Quello che i Karageorgevic devono all'Austria e all' Ungheria di Italo Zingarelli

Quello che i Karageorgevic devono all'Austria e all' Ungheria Pagine d/ storia europea Quello che i Karageorgevic devono all'Austria e all' Ungheria VIENNA, dicembre. La gratitudine non è /rutto che si eogZie sui campi aeZfo politica. Tutt'al più, i fatti che avrebbero dovuto determinare la gratitudine creano il diritto di ricordare avvenimenti buoni per illustrare, ad esempio, la possibilità che il continuo alternarsi delle vicende umane presenta oggi sul banco dell'accusato, ed innocente, colui che ieri sedè sulla poltrona del protettore o del giudice. La storia serba insegna che se la dinastia dei Karageorgevic ha potuto conquistare il trono e quindi consolidare ed. ingrandire il proprio dominio, essa lo deve all'Austria ed all'Ungheria. Come cominciò La dinastìa la fondò Petrovic Karageorgje — il nome di KaraGiorgio, o Giorgio il nero, gli venne dalla tinta della faccia e dei capelli — nato a Vicevsi, in Serbia, nel 1752. Questo Karagiorgio, che faceva il pastore, ucciso un turco che aveva maltrattato le sue bestie, fuggì in Ungheria; siccome il padre si opponeva a tale fuga, Giorgio il nero ammazzò anche il padre. A pagina 674 della Enciclopedia britannica — fonte alla quale taluni vorranno forse prestare maggior fede — la biografia del primo Karagiorgio dice: « He is believed to have killed his own father in a fit of anger when the old man refused to follow him in hìs flight te Hungary at the beginning of his career...». Passato in Ungheria, Karagiorgio si arruolò nelle truppe di Giuseppe II, ma presto se ne pentì e ritornò in Serbia, mettendosi a fare il mercante di bestiame. Nel 1805 lo troviamo alla testa di una grande insurrezione contro i turchi, che consolida la sua autorità: in quella insurrezione egli ha a compagno Milosch Obrenovic, fondatore della dinuslia omonima. Più tardi, il Karagiorgio si ritira in Un matnoqds| gheria e ottiene da Re Francesco Iun domicilio ed una pensione, men-atre Milosch Obrenovic continua combattere contro i turchi, coll'ap-poggio della Russia. Nel 1817 il Ka-ragiorgio torna a calcare il suolo della Patria, senonchè Milosch Obrenovic gli fa tagliare la testa, che manda al Sultano in segno della propria devozione. Nel '39 Milosch abdicò a favore del figlio Michele: nel '42, grazie agl'intrighi del partito austrofilo, Michele Obrenovic deve fuggire ed ecco salire al potere Alessandro Karageorgevic, figlio di Karagiorgio Petrovic. Fu un Regno breve: dopo 16 anni, Alessandro Karageorgevic, viene rovesciato e Michele Obrenovic rioccupa il trono. Alessandro deve chiedere a sua volta ospitalità alla vicina Ungheria. La prima congiura Ai 10 di giugno del 1868, il principe Michele Obrenovic se ne andava a spasso per il parco di Topcidcr, assieme alla zia Tomunja Obrenovic ed alle cugine Anka e Caterina Konstantinovic; seguivano il capitano Garasanin ed un servo. Ad un certo punto la comitiva incontrò tre uomini, che salutarono il principe con molto rispetto e si fecero di lato: ma appena il principe fu passato, rapidi spararono contro di lui cinque colpi di rivoltella, freddandolo; uguale sorte subì Anka Konstandnovic, che cercò di difendere col proprio corpo l'uomo da lei amato, e durante la fuga furono poi feriti la cugina, il capitano ed il servitore. L'unica a salvarsi fu la zia di Michele Obrenovic. I congiurati non poterono tuttavia realizzare il loro scopo di richiamare sul trono l'esule Alessandro Karageorgevic, che apparve senz'altro il capo della congiura, in seguito al pronto intervento dell'ex-presidente del Consiglio Ilija Garasanin, che diede l'allarme a Belgrado e fece mobilitare la guarnigione: il successore di Michele Obrenovic fu perciò suo nipote Milan, allora apjiena quattordicenneCome si è detto, Alessandro Karageorgevic aveva ordito la congiura standosene in Ungheria. A titolo di curiosità riprodurremo il commento apparso all'U di giugno de1868 nel Pesti Naplo, un giornale dBudapest che ancora oggi è dei più autorevoli: « Noi ci asteniamo daformulare ipotesi sul carattere e sui moventi dell'assassinio. Le indagini daccerteranno se si tratta di vendet- dta privata o di delitto politico; ma senell'uno come nell'altro caso, agitegocchi nel popolo ungherese, per il\dquale i delitti polìtici sono esecran-'.vdi a simiglianza dei delitti commes- -FAdckstpblpcnJdpsquSdgcgAgescnutsi da banditi, il fatto rimane, dal punto di vista morale, vile ed abominevole. Il popolo ungherese ha sempre difeso i suoi, sacrosanti diritti con mezzi leciti e pacifici... ». Ripetiamo: parla un giornale di Budapest dell'anno 1868! La responsabilità del principe Alessandro Karageorgevic fu presto evidente: l'attentato risultò organizzato dal suo consulente legale Pietro Radovanovic, che aveva scelto come esecutori materiali due propri! fratelli e i galeotti Rogic e Ma rie, ottenuti da un altro complice, Nenadovic, direttore delle carceri di Topcidcr e nientemeno cognato di Alessandro Karageorgevic. Tutti i membri della congiura risultarono inoltre affiliati alla società segreta Omladina, e i?t rapporti di parentela o di servigio con l'esule principe. Una estradizione rifiutata Coma abbiamo citato un giornale ungherese del tempo, così citeremo giornali belgradesi della stessa epoca; nel Vidovdan del 15 giugno si legge: «L'autore della micidiale congiura è Alessandro Karageorgevic; la nazione desidera quindi che la famiglia Karageorgevic venga in eterno bandita dal paese ». All'indomani: « Il capo della congiura assassina e l'ex-principe Alessandro Karageorgevic; la testa di questo assassino non porterà mai la corona ». Ai 26 di giugno, terminata l'istruttoria — era quella la prima volta che si applicavano le riforme in materia di procedura penale introdotte dal principe ucciso — il processo aveva inizio e l'imputato principale Paul Radovanic confessava di avere organizzato il delitto nell'interes \se della nazione, di essere stato in Rapporti con Alessandro Karageor \gevic e di avere avuto a collabora ìUorì due intimi dì questo principe, ilW\segretario Paolo Trifkovic ed il mifo o n : e ; l e a . n o e o e e . o l i ù l i mercante di bestiame Stankovic Ai 7 di luglio, a richiesta del Governo serbo, le autorità ungheresi arrestavano il segretario Trifkovic; sia del Trifkovic che di altri la Serbia chiese l'estradizione, ma il Governo ungherese obiettò che a norma del diritto internazionale era impossibile estradare gli autori di delitti politici. Il Governo ungherese avrebbe comunque provveduto a deferire ad un tribunale ungherese le persone sospette, ove il Governo serbo gli avesse comunicato i documenti relativi. Ai 21 di luglio, alla Camera dei deputati, il ministro degli Interni barone Wenckheim deplorò che individui espulsi dalla Serbia e stabilitisi come emigranti in Ungheria fossero coinvolti nel delitto. Il deputato Ivanka disse di più, aggiungendo esser risultato che l'organizzazione del complotto era avvenuta in parte a Ujvidck (l'odierna Novisad) ed in parte a Budapest, in casu dclì'ex-principe Alessandro Karageorgevic. Nel frattempo il direttore delle prigioni Nenadovic confessava davanti ai giudici di Belgrado che l'intero complotto era stato ordito nell'interesse del figlio di suo cognato Alessandro, Pietro Karageorgevic (diventato poi Re di Serbia, nel 1903). L'oro era eorso in ogni direzione: 27.800 fiorini, tutti in monete d'oro, atievayio passato la frontiera nascosti in due vasi da fiori. Ai 13 di agosto, avendo il Sultano confermata la nomina a principe di Serbia di Milan Obrenovic, i beni posseduti da Alessandro Karageorgevic in Rumenta venivano sequestrati, mentre il Governo ungherese, invitato dal serbo a prendere un'analoga misura, dichiarava di non poterlo fare, fino a quando non fosse avvenuto l'annunziato processo. I processi di Belgrado e di Budapest furono per Alessandro Karageorgevic tutt'altro che una riabilitazione; a Belgrado essi furono effettivamente tre, e nel corso del terzo, incominciato ai 16 di ottobre, l'amministratore dei beni di Ales Sandro, Kosta Antonovic, dichiarò fra- l'altro avergli il principe più volte detto « che si può sedere tranquilli anche sopra un trono macchiato di sangue ». A Budapest il dibattimento incominciò agli 8 di febbraio del 1869. La tattica adottata dal Karageorgevic, che a quell'epoca aveva 63 anni, consistè nel dire ch'egli non riconosceva la condanna pronunziata dal tribunale belgradese e si affidava alla giustizia dei tribunali d'Ungheria: «In Serbia, aggiunse, non esiste successione ereditaria ed il principe regna finché piaccia al popolo. In Serbia le dinastie Karageorgevic e Obrenovic possono ugualmente pretendere di salire sul trono e legittimo è il principe eletto che viene confermato dalla Sublime Porta». Quando le prave furono diventate troppe, Alessandro Karageorgevic volle dichiarare che della preparazione dell'attentato lui non aveva saputo di nulla, e che se gli fosse giunta all'orecchio qualche cosa ne avrebbe certamente dato notizia, ad impedire l'avvento al trono dì una terza dinastia. Quale potesse essere questa dinastia non lo rivelò, ed a noi non è dato indovinarlo. Il giudice Janicek gli fece: «Sa lei che a norma delle leggi ungheresi la confessione dell'imputato non è necessaria, giacché anche se l'imputato nega la sua condanna è sempre possibile sulla base delle prave e delle deposizioni testimoniali?». Alessan dro Karageorgevic rispose che, puri senza conoscere le leggi ungheresi,] tegli aveva fiducia nell'imparzialità' \dai tribunali dello Stato nel quale vi-' '.vcva da dieci anni, - _. „. , Francesco Giuseppe e re Pietro // Pubblico Ministero chiese per Alessandro Karageorgevic la condanna a morte, quindici anni di reclusione per il suo segretario Trifkovic, venti per il mercante di bestiame Stankovic. Ai 6 di ottobre il tribunale assolse tutti gl'imputati per insufficienza di prove. Il Pubblico Ministero ricorse contro l'assoluzione, gl'imputati contro il motivo per cui l'assoluzione era stata concessa. Oggi che l'Ungheria, a 65 anni di distanza, viene dichiarata dalla Jugoslavia coinplice nell'assassinio di Re Alessandro I a Marsiglia, si potrebbe chiedere ai giuristi jugoslavi che cosa pensino del modo nel quale si comportarono i magistrati ungheresi giudicando il nonno del Sovrano assassinato ai 9 di ottobre del 1934. Fallito il colpo del 1868, i Karageorgevic, come la storia insegna, conquistarono il trono agli 11 di giugno del 1903, grazie all'assassinio di Alessandro Obrenovic e di sua moglie Draga. Alessandro Obrenovic era uno sciagurato, un individuo fi sicamente e moralmente inferiore, che aveva avuto una triste giovinezza e s'era poi scelta a compagna una donna delle meno degne di portare corona di Regina. Cattivo co-I i o e o i e e n . a e o e n Congiurare contro un uomo simile non doveva riuscire troppo difficile. Ma era proprio necessario ucciderlo? Pare di sì, perchè il principe Pietro Karageorgevic aveva dichiarato al cugino Jascia Nenadovic, il quale teneva i contatti col Ballhaus (più tardi il Nenudovic divenne ministro di Serbia a Costantinopoli) lWche fino a quando fosse stato vivo l me tutti gl'individui inferiori, arrivò' siPS£ a^sZlsat ZrZe'ìa frontiera, 'si sarebbe dovuto faci- dlarlo. si ; roree ele rnali ò e eIl grva n atnladi adi n ti la oape ni ree, aon un solo membro della dinastia Obrenovic, egli non sarebbe salito sul trono ». Il Ballhausplatz non si curò, probabilmente, del metodo scelto dagli amici dei Karageorgevic per togliere il trono agli Obrenovic, ma sta di fatto che Vienna mantenne i contatti con l'esule principe Pietro, sìa per il tramite del Nenadovic che per quello dell'ex-ministro delle Finanze serbo Vukascin Petrovic. Il Nenadovic si abboccava al Ballhaus col signor Heinrich Miiller von Rogoj, e al Rogoj consegnò perfino una dichiarazione autografa di lealtà rilasciata dal principe Pietro , aM, _ _ . j l'Austrìa-Unghena, accompagnando- la con una lettera proprio di ìdenti co tenore. Nel periodo della preparazione della congiura di Belgrado, il principe Pietro soggiornò in varie occasioni in Austria, a Linz o a Módling, presso Vienna, dove abitò all'Hotel Bicgler. Quando Pietro salì ,. . . . , Il nostro compendìo storico e ter- sul trono e divenne Re, Francesco Giuseppe fu il primo ad inviargli 701cordiale telegramma di congratulazioni; siccome a questo mondo chi semina vento raccoglie tempesta, il risultato fu che, al passaggio per Vie7ina del nuovo Sovrano alcuni studenti jugoslavi andarono alla stazione a gridare: « Evviva il Re di Croazia! ». minato. La capitale della grande Ju goslavia non trova che l'Austria e l'Ungheria abbiano fatto per essa tanto da non meritare nè il colpo di pugnale del '14, nè le calunnie del '34? Se qualcuno può dimostrare il contrario, gli presteremo orecchio volentieri. Italo Zingarelli IL MARESCIALLO AVERESCU secondo notizie da Bucarest è da alcungiorni gravemente ammalato.