e colla loquela di una sedotta da romanzo. — Lei si è preso gioco di me !.. Io la odio, vede, quanto è possibile odiare. Non dimenticherò mai il male che mi ha fatto. Non la vorrei più neanche se mi pregasse in ginocchio. Ma se potrò farle del male... Non l'avevano tanto impressionato le parole quanto l'espressione di rabbia focosa che ella aveva negli occhi, quell'odio gli aveva dato davvero un brivido. Che gran male aveva poi fatto, si chiedeva, non era mica un cattivo ragazzo, lui, ma aveva ancora da studiare, e poi suo padre non avrebbe mica scherzato, se si metteva nei pasticci... Non lo capiva, lei, questo? L'aveva guardata umile come un cane bastonato, ma lei non s'era commossa. E adesso egli vive male con quella sensazione di essere odiato e perseguitato ; quella ragazza è una specie di pazzerella, oh, se non l'avesse mai incontrata!... Per colpa sua adesso passa come un ladro in punta di piedi davanti alla stanza di Paola, sta rintanato in camera sua fingendo di studiare, sempre col batticuore che a un bel momento Paola balzi davanti a lui colle braccia conserte : — Adesso so di cosa sei capace tu ! Isabella mi ha detto tutto ! È io dirò tutto attcsrasvmssstlgpapa!... Odiosissima Isabella!., Seccatrice insopportabile con tutte le sue arie, la sua superbia, il suo finto sprezzo per i rischi e per i nobili! Quella graziosa cameriera dall'aria rispettosa e umile è mille volte più dignitosa e più a posto di lei, che si dà tante arie! Carina quella cameriera.Sentendola passare, Oliviero, socchiude l'uscio e la chiama, sommessamente. — Senti; chi c'è di là da mia sorella? — Qualche signorina... — Le solite? — Non mi pare. Queste non le avevo mai viste. — Senti, la conosci tu quella che si chiama Isabella? — Sissignore. — C'è? — No, è da un pezzo che non viene più. Oh, gioia! Abbraccierebbe la camerierina per la contentezza. Oh se se ne fosse andata per sempre ! Fosse scomparsa definitivamente dal suo orizzonte!... Liberato, leggero, allegro, si mette a passeggiare nel corridoio, tende l'orecchio alle chiacchere che vengono dalla stanza di Paola, poi si trova lì quando le ragazze escono e fa un bell'inchino. — Buona sera, signorine! Le accompagna perfino nell'entrata, poi afferra Paola per un balletto con lei, nel salotto. — Sta fermo, via, lasciami andare ! Paola torce il viso, irritata, fredda, pallida. Finisce collo svincolarsi bruscamente. — Finiscila, ti dico! Non ho voglia di fare il chiasso! — Perchè? Ella alza le spalle e va ad appoggiare la fronte ni vetri della finestra, ma non guarda fuori, tiene gli occhi chiusi. Oliviero sente uno strano freddo al cuore; ha paura, e col coraggio della disperazione chiede in tono troppo fatuo e leggero : — E dì un po', quella tua amica... quell'Isabella, non si fa più vedere? Paola sta un momento immobile, poi si volta e ha le labbra stirate in sorriso amaro, sardonico. — Eh, no! Non sai?... Non ha più tempo di venire da me! Va a spasso con Federico, adesso, sicuro, fanno insieme lunghe passeggiate romantiche lungo il fiume... Già, si sono messi d'accordo qui, sotto i miei occhi, guarda un po'. E tu non ti sei accorto che Federico non viene mai ?— Già, Federico. E guardando la sorella egli dice stupidamente, senza potersi trattenere : — E a te piaceva Federico, vero? — Oh, Dio, che scemo sei! Ma perchè dico queste cose a te, che non capisci niente? Furibonda, va ad aprire la radio sedehdocisi davanti c rannicchiandosi nelle spalle, come per isolarsi. E la stanza si riempie del formidabile di un'orchestra di gi ganti. Oliviero torna nella sua stanza e siede nel buio. Isabella e Federico passeggiano in riva al fiume, egli la bacia e lei lo supplica : — Mi vuoi proprio bene, dì? Adesso è innamorata di Federico e lui, Oliviero, può star tranquillo, forse ella l'ha già dimenticato. E Oliviero impara adesso che nella vita, spesso, la fine di una pena vuol dire il principio di un'altra. Carola Prosperi fragore

Persone citate: Carola Prosperi