"Un ambiziosetto?,, di Andrea Della Corte

"Un ambiziosetto?,, La vita sentimentale e mondana di V. Bellini "Un ambiziosetto?,, Soddisfatto della diffusione e della i fortuna, talvolta tardiva, della sua arte, I non eccedeva nello stimar sè stesso, e obbiettivamente considerava, come ave- va pensato fin dalla giovinezza, che non il clamore e gli intrighi valgono davanti alla storia ma il vero valore. « Che dicono ora della loro perseguitata Nonno.? Vienna, Berlino e mille teatri alemanni, ancora adesso la lodano. Roma, Napoli, Torino e tanti altri teatri d'Italia l'applaudiscono, che: sono le cose del mondo!!! Ci vuole real tà c non ciariatanismo; questo può per un momento illudere, dopo arriva la di spiacevole verità e si resta con tanto di naso ». " Un petit ambitieux? „ Ancora si proponeva di lavorare e di studiare per conquistare più alti gra- | di. E tali propositi sembravano al suo ; animo semplice un peccato d'ambi-1 zione: ('35) «Sono l'uomo più felice del mondo, senza che mi scemi la volontà di lavorare, per sempre più meritare.' Non sono un petit ambitieux? ». Un dato della sua sensibilità, della delicatezza dell'animo, forse anche della debole nervatura e dei forti riflessi psichici e fisici, è offerto dalla profon-1 da scossa ch'egli ebbe pel trionfo dei ! Puritani, Fino ad allora le ostilità, le invidie, gli avevano strappato qualche parola amara e il solito proposito di far crepare di rabbia gli avversarli. Ora, nel '35, la contentezza era tale da colpirlo fortemente. «Io sono ancora tremante dall'impressione che tal successo ha fatto sul mio morale e fisico. ! Sono, in qualche momento come uno ! stupido; tale è stata l'impressione».! La decorazione regale, l'entusiasmo dei parigini accrebbero il suo smarrimento. « Io ancora non sono rinvenuto dalla mia gioia; sono stordito », La gioia traboccava e il ricordo delle persone care gli era vivo e presente. « Florimo, come desidererei parlarti!!! per dirti quale soddisfazione prova il mio cuore e udire quale ne proverà il tuo, e poi quello de' miei cari parenti, e quello di tutti 1 nostri veri amici *. Aveva per-jfino dimenticato di informare l'editore Ricordi. ('35) « Era impossibile che n»l momento del mio successo potessi tenere la penna in mano; poiché fu tale che ne restai io stesso istupidito ». Onorato da tutta Parigi, stimato .la Rossini, vagheggiava di ottenere un qualche alto incarico; erano ancora ■■: sogni non difficili ». Accoglieva le lodi e la crescente fortuna come incitamenti a progredire. ('35) • Due sole parole per dirvi che S. M. il Re dei Francesi mi ha creato Cavaliere della Legion d'Onore il dì 31 gennaio; che il vostro amico è contento, e che tali distinzioni vieppiù lo in¬ coraggiano a far meglio nel progres- a a so della sua carriera » L'umiltà e la riconoscenza, che notammo fra i suoi caratteri giovanili, non sparirono allorché fortuna e onori consacrarono il suo valore d'artista, ed egli poteva reputarsi il « migliore dopo Rossini ». Ricordava nel giugno del '35 quanto dovesse alla protezione della duchessa di Sanmartino « nclVincominciamento degli studii in Napoli», e la stessa duchessa lo ammirava per la serbata riconoscenza. L'umiltà, poi, un abito dell'educazione, anche unatendenza naturale, era divenuta mode-stia, un atteggiamento che egli stesso controllava, affinchè la sua « gloria » non avesse pesato boriosamente; e pur era sodomita da dignità e fièrerVa era sostenuta da dignità e nerezza.n e fierezza. Egli medesimo sapeva d'aver « manie-re nobili, oneste, rispettose » ('34), e la frequenza con la « gente distinta », con « il meglio della società » gli aveva ottenuto «l'opinione più alta»; tutti lo < dicevano buono, distinto, d'una tenuta signorile » C35). Mondanamente, la sua condotta fu cauta, selettiva. Schivò le male compagnie, le volgari dissipazioni. Gustava l'aristocraticismo del tratto, del portamento, la distinzione anche del vesti¬ e a Milano, secondo i suoi ordini). Dovunque cercò «il meglio della società e del luogo», compiacendosi anche degli , incontri più autorevoli e utili. c re iun sarto di Torino gli inviava abiti Nel gran mondo ('35) «A Napoli, poi a Milano e a Londra non abbandonai tale sistema e l'ho osservato a Parigi, città più suscettibile e che tiene al comme il faut. Subito giunto in Parigi, fui presentato dalla ambasciatrice d'Inghilterra, che iò avevo conosciuta a Londra, a quan-ministri di Francia, a tutti gli amba-sciatori, e a tutte le prime famiglie che venivano in ce; in conseguenza, in una soia seraconobbi quanto potea tornarmi di piùutile ed onorevole. Nell'istesso tempote le prime famigliecasa dell'ambasciati-!-casa aeu amoasciatn-nza, in una sola serao e o - o l atto di più distinto si trova a Parigi, ai i n -1 letterati. Ora mi trovo diffuso in tutte queste case e non passa settimana che; fecj [a conoscenza dei primi artisti ine mlisica m pittura, ecc. ecc. e di molti non sono a pranzo da qualche mini-stl.o; spccìaimente il ministro dell'In-terno e quello del Commercio et tra- vaux publiques mi vogliono un bene pazzo. «Vedete che combinazione curiosis-sima si è data: il martedi grasso fui apranzo chez Monsieur le Comte de Ha-hault, ove pranzavano gli ambascia-tori d'Austria, di Napoli, della Svizze-ra c d'Inghilterra e tanti altri perso-naggi; la sera ad un ballo del baroneSelliegre, primo ricco di Parigi; e fi-nalmente ad una gran cena chez leMinistre de l'Intérieur. Tutte le sereinvitato in soirées, tutti i giorni a pranzo o da signori distinti o dagli am- basciatori o da ministri o da valentiartisti : Solitudine «possedere 11 loro comme il faut», nonlo inorgoglirono mai, né lo indusseroTali compagnie, che lo avevano accolto e desiderato negli anni giovanili a Napoli, a Genova, a Milano, e più tardi a Londra e a Parigi, e alle quali egli s'era adeguato nelle forme e nelle consuetudini del viver civile, si da ad atteggiarsi con finzioni di gusti e di tendenze, a lusingarsi degli onori, a sollecitare grazie e sorrisi. «Rispetto ed taIe' ?he bisogna, non conoscermi per non rispondere al mio rispetto ed amo-re Questo mio tenermi in alta societàmi ha fatta l'opinione in mezzo agli artisti di teatro n disprezzare le compa; farsela con le persone d'onore» Le feste e una prima agiatezza nonpienu lii , umu ma iu u ia.-aiw uue basta L'n'io sia umile nelle maniere edusi u ^overe: non è stata mai fierezza ìi disprezzare le compagnie cattive e veniva, come poteva, i bisognosi. ('35) - Feci quel che le mie forze comporta-esser io un poco fieroe pieno di fumo», ma io li lascio dire gli avevano mutato l'animo da affet tuoso in scettico o cinico. Ed egli sov Irono verso i necessitosi, particolarmenIte in Parigi, ove si trovano tanti emi- grati italiani ». Molte conoscenze, autorevoli e acco glienti, ma poche, pochissime amicizie, |e le più care e fidate, lontane e lontainissime, a Torino, a Napoli. Gli av; venne perciò di restare solo, abbando ' nato,- nella malattia che lo condusse a j morte. «L'alta società», che, attratta 'dalla fama era stata lusingata della ' vicinanza dell'uomo del giorno, borio sa dell'ospitalità, non chiese più di lui, poiché l'eco del grande successo de I [puritani s'era affievolita nei mesi osti- vi della spensierata villeggiatura del '35. « Gli artisti del teatro », poi, che lo vedevano « pieno di fumo », neppur si preoccupavano di lui. Rossini, d'altra parte, non era per lui che un protettore. Egli stesso, smarrito e stupito del trionfo, certamente debolissimo, e inconsapevole del saio stato, neppure chiamò presso di sè l'amico Florimo, che sarebbe subito accorso. Non certo antipatie, freddezze, che. egli non era tale da destarle, allontanarono .dunque da lui coloro che l'avevano ren|centemente frequentato, ma quella suo i e a perficialità di contatti, quella volubi- : lità di relazioni, propria delle società e ! ^ friV0]e 0 affaristiche che la lontanan 2a rapidamente accréscc e(l csaurisce. Tratteggiati cosi alcuni aspetti del r ---attere di Bellini resta da 'viltirma- carattere ai sellini, resta aa sviiuppaà! re, quanto e possibile, quello per cosi i dire utilitario, emergente dalle sue re- ! lazioni con Rossini a Parigi negli ul¬ n ,i moLieggl vuiuvhh djnitivi e proverbi a! teatri di Parisi e .,,„ „„0„- „ r:' ) - timi due anni della sua vita. Anche per questa parte siamo quasi unilateralmente informati. Ma qualche lettera altrui e qualche accreditata testij monianza valgono a mostrare le azioni | e le relazioni di Bellini. Com'è noto [ egli si stabili a Parigi nell'ottobre del , '33. In quel tempo Rossini, direttore, j di fatto se non ufficialmente, del Théài tre Italiec, ne aveva aperte le porte : ai più giovani e più degni e stimati ! italiani, Donizetti, Bellini, Mcrcadante. |I1 primo accenno delle relazioni di Bellini con Rossini sta in una lettera di lui a Florimo del 4 sett. '34, allorché | il Pesarese era rientrato a Parigi dopo un soggiorno di tre mesi a Boloj gna. Alla conoscenza, avvenuta certaments assai prima, non era seguita la | consuetudine dello visite, nè l'amicizia. L'invito del Théàtre Italicn significava l'ammissione del valore e dei successi belliniani. Non bastava. Quale personale atteggiamento avrebbe as0| sunto ^ grande,potente Ri«inl_vewp Consapevole di quctla emio I nente autorità, le cui opinioni, i cui ,; motteggi venivano ripetuti come defi- erbiali nei salotti e nei Bellini, perplesso del suo grave e rischioso compilo, sensi- bile alle avversità, impari nella lotta, s'affrettò a mostrarsi assai deferente, a iniziare, come vedremo, un'azione propiziatrice. Andrea Della Corte IL TEATRO LA FENICE, A VENEZIA, AL TEMPO DI BELLINI .,, V|NCENZ0 CATANIA: PIAZZA S. FILIPPO, NELLA PRIMA META' DELL