Il giorno di Marconi

Il giorno di Marconi Il giorno di Marconi Roma, 14 notte. Il 111 dicembre, sarà, d'ora in poi, l « Marconi's day », il giorno di Marconi, la data di nascila della radiotelegrafia transatlantica. La storica data è stata da tutti ceebrata, poiché l'appello del Comitato radiomarittimo fu raccolto con entusiasmo da tutto il mondo marinaro, che ben sente e comprende di quanto vantaggio per la sua comodità e sicurezza, sia stato fonte quel primo atteso ansioso messaggio-esperimento, trionfatore dell'ignoto, vincitore d'ogni oscura forza di natura e dei suoi elementi. Era quello un passo veramente gigantesco: non erano trascorsi che cinque anni dal primo timido esperimento della villa di Pontecchio, quando Marconi, da solo, con una segreta speranza nel cuore, dal solaio della casa campagnola era riuscito a far percorrere alle onde-radio un tratto rettilineo dì una cinquantina di metri, mettendo in movimento un rudimentale martelletto imitante l'apparecchio telegrafico ricevente Morse. Dopo cinque anni, le onde radio effettuavano in due secondi wn percorso di 3600 chilometri, vincendo la curvatura della terra, le avversità atmosferiche, tutti gli ostacoli della natura. Chi credeva a Marconi Chi credeva a Marconi nel 1900 ? Nessuno, tranne sua madre e due amici cari, Costanzo Ciano e Luigi Solari. Quando a Bologna i tirimi testimoni dei suoi sforzi narravano le modeste esperienze del giovane studioso, erano derisi; dopo le prove ufficiali fatte pel Ministero della Marina, l'invenzione di Marconi era giudicata un piacevole esperimento pei gabinetti di fisica dei licei, che non avrebbe mai dato pratici risultati; Luigi Solari che dimostrava sicura fiducia nelle esperienze marconiane, fu invitato dai suoi superiori a non pregiudicare la sua carriera di ufficiale di marina per seguire delle fantasie e dei sogni di impossibile realizzazione. Marconi allora si esiliò in Inghilterra: ma se qui ebbe ad incontrare uomini fiduciosi ed a trovare mezzi finali siaci per le sue ricerche sperimentali,elibe pure accoglienze poco liete da altri: un giornale ne annunciò la presenza definendolo « un italiano senza organetto ma che ha trovato qualche cosa d'altro da far ballare invece della consueta- marmotta valdostana ». Invece in poco tempo Marconi s'impose con la serietà dei risultati: fu costituita una Compagnia Marconi e già nel 1911 questa volle tentare il collegamento radiotelegrafico dell'Europa con l'America: fu scelto per l'esperimento il percorso da Poldhu in Cornovaglia a S. Giovanni di Terranova, percorso segnato da parecchi cavi telegrafici sottomarini. Sì dubitava assai che le onde elettromagnetiche potessero superare l'ostacolo presentato dalla curvatura della terra, assai notevole sul tratto di 3600 chilometri. Marconi però era pieno di fiducia, specialmente dopo i perfezionamenti ch'egli aveva apportati alla sintonizzazione del trasmettitore e del ricevitore. Lo preoccupava molto il fatto di dover impiegare un'energia molto maggiore del solito, temendo di causare delle interfe- renzo alle comunicazioni radiomarittime in corso fra le navi in cammino. Nell'agosto del 1901 le antenne a Poldhu erano già erette, quando un terribile ciclone scatenatosi il 17 settembre distrusse l'intéro padiglione aereo, La costernazione prese tutti dinnanzi al disastro. Marconi calmo e sereno esclamò: Questo vento 6 davvero forte! Poi... decise di sostituire agli alberi, delle torri in traliccio che avrebbero resistito a qualsiasi violenza atmosferica. Il primo esperimento Urgeva l'esperimento, e siccome bisognava ancora disporre la stazione ricevente di Terranova, Marconi fece rizzare dieci antenne di 51 metri d'altezza, distendendo tra le estremità di due antenne una draglia, sospendendo ad essa sessanta fili di rame, quasi verti calmcnte, che riuniti in fascio unico all'estremità inferiore, vennero collegati all'apparecchio trasmittente. Poi Marconi, senza dire il vero motivo della sua partenza, salpò per l'isola di Terranova il 26 novembre 1901 sul piroscafo Sardinia accompagnato da Kempt e Payct, i suoi due affezionati assistenti. Sbarcò a S. Giovanni di Terranova il 6 dicembre, venerdì, e scelse il posto, per fissarvi la stazione ricevente, sulla collina di Signall Hill, dominante il porto, dove un pianoro di 8000 metri quadrati si prestava per ogni manovra. Presso alla torre votiva in onore di Caboto, in una caserma adibita ad ospedale e quasi disabitata, Marconi installò i suoi apparecchi e fece tutti i preparativi per l'esperimento. Iniziò i lavori lunedi 9 dicembre: lanciò un cervo volante con un aereo e d i a o e . l , a l i . : o di 1S0 metri ed il mercoledì gonfiò un pallone areostatìco, cui era stato attaccato un aereo; il pallone però, a causa dui forte vento, fuggi c non fu più recuperato: il giovedì lanciò un altro cervo volante a 120 metri di altezza con un filo ch'era collegato, passando da uiui finestra, all'apparecchio ricevente. Una tremenda nebbia involgeva tutto. Data l'importanza dalla prova, Marconi decise di non usare esclusivamente U ricevitore a coherer registrante automaticamente, i segnali ricevuti, su di una striscia di carta mediante un relais e l'apparecchio Morse; ma usò anche un telefono collegato ad un coherer autodecoizzante. Poi telegrafò all'ingegnere capo della Compagnia Marconi a Poldhu, ordinandogli di trasmettere ogni giorno, ad intervalli, dalle ore 15 alle 18 la lettera S che nell'alfabeto Morse è segnata con tre puntini; e ciò fino a nuovo ordine. La vittoria TI giovedì alle 12,30, corrispondenti alle 15 di Poldhu, Marconi stava in ascolto con la cuffia telefonica in capo, quando gli parve di sentire tre deboli battute, corrispondenti ai tre punti della lettera S. Chiamò Kempt, gli passò il telefono dicendogli di sentire se qualche suono si fosso segnalato; ed anche Kempt udì il crepitìo della scintilla di Poldhu, ripetuto tre volte. Dunque le onde elettriche generate a Poldhu avevano attraversato l'Atlantico, senza trovare ostacolo nella curvatura della terra, ed erano giunte ad influenzate il ricevitore stabilito a Terranova. Ma. poi i segnali si arrestarono a causa delle di verse altezze a cui si librava il cervo volante, recante l'aereo: tuttavia dalle 13,10 alle 14,20 i segnali furono nuo rumente intesi per 25 volte. Tali segna lì furono nuovamente rivelati il giorno seguente, benché più deboli ed incerti: il sabato poi fu eseguita una ulteriore prova per ottenere la ripetizione di nuovi segnali: ma per la difficoltà di sollevare il cervo volante, Marconi abbandonò le prove. Ecco ciò che Marconi scrisse poi di rettamente in proposito: « A'on vi era alcun dubbio però che l'esperimento fosse pienamente riuscito e in quel pomeriggio del Uf dicembre io imu'at telegrammi al Governo italiano ed al Consigliere delegato del la Camp. Marconi a Londra, maggiore Flood Page, informandoli che i segnali erano stati ricevuti ma che le con dizioni del tempo rendevano estrema mente difficile la prosecuzione degli esperimenti. Quella sera stessa partecipai la notizia alla, stampa di S. Giovanni di Terranova, donde fu telegrafato a tutte le parti del mondo. Tale notizia fu ricevuta in più paesi con grande entusiasmo come foriera di una nuova èra nelle comunicazioni tclcgra- fiche mentre in qualche altro paese fu accolta con molto scetticismo ». Pel 1G dicembre Marconi aveva deciso di dare una dimostrazione del suo esperimento alla presenza del Governatore di Terranova, sir Cavendish Boyle, unitamente ad altri signori i quali si interessavano moltissimo ai risultati delle esperienze di Marconi. Ma questi ricevette proprio allora una diffida dalla Camp. Anglo-Americana dei cavi telegrafici, che gli imponeva di sospendere ogni esperimento, di ritirare i suoi apparecchi ed abbandonare ogni tentativo, possedendo essa sola la concessione pel controllo delle comunicazioni telegrafiche in quella regione. Non c'era però bisogno d'altro, le sue radio-onde avevano dimostrato di poter valicare l'Atlantico, congiungendo due continenti a 8G00 chilometri di distanza. Il principio era trovato ed assodato. Il tempo avrebbe fatto il resto: ed il tempo fu galantuomo. La prima stazione ricevente transatlantica,