Il poeta Ernesto Ragazzoni nella conferenza di Mario Bassi di Ernesto Ragazzoni

Il poeta Ernesto Ragazzoni nella conferenza di Mario Bassi NEL SALONE DE « LA STAMPA Il poeta Ernesto Ragazzoni nella conferenza di Mario Bassi La viva e palpitante rievocazione del nostro Ernesto Ragazzoni, il poeta « del teorema di Pitagora » come l'ha chiamato il conferenziere e collerici Mario Bassi, ha richiamato nel Salone de La Stampa il pubblico più eletto, quello che mai non manca alle conferenze ed alle mani!estazioni del nostro Giornale. Autorità e personalità specialmente dei mondo culturale: S. E. Farinelli, Accademico d'Italia, S. E. Muggia., Procuratore Generale, il commendatore Quinto, Sostituto Procuratore Generale, il comm.. Burzio, facente funzione di Primo Presidente di Corte d'Appello, il cav. Berutti della Procura del Re, ecc., occupavano le prime file di poltrone. Non mancavano coloro che Ernesto Ragazzoni ebbero la fortuna di conoscere, ed altri che attraverso le parole del conferenziere vedevano riap-\^parire l'originale figura del poeta, rivivevano le spumeggianti discussioni notturne, che si accendevano nel cena¬ colo che metodicamente si riuniva nelle ore piccine al Molinari, ricordavano di aver udite le sue poesie briose, scapigliate, e sempre rivelanti una singolarissima personalità, dette dallo stesso poeta nell'immediato dopo guerra e raggruppate sotto il titolo: «Lucciole e lanterne ». Mario Bassi, che a Ragazzoni fu amico come gli fummo amici molti di noi, ha trovato nella sua nobilissima ed elevata commemorazione accenti di toccante umanità e di commovente sensibilità. Mario Bassi determina, dall'inizio, l'incontestabile qualità di poeta, di Ernesto Ragazzoni: « ...Non importa, per questo rispetto, la grandiosità e la propagazione del canto: se il canto ha un'anima, essa è eterna, per modesta, per piccola che sia la voce che canta. Come noi uomini: eterna l'anima del più grande, altrettanto che quella del più pover' uomo. Riconosciamo, stabiliamo pure che il pover'uomo Ernesto Ragazzoni sia stato un modesto poeta, di piccola voce. Ma c'è nel suo canto quel — qualche cosa — d'intimo, quella vibrazione, quella vita, l'anima. Perciò la sua fu, e resta senza tempo, poesia; e lui fu un poeta. Di piccola voce. Ma ne conosciamo che sforzarono la voce, strillando, o fino a farla parere tonante; e morirono senz'essere stati, mai, poeti... ». Ricorda il conferenziere che Ragazzoni vagheggiò più volte di mettere insieme il suo bravo volume di rime; « ...ma poi non ne fece nulla, non pubblicò mai nulla. Incontentabilità? pigrizia? Forse un po' dell'una cosa, e un po' dell'altra; forse un prender giorno e perdere giorno; finché il giorno, per lui, prematuramente, inopinatamente, fu spento... ». E ce lo presenta tra gli amici, a un ristorante e ritrovo notturno e mondano, della Torino di venti, venticinque anni fa: ce lo presenta « ...con certo suo sorriso sornione, quasi di bimbo malizioso: un sorriso indimenticabile, per chi ha conosciuto Ragazzoni, un sorriso che gli traspariva tremulo e guizzante dall'arco della bocca, disegnata questa con nobiltà, agli occhi grigioceruli, chiari, limpidi, soavi, occhi veramente infantili, e alla fronte, che aveva larga e alta, solida e convessa, una fronte di pensatore, e incoronata d'una prolissa e scompigliata capellatura, leggermente ricciuta e inargentata... ». si popola suldrndlsbNpbittsdpvvtsmrqrsrgpupdLa scena si ravviva e . „ nell' evocazione dell' oratore: passano ; « ...quei perdigiorno, » — dice Bassi — « ...quegli scanzonati e canzonatori e canzonisti, che noi fummo, la geniale e sbrigliata brigata della Torino d'anteguerra, un po' zingari, un po' boemi, un po' ubriaconi, un po' dissoluti, quasi tutfi"inlfeDitàti aU'osBOj quasi tutti in j nosa di spregiudicati e di decadenti, e tutti irrimediabilmente romantici, I d'un romanticismo sentimentale, che Iresisteva al corrosivo dell'ironia, che ; resisteva al dissolvente della banalità cotidlana, e reagiva contro il quieti- smo contro le acquiescenze, contro 11 luog'hi comuni e le frasi fatte, contro | le superstizioni e gl'idoli, contro il bor- " ' ghesume, contro il filisteismo, contro il panciafichismo, contro le menzogne e la volgarità della società d'anteguerra: società torinese, italiana, europea. Noi » — continua Bassi — « noi — adesso m'accorgo — rappresentammo un trapasso necessario, tra due epoche eroiche: quella, dietro noi, del Risorgimento; quella davanti a noi, futura, della grande guerra e della Rivoluzione Fascista. Una zona grigia tra due bagliori; l'intermezzo in sordina, tTa il clangore trionfale di due epopee... ». Forse un sriorno, come Bassi dichiara di avere in mente egli vorrà scrivere ai avere m mente, egu v« ^ quegij àmid un racconto una cronaca, o un Xudoromanzo: « ...soltanto perchè non sia stata indarno quella nostra sfida al grigiore incombente, non sia dimenticai qualche lirica nostalgica, qualche sommessa melodia, che emerse, e svariò, malinconia o sorriso, straziò o ghigno, scherzo o sospiro, in quell'intermezzo... » Ora egli chiama a nome gli amici: dopo ricordati i maggiori solitari, di quella Torino d'allora, il grande maestro venerato, Arturo Graf e quel corrucciato, « ...violento volontario della morte... », Giovanni Camerana, e Giovanni Cena, e il leopardiano Enrico Thovez, chiama a nome gli amici: Guido Gozzano, « ...il più celebrato, meritamente... », e Giulio Gianelli, e Carlo Valllni, e Sandro Ca- masio e' Nino Oxllia — « ...Nino... ca-duto in battaglia, sul Monte Grappa, dilaniato il corpo dalla cannonata nemica...», — e Luigi Ambrosini, «...squisito lettore di poeti e miniato prosatore e «...rinato dall'Umanetìmo™ nutrito di erudizione come noi del pane, un testo latino nella tasca destra della giacca, e un greco nella sinistra, e i poeti italiani a memoria, tutto Dante a memoria, tu, marchese Gustavo Balsamo-Crivelli. E infine Mario Dogliotti, divenuto, nel convento di Subiaco, don Silvestro dell'Ordine di San Benedetto: colui per cui si converti Gozzano, adempiendo al presapio- « ...non morirò, premendomi il rosario — contro la bocca, in grazia del Signore?»: — colui che vegl ò Gozzano al trapasso, e lo persuase alla speranza eterna. « ...E gli altri, altri...» Ma Bassi ha avvertito che egli non avrebbe nominato «...che quelli che non hanno più carne... »: per non peccare d'indiscrezione, se la brigata tu matta, verso qualcuno, o qualcuna, che anche potrebbe essere presente nella sala, o qualcuno « ...che tien troppo a mostrarsi rinsavito appieno... » E cosi l'oratore, un de' pochi superstiti di quella brigata, così conclude: « ... S'io chieda oggi a quel vino, che giojosamente amammo, che irrorava, o purpureo o d'oro, le nostre amicali mense, allora, e onde traemmo pur tanta festa, tanta illusione, e l'estroso fantasticare, ma si, fino all'ebrezza; s'io chieda un consolo, e non altro più, oramai, un po' d'oblio, di questo veder l'uggire gli anni, e la gioventù svanita, e la vecchiaia che avanza; sono molte e la. veuunmjtt une avanzi»; suuu inuiie e molte più coppe, di quante, oramai, messo a regime, io non beva, che ri- verso a terra, col rito dei padri Eliti- chi, per la memoria dei defunti sodali,in vóto ,una coppa ciascuno. Ma quel-la che libo a Ernesto Ragazzoni la circondo in giro all'orlo, idealmente, nell'atto, di una coroncina di edera e di rose... ». Poi Bassi tiene però a sfatare reci ^^,lt}tP.^^ R*Pf^llstato soltanto un uomo di taverna, uno scapestrato e sregolato. Dice del- la ricca intima vita interiore del poeta, de' suoi affetti familiari, e citando al- cuni probativi e interessantissimi pe- riodi di una lettera della vedova, la nobil donna Licia Ragazzoni Rey. Edice di Ragazzoni giornalista: dice di lui: « ...visse e amò questo nostro mestiere affannoso, massacrante, e inebriante. Fece di tutto, nel giornale... Non disdegnò nulla; e non fu mai impari a sè stesso; e a tutto, immancabilmente, impresse il suggello del suo ingegno, del suo gusto, della sua fantasia... Imprecò al giornale, subendo la tirannia implacabile del lavoro asfissiante, per la necessità del pane cotidiano; idolatrò il giornale, come il campo più aperto, più vario, più libero, dove il suo ingegno spaziava e dominava. Migliaja e magliaja di articoli, gettati giù alla brava, speditamente e senza pentimenti, su queste pagine efimere, che rinascono ogni mattina per rimorire ogni sera, quasi ognuno di quelle migliaja e migliaja di articoli lo riconsacra scrittore, nel senso più schietto ed eletto della parola... Lavorò più di trent'anni, fino all'ultimo giorno, con rara e sempre desta e sempre fresca intelligenza: lavorò come un negro, con la genialità del poeta. « E intanto, suo svago, suoi ozi, la poesia ». Bassi cita le mirabili traduzioni di Poe, e specie II corvo, mainine, Le campane; legge la traduzione de / dolori del giovane Werther, di Takeray. « ... Traduttore magnifico, Ragazzoni. Ma la sua propria poesia gli urgeva dentro. Non basta quell'iradiddio del lavoro giornalistico, del cotidiano scrivere e scrivere, per la cotidiana necessità del pane? Ma no: questo èlo svago, è il diversivo, l'evasione dalcarcere di quel lavoro. Buchi nella sab bia? Ma questo è l'estro, la Musa, il sogno, la gioja. Ecco sprizzar l'umori- smo, affinarsi l'ironia, variopingersi co-miche angosce e velarsi autentiche malinconie; ecco l'invenzione fanta- smagorica, la trovata bislacca, il colpo di bacchetta magico, il miracolo dell'imaginazione; ed ecco il dramma, l'interiore dramma di Ernesto Ragazzoni, lo spasimo del materialista gaudente contro le aspirazioni anele dell'idealista, il dissidio nel cuore e nel cervello, e tra cervello e cuore, istinto e spirito, la lotta di Calibano e di Ariele, ecco che affiora, che risuona... ». Dopo recitata, suscitando viva ammirazione nel folto ed elegante pubblico, che gremiva il salone, recitata la ; nota poesui ragazzomana Il teorema di Pitagora; — Mario Bassi chiude la sua conferenza, con una semplicitàvibrante di commozione, di vera e pro-fonda commozione. Ed egli invita gar-. . . .. - . ,. D. , . B , baiamente il pubolico, a tralasciare la« ... formalità cosi abitudinaria... » delj battimani di prammatica, « ...gli amici... dell'oratore, sparsi nella sala che si I riscuotono, liberati dal peso... ». Spie- Iga: « ... signore e signori... Se mi avete ; seguito, se vi ha comunque un poco toccato quello che ho detto, e come di versamenti non avrei saputo dire; vi 1 prego, silenzio. Un istante di raccogli | mento per la memoria del poeta Erne ' , 11 PHMIico, che alla fine della con-ferenza è rimasto in piedi un «i?)iH(o— giusto l'invito del conferenziere in devoto raccoglimento per commemorare il Poeta, ha poi calorosamente e lungamente applaudito Mario Bassi

Luoghi citati: Gozzano, Italia, Subiaco