A proposito di arte e di artifizio

A proposito di arte e di artifizio RADIO E FANTASIA A proposito di arte e di artifizio Riceviamo: Ottenere l'approvazione di Auditor non è cosa da tutti. Vigile e accorto, scrupoloso benché, qualche volta, un pochino pessimista, da tempo egli of- i fre ai suoi lettori, fra i quali è il sot- ; toscritto, una continua prova di acume ! critico c di polemica bravura. Quindijnla sua approvazione, anche se condi-|(zionata, acquista un valore che pcr-idmette, ai suoi beneficati, di menane mvanto. Ma perche Auditor ha inserito ; cnel suo scritto quei maliziosi puntini eidquei tentatori accenni, che sembrano voler dire: qui c'è il posto per le parole di ehi, leggendo troverà qualche cosa da scrivere ? Si direbbe che Auditor abbia desiderato la discussione, e in questo troviamo una nuova prova della sua coscienza di critico voglioso di arrivare a quella che è del critico la più alta funzione, cioè alla collaborazione con l'artista. Non si può, dunque, ricusare l'invito, che è pur tale da permetterci un dibattito d'idee forse non vane. Auditor è d'accordo con me (e della sua dichiarazione in proposito lo ringrazio), circa le linee generali di quello che, in occasione dell'accurata, fedele ed equilibrata trasmissione del mio Quartetto nella nebbia, ho dichiarato su queste colonne. Ma poi Auditor co- — ^ . nmincia. come si dice, a mettere i punti ( sulle i. E mi sembra (voglio essere sin-1 nddppetlrmncero, come è stato lui: la mancanza di sincerità offende chi usa sincerità) mi sembra, dico, che non tutte le i fossero senza punto e che qualche punto di Auditor non sia caduto sulle i. E' certo in ogni modo che le intenzioni con le quali mossi alla stesura della mia prima radiofantasia, e con le quali intendo persistere nello studio e nelle ricerche su questa linea, erano e rfpsono assai più modeste di quanto lei riserve di Auditor le abbiano fatte pa- rere. Lungi da me l'idea, nel campo della radio come in qualsiasi altro campo, di partire al galoppo verso le conquiste dell'arte, della fantasia, della creazione poetica. Tutte e nove le muse mi sono testimoni. Generalmente si parte come per una passeggiata: e tutto quello che può nascerne di buono è dono di Dio. Mettendosi al lavoro con l'animo di chi si prepara a uno scherzo, qualcuno è pur riuscito, qualche volta, a fare un capolavoro. Ma questo non è ancora scritto nel libro della mia vita. Dunque era in me, semplicemente, il _, desiderio di tentare qualcosa in 'un,campo che. sotto certi aspetti, enuo-Lvo. E niente di più. Pero non pacamo |di « arte radiofònica ». Che cosa sareb be un'arte radiofonica? La radiofonia non è che un mezzo di divulgazione. Quello che si vuole fare non è creare un'arte, (e chi si permetterebbe di questi scherzi?), ma dare a un mezzo di divulgazione i saggi di un'arte che possa vivere solo coi suoi mezzi, senza perdere nulla in conseguenza della limitazione di tali mezzi, che sia cioè creata appunto per quei mezzi, i quali in questo caso sono i suoni. Ciò può essere un teatro di prosa, o meglio ancora di poesia, ma che sia nato per vivere solo di parola, senza soccorso di scene, luci, gesti, figure, movimenti; e questo sarebbe il teatro radiofonico, che già sta nascendo laboriosamente. Ciò può essere, ancora e sempre, la musica. E poi c'è la tendenza, da parte mia e di tanti altri, verso quel « qualche cosa » che viva dell'uno e dell'altra, di teatro radiofonico e di musica, con tutte quelle sottili caratteristiche alle quali allusi l'altra volta. Ma ora ascoltiamo Auditor. A proposito di Quartetto nella nebbia, egli - disapprova il fondo musicale del dialogo, che era composto con musiche note, anzi notissime; e accenna a originali opere di poesia, che siano accompagnate e commentate da originali opere di musica. E accenna anche al melologo. Che dire ? Maliconie di molti anni or sono. I filodrammatici recitavano la dannunziana Passeggiata, mentre il pianoforte, in disparte, singhiozzava (quando non eseguiva l'Ideale- di Tosti). E si faceva anche di più. Fedra e Ippolito, Basinola e Marco Gratico, con tutti i loro parenti e i loro amici, recitavano su fondi di sommesse musiche appositamente composte (X. Y. sommi dedit); e i critici discutevano sull'efficacia o meno, sulla bellezza o meno, sull'opportunità o meno, fino a quando non se ne fece più nulla; e nessuno se ne accorse. Ma lasciamo le malinconie. Dice Auditor che da una collaborazione di originale poesia e di originale musica potrebbe nascere « l'opera lirica radiofonica». E perchè? Forse perchè (ma non credo che questo sia il pensiero di Auditor) la declamazione, sostituendo il canto, faciliterebbe la comprensione delle parole? Non credo, non credo, ripeto, che Andito) rispettato. Comunque siamo d'accordo nel pensare che potrebbero nascere interessanti e belle opere d'arte da una simile collaborazione. Ma non vorrei questo, dato chela comprensibilttàTel-le paróle - se pure in pratica qual-che volta manchi — è alla base dell'arte canlatoria, è qualità siile qitn «oh d'ogni cantante che voglia essere sentir parlare di poeti che taterpretinoK'e* ^^^Vt«en»^^^ ^^%^vT^^statua ». Discorso pericoloso™ °""U~" "Però ia questione del fondo musicalecomposto con musiche note, qual è ^caso di Quartetto nella nebbia, forse è stata da Auditor considerata con una certa parzialità. Se le parole del miodialogo fossero state accompagnate ecommentate da una musica da e^e ispirata e per esse nata, io avrei, na- ruralmente, veduto il loro potere evo- cativo ed. emotivo accentuarsi. Ma ècerto Auditor die quelle parole avreb- bero potuto rimanere quelle che erano? No: e qui sta il punto. Quelle paroleerano state scritte per alternarsi e ac-cordarsi con quelle musiche le qua i,essendo note, portavano non solo uncontributo di ambientazione, di accen-tuazione (contributo musicale), mabensì anche un contributo di poesia,essendo ogni musica nota evocatriceimmediata d'un personaggio, d'una vi-cenda, d'un ambiente, d'uno stato d'a-nimo, spesso d'un mondo L'uso delle musiche note sarebbe condannabile quando esse musiche fossero utilizzate in casi diversi da quelli per cui nacquero, fossero cioè staccale ria] morirlo rhc portano con sé e costrette ad aggregarsi ad altri mondiCome se, per accompagnare funebri evocazioni generiche, facessi eseguire il funerale di Siegfried. Ma ciò, fortu-natamente, non era nel caso nostro. Nelcaso nostro ogni musica era chiamataappositamente perchè richiamasse ilmondo che seco portava. Per esempiodiceva un personaggio di Quartetto nel-la «emilia: «Ogni inverno che viene moto, popolarissimo e inconfondibile: e( uella musica diceva: guerra; quellae musica evocava, come avrebbero saputo fare guerra. Altro esempio: diceva: « Vorrei essere Mimi? Mimi Pinson qualche altra ancora commento musicale, (ch'era molto più [ d'un commento), poche note, pochissi nle battute (quelle otto battute, stil(jj^or/)i cne dicevamo: ma e la Mimi np.tdella boheme. E con Mimi, por quella \N musica, entravano nel dialogo, sintcti- : caraente. tutto il suo mondo d'attore e »di malinconia, tutto il suo triste inver- i "nel l non ueve «miiuuch; vjwcv*, m.. . t d, quallto ho detto ,e ciambelle, COme si sa no proteso verso la sua ingenua «sta-1 sgion dei fiori ». 'cAuditor, evidentemente, ha parlato ìfoda musicista. Ma io vorrei che parlasse Uda ascoltatore disinteressato. Non gulflpare che le musiche note "PP™1" |^ " cpìip note e lesrate a un moneto ben vivo e definito,' siano magnifici «elementi»\Pdi composizione poetica, avendo il po-;ctere di evocazione esatta che ha la pa-1 rola e, nello stesso tempo, una potenza di sintesi che raramente la parola possiede? Mi sembra, in ogni modo, che la collaborazione musicale intesa come fu da me per il Quartetto non sia da condannare. Rimane certo degna di seria attenzione la tesi di Auditor.; per le musiche originali. Ma questo, mi pare, non deve escludere quello, specie tcnen- riescono col buco. E non tutti gli effetti di collaborazione poetico-musicale nel caso del Quartetto, sono riusciti nella stessa misura. D'accordo. Ma, a proposito degli effetti meno riusciti, Auditor parla di artificio. Come vorrei smlorslsrvscptsipche mi dicesse dove l'artificio finisce e\adove comincia l'arte! Altro discorso pe-jrfricoloso, come quello di prima. A meno frontarlo: quell'Auditor che poi ancora[Sparla di « concessioni al pubblico », ed j denuncia nobili pensieri su un ideale al- ta funzione della radio, che «ha rico- »sutuito il regno della poesia»... Ma[c che Auditor abbia il coraggio di af-[m - -., che cosa direbbe il giornalista Auditor d'un giornalista che, sulle colonne dei quotidiani, s'impancasse a vergare saggi di alta letteratura? Direbbe che quel giornalista non ha il senso del giornalismo, non tenendo in conto le esigenze che al giornale sono imposte dalla sua enorme diffusione. E dunque dovrebbe dire la medesima cosa di chi , alle trasmissioni radiofoniche impones,se tutte le leggi severissime di quelL, t d „ uale eglì paria, dato che la|r|kasmtesione radiofonica è rivolta a un\rasSAmmemtta pubblico ancora più vasto e vario di quello cui si rivolge il giornale. Vogliamo realizzare la « missione che la radio deve svolgere in mezzo al popolo, missione nobile e tentatrice di elevazione morale, spirituale, culturale»? Cominciamo, dunque, col farci dal popolo sempre e completamente capire e sentire: primo segreto di chi voglia farsi ascoltare e seguire. Nè d'altra parte conviene ignorare come il dimenticarsi dell'arte, a tempo opportuno, possa essere sommamente artistico. Ma infine sarebbe bene concludere. E cercando una conclusione mi viene alla mente quella che fu la conclusione di Auditor, sabato scorso, là dove parla di « servire l'Arte e la Patria ». Ahimè. Oggi mi par proprio di non aver servito nè l'una nè l'altra. Non ho infatti nulla concluso, se non un modesto apporto a una teorica discussione. Ora, nonostante le mie premesse, io penso proprio che da nessuna teoria artistica tlbepprcnsdfncmdrb«dqpsia mai nata un'opera d'arte, mentre ?^i=Ptr^Ì=«J„té«,ntta moIte volte "na;'Zteoria artistica (il che non cessa d'es-s .sere vero quando, dalla teoria, nasca- 'lno a loro volta opere d'arte che siano, [Vdelia precedente, tardive imitazioni). Accogliamo dunque di gran cuore il graditissimo incoraggiamento di au¬ ditor. E torniamo a lavorare, Torino, dicembre '34-XIII. CESARE MEANO tutte per de-, „porre dinanzi al pubblico tribunale \ contro di noi. Se quelle distinte gnore, o signorine, avessero la bon- Ild«fs\c[ve'dL'amico Meano chiama nove le Muse a testimoni si" I g™-l'ita discendere dati inviolato Par-\inaso m questo basso mondo, vor-\tremmo interrogarle. Anzitutto esige-,cremino dalle elette donzelle il giu-\eramcnlo di rito — giuro di dire tut-\ vtala venta e niente altro che la ve- *nta — perche non vorremmo che la :fsimpatia che esse indubbiamente di-\'cmo a i <u tuia gemiiaonna. p vorremmo *S 1 S" Uirw\a'ila qUUlC'-essendo la- Musa dell'Astronomia,] legittimamente aspira all' bitB^\^mostrano per l'amico Meano potes se volgersi a nostro danno, mentre\'^crediamo di essere abbastanza cava- s!" %C*J.%Jede 1 muramentoL-1 rf! . M.na gentildonna. E vorremmo1e „.,„,,,,,, „m'uin della Radio: scusi, legga quanto\ scrive Meano • , — « Però non parliamo di arte ra-; i diofonica ». Che cosa sarebbe un'arte do; racliofonica? La radiofonia non è che t.^^^ «SttSi «eie ^^^p.^ u^'aX^p»- o ; coi suoi mezzi, senza per della limi- "Idere nulla in conseguenza e1 tazione -dei suoi mezzi, che sia cioè ^creata appunto per quei mezzi, i quali è ta <Juesto caso sono 1 suoni >. a | Rilegga pure con comodo che abo' biamo perfettamente capito il suo e\imbarazao... Anzi, se permette, le e diamo una mano. Dunque, dice Mea- - e tale nifi alte merin-inlin - - '}°< e 'a ',e P«" alle; meraviglie — è:«> non parlo di arte radiofonica, - : giammai, lungi da me il rio sospetto, ? j ma di un'arte che possa vivere con e j suoi mezzi, creata appunto per -[questi mezzi, per la radio, infine. E ,, ■ chlamera mui q^esta arte n , nnminrn un- hi radio «p non -, "reald appunto pei tu 10(110, se non a!"* radiofonica? La vuol chiamare a,!arie siderale? stellare'', eterea?. Coe desto suo ragionare non somiglia - !(>! po' a quel fumoso scioglilingua: - ;a serva chc non serve che ti serve e li aoi. eè la serva chc ti serre chc non serve? Se l'amico Mcano non avesse parlato di arte, noi non avremmo interloquito; ma egli ha chiaramente ed esplicitamente detto di voler « trovait una forma d'arte che abbia nella radio, e solo nella radio il suo mezzo d'estrinsecazione ». E u- ". " "'c" "tfartelÒuurtetto el «' questa forma a une, « yuaiieuo a nella nebbia » surebbe il primo il frutto. Perciò abbiamo discusso. La o: verità è che l'amico Meano — e non l- ,5j pU0 fargliene colpa, tanto nuovi mi e intricati sono i problemi della ru¬ ej per a ' stia e|7;er una passeggiata, e, du buon cri iano, si è raccomandato al Sigilo noti ragioniamo d'arte, parliamo piuttosto di miracoli, di fortuna, di terni al lotto, di zio d'America Nov varijam0 di «Quartetto nella , , .' elianto l'amico Mcano »f °™alff'^^^^JJ^LU^° " *' riferisca con insistenza, e la vita, specialmente se ci si mette iPadreterno, ma allora stormo sul terreno accademico. Perclic Mcano dispreiza tanto il me- fologo ? E perchè cita la Passeggiata Uj jyAnnunzio e ?'Ideale di Tosti? flon ha fatto egli su per giù la stessa cose- rievocando il tempo di. Mimi . _ . . .n . Pinson con la musica di Puccini? A c7ie, dunque, tanto disdegno? Siamo stati proprio noi. invece, che abbiamo disapprovato quella forma di melologo, — e se abbiamo scritto la parola, l'abbiamo fatto per intenderci subito, e, ad ogni modo, abbiamo parlato di embrioni — perchè abbiamo sostenuto e sosteniamo che l'arte radiofonica, se deve essere arte, deve essere originale. Non sappiamo se il musicista che veste di note una compiuta poesia faccia pensare a un pittore che dipinga una bella statua; certo un musicista che veste di stracci, raccattati con furfantesco istrionismo in ogni dove, una compiuta poesia fa pensare a un sordido avaro che copra le bianche spalle rfj iota bella fanciulla col gabbano un pezzente. E poi, a che tante Schumaiin non scrisse sul Manfredi dj R rispettabilissimo poe- drammatico in tre varti ver de»'•«■ ai ammanco in ne pani pei ae clamazione — per declamazione, meraviglie? Quel coltissimo uomo di ,,,„.,. re si co]f0 e'i'inclita rC amico Mcano — soli, coro e orchestra? E, più recentemente, Riccardo Strauss non ha composto sull'Enoch Arden di Tcnnyson un complesso meloloao per pianoforte''. Naturalmente poeta e musicista debbono essere degni l'uno dell'altro: se ci mettessimo noi, -—■ noi Auditor, s'intcnde — a spiegare la Quinta di Beethoven si capisce che faremmo ride- Opera originale, dunque: compiuta opera di poesia e di musica. Mai le due arti hanno avuto tanta possibilità di coni penetrarsi, integrarsi ed esprimersi come oggi, alla radio. E poiché Meano tiene tanto a sapere perchè abbiamo parlato di opera lirica radiofonica, gli diciamo subito che proprio le ragioni alle quali egli non crede sono le nostre ragioni: ~ioi siamo perfettamente convinti che la declamazione, dando al canto una funzione di accentuazione ritmica, non sostituendolo, faciliterebbe la comprensione non solo delle parole, ma dell'azione, degli stati d'animo, dell'ambiente. Per questo l'opera più radiogenica dei nostri tempi è la Debora e Jaele di Pizzetti, perchè quel « recitar cantando », che è -proprio della musica pizzettiana, sorretto da quel superbo strumentale che interpreta illumina e suggerisce, offre al- 'Z« fantasia dell'ascoltatore unii inin . ■! *m„„iin„t.P terie di immaaile.' 'otr"; smagliante sei le ai immagi Vh quella ininterrotta serie die_ Mia „Mfl e /à ». Sublime Izespeare, nel prologo dell'Enrico V lamentava e si scusava di non poter dare agli spettatori, e implorava: « fate che noi possiamo suscitar le forze tutte dell'immaginazione vostra »... « alla nostra manchevolezza col pensier supplite »... «perchè è il vostro pensier che rivestire — ormai deve i re nostri e trasportarli —preoccupazione di un grande artefice che sapeva jquanta 'importanza ha-l'immaginazione deli>asc0itatore di fronte all'opera dtarte Bisogna chiudere gli occhi perchc le immagini galoppino meglio; e la radio c taita apposta per age vojure e sorreggere l'evasione. Dove *m-sce z'arfe e dove comincia l'arti:fiaiog Dove si vede 0 si. sente... la cu'cìtum: propr\0 n finisce l'arte e comincia l'artifizio. E non ci venga a UsM0 'che amnisce e umilia la digni-ià artistica; non ci venga a. insìnua 7 ,„/■ „;,. f„~..; „„,„•,.„ ,;„; ^^J^^^lt^^e <"<' '^encre Meano, un giovane così seBSÌ6ite alle cose pure e belle, non L, a sostenere quel mercanti , , , „,..,, , P°I>°1°4blso^? sce"f7f\e ì%3?JIfà veoiente sentina della mediocrità opaca e sorda; non ci dica, per amor di frase, che può essere sommamen te artistico, a tempo opportuno, di-menticarsi dell'arte. Non è vero, nonno un contenuto spirituale più eie vato e vario, sono scritti bene, e appaiono, anche esteticamente, più bel-li. L'errore consiste nel credere che il popolo non comprenda: il popolo comprende meglio i grandi che i piccoli artisti, perche le opere d'arte compiute, le grandi opere, hanno una maggiore — passi la parola — capienza di comprensibilità, innume- revoli e spesso imprevisti e impreve-dibih elementi di suggestione, piùvaste possibilità di provocare inte-resse fascino sogno. Lasciamo chel ascoltatore eserciti la sua fantasia, si illuda, sogni, gioisca di una suaintima scoperta, di una sua improvvisa sorpresa; non mettiamolo dinanzi all'altoparlante come un beota di difficile digestione per dirgli: stai attento, eh.', adesso cade la neve. E la neve cade al ritmo di quelle famose «.quinte» discendenti del terzoatto di Boheme. E perche? Non puòcadere diversamente? La neve cfte -ìcadeva in « certi inverni », sui nostri n, confini montani, vigilati e difesi col -\ l o e dei dirigenti la radiofonia. Uno sii le. Un metodo. E prima di fare... possibilmente capire quello che si vuol fare. E, per finire, una sorpresa. E questa ce la dà — guarda uri po'! — il Radiocorriere. Nell'ultimo numeroo dell'organo ufficiale dell'E.I.A.R. sì — può leggere lina corrispondenza da - iLondra nella quale è detto che il gc-1 nere più adatto di radioteatro è il ùldramma narrativo; così il radio-\dramma ha trovato una forma ideae\le di espressione in un genere che ha , per personaggio basilare il Narratoa\re, che è l'equivalente moderno del a i E oìche e come dire Dell'immaginato, la ò'poesia acquista un'espressività che il elpalcoscenico non le può dare: perchè al coro. Udite, udite: « L'arte drammatica è eminentemente un'arte poetica; e la poesia, che è l'idealizzazione del reale, trova nel microfono un'emotività moltiplicata a mille doppi. Trasportata nell'invisibile, che è come dire Dell'immaginato [microfono la poesia viene ricondotta di la. sua Piu semplice sostanza, che è lo vecchie cronache aumentava in dram maticità dall'accentuazione del dialogo usato con parsimonia; e nelle « Porte di Giada (The Gates of Carven Jade) » che avevano l'andamento ora tragico ora lirico di un antico poema cinese. Menziono questo mio lavoro soltanto perchè esso, a giudizio di alcuni critici, era stato nella stesura e nella regìa caratteristico di quanto più espressivo può dare il radiodramma inteso come un teatro ove siano scartati tutti i lenocini. Si era in esso fatto largo uso della musica: anzi, tutta la suggestione visiva era affidata al commento orchestrale composto appositamente da Ernst Toch ». Coloro che dirigono la Radio italiana non si sentono tentati di presentare agli ascoltatori italiani, il lavoro di un italiano che si è fatto apprezzare all'estero, e che pare dica una parola seria su un problema così importante''. Speriamo di sì. Auditor

Luoghi citati: America, Torino